Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

SANTO ROSARIO

Omelia

Ogni bene viene da Dio, a Dio tutto dobbiamo domandare e di tutto a lui dobbiamo rendere omaggio. Se l’universo è come un grande edificio, noi uomini siamo come la statua che lo corona. Se l’universo è come una piramide, noi uomini siamo come la fiammella che si slancia verso il cielo. Noi dobbiamo dunque, nella meraviglia di tutte le cose, lodare Iddio a nome di tutte, unire i nostri voti ai profumi dei fiori, i nostri canti ai canti degli uccelli, i nostri gemiti al grido degli animali. Dobbiamo accordare le nostre voci all’armonia dell’universo quale inno sublime di tutte le creature al Padre e Signore di tutto.

Noi che collocati al di sopra di ogni creatura di questo mondo materiale, apparteniamo anche al mondo degli spiriti, candidati al cielo, dalla terra dobbiamo far eco al canto degli immortali in Paradiso. Noi dunque siamo il mistico anello che unisce la terra al cielo. L’uomo che non prega rompe quest’armonia dell’universo, turba l’ordine della creazione, perché l’uomo è nato per la preghiera, e se non prega è come un mostro disordinato.

Gli uomini di tutte le nazioni hanno sempre sentito questa necessità di pregare. Giriamo pure tutta la terra, dice il filosofo Plutarco sebbene pagano, e ci verrà dato di trovare gente di ogni colore, nazioni senza eserciti, senza codici, senza città, senza casa, ma ovunque troveremo un gruppo di uomini, là troveremo in mezzo un altare, un segno della preghiera.

Non scandalizziamoci dell’incredulità dei giorni nostri, poiché quelli che si vantano di non credere in Dio, non sono tutto il genere umano, no! Ne sono la minima parte.

La preghiera è una necessità direi quasi naturale, e il nostro cuore, purché non sia un cuore corrotto, sente il bisogno di pregare.

Creati da Dio, circondati dai suoi benefici e bisognosi di tutto, è necessario gettarci in braccio al Padre di tutti i beni e gridargli : "Gran Dio provvedeteci voi nella vostra bontà!" Creati per il Paradiso e caduti in terra in queste miserie, bisogna guardare al cielo esclamando: "Signore non ci possiamo arrivare, salvateci voi, o noi siamo dannati!" Con tante povertà e sofferenze che ci appesantiscono come non gettarci ai piedi del gran medico delle anime e non gridare con gemiti: "Caro Gesù guarite le nostre piaghe con il balsamo del vostro sangue!"

Ci necessita dunque una pratica di pietà facile, popolare, alla mano di tutti, la quale supplisca a tutti questi nostri bisogni. E questa utile, cara e santa pratica di pietà è il S. Rosario.

La gravità dei nostri peccati ci spaventa? Recitiamo il ROSARIO e in esso troveremo due anime sante: Gesù e Maria, desiderose di ottenerci il perdono.

Le tentazioni ci assalgono, et ne nos inducat in tentationem, ripetiamo nel santo Rosario e il Signore ci libererà dal male. Ti spaventano forse i tuoi nemici? Guarda al cielo, là hai un Padre che ti ama. Dì nel 5. Rosario: " Padre nostro che sei nei cieli". Ti manca questa confidenza, hai forse vergogna di presentarti al Padre che sai di aver offeso ? Guarda a Maria che ti prende per mano, slanciati con il cuore in seno a lei, e ripeti spesso nel S. Rosario "Ave Maria".

Meditiamolo adunque questo S. Rosario: mettiamoci sotto il manto della SS.ma Madre perché ci conduca in seno a Gesù. E voi o Maria SS.ma raccogliete i vostri figli intorno a Gesù a contemplarlo, ad amarlo, a seguirlo sulla via del Paradiso.... Siate benedetta o Madre del bell’Amore, siate benedetta o Vergine del S. Rosario.

Ma perché le nostre lodi e benedizioni padano da più perfetta conoscenza e da un cuore più infiammato, tratteniamoci alquanto o fratelli, a considerare l’eccellenza e l’efficacia di questa devozione per la quale la Chiesa universale, ormai da Otto secoli, ogni giorno prega la gran Madre di Dio. Eccellenza che voi potrete ben raccogliere dai preziosi elementi di cui si compone; efficacia che toccherete con mano nei grandi vantaggi che il mondo cattolico universale e i fedeli nei loro bisogni particolari, hanno ottenuto per grazia divina. Eccellenza ed efficacia infine che vi mostreranno il vantaggio di coltivare questa devozione con fervore e perseveranza.

Una devozione che usata dai cristiani nei maggiori loro bisogni, attraversa tanti secoli e si conserva con sentimento vivo, tenero e universale. Una devozione che i fedeli contenti di averla imparata, se la insegnano l’un l’altro e non la dimenticano più. Una devozione che ogni madre cristiana ha recitata. Una devozione che in un magnifico tempio o in una semplice chiesetta, pontefici e re, regine artigiani e contadini, tutti vanno superbi di averla esercitata. Una devozione che prodigiosamente sorta, anzi divinamente ispirata, fu subito dai sommi pontefici abbracciata, predicata ed arricchita di spirituali tesori. Una devozione che seppe disperdere infami eresie, mettere in fuga la barbarie Turca e liberare cosi la Chiesa da tanti pericoli.

 

Certo, questa non può essere che la devozione di tutte la più eccellente ed insieme la più efficace. E quale è mai o cari questa sì prodigiosa devozione? E’ il santo Rosario, di cui la Chiesa in quest’oggi celebra la solenne memoria.

 

Certo per me non è cosa che più mi consoli quanto l’immaginarmi nelle case cristiane le famiglie raccolte ai piedi di Maria; al lume della tremolante candela vedere in graziosi gruppi genitori e figli uniti, rispondersi l’un l’altro e ripetere tutti insieme i loro bisogni a Maria nel Santo Rosario. Mi par di vedere gli angeli confusi con essi e a gara intrecciar ghirlande di rose nel recitare il Rosario:

  • i misteri gaudiosi come perle di candor che innamora;
  • i misteri dolorosi come rubini rosseggianti del sangue di Gesù;
  • i misteri gloriosi come diamanti che brillano di celeste splendore, e tutti insieme fare corona intorno a Maria.

Sì, io godo che le nostre famiglie riposino la sera dal travaglio della faticosa giornata aspirando i profumi di una vita migliore nel santo Rosario. Sì, io godo che il popolo quando si trova intorno all’altare e sa che Gesù tratta i suoi interessi col Padre in cielo, vada ripetendo Ave, Ave, e si metta col santo Rosario in braccio a Maria.

Consideraste mai o miei cari il valore delle varie parti onde si compone il S. Rosario? Oh, come preziose e come eccellenti esse sono: formano un fragrante giardino di rose da incoronare la fronte regale della regina del cielo. Qui tutto è solido, tutto sostanziale tanto che potevano alcuni, con ragione, chiamarla scala e palestra della fede e della perfezione cristiana; altri un tesoro delle celesti ricchezze dal quale Dio spande i suoi beni sopra i poveri che ricorrono a Lui; altri la mistica scala di Giacobbe per la quale i veri amanti di Maria salgono sino al cospetto del Dio vivente; altri una via compendiosa dei cieli; altri l’orazione soprattutto eccellente; altri infine il compendio dei santi evangeli, perché colui che con affetto e considerazione effonde questa preghiera, è da essa ammaestrato in ciò che deve fare, fuggire, desiderare. Né crediate o miei cari, esagerate queste testimonianze d’onore, esse non eccedono minimamente il vero. Perché osservate, in questa devozione vi è prima tutto ciò che è necessario affinché l’anima cristiana possa ascendere dinanzi al trono di Dio per riceverne grazie. Qui vi è contemplazione, meditazione, preghiera, della quale nessuno su questa terra ha maggior pregio e autorità; contemplazione e meditazione che non possono trovare altri oggetti più sublimi, più augusti, più santi.

E difatti che altro è mai quel recitar che facciamo il mistero al principio della decina, se non metterci dinnanzi a contemplare Gesù e Maria come se li vedessimo

in un quadro? E quindi seguirli passo passo negli avvenimenti principali della loro vita e pigliare parte alle consolazioni, ai dolori, ai trionfi ,così cari ai nostri cuori?

Ci sembra udire Gesù: "Pregate, pregate, pregate! Date la mano alla madre mia che io stessi dalla Croce vi diedi come madre vostra. Venite appresso a noi, mettete i piedi sulle orme dei nostri passi, patite con noi ancora un poco e poi con noi sarete in paradiso." Ci avete mai pensato? Voi vi ponete dinanzi agli occhi della mente i punti più elevati, i tratti più insigni, le scene più commoventi, più solenni di tutta quanta la storia dell’umana redenzione.

Nel S. Rosario noi scorgiamo il cielo che ci aspetta: Gesù qui con noi in persona, per aiutarci a salire e Maria di là che ci tende la mano, In così santi pensieri e inesprimibili affetti, abbiamo bisogno di una parola che dica tutto ciò che vorremmo e che non possiamo dire con parole umane. Gesù che non manca di soccorrerci in tutti i nostri bisogni, mette sul nostro labbro la sua divina parola. Questa parola è "il Pater noster" che noi, di tratto in tratto, qual fior pellegrino e celeste intrecciamo nella nostra ghirlanda da mettere sul capo alla Regina del cielo nel Santo Rosario.

Sì è il Pater noster questa parola con cui noi col tremito della tenerezza potremo sfogarci col Padre nostro in cielo.

Ed ecco un secondo elemento di cui è composto il S. Rosario che comprova pienamente l’eccellenza della S. Corona.

Se in questo momento qui in mezzo a noi discendesse un angelo e dal paradiso ci portasse un’orazione che fosse stata composta dagli angeli e dai santi del cielo, anzi se vi avesse messo mano anche la SS. Vergine Madre di Dio, con qual fiducia e devozione reciteremmo noi quella preghiera, e sarebbe ben giusto! Ma il Pater Noster non ce l’ha portato dal cielo un angelo ma Gesù Cristo stesso; non fu composto dagli angeli e dai santi, ma da Dio medesimo. E che cosa potrei dire io di più? Leggiamo pure tutti i libri del mondo, consultiamo pure tutti i dottori della chiesa, tutti i maestri di spirito che insegnano a far orazione, ma non potremo mai imparare una preghiera né migliore, né più eccellente di questa. Certo sono belle e ardenti di amore le orazioni che ci hanno lasciate i santi, ma siccome nessuno può essere né più santo, né più illuminato, né più saggio di Gesù, così nessuno può dare una preghiera che sia più adatta ai nostri bisogni, più cara e più accetta a Dio e più sicura di essere esaudita. Tale appunto è la sorte nostra quando recitiamo il Pater Noster. Noi presentiamo al divin Padre una supplica che ci fu dettata direttamente da Gesù Cristo suo unico Figlio.

Nel santo rosario noi presentiamo Gesù al divin Padre or fasciato tra le angustie delle nostre miserie che vagisce bambino, or tutto bagnato di sangue, e insieme con lui gettiamo gemiti verso il cielo. Immaginiamo una madre con un bambino tra le braccia morente di fame, bussare e domandare la carità: chi non la soccorrerebbe e non sarebbe disposto a togliersi il boccone dalla bocca pur di aiutare quella madre?

Che cosa non farà quel Dio che promise: "Domandate e riceverete, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete", quando sentirà noi poveri mortali associarci alla preghiera del suo unigenito Figlio che geme alla porta del cielo, anzi batte al suo cuore paterno. Su dunque coraggio, bussiamo, torniamo a bussare, gridiamo e torniamo a gridare " O Padre, o Padre nostro che siete nei cieli". Certo con Gesù sulle braccia ci faremo ascoltare. Sì, ma con qual coraggio, sento che alcuno mi dice, con quale coraggio posso io presentarmi all’eterno Padre di cui tante volte calpestai la legge? Come posso prendere sulle mie braccia quel Gesù che si spesso flagellai con le mie turpe azioni, che incoronai con le pungenti spine dei miei perversi pensieri, che crocifissi tante volte nel cuore coi miei peccati? Dove acquisterò tanta confidenza? Son troppo meschino, non merito più nulla. Oh, fatti coraggio povero peccatore.

Nel S. Rosario vi è pure un bel fiore che, grazioso quanto splendente, adorna nella parte principale la splendida corona di Maria. Con quel fiore in mano presentati confidente alla gran Regina del Cielo, Ella ti coprirà del suo manto, ti prenderà sotto la sua protezione, e allora sta sicuro che Dio non guarderà più ai tuoi meriti, ma ai meriti della gran Vergine, e per mezzo del S. Rosario otterrai quel che più ti deve premere: il perdono delle tue colpe e la grazia di schivare il male e operare il bene in avvenire.

Sì, ma i miei peccati sono molti, e mi manca pure il coraggio di presentarmi a Maria. Ma Ella è la nostra madre, e la madre quanto più è deforme il figlio, tanto più grande è il suo amore per lui. Gesù nel momento più sublime della sua vita mortale ce la diede per tale; pochi istanti prima della sua morte, dall’alto della croce, nella persona di Giovanni ci consegnò tutti a Maria come suoi figli, e il nostro cuore lo sa per esperienza che la Madre di Gesù è pure madre nostra. Orbene le madri sono sempre madri anche con i figli che sono stati cattivi. Se qualche figlio fu sì snaturato da maltrattare la madre, provi dopo i maltrattamenti, correre piangendo a baciare la mano per domandare perdono, e certamente quella gli perdonerà col pianto. Oh l’amore della madre è un mistero! Essa accetta volentieri i patimenti per l’oggetto per che prende ad amare e quanto più ha da patire per chi gli è caro, tanto più diventa vivo l’amore e più generoso. Le madri amano più vivamente i figli quando costano loro più dolori.

E se fanno così le madri terrestri immaginate che cosa farà la nostra Madre celeste Maria Santissima! I dolori, gli spasimi, gli strazi di Maria per noi sono indicibili. Una continua agonia peggior della morte. Noi possiamo chiamarci a ragione figli del suo dolore e così quanto più costammo di stenti, quanto più l’abbiamo addolorata con le nostre colpe, tanto più amerà e ne avrà di noi cura speciale, vedendoci ora ricorrere a Lei per ottenere perdono. Ella contemplando lassù in cielo nel figlio le gloriose piaghe: "Figlio mio,- gli dice, - queste piaghe vostre le soffrii io nel mio cuore, e quel sangue che voi spargeste venne dal mio seno. Salvatemi i figli di tanto amore’. Maria vede in Gesù il costato aperto: "Mio Gesù, esclama, questa ferita poi la sentii io sola! Salvatemi i figli di tanto dolore, i figli di tanto amore. Vi amareggiarono di fiele, vi trafissero di lancia, furono peccatori ma adesso vi amano e vi amano assai, perdonate loro i peccati commessi che non ne commetteranno mai più!"

Su adunque, da questa povera terra alziamo le grida e il cuore alla gran Madre di Dio e salutiamola che è Madre nostra. Fortunati noi che abbiamo tali parole da dire che nessuna creatura ne ha mai sentite di più belle.

Ave Maria: Queste parole commuovono le viscere alla Madre di Dio in cielo. Esse ricordano la predilezione di Dio per Lei e l’istante in cui cominciò ad essere madre divina.

Ave Maria. Certo dopo il Pater non vi è altra orazione né più singolare né più eccellente di questa. Essa saluta questo nome che è dolce al povero viatore, nome che forma il sorriso degli angeli, la gloria dei beati e quaggiù in terra la gioia dell’innocenza, la speranza del pentimento.

Ave Maria! Questa orazione esalta la potente signora come piena di grazia, non tanto per sé quanto per versarne il tesoro sopra i figli del suo cuore: Ave gratia piena.

Questa preghiera si rallegra della unione di Maria con Dio come Madre, figlia e sposa: Dominus tecum. Riconosce Lei sopra tutte le donne benedetta, perché sola fra tutti i figli di Adamo immune dal peccato d’origine, perché Sposa dello Spirito Santo, perché Madre di Dio: Benedicta tu in mulieribus.

Ma sopra di lei benedetto come ragione delle sue e delle nostre benedizioni, il frutto del verginàl suo seno, Gesù: Benedictus fructus tui Jesus.

O Maria tu che sei tanto grande, e tanto vali, deh prega per noi: ora pro nobis; per noi peccatori dei quali godi di appellarti rifugio: pro nobis peccatoribus; prega adesso, cioè in ogni istante della nostra vita; perché adesso ed in ogni istante ,se Dio non ci sorregge siamo perduti: ora pro nobis nunc; adesso o Madre, ma più in quel terribile momento che agonizzando tra la vita e la morte, saremo spaventati dall’imminente giudizio di Dio: nunc et in hora mortis nostrae. Oh sorridici allora e con una mano sostenendo la nostra mano scarna e tremante, stringi con l’altra la mano del tuo Gesù, e nel beato suo amplesso eternamente assicuraci.

Oh come bella e sublime è ancora questa preghiera di cui si compone il S. Rosario. Ave Maria, ave Maria! Par di non saziarsi mai di ripeterla. Eppure certuni tengono il S. Rosario cosa da poco e da lasciar agli ignoranti perché in essa si ripete sempre la medesima preghiera. Ma io vorrei domandare a costoro se mi sanno dire il perché i veri amanti amano ripetere le loro più calde espressioni, vorrei domandare se sanno spiegare il perché nella vivezza dell’affetto il cuore non si sazia mai di palpitare e ridire le stesse parole. La poesia e il canto che sono il linguaggio dell’amore non hanno le loro cadenze e posate a misura, e i loro intercalare che si ripetono sempre? La musica specialmente, questa bellissima espansione del sentimento che solleva l’anima, comincia con un motivo e con tutta vivacità e movimento d’affetto sulle ali dell’armonia si trasporta nei campi dell’immaginazione. Quindi quasi a riposarsi ritorna allo stesso motivo. Indi più vivace si insegue nelle fughe, mobilissima come il pensiero. Aspettiamo un istante.. si calma e ritorna ancora sullo stesso motivo. Così avviene a noi nel S. Rosario: noi riposiamo in seno a Maria e il motivo del nostro canto è il dire a questa Madre tutti i nostri bisogni nell’Ave Maria.

In alcuni momenti noi ci lasciamo come trasportare nell’enfasi della devozione ora a Nazareth, ora a Betlemme, ora nel Getsemani, ora con Gesù sulle braccia sino al cielo. Quanto il nostro cuore si allarga a maggior confidenza e come si consola nel ritornar poi a Maria, raccogliere i voli temprare i pensieri e ripeterle ancora più e più volte "Ave Maria, Ave Maria". Certo è un inganno quello di molti i quali pensano che non si possa con frutto replicare più volte l’orazione medesima. Anzi questo è un segno di brama più vigorosa e di devozione più fervida. Cristo ce ne diede l’esempio nell’orazione dell’orto, in cui per ben tre volte replicò la stessa orazione: "Padre se è possibile allontana da me questo calice". Forse che Gesù non avrà saputo dire altre parole? lire profeta nei Salmi ripete molte volte le medesime espressioni e per tacere degli altri, in uno replica per ben ventisette volte quel mezzo versetto: eterna è la sua misericordia.

Il serafico Patriarca passava le notti intere replicando queste sole parole: Mio Dio mio tutto! E così di molti santi sta scritto che continuavano delle ore a ripetere sempre la medesima giaculatoria. Ma senza andar lungi i bambini ci danno l’esempio. Ditelo voi o madri quante volte vi chiamano. Sono al gioco e chiamano mamma; piangono e chiamano mamma; mangiano e vogliono la mamma; fin nei sogni desiderano la mamma, e sempre mamma e sempre mamma e non si stancano mai, né voi vi stancate d’esser chiamate sempre con questo nome, e se anche lo foste non permettereste che vi chiamassero con altro nome di principessa o di regina. No, né bambino né madre non si saziano mai delle ripetute carezze e dei cari vezzi. Anche noi non ci troviamo mai meglio di quando siamo tra le braccia della nostra cara Madre Maria. Anche noi non finiremo di dirle le tenerezze nostre, di baciarle e ribaciarle le mani. Si, la pregheremo sempre per ora e per l’istante della nostra agonia. Vogliamo volarle in seno. Ave Maria.... Ora pro nobis nunc et in hora mortis nostrae

 AI: "Sermones", ASO Botticino