Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

Arcangelo Tadini


Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
Proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II



 


La santità del beato Tadini e il miracolo della vita

di Mariaregina Biscella

postulatrice

Il santo è uno che crede in Cristo, contagiato dal suo amore, che com­pie la stessa missione di salvezza per gli uomini.

Come riportato nel giudizio somma­rio dei teologi “l’attività del beato Ar­cangelo Tadini, la sua dedizione to­tale al bene delle anime, il coraggio dimostrato in varie riprese, lo spirito di iniziativa, la fama di predicatore, suggerirono ai superiori di affidargli il vasto campo apostolico di Botticino Sera”, dopo le esperienze più o meno lunghe di Lodrino e Noce.

La santità del beato Tadini non ha nul­la di altisonante; la sua vita si svolse in un quadro di perfetta linearità col Vangelo. “Egli mise la sua cultura al servizio dell’evangelizzazione, con­vinto che la Parola e il Vangelo han­no la capacità di formare l’esistenza personale e di plasmare il tessuto sociale”.

Anche Elisabetta, la ‘miracolata’, scri­ve a mons. Giulio Sanguineti: “Ho avuto la meravigliosa opportunità di conoscere la figura del beato Arcan­gelo. Mi hanno colpito la sua carità e la sua profonda fede in Dio e nella Vergine Maria. Un prete che dovreb­be essere d’esempio ai sacerdoti, un grande lettore dei segni dei tempi”. Nella testimonianza processuale si legge ancora: “la figura di don Tadi­ni mi ha affascinato, era la risposta alle mie preghiere, a una in partico­lare; avevo trovato una guida cui af­fidarmi…”.

È iniziato, dopo la conoscenza, un nuovo cammino interiore di conver­sione e di preghiera perché “il Signo­re ci preparava una grande sorpresa”. Elisabetta e Roberto hanno abbando­nato il proposito di una fecondazione assistita con l’inseminazione artificia­le in vitro e hanno scelto di lasciare a Dio che intervenisse tramite l’inter­cessione del beato Tadini. “Ero torna­ta come bambina quando sembrava che il futuro sarebbe stato tutto ‘ro­sa’, ma con una differenza: ero ormai grande e conoscevo anche il ‘nero’ con la differenza che non mi faceva più paura. È in questo momento che tutta la mia vita si è cambiata e ho po­tuto vedere la potenza del Signore su di me; io che non potevo avere figli mi sono trovata in attesa di una bimba. Con mio marito, mia figlia, il gruppo ‘Famiglia beato A. Tadini’ e le suore, abbiamo ringraziato don Arcangelo che ha bussato al Signore e se non ci fosse stato il Beato, quella porta non si sarebbe mai aperta”.

Nella narrazione dei fatti accaduti alla coppia e nell’evidenza di santità di vita del Beato, si sono incontrate esistenze che dicono opere e parole, fede e vita, preghiera e guarigione. Possiamo affermare che il miracolo è un’opera potente di Dio, un segno con il quale Dio ci parla. Dio è “maestoso in santità, tremendo nelle imprese e operatore di prodigi” (Es 15, 11). Ve­ramente Gesù è un profeta potente in parole ed opere! (Lc 29, 19). La conclusione la lasciamo a Elisabetta e Roberto: “A noi preme evidenziare come la nostra famiglia continua e continuerà ad affidarsi al beato Ar­cangelo, perché, a pieno titolo, è un componente familiare. Per noi è ‘il santo’ che ci ha aiutato a realizzare il nostro sogno più grande: quello di poter donare la vita senza limiti”.

L’iter della causa per la canonizzazio­ne ha così definito scientificamente il miracolo: “Guarigione spontanea e duratura di Elisabetta e Roberto da accertata sterilità di coppia, con l’in­sorgenza inaspettata di una prima e di una seconda gravidanza, senza l’inter­vento di alcun trattamento terapeuti­co specifico atto a modificare la situa­zione patologica esistente”.

I coniugi nella loro testimonianza al processo affermano: “I nomi dei no­stri figli sono stati scelti per affidar­li alla Vergine Santa e a S. Giovanni apostolo; hanno un grande signifi­cato per noi, sono la dimostrazione che il Signore, tramite l’intercessio­ne del Beato, ha esaudito la nostra preghiera, in quanto Maria significa amata e Giovanni, Dio ha avuto mi­sericordia.

La vita è un invito alla gratitudine e alla gioia e quando vengono meno è sempre possibile un miracolo che ridona fiducia e speranza per conti­nuare il cammino che Dio ha traccia­to per ognuno di noi. Ed ancora una volta il beato Tadini ci riconduce tut­ti a Nazareth: “scuola, come ricorda Paolo VI, del Vangelo, luogo che ci insegna il silenzio, il modo di vivere in famiglia e come celebrare la legge severa ma redentrice del lavoro”.

Mariaregina Biscella

postulatrice