SANTO ROSARIO
Omelia
Ogni bene viene da Dio, a Dio tutto
dobbiamo domandare e di tutto a lui dobbiamo rendere omaggio. Se luniverso è come
un grande edificio, noi uomini siamo come la statua che lo corona. Se luniverso è
come una piramide, noi uomini siamo come la fiammella che si slancia verso il cielo. Noi
dobbiamo dunque, nella meraviglia di tutte le cose, lodare Iddio a nome di tutte, unire i
nostri voti ai profumi dei fiori, i nostri canti ai canti degli uccelli, i nostri gemiti
al grido degli animali. Dobbiamo accordare le nostre voci allarmonia
delluniverso quale inno sublime di tutte le creature al Padre e Signore di tutto.
Noi che collocati al di sopra di ogni
creatura di questo mondo materiale, apparteniamo anche al mondo degli spiriti, candidati
al cielo, dalla terra dobbiamo far eco al canto degli immortali in Paradiso. Noi dunque
siamo il mistico anello che unisce la terra al cielo. Luomo che non prega rompe
questarmonia delluniverso, turba lordine della creazione, perché
luomo è nato per la preghiera, e se non prega è come un mostro disordinato.
Gli uomini di tutte le nazioni hanno sempre
sentito questa necessità di pregare. Giriamo pure tutta la terra, dice il filosofo
Plutarco sebbene pagano, e ci verrà dato di trovare gente di ogni colore, nazioni senza
eserciti, senza codici, senza città, senza casa, ma ovunque troveremo un gruppo di
uomini, là troveremo in mezzo un altare, un segno della preghiera.
Non scandalizziamoci dellincredulità
dei giorni nostri, poiché quelli che si vantano di non credere in Dio, non sono tutto il
genere umano, no! Ne sono la minima parte.
La preghiera è una necessità direi quasi
naturale, e il nostro cuore, purché non sia un cuore corrotto, sente il bisogno di
pregare.
Creati da Dio, circondati dai suoi benefici
e bisognosi di tutto, è necessario gettarci in braccio al Padre di tutti i beni e
gridargli : "Gran Dio provvedeteci voi nella vostra bontà!" Creati per il
Paradiso e caduti in terra in queste miserie, bisogna guardare al cielo esclamando:
"Signore non ci possiamo arrivare, salvateci voi, o noi siamo dannati!" Con
tante povertà e sofferenze che ci appesantiscono come non gettarci ai piedi del gran
medico delle anime e non gridare con gemiti: "Caro Gesù guarite le nostre piaghe con
il balsamo del vostro sangue!"
Ci necessita dunque una pratica di pietà
facile, popolare, alla mano di tutti, la quale supplisca a tutti questi nostri bisogni. E
questa utile, cara e santa pratica di pietà è il S. Rosario.
La gravità dei nostri peccati ci spaventa?
Recitiamo il ROSARIO e in esso troveremo due anime sante: Gesù e Maria, desiderose di
ottenerci il perdono.
Le tentazioni ci assalgono, et ne nos
inducat in tentationem, ripetiamo nel santo Rosario e il Signore ci libererà dal
male. Ti spaventano forse i tuoi nemici? Guarda al cielo, là hai un Padre che ti ama. Dì
nel 5. Rosario: " Padre nostro che sei nei
cieli". Ti manca questa confidenza, hai forse vergogna di presentarti al Padre che
sai di aver offeso ? Guarda a Maria che ti prende per mano, slanciati con il cuore in seno
a lei, e ripeti spesso nel S. Rosario "Ave Maria".
Meditiamolo adunque questo S. Rosario:
mettiamoci sotto il manto della SS.ma Madre perché ci conduca in seno a Gesù. E voi o
Maria SS.ma raccogliete i vostri figli intorno a Gesù a contemplarlo, ad amarlo, a
seguirlo sulla via del Paradiso.... Siate benedetta o Madre del bellAmore, siate
benedetta o Vergine del S. Rosario.
Ma perché le nostre lodi e benedizioni
padano da più perfetta conoscenza e da un cuore più infiammato, tratteniamoci alquanto o
fratelli, a considerare leccellenza e lefficacia di questa devozione per la
quale la Chiesa universale, ormai da Otto secoli, ogni giorno prega la gran Madre di Dio.
Eccellenza che voi potrete ben raccogliere dai preziosi elementi di cui si compone;
efficacia che toccherete con mano nei grandi vantaggi che il mondo cattolico universale e
i fedeli nei loro bisogni particolari, hanno ottenuto per grazia divina. Eccellenza ed
efficacia infine che vi mostreranno il vantaggio di coltivare questa devozione con fervore
e perseveranza.
Una devozione
che usata dai cristiani nei maggiori loro bisogni, attraversa tanti secoli e si conserva
con sentimento vivo, tenero e universale. Una devozione che i fedeli contenti di averla
imparata, se la insegnano lun laltro e non la dimenticano più. Una devozione
che ogni madre cristiana ha recitata. Una devozione che in un magnifico tempio o in una
semplice chiesetta, pontefici e re, regine artigiani e contadini, tutti vanno superbi di
averla esercitata. Una devozione che prodigiosamente sorta, anzi divinamente ispirata, fu
subito dai sommi pontefici abbracciata, predicata ed arricchita di spirituali tesori. Una
devozione che seppe disperdere infami eresie, mettere in fuga la barbarie Turca e liberare
cosi la Chiesa da tanti pericoli.
Certo,
questa non può essere che la devozione di tutte la più eccellente ed insieme la più
efficace. E quale è mai o cari questa sì prodigiosa devozione? E il santo Rosario,
di cui la Chiesa in questoggi celebra la solenne memoria.
Certo per me non è cosa che più mi consoli quanto limmaginarmi
nelle case cristiane le famiglie raccolte ai piedi di Maria; al lume della tremolante
candela vedere in graziosi gruppi genitori e figli uniti, rispondersi lun
laltro e ripetere tutti insieme i loro bisogni a Maria nel Santo Rosario. Mi par di
vedere gli angeli confusi con essi e a gara intrecciar ghirlande di rose nel recitare il
Rosario:
- i misteri gaudiosi come perle di candor che innamora;
- i misteri dolorosi come rubini rosseggianti del sangue di
Gesù;
- i misteri gloriosi come diamanti che brillano di celeste
splendore, e tutti insieme fare corona intorno a Maria.
Sì, io godo che le nostre famiglie
riposino la sera dal travaglio della faticosa giornata aspirando i profumi di una vita
migliore nel santo Rosario. Sì, io godo che il popolo quando si trova intorno
allaltare e sa che Gesù tratta i suoi interessi col Padre in cielo, vada ripetendo
Ave, Ave, e si metta col santo Rosario in braccio a Maria.
Consideraste mai o miei cari il valore
delle varie parti onde si compone il S. Rosario? Oh, come preziose e come eccellenti esse
sono: formano un fragrante giardino di rose da incoronare la fronte regale della regina
del cielo. Qui tutto è solido, tutto sostanziale tanto che potevano alcuni, con ragione,
chiamarla scala e palestra della fede e della perfezione cristiana; altri un tesoro delle
celesti ricchezze dal quale Dio spande i suoi beni sopra i poveri che ricorrono a Lui;
altri la mistica scala di Giacobbe per la quale i veri amanti di Maria salgono sino al
cospetto del Dio vivente; altri una via compendiosa dei cieli; altri lorazione
soprattutto eccellente; altri infine il compendio dei santi evangeli, perché colui che
con affetto e considerazione effonde questa preghiera, è da essa ammaestrato in ciò che
deve fare, fuggire, desiderare. Né crediate o miei cari, esagerate queste testimonianze
donore, esse non eccedono minimamente il vero. Perché osservate, in questa
devozione vi è prima tutto ciò che è necessario affinché lanima cristiana possa
ascendere dinanzi al trono di Dio per riceverne grazie. Qui vi è contemplazione,
meditazione, preghiera, della quale nessuno su questa terra ha maggior pregio e autorità;
contemplazione e meditazione che non possono trovare altri oggetti più sublimi, più
augusti, più santi.
E difatti che altro è mai quel recitar che
facciamo il mistero al principio della decina, se non metterci dinnanzi a contemplare
Gesù e Maria come se li vedessimo
in un quadro? E quindi seguirli passo passo
negli avvenimenti principali della loro vita e pigliare parte alle consolazioni, ai
dolori, ai trionfi ,così cari ai nostri cuori?
Ci sembra udire Gesù: "Pregate,
pregate, pregate! Date la mano alla madre mia che io stessi dalla Croce vi diedi come
madre vostra. Venite appresso a noi, mettete i piedi sulle orme dei nostri passi, patite
con noi ancora un poco e poi con noi sarete in paradiso." Ci avete mai pensato? Voi
vi ponete dinanzi agli occhi della mente i punti più elevati, i tratti più insigni, le
scene più commoventi, più solenni di tutta quanta la storia dellumana redenzione.
Nel S. Rosario noi scorgiamo il cielo che
ci aspetta: Gesù qui con noi in persona, per aiutarci a salire e Maria di là che ci
tende la mano, In così santi pensieri e inesprimibili affetti, abbiamo bisogno di una
parola che dica tutto ciò che vorremmo e che non possiamo dire con parole umane. Gesù
che non manca di soccorrerci in tutti i nostri bisogni, mette sul nostro labbro la sua
divina parola. Questa parola è "il Pater noster" che noi, di tratto in
tratto, qual fior pellegrino e celeste intrecciamo nella nostra ghirlanda da mettere sul
capo alla Regina del cielo nel Santo Rosario.
Sì è il Pater noster questa parola
con cui noi col tremito della tenerezza potremo sfogarci col Padre nostro in cielo.
Ed ecco un secondo elemento di cui è
composto il S. Rosario che comprova pienamente leccellenza della S. Corona.
Se in questo momento qui in mezzo a noi
discendesse un angelo e dal paradiso ci portasse unorazione che fosse stata composta
dagli angeli e dai santi del cielo, anzi se vi avesse messo mano anche la SS. Vergine
Madre di Dio, con qual fiducia e devozione reciteremmo noi quella preghiera, e sarebbe ben
giusto! Ma il Pater Noster non ce lha portato dal cielo un angelo ma Gesù
Cristo stesso; non fu composto dagli angeli e dai santi, ma da Dio medesimo. E che cosa
potrei dire io di più? Leggiamo pure tutti i libri del mondo, consultiamo pure tutti i
dottori della chiesa, tutti i maestri di spirito che insegnano a far orazione, ma non
potremo mai imparare una preghiera né migliore, né più eccellente di questa. Certo sono
belle e ardenti di amore le orazioni che ci hanno lasciate i santi, ma siccome nessuno
può essere né più santo, né più illuminato, né più saggio di Gesù, così nessuno
può dare una preghiera che sia più adatta ai nostri bisogni, più cara e più accetta a
Dio e più sicura di essere esaudita. Tale appunto è la sorte nostra quando recitiamo il Pater
Noster. Noi presentiamo al divin Padre una supplica che ci fu dettata direttamente da
Gesù Cristo suo unico Figlio.
Nel santo rosario noi presentiamo Gesù al
divin Padre or fasciato tra le angustie delle nostre miserie che vagisce bambino, or tutto
bagnato di sangue, e insieme con lui gettiamo gemiti verso il cielo. Immaginiamo una madre
con un bambino tra le braccia morente di fame, bussare e domandare la carità: chi non la
soccorrerebbe e non sarebbe disposto a togliersi il boccone dalla bocca pur di
aiutare quella madre?
Che cosa non farà quel Dio che promise:
"Domandate e riceverete, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete", quando
sentirà noi poveri mortali associarci alla preghiera del suo unigenito Figlio che geme
alla porta del cielo, anzi batte al suo cuore paterno. Su dunque coraggio, bussiamo,
torniamo a bussare, gridiamo e torniamo a gridare " O
Padre, o Padre nostro che siete nei cieli". Certo con Gesù sulle braccia ci faremo
ascoltare. Sì, ma con qual coraggio, sento che alcuno mi dice, con quale coraggio posso
io presentarmi alleterno Padre di cui tante volte calpestai la legge? Come posso
prendere sulle mie braccia quel Gesù che si spesso flagellai con le mie turpe azioni, che
incoronai con le pungenti spine dei miei perversi pensieri, che crocifissi tante volte nel
cuore coi miei peccati? Dove acquisterò tanta confidenza? Son troppo meschino, non merito
più nulla. Oh, fatti coraggio povero peccatore.
Nel S. Rosario vi è pure un bel fiore che,
grazioso quanto splendente, adorna ¶ nella parte
principale la splendida corona di Maria. Con quel fiore in mano presentati confidente alla
gran Regina del Cielo, Ella ti coprirà del suo manto, ti prenderà sotto la sua
protezione, e allora sta sicuro che Dio non guarderà più ai tuoi meriti, ma ai meriti
della gran Vergine, e per mezzo del S. Rosario otterrai quel che più ti deve premere: il
perdono delle tue colpe e la grazia di schivare il male e operare il bene in avvenire.
Sì, ma i miei peccati sono molti, e mi
manca pure il coraggio di presentarmi a Maria. Ma Ella è la nostra madre, e la madre
quanto più è deforme il figlio, tanto più grande è il suo amore per lui. Gesù nel
momento più sublime della sua vita mortale ce la diede per tale; pochi istanti prima
della sua morte, dallalto della croce, nella persona di Giovanni ci consegnò tutti
a Maria come suoi figli, e il nostro cuore lo sa per esperienza che la Madre di Gesù è
pure madre nostra. Orbene le madri sono sempre madri anche con i figli che sono stati
cattivi. Se qualche figlio fu sì snaturato da maltrattare la madre, provi dopo i
maltrattamenti, correre piangendo a baciare la mano per domandare perdono, e certamente
quella gli perdonerà col pianto. Oh lamore della madre è un mistero! Essa accetta
volentieri i patimenti per loggetto per che prende ad amare e quanto più ha da
patire per chi gli è caro, tanto più diventa vivo lamore e più generoso. Le madri
amano più vivamente i figli quando costano loro più dolori.
E se fanno così le madri terrestri
immaginate che cosa farà la nostra Madre celeste Maria Santissima! I dolori, gli spasimi,
gli strazi di Maria per noi sono indicibili. Una continua agonia peggior della morte. Noi
possiamo chiamarci a ragione figli del suo dolore e così quanto più costammo di stenti,
quanto più labbiamo addolorata con le nostre colpe, tanto più amerà e ne avrà di
noi cura speciale, vedendoci ora ricorrere a Lei per ottenere perdono. Ella contemplando
lassù in cielo nel figlio le gloriose piaghe: "Figlio mio,- gli dice, - queste piaghe vostre le soffrii io nel mio cuore, e quel sangue
che voi spargeste venne dal mio seno. Salvatemi i figli di tanto amore. Maria vede
in Gesù il costato aperto: "Mio Gesù, esclama, questa ferita poi la sentii io sola!
Salvatemi i figli di tanto dolore, i figli di tanto amore. Vi amareggiarono di fiele, vi
trafissero di lancia, furono peccatori ma adesso vi amano e vi amano assai, perdonate loro
i peccati commessi che non ne commetteranno mai più!"
Su adunque, da questa povera terra alziamo
le grida e il cuore alla gran Madre di Dio e salutiamola che è Madre nostra. Fortunati
noi che abbiamo tali parole da dire che nessuna creatura ne ha mai sentite di più belle.
Ave Maria: Queste parole commuovono le
viscere alla Madre di Dio in cielo. Esse ricordano la predilezione di Dio per Lei e
listante in cui cominciò ad essere madre divina.
Ave Maria. Certo dopo il Pater non
vi è altra orazione né più singolare né più eccellente di questa. Essa saluta questo
nome che è dolce al povero viatore, nome che forma il sorriso degli angeli, la gloria dei
beati e quaggiù in terra la gioia dellinnocenza, la speranza del pentimento.
Ave Maria! Questa orazione esalta la
potente signora come piena di grazia, non tanto per sé quanto per versarne il tesoro
sopra i figli del suo cuore: Ave gratia piena.
Questa preghiera si rallegra della
unione di Maria con Dio come Madre, figlia e sposa: Dominus tecum. Riconosce Lei
sopra tutte le donne benedetta, perché sola fra tutti i figli di Adamo immune dal peccato
dorigine, perché Sposa dello Spirito Santo, perché Madre di Dio: Benedicta tu
in mulieribus.
Ma sopra di lei benedetto come ragione
delle sue e delle nostre benedizioni, il frutto del verginàl suo seno, Gesù: Benedictus
fructus tui Jesus.
O Maria tu che sei tanto grande, e
tanto vali, deh prega per noi: ora pro nobis; per noi peccatori dei quali godi di
appellarti rifugio: pro nobis peccatoribus; prega adesso, cioè in ogni istante
della nostra vita; perché adesso ed in ogni istante ,se Dio non ci sorregge siamo
perduti: ora pro nobis nunc; adesso o Madre, ma più in quel terribile momento che
agonizzando tra la vita e la morte, saremo spaventati dallimminente giudizio di Dio:
nunc et in hora mortis nostrae. Oh sorridici allora e con una mano sostenendo la
nostra mano scarna e tremante, stringi con laltra la mano del tuo Gesù, e nel beato
suo amplesso eternamente assicuraci.
Oh come bella e sublime è ancora questa
preghiera di cui si compone il S. Rosario. Ave Maria, ave Maria! Par di non saziarsi mai
di ripeterla. Eppure certuni tengono il S. Rosario cosa da poco e da lasciar agli
ignoranti perché in essa si ripete sempre la medesima preghiera. Ma io vorrei domandare a
costoro se mi sanno dire il perché i veri amanti amano ripetere le loro più calde
espressioni, vorrei domandare se sanno spiegare il perché nella vivezza dellaffetto
il cuore non si sazia mai di palpitare e ridire le stesse parole. La poesia e il canto che
sono il linguaggio dellamore non hanno le loro cadenze e posate a misura, e i loro
intercalare che si ripetono sempre? La musica specialmente, questa bellissima espansione
del sentimento che solleva lanima, comincia con un motivo e con tutta vivacità e
movimento daffetto sulle ali dellarmonia si trasporta nei campi
dellimmaginazione. Quindi quasi a riposarsi ritorna allo stesso motivo. Indi più
vivace si insegue nelle fughe, mobilissima come il pensiero. Aspettiamo un istante.. si
calma e ritorna ancora sullo stesso motivo. Così avviene a noi nel S. Rosario: noi
riposiamo in seno a Maria e il motivo del nostro canto è il dire a questa Madre tutti i
nostri bisogni nellAve Maria.
In alcuni momenti noi ci lasciamo come
trasportare nellenfasi della devozione ora a Nazareth, ora a Betlemme, ora nel
Getsemani, ora con Gesù sulle braccia sino al cielo. Quanto il nostro cuore si allarga a
maggior confidenza e come si consola nel ritornar poi a Maria, raccogliere i voli temprare
i pensieri e ripeterle ancora più e più volte "Ave Maria, Ave Maria". Certo è
un inganno quello di molti i quali pensano che non si possa con frutto replicare più
volte lorazione medesima. Anzi questo è un segno di brama più vigorosa e di
devozione più fervida. Cristo ce ne diede lesempio nellorazione
dellorto, in cui per ben tre volte replicò la stessa orazione: "Padre se è
possibile allontana da me questo calice". Forse che Gesù non avrà saputo dire altre
parole? lire profeta nei Salmi ripete molte volte le medesime espressioni e per tacere
degli altri, in uno replica per ben ventisette volte quel mezzo versetto: eterna è la sua
misericordia.
Il serafico Patriarca passava le notti
intere replicando queste sole parole: Mio Dio mio tutto! E così di molti santi sta
scritto che continuavano delle ore a ripetere sempre la medesima giaculatoria. Ma senza
andar lungi i bambini ci danno lesempio. Ditelo voi o madri quante volte vi
chiamano. Sono al gioco e chiamano mamma; piangono e chiamano mamma; mangiano e vogliono
la mamma; fin nei sogni desiderano la mamma, e sempre mamma e sempre mamma e non si
stancano mai, né voi vi stancate desser chiamate sempre con questo nome, e se anche
lo foste non permettereste che vi chiamassero con altro nome di principessa o di regina.
No, né bambino né madre non si saziano mai delle ripetute carezze e dei cari vezzi.
Anche noi non ci troviamo mai meglio di quando siamo tra le braccia della nostra cara
Madre Maria. Anche noi non finiremo di dirle le tenerezze nostre, di baciarle e ribaciarle
le mani. Si, la pregheremo sempre per ora e per listante della nostra agonia.
Vogliamo volarle in seno. Ave Maria.... Ora pro nobis nunc et in hora mortis nostrae
AI: "Sermones",
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