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Agostino Donini


rivista

Maestro di musica

Agostino Donini

Verolanuova, 22-04-1874 - Verolanuova, 08-02-1937

Donini in "Verolanuova" di Pietro Faita

Dati Biografici

L'uomo e le opere di Paolo Guerrini

Cenni di Metodo di N. Ghiglione e L. Migliavacca

La catalogazione delle opere

(Nell'immagine la copertina opera del pittore Guido Zuccato con la dedica: "Al forte artista maestro Donini. Aprile 1918)


Cenni di Metodo

La Rivista Internazionale di Musica Sacra, edita dalla E.I.M.A. di Milano, dedicava i numeri 1 e 2 dell’anno 1981 al M° Agostino Donini con i seguenti articoli di Natale Ghiglione e Luciano Migliavacca e Gian Nicola Vessia. Pubblicava, inoltre, tutta una serie di musiche per coro e organo, per sole voci e per coro e strumenti.

 

 

Natale Ghiglione

Con questo numero "doppio" la Rivista Internazionale di Musica Sacra inizia il secondo anno di vita e, quale segno di rinnovato impegno, propone ai suoi lettori la figura e l’opera di un musicista di notevole levatura, ma - a tutt’oggi - non ancora sufficientemente valorizzato: Agostino Donini.

Ci è sembrata doverosa la rivalutazione di Agostino Donini per almeno due motivi:

1) per la sua spiccata tempra di uomo e di artista sicuramente valido ed efficace, dalle idee precise e dal/e realizzazioni sempre pertinenti e consequenziali.

2)per le sue musiche permeate da un senso del "sacro" così limpido e sentito, da essere l’indiscusso e costante motivo ispiratore nella stragrande maggioranza delle sue composizioni.

Siamo agli inizi del ‘900, cioè in un periodo ove era assai difficile riscontrare (specialmente in un laico come era Donini) i contenuti e la pratica della musica "sacra" qualificata per se stessa, e qualificante la sua finalità e il suo impiego nella liturgia. Ragion per cui è necessario ricondurre il discorso a tutta una serie di motivazioni-base ampiamente recepite da Agostino Donini, tali da rendere autenticamente valida e, ancora oggi, attuale l’intera gamma della sua produzione artistica.

Abbiamo parlato di "validità" e di "attualità" non solo per la strutturazione robusta dello stile doniniano sempre maturo e composto, ma anche - e soprattutto - per i punti specifici di partenza e di riferimento del suo linguaggio verbo-melodico, da lui considerato come veicolo di contenuti ben più profondi.

Ma c’è di più: in tale accezione l’arte del Donini non solo è "attuale" ma è anche "perenne", tanto che (soprattutto ai nostri giorni) conserva il suo messaggio. Infatti al di là della forma espressiva, traspare in lui la voglia e lo sforzo di andare oltre ai parametri del discorso, accostandosi il più possibile alla natura, alla funzione e alla portata del trascendente nella liturgia.

Dunque la nostra non è solo una proposta di Agostino Donini come musicista, ma anche di Agostino Donini come modello concreto e come valore permanente. Circostanza così vera da consentire di asserire che, quanto allo stile, Donini fu certamente legato alla sua epoca, anche se mai si piegò ai gusti e alle mode effimere purtroppo in voga nella musica chiesastica dei suoi tempi: e ciò grazie alla intangibile linearità della sua carica ideale.

Tenendo ben presente che ogni periodo storico possiede una propria singolarità e particolarità nel linguaggio e nella sensibilità estetica, occorre pur dire che la musica per la liturgia mai potrà sottacere e, tanto meno, escludere un preminente impegno nei confronti di quei con tenuti "sacri" che la motivano e che la giustificano: pena non essere più se stessa, frantumare la sua identità, contraddirsi in termini reali.

Agostino Donini ebbe, in merito, orientamenti chiari. E proprio perché sapeva che nel corso della bimillenaria storia del culto cattolico il concetto di "genere musicale sacro-liturgico" fu più volte offuscato e manomesso (mai però venne del tutto smarrito!) gli risultò congeniale collocarsi nelnumero di quanti non si lasciano irretire dai ricorrenti rigurgiti "profani", sempre ammantati da suggestive e pretestuose motivazioni, ma - nella realtà delle cose - impoverimenti e svuotamenti nefasti dei valori più profondi in un linguaggio musicale che vuole inserirsi nel con testo cultuale (ieri era il melodramma, oggi è la canzonetta!).

Il tutto non per partito preso, ma - almeno a livello di buon senso - per salvare e per nobilitare nella sua dignità e autenticità la preghiera ufficiale della Chiesa e delpopolo di Dio.

Natale Ghiglione

 

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Luciano Migliavacca

L’importanza di Agostino Donini nella storia della rinascita della musica dedicata al culto cattolico - musica che, per i suoi caratteri e per la sua finalità giustamente s’usa chiamare "sacra" - è preminente.

Tale rinascita fu dovuta alla sensibilità, alla cultura, alla volontà di un gruppo di musicisti, in gran parte laici, che risollevarono l’arte musicale sacra dal baratro della profanità e dal malgusto in cui era precipitata - forse soprattutto in Italia - lungo tutto l’Ottocento. I loro nomi s’imperniarono, secondo la storiografia accreditata, intorno a quello di don Lorenzo Perosi. A stare ai fatti però, bisogna dire che il migliore di tutti fu proprio Agostino Donini.

A distanza di anni l’opera del Donini si presenta nella sua non sfiorita bellezza, come il più maturo frutto che il primo Novecento offre alla Liturgia cattolica.

Luciano Migliavacca

 

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