I SANTI E LA SANTITA
Omelia
La Chiesa, dopo aver impiegato le più
forti ragioni per indurci a condurre una vita virtuosa, dopo averci posto dinanzi gli
occhi i diversi misteri delluomo-Dio, dopo averci invitati or alla capanna di
Betlemme o allofficina di Nazareth or sulle cime del Golgota, dopo averci dipinti
coi più veritieri colori le brutture del peccato, lenormità del medesimo e i
castighi che ne derivano per muoverci a detestarlo ad odiarlo, dopo averci più e più
volte presentato la bellezza e la necessità della virtù e i vantaggi che se ne ricavano
esercitandola, vedendo i suoi ingrati figli sempre sordi alla sua voce, imbrattati di
peccato, non curanti di virtù, solo intenti agli interessi ed allacquisto delle
caduche ricchezze, fa un ultimo sforzo e un ultimo tentativo per tirarci sulla retta via
del giusto e dellonesto. Sì, la Chiesa in questoggi, ci apre il Cielo, e ci
mostra la gloria e la felicità di tutti i Santi, dicendoci: Sappiate che quel Paradiso
che godono adesso i beati, Iddio lha creato apposta per te, a te pure lha
promesso e te lo darà se lo vuoi davvero.
Chi lo vuole, il Paradiso è suo. Siete
poveri, ciò non importa, perché per andare in Paradiso non ci vuoi ricchezza. Siete
nobili, non importa, per andare in Paradiso non ci vuoi nobiltà. Siete ignoranti, neppure
questo importa, per andare in Paradiso non cè bisogno di scienza.
"Il Servizio di Dio" ecco ciò
che ha popolato il Cielo di Santi. Date unocchiata, enumerate se potete il numero
veramente straordinario di quegli spiriti beati. Essi furono come noi siamo Tra quei santi
si trovano vecchi cadenti sotto il peso degli anni, giovani nel fior delletà,
donne, uomini dogni condizione, dogni età e dogni stato che, osservando
fedelmente i comandamenti di Dio, arrivarono ad acquistarsi una corona che non marcisce. E
questa corona la posseggono da anni e anni e la godranno per tutti i secoli.
Noi approviamo la condotta di questi santi,
ne sentiamo quasi direi una santa invidia e andiamo gridando: Beati loro, beati loro! Ma
perché non aspiriamo anche noi a quel termine "beati" a cui essi giunsero?
Perché non lavoriamo anche noi come essi per arrivarvi? Sì, noi non siamo ospiti
stranieri, ma concittadini dei Santi e familiari di Dio; noi siamo creati per il paradiso,
la nostra patria è il Cielo, noi vi abbiamo diritto.
Godete sì, godete ed esultate, poiché in
Cielo per voi è preparata una grande ricompensa. Dio sarà il vostro premio.
Ma questo premio, questa mercede, questa
ricompensa bisogna guadagnarsela. Alcuni credono però che vi si possa giungere senza
fatica
Apriamo le Sante Scritture e vediamo ciò
che Dio dice a questo proposito. San Paolo nella lettera ai Corinti paragona i
predestinati a coloro che nei giuochi pubblici corrono, combattono e lottano per
acquistare la corona; Molti sono quelli che si cimentano al pallio, eppure uno solo è
colui che lottiene.
Una verità però di sì alto rilievo, non
conveniva che fosse da alcuno promulgata più chiaramente che da Gesù Cristo stesso:
"Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti". Con questa sentenza evangelica
Gesù conclude due delle sue magnifiche parabole. Ma quasi che non avesse detto
abbastanza, nel cap. VII di S. Matteo, Egli dice: "Larga è la porta e spaziosa la
via che mena alla perdizione e molti sono quelli che per essa entrano negli abissi, erta
è la via e angusta è la porta che conduce alla salvezza e pochi sono quelli che la
trovano. Sforzatevi adunque - continua in San Luca - " sforzatevi
dentrare per la porta stretta perché molti cercheranno dentrarvi, ed io vi
dico in verità che non vi entreranno", né vi potranno entrare, perché a entrare
per tal porta ci vuole uno sforzo grande."
Orbene o cari, poteva Gesù Cristo parlare
più chiaro? Poteva esprimere in termini più precisi una verità sì importante? Ben
lintesero tutti i Santi che oggi la Chiesa presenta alla nostra venerazione, i quali
si diedero con sacrifici a praticare la virtù, violentando la propria natura e facendo
generosi sforzi. Quante difficoltà superarono, quante ripugnanze vinsero! Essi hanno
represse le loro passioni, castigata la loro carne, espiati con lunghe e rigorose
penitenze i peccati che sventuratamente avevano commesso. Essi non credettero mai che a
cancellare le loro colpe bastasse una confessione per usanza, come usano molti cristiani
che credono di confessarsi bene solo recitando in qualche modo le proprie colpe, senza
punto badare alla tanta necessaria conversione del cuore, senza neppur pensare che
conviene odiare il peccato, e odiarlo sopra ogni male, e risolversi a non volerlo più
ricettare nellanimo; poiché si deve col peccato aborrire e insieme detestare tutte
le occasioni prossime di ritornare a commetterlo.
I Santi non silludevano, come
generalmente si fa oggi intorno alle leggi del digiuno, dellastinenza delle carni;
non silludevano sul precetto della elemosina, del perdono dei nemici, della
santificazione della festa e dei doveri del proprio stato. No o cari, essi non si sono
formati della vita cristiana una idea sì falsa ed erronea, come purtroppo se la formano
tanti ai nostri giorni. E così meritarono di far parte del piccolo numero degli eletti e
di entrare nel gaudio del Signore. E noi pure o cari, se vogliamo acquistare leterna
felicità, ci conviene imitare i santi nella loro condotta. Il Cielo è il più grande di
tutti i beni; chiunque Io possiede è felice per sempre, ma è un errore, è un
accecamento il credere che non vi debba costare nulla lacquisto dun tesoro
così prezioso.
Il Capo dei predestinati, il Santo dei
Santi, Gesù Cristo nostro Signore, non è entrato nella gloria se non dopo aver patito
molte tribolazioni e pene; nessuno dopo di lui vi è entrato per altra via, e neppure noi
lo potremo.
Osservate la vita regolata ed esemplare,
quella vita pura ed austera, quella vita devota e fervorosa che i santi hanno menata:
quale orrore avevano essi del peccato! Qual disprezzo dei piaceri del mondo! Erano
continuamente in guerra contro tutto ciò che potesse macchiare il loro cuore, ponevano
maggior attenzione nelladempimento dei loro minimi doveri, vivevano occupati sempre
dellimportante affare della loro salvezza, combattevano continuamente le loro
passioni, e sempre più assidui e fervorosi si mostravano nella preghiera.
Ecco quel che furono i santi nella loro
vita sulla terra. E noi contentandoci di fare quel che facciamo, pretenderemo di giungere
a quel Paradiso che essi godono? No, non ingannatevi, o cari, il Paradiso bisogna
guadagnarselo. Il Regno dei Cieli si acquista con la forza e solo coloro che si fanno
violenza lo possiedono. Voi vi spaventate, voi vi intimorite a tali verità ed io godo del
vostro timore, sperando che sia un timore santo, un timore giusto, un timore efficace.
E meglio spaventarsi adesso che siamo in tempo a rimediarvi col mutare vita e
mettersi davvero a guadagnare il cielo, che spaventarsi poi. I dannati allinferno
ben conoscono il gran male che fecero non impegnandosi in vita ad acquistare la gloria
eterna. Se potessero ritornare in vita, quanti sacrifici, quante fatiche non sosterrebbero
per guadagnarsi il Paradiso, ma ora non hanno più tempo. Nel cadere nellinferno si
spaventarono, ma a che vale il loro spavento? Voi invece questo tempo di conversione
lavete! Ah, imitiamo i Santi nellacquisto della Patria Celeste!
Verrà un giorno e verrà presto nel quale
tutto sarà terminato per voi, allora voi benedirete le umiliazioni, le croci, i
patimenti, e andando al Cielo benedirete i passi che avrete fatti per Iddio, benedirete
Coraggio adunque, unocchiata al Cielo e poi avanti.
Ma è impossibile salvarsi? No, per chi
vuole non è impossibile, ma anzi diventa facile, dolce e soave. Dolce è il giogo del
Signore e soave è il peso suo.
Falsa è purtroppo nel mondo lidea
della santità.
Alcuni la credono tanto facile che ad
acquistarla non occorra, fatica. Credono che per essere santi e salvarsi, basti fuggire
certi vizi più materiali e degradanti, che fanno perdere anche nel mondo la stima e
lonore. Credono che basti praticare qualche morale virtù senza guardare più in
là. Dicono che per essere Santi basta non ammazzare, non rubare, non diffamare il
prossimo. Basta non disturbare chicchessia, tendere alla propria famiglia, ai propri
interessi, ascoltare la Messa alla Festa, fare un po di elemosina.
Molti invece immaginando la santità come
impossibile perdono ogni coraggio, e insieme abbandonano la dovuta speranza di poterla
acquistare. Immaginano che per esser santi occorra fare cose straordinarie. Credono sia
necessario separarsi interamente dal mondo; che per acquistare la santità occorra
ritirarsi nei deserti e fare le più austere penitenze e le più lunghe preghiere; credono
sia necessario praticare le più dure mortificazioni, far dei miracoli, e intanto con
questi chimerici e falsi concetti in testa abbandonano la santità dicendo: non è per
noi.
Questi due principi sono ugualmente
perniciosi alla nostra salute e affatto contrari alla santità; poiché il primo guida al
rilassamento ed a una funesta sicurezza, il second9 mena alla disperazione. No o cari, non
illudiamoci dirò ai primi, la Santità non si acquista che colla forza e solo quelli che
fanno violenza la possiedono. Non temete dirò ai secondi, la via del cielo non è poi
così scabrosa. Leggero e soave è il giogo del Signore.
In che consiste adunque la santità?. ..La
santità consiste nellamare il Signore con tutto il nostro cuore, con tutta la
nostra mente, con tutta lanima nostra. Lo disse Gesù Cristo nel suo Vangelo: Ama il
Signore tuo Dio. Ecco ciò che basta per esser santi: Amare il Signore. Questa sublime,
questa eccelsa regina delle virtù fu essa che popolò il cielo di santi. Essa che
produsse tante sublimi azioni. Essa che generò tante anime a Dio sì care. Essa che diede
alla terra e al cielo quella innumerevole schiera di eroi, che la Chiesa in
questoggi onora con culto speciale. Sì o cari, tutti i Santi che veneriamo sugli
altari, sono tutti in cielo per lesercizio di questa sublime virtù. Senza di questa
anche tutte le altre virtù perdono la loro bellezza, soffuscano valgono a nulla.
Questo è quello che intendo presentare alla vostra considerazione in questoggi,
facendovi conoscere, quanto più chiaro potrò, come lamor di Dio sia il principio,
la base, il fondamento della santità.
Allorquando io dico che la santità
consiste nellamare Dio, non intendo già che questa sola sia la virtù comandata e
necessaria al Cristiano, sarebbe eresia il pensare che non vi sia altro precetto che
questo; ma solo io dico che lamor di Dio è la base e il compimento di tutte le
altre virtù, il principio e il fine di tutti i nostri doveri, solo io dico che
lamor di Dio opera su tutte le virtù quello che opera la luce sugli oggetti
materiali e corporei; in quella guisa che se non vi fosse la luce, il mondo e tutte le
cose create, sarebbero come non fossero. Così se manca lamor di Dio, ci assicura
lApostolo Paolo, tutte le altre virtù, la fede, capace di trasportare i monti da un
luogo allaltro; la beneficenza, che con ilarità si spoglia dogni cosa per il
vantaggio dei bisognosi; lo zelo che porta al martirio; le grazie più distinte, il dono
dei miracoli, delle profezie, delle lingue, della scienza di tutti i misteri tutto si
risolve in niente, serve a niente e non è che suono che si sparge e si perde
nellaria e ci rende simili ad un bronzo che suona, ad un cembalo che tintinna.
Essendo la santità la cosa più nobile e
più augusta che vi sia al mondo, essa deve avere un principio che sia degno di sé, deve
venire dalla perfezione medesima, figlia del Cielo, deve risalire alla sua prima origine
nè mai fermarsi che in Dio. E difatti sarebbe santità se alluomo solo si
riferisse? Se non ha relazione con Dio può essere santità? Se io per umani rispetti
adempio i doveri che mi appartengono mirando solo a me ed ai miei simili, fossero pur
grandi le mie azioni, fossero pur degne di lode, quale Santità rimarrebbe? Una santità,
se così si può chiamare, contaminata sotto varie sembianze nel suo principio che è
lamor proprio, una santità che porta seco il vizio nella sua origine e quanto più
si estende tanto più si guasta e corrompe. A un ricco signore, andando per le contrade di
Costantinopoli, gli si presenta un povero domandando la carità. Quegli si arresta e Io
guarda, ma vedendo un uomo cencioso ed abbietto, senza ascoltarlo e soccorrerlo, tira
innanzi. Il mendico allora con alta voce grida: "Deh, carità al povero
Belisario".
Alludire il nome di Belisario, di
quel favorito dellimperatore, del vincitore di tante nazioni, dun capitano
tanto meritatamente famoso e poi così ridotto a domandare lelemosina, attonito il
ricco si ferma, lo mira sintenerisce e piangendo sulle disgrazie di quellanima
grande, gli è largo doro. Fu virtù questa? Fu carità? Non già. Dopo
daverla negata alluomo, la diede alleroe. Qual vantaggio avrà ricavato
quel ricco dalla sua elemosina? Nulla. Presso Dio cosa avrà meritato? E per la sua anima?
Nulla. Dunque non è santità per sé il largheggiare in elemosine, se manca il principio
dellamor di Dio, ancorché mi facessi povero per soccorrere gli altri, presso Dio
non avrei alcun merito. Volesse il Cielo che simili avvenimenti almeno succedessero
soltanto nelle barbare contrade dl Costantinopoli, dove non è ancor giunta la luce
dellEvangelo. Ma ahimè! che purtroppo si rinnovano e di frequente anche fra noi
simili fatti che fanno vedere come poco importi ai Cristiani lacquisto della
santità, a tutti sì necessaria e indispensabile per entrare in Cielo.
Prode è quel soldato, ma per procurarsi
onori; integro è quel Magistrato ma per riputazione; onesto e umano è quel negoziante,
ma per interesse. Umile è quei contadino ma per orgoglio. Fedele è quella moglie ma per
umani riguardi. Generoso è quellartista ma per ostentazione. Grato è quel figlio
ma per amor proprio, e così si credono perfetti modelli di virtù, e sono invece a gran
pena seguaci duna vanissima gloria.
Luomo virtuoso merita fuor
dogni dubbio onore e stima; ma se la virtù è sol cosa umana, e si concentra in sé
stessa, e più non si leva che allaltezza delluomo, il suo pregio dilegua,
scompare lammirazione e la riverenza. Molti per verità non fanno peccati, non
commettono furti, non escono in vendette, ne in nessun modo danneggiano il prossimo. Ma
per qual motivo, per qual fine? Per timore della giustizia o del mondo, o perché ad essi
mancano i mezzi, il modo o il potere. Altri fanno lunghe orazioni, larghe elemosine e
molte altre buone opere, ma per accattarsi la vana stima e riputazione degli uomini. Ve ne
sono che si astengono da conversazioni, da giochi, da feste, balli, teatri ed altri
spettacoli, e menano una vita sobria e frugale, ma per economia perché così torna a
conto dei loro interessi. E intanto perdono tutto il merito e il frutto, senza fare per il
Cielo acquisto alcuno.
Se Dio non è il principio e il fine di
tutte le nostre azioni per quanto grandi e sublimi esse siano, si dovranno sempre chiamare
scherzi e giochi dellamor proprio, virtù per metà, virtù trasfigurate, che
tuttal più si ridurranno a meritare il misero encomio di non esser vizi. Non
pretendo io perciò che sia vietato ascoltare le voci della natura, o degli affetti
dellanimo verso le creature; e nemmeno pretendo che questo innato principio
allorché si trova nella virtù, ne distrugga il merito tutto. Solo io dico che perché i
nostri meriti e le nostre virtù provengano da Dio, non possono avere altro fine che Dio.
Perché la santità meriti sì bel nome e
sia degna di Dio che la ispira, uopo è che si riferisca a Dio; non deve conoscere
orgoglio salvo che per trionfare; non lamor proprio che per santificarlo; non la
natura che per farla perfetta; non luomo che per renderlo santo. Le azioni in
apparenza più belle, qualora deviano dal loro vero principio, accrescono alluomo la
presunzione e la vanità, egli sinnamora di sé medesimo e facendolo comparire più
grande non lo migliorano appunto.
Sì, o cari, per quanto intraprendiamo
pratiche devote, salutari penitenze, per quanto esercitiamo virtù, per quanto soffriamo
di fatiche, di stenti, di patimenti, se tutto ciò non è diretto dallamore di Dio,
e a Lui non si riferisce, non potremo essere salvi. Lamore verso Dio è quello
Spirito Santificatore che rende degni di eterna ricompensa lo zelo instancabile degli
Apostoli, linvitta fortezza dei Martiri, il profondo sapere dei Dottori,
lillibato candore delle Vergini, laustera penitenza degli Anacoreti, ed ogni
altra maniera di santità cristiana. Che se questo manca, per quanto siano zelanti gli
Apostoli, forti i Martiri, illuminati i Dottori, caste le Vergini, penitenti gli
Anacoreti, Iddio quaggiù non li conterà giammai tra i suoi servi fedeli, né li
ammetterà un giorno lassù in Cielo tra i suoi beati comprensori. Oh! quanti purtroppo
sono quelli che nemici del proprio bene, contrari al proprio interesse, operano anche
illustri azioni, che sole basterebbero per esser santi, senza invece acquistare presso Dio
alcun merito. Vanno tutto il giorno suonando la tromba perché tutti sappiano quel che
essi fanno cercando dagli uomini adulazioni e lodi alle proprie opere, e intanto non
pensano che col suono della tromba, il frutto
se ne va e pure il merito agli occhi del cielo, I fatti della mano destra
non siano conosciuti dalla sinistra. Dio solo sia lo spettatore, Dio solo conosca le
nostre azioni, perché Dio solo ce ne dia il premio.
Che dirò poi di coloro che non solo
mancano del retto fine di piacere a Dio, ma anzi ne hanno uno tutto al contrario? Che
dirò di coloro che si servono dei medesimi mezzi che il Signore ci ha dato in mano per
santificare lanima nostra, non già per amarlo ma per vilipenderlo e forse per
strappargli dal seno anime redente con il suo preziosissimo sangue? Che dirò di coloro
che fanno elemosina per poi sedurre quellincauta persona, per sforzarla a secondare
le sue malnate voglie? Che dirò di coloro che vengono alla predica, non per ascoltare la
divina parola ma per cercare argomento a deridere il Ministro di Dio? Che dirò di coloro
che vanno alla Chiesa e forse anche ai Sacramenti per fingersi buoni, per ottenere quel
posto, per ingannare quella giovane perché gli dia la mano? Paecunia tua sit in
perditione. Gettate al fuoco quellinfame prezzo. Cavate quella maschera o lupi
vestiti di pecora, o sepolcri imbiancati e non vogliate più a lungo macchiarvi di tanta
profanazione. Se non volete voi acquistare la santità e salvarvi, lasciate almeno che gli
altri la possiedano.
Non intendo però che sia vietata la
pubblica stima, lamor di Dio non la toglie, ma bensì la modera e a santità la
indirizza. Neppur dico che ove sottentra la gloria umana ivi cessi il merito tutto, che
anzi lamor di Dio fa che lumile e modesto eroe della virtù divenga ognor più
grande anche agli occhi del mondo. Ma solo sostengo che lamor di Dio ci vieta di
cercare come unico fine delle
nostre azioni la gloria per noi, e vuoi invece che la meritiamo per Iddio, per piacere a
Lui solo. Non a noi Signore, non a noi ma al tuo nome da gloria! Guai a noi se ci
proponessimo solo di piacere agli uomini e desiderassimo non la gloria di Dio ma la sola
gloria nostra!
Dio fa tutte le cose per sua gloria e se il
firmamento e le stelle brillano in Cielo per annunciare la sua grandezza, se il sole nasce
e risplende per illuminare e far conoscere le opere sue, se fin dal nulla uscì luniverso per manifestare la sua possanza;
come deve esser che solo luomo, che è la creatura più nobile, riferisca la gloria
a sé o ai suoi simili e non a Dio? Il firmamento e le stelle, il sole e luniverso
prestano continuamente a Dio lomaggio della loro sudditanza, lo riconoscono ad ogni
istante per loro principio e fine e noi pretenderemo divenire santi e acquistare il
Paradiso senza Dio? No, no o cari, dirò a coloro che credono lacquisto della
santità tanto facile, che non occorra fatica, no, non inganniamoci, poiché se Dio non è
il motore delle vostre azioni, e a Lui non riferiamo tutta la gloria, per quanto facciamo
di bene, non avremo mai fatto nulla per il cielo. Alla nostra morte, credendo
dandare in Paradiso, troveremo spalancate le porte dellinferno. Si, se gli
Apostoli sono in Cielo, non è già per le loro fatiche per i pericoli che incontrarono
nella propagazione del Santo Vangelo, ma perché attribuirono a Dio tutta la gloria delle
loro azioni. Se i martiri acquistarono la palma non è già per il sangue che sparsero,
né per la morte che sostennero, ma per il loro sviscerato amore verso Dio.
Mi rivolgo a coloro che troppo timorosi
credono non si possa acquistare la santità, e domando: E dunque impossibile
diventare Santi?
Se io vi dicessi che per esser Santi foste
obbligati ad abbandonare quanto avete ed amate al mondo, il vostro stato, la vostra
fortuna, gli amici, la famiglia tutti quanti i piaceri godibili su questa terra, per non
aver commercio che con Dio, pregarlo dalla mattina alla sera, non pensare che a Lui e
menare la vostra vita nella solitudine e nella penitenza la più austera, avreste ragione
di spaventarvi e di dire: La santità non è per noi". Ma non è questo o cari ciò
che da voi si esige. La santità necessaria per arrivare al Cielo non ha nulla che non
possa accomodarsi al vostro stato, alla vostra condizione qualunque essa si fosse. Tutte
le arti e tutti i mestieri hanno in cielo il loro protettore, che è quanto dire: in
qualunque posizione luomo si trovi può, volendolo, diventare Santo e salvarsi.
Esercitate pure adunque la vostra professione, attendete ai vostri interessi, accrescete
le vostre facoltà, date un benessere alla famiglia, amate pure i parenti e gli amici,
adempite i doveri e i convenevoli della Società, date agli esercizi del corpo e ai
sollievi dello spirito quel tempo che è necessario per luno e per laltro;
amate Dio e fate quel che volete, vi dirò con S. Agostino: Ama Dio e fa ciò che vuoi.
E sarà impossibile amare Dio, amare questo
Essere veramente amabile? Sarà impossibile amare Colui che ci diede la vita e che ora con
provvida mano ci sostenta? Sarà impossibile amare colui che con eccesso damore
verso di noi si fece uomo lasciando la vita sopra un patibolo infame, che pure non
contento sannichilò sotto le specie sacramentali, per essere sempre con noi e
arricchirci delle sue grazie? Sarà impossibile? Dico piuttosto che non volete amarlo e
difatti che cosa può finalmente pretendere da Voi questo Dio? Eccettuato il male per cui
ci rimorde la coscienza, e non potete aver mai pace, non vuole che quello che avete fatto fin qui, soltanto che operiate per motivi
più nobili, più elevati, più degni dun cristiano. Per esempio siete voi obbligati
al lavoro, orbene adempite a questo dovere non per lunico fine dellinteresse
temporale, ma per obbedire a Dio che ci ha comandato di lavorare tutti con fatica per
ottenerne la ricompensa in Cielo.
Potete voi disporre di qualche cosa in
beneficio del prossimo? Orbene fatelo non già per quel semplice sentimento di compassione
umana, né per vanità, né per ambizione o per proprio interesse e guadagno, ma per amore
di Gesù Cristo. Insomma invece daver per fine nelle proprie opere lambizione
e la vana gloria, fatele tutte a gloria di Dio, colla mira del bene pubblico, con uno
spirito di carità e di sottomissione e allora voi santificherete tutte le vostre azioni.
Diventeranno tutte opere buone riferendole alla gloria di Dio.
E vi sarà ancora chi dica che la santità
è impossibile? Si, è impossibile la santità per chi vuoi unire lambizione
collumiltà, la corruzione dei costumi colla purezza della legge divina, la luce
colle tenebre, Dio coi demonio. E impossibile la santità per chi vorrebbe far
violenza a se stesso e insieme vivere con libertinaggio. E impossibile la santità
per chi vorrebbe perdonare le offese e nel medesimo tempo vendicarsi. Sì, è impossibile
la santità per chi esige la mortificazione e insieme vuol sfogare le passioni. Ma per
lumile e modesto cristiano, che non ha il cuore gonfio dorgoglio, ma è
penetrato da vera umiltà, che cerca soprattutto i beni del cielo, che adempie fedelmente
tutti i doveri del proprio stato, e che in tutte le sue operazioni intende piacere e dar
gloria a Dio e acquistare la sua eterna salute, non vi è cosa più facile, quanto Il
diventare santo, e salvarsi.
La santità che guida al cielo è nelle
nostre mani. Se vogliamo possederla una sola cosa dobbiamo fare: "Amare Dio".
Allinfuori del peccato fate qualunque
cosa, sia pure anche indifferente per sé, sia pure inutile, fatela per amor di Dio e vi
servirà a guadagnare il Cielo. Un solo bicchiere dacqua dato in nome di Dio, una
sola giaculatoria recitata ad onore di Dio, serve per acquistarci in cielo una grande
corona. Anzi o cari, lo stesso mangiare, lo stesso dormire, i medesimi divertimenti,
purché siano leciti ed onesti, fatti ad onore e gloria di Dio, sono di maggior vantaggio
per lanima che non lesercizio di mille e mille virtù praticate per ambizione
o vanità.
O Santo e veramente grande precetto
dellamor di Dio!
Tu sei veramente degno di
quellincarnata Sapienza.
Tu sei quello che ingrandisci la sfera
delle virtù, tu solo che adorni luomo di santità, e ad innamorarsi di essa tu solo
insegni.
Termino dicendo che se in vita non faremo
acquisto della santità necessaria per salvarci dopo che il Signore ci ha dato nelle mani
un mezzo sì facile per santificarci, sarà questo in morte il maggiore dei tormenti.
AI: "Sermones", ASO
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