Parrocchia angelodiverola San Lorenzo Martire in Verolanuova

Beata Paola Gambara - Venerata il 23 gennaio


beata paola
Documenti

pdfSpeciale Beata Paola
 Angelo di Verola - Aprile 2015

LinkPreghiera alla Beata Paola
   - terziaria francescana

pdfLa preghiera in pdf
 

LinkVita di Paola, di Maria Grazia Bertola
 

pdfDecreto della Sacra Congregazione dei Riti
  

pdfBeata Paola Gambara
File pdf di Elide Mancini e Manuela Monti
Aggiornato mensilmente finché verrà pubblicata su L'Angelo di Verola
 

LinkBibliografia (agg. aprile 2015)
 

LinkIl culto della Beata Paola a Verolanuova, di Mons. Luigi Corrini

LinkLa Beata Paola Gambara, di Mons. Pietro Faita

LinkLa Beata Paola Gambara, di Domenico Agasso

LinkPer la memoria liturgica

 

Foto: La Beata Paola e il Miracolo delle Rose (Chiesa di Sant'Anna in Breda Libera)

 

 

Il Culto della Beata Paola a Verolanuova

di mons. Luigi Corrini

A Verolanuova è ricorrente, nella conversazione, una espressione significativa: “Quella povera creatura è stata provata come la Beata Paola”.

Figlia di una tra le famiglie più prestigiose del suo tempo, Paola Gambara conobbe presto la sofferenza. Vedova, in giovanissima età, riversò il suo amore sui poveri e il suo ricchissimo patrimonio fu interamente a disposizione dei bisognosi che ogni giorno bussavano numerosissimi alla sua porta.

Verolanuova la ricorda con simpatia e orgoglio. Ogni anno le donne della parrocchia, a nome della comunità cristiana, ne fanno memoria e la pregano.

Sentiamo di aver bisogno ancora di questa verolese vissuta cinque secoli fa perchè con il dono della sua vita agli altri si è fatta lezione attuale anche per noi.

Guardiamo alla Beata Paola come la donna saggia della Bibbia che non si ripiega su se stessa nel momento della prova, ma trasforma il dolore in una vita di condivisione con chi soffre materialmente e spiritualmente.

 

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La Beata Paola Gambara Costa

di mons. Pietro Faita
(da: "Verolanuova"  - 1968 - pp. da 177 a 180)

E' un modello veramente esemplare per la donna cristiana nei più diversi stati di vita. Sebbene sia stato scritto parecchio attorno a questa Beata pare però che non vi sia di lei una vera biografia storica.
Nacque il 3 marzo 1473 dal conte Giampietro e dalla contessa Taddea Caterina Martinengo.

Nel decreto della Sacra Congregazione dei Riti, riportato più avanti, è detto esplicitamente che venne alla luce a Verolanuova. Altrettanto affermano il conte Francesco Gambara, come risulta da una sua lettera scritta il 1842 al prevosto Pagani, il Litta e il Marini nei loro scritti. A suffragio di tale ipotesi si fa notare che da noi è molto sentito il culto alla B. Paola e che nella chiesa della frazione "Breda Libera" di Verolanuova, eretta a parrocchia solo nel 1955, vi è un altare dedicato alla stessa. Il Guerrini ed altri invece ritengono sia nata a Brescia o a Pralboino.

Le caratteristiche della sua vita d'infanzia sono una pietà profonda, una purezza illibata, una pazienza eroica e una grande carità verso i poveri e i sofferenti. Le sue devozioni particolari erano il Crocifisso, la Madonna e San Francesco d'Assisi.

Non si sa come mai, essendo tutta dedita alla vita di pietà, sia passata a matrimonio col conte Lodovico Costa di Bene Vagienna. Pare che si sia interessato della cosa il famoso predicatore francescano Angelo da Chivasso, che la Chiesa elevò agli onori degli altari col titolo di Beato.

Le nozze furono celebrate con principesca solennità e il viaggio verso il castello comitale di Bene Vagienna fu un trionfo per la giovanissima coppia. A Torino il duca di Savoia li volle ricevere e presentare loro i suoi omaggi ed auguri.

Terminati i festeggiamenti, Paola formula il suo programma di vita, intrecciando le sue devozioni al compimento fedele dei doveri del suo stato e all'esercizio delle opere di carità, specialmente negli anni 1493, 1502 e 1503 quando in Piemonte vi era la carestia. Si distinse anche come paciera nelle vertenze di suo marito coi parenti di lui e con gli abitanti di Bene. Diventata madre in giovane età, la sua vita si tramutò in un doloroso calvario per i torti d'ogni genere che riceveva dal marito. Ma restò sempre al suo posto.

La lotta durò per ben dodici anni, durante i quali non fece che tacere, pregare, piangere, soffrire per amore di Dio e del marito attendendo con fiducia la sua conversione. Unico sostegno al suo spirito era il Beato Angelo da Chivasso, ma questi morì troppo presto.

Dopo il lungo martirio spuntò finalmente l'ora della liberazione. Il suo marito venne ad ammalarsi gravemente. Ella lo assistette con dolcezza e assiduità e lo indusse a fare il voto, se fosse guarito, di recarsi in pellegrinaggio alla tomba del Beato Angelo da Chivasso. Il conte l'ascoltò; si dice che la guarigione fu quasi immediata. Da quel giorno nel castello di Bene Vagienna l'armonia più serena rifiorì in un ritmo di vera vita cristiana.
La Beata Paola, che si era fatta terziaria francescana nel 1491 prendendo l'abito dalle mani stesse del B. Angelo, intensificò la sua vita di pietà e di generosità.

Morì il 24 gennaio 1515, dopo aver ricevuto i Santi Sacramenti e lasciando al figlio e ai suoi cari un testamento di vita profondamente cristiana.

Dal giorno della sua morte preziosa la Beata Paola godette del culto liturgico, culto che il 14 agosto 1845 Gregorio XVI approvò e confermò solennemente.

La sua festa è stata fissata al 24 gennaio.
Si potrebbe anche chiamarla la Santa Monica dell'Ordine Francescano.

La sua tomba, custodita con ogni cura nella chiesa del convento dei Padri Francescani di Bene Vagienna, divenne meta di pellegrinaggi e per la di lei intercessione si compirono numerosi miracoli.

Il P. Giacinto Burroni O.F.M., che scrisse una vita popolare intorno alla Beata, afferma che nel 1695 circa, per desiderio dei conti Gambara, venne aperta la sua urna e tolto al suo corpo il velo nero che essa portava e sostituito con un altro, e cosi l'anello che essa portava nella mano destra. Le due reliquie vennero inviate a Brescia e poste sull'altare della cappella del palazzo di Verola Alghise, residenza dei Gambara (dove ancora si trovavano nel 1756).
Di tali reliquie al presente non si sa nulla.

Nella chiesa della Disciplina, a sinistra entrando, v'è un affresco sciupato che si crede sia di Lattanzio Gambara. Alla base è dipinta nel mezzo la Beata Paola Gambara attorniata da parecchi personaggi del suo casato. In alto è ritratta la Vergine col Bambino in braccio e più sotto ai lati appaiono i Ss. Domenico e Caterina.

 

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La Beata Paola Gambara Costa

Verolanuova (Bs), 3 Marzo1473 - Bene Vagienna (Cn), 24 Gennaio 1515
di Domenico Agasso


(Da: Famiglia Cristiana del 23 Gennaio 2005 - Il Santo della settimana)

Figlia di nobili, bellissima, data in moglie al conte Ludovico Costa di Be­ne Vagienna (Cuneo); un matrimonio fastoso, un ingresso in Piemonte che più solenne non avrebbe potuto essere: li ha accolti in Torino personalmente il capo dello Stato, il giovanissimo Carlo I duca di Savoia. Hanno combina­to queste nozze i suoi nobili genitori, Giampaolo Gam­bara e Caterina Bevilacqua, secondo l’uso del tempo. E probabilmente forzando un po’ la sua volontà: Paola, in­fatti — come dicono i biografi —, conduceva una vita riservata e austera, tanto da far supporre un suo ingres­so in monastero. Invece, le nozze, la nuova casa, la vita brillante. Qualcosa di molto diverso dal modo di vivere della sua famiglia. E va a finire che il nuovo modo di vivere le piace, e lo adotta anche lei. «Dovendo partecipare alla vita di società, ne assume per qualche tempo le usanze, non sempre lodevoli e conformi ai principi cristiani» (G.D. Gordini).

Dopo qualche tempo, tuttavia, c’è l’incontro che la orienta in una nuova dire­zione: abbandonate le “usanze” dei primi tempi da sposa, non si limita a riprendere il comportamento riservato e pio della sua adolescenza, ma fa molto di più. L’autore di questa trasformazione è un francescano piemontese, Angelo Carletti da Chivasso, figura eminente nel suo Ordine, predicatore ricercato in tut­ta Italia. Lei l’ha ascoltato predicare in Piemonte (dove ha fondato i monasteri di Saluzzo, Mondovì e Pine­rolo) e si è poi affidata a lui per un orientamento.

I consigli del francescano la pilotano non già verso una “fuga dal mondo” in cerca di penitenze espiatorie; al contrario: padre Angelo la aiuta a restare in quel mondo, tra la gente del suo ceto, per dimostrare che si può vivere anche lì in coe­renza con la fede. Per dare un esempio. Ecco infatti l’unico gesto pubblico di Paola, l’unico segno del suo ravvedi­mento: è entrata in un sodalizio laicale, il Terz’Ordine francescano. Per il resto, è sempre la contessa Costa, con in più un figlio, e con la forza tranquilla di resi­stere, di continuare così anche di fronte all’infedeltà del marito. Anzi, un giorno riceve da lui la peggio­re delle offese: Ludovico non solo ha un’amante, ma un giorno gliela fa trovare in casa, installata lì. Lei non esplode e non si rassegna. Reagisce, ma non da ne­mica o da vittima: reagisce da moglie preoccupata di salvare suo marito da sé stesso col proprio comportamento. E ci riesce: Ludovico abbandona a sua volta le “usanze non sempre lodevoli”, perché finalmente ha capito che donna e che moglie è Paola.

Gli accade poi di amma­larsi gravemente: e lei, oltre a fargli da in­fermiera, si rivolge ancora a padre Ange­lo da Chivasso: ma con la preghiera, perché il francescano è morto nel convento del suo Ordine a Cuneo. Ludovico guarisce e subito va in pellegrinaggio alla sua tomba; sulla malattia e sulla guarigione scrive una testimonianza, che sarà poi inserita negli atti per la beatificazione di padre Angelo.

Paola, rimasta vedova col figlio, si de­dica ad attività benefiche come spesso accade. Ma il culto popolare che la cir­conda subito dopo morta è ispirato so­prattutto al suo modo di vivere il matri­monio, con quel marito. Un culto spon­taneo, senza processi canonici, che sarà poi ratificato da papa Gregorio XVI nel 1845.
Il corpo è custodito nel convento francescano di Bene Vagienna.

(Da: Famiglia Cristiana del 23 Gennaio 2005 - Il Santo della settimana di Domenico Agasso)

 

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