Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

PER L’ASCENSIONE

Omelia

 Se la Risurrezione gloriosa di Gesù Cristo fu il principio del suo trionfo, la sua meravigliosa Ascensione al cielo ne fu il compimento.

Uscì egli vittorioso dal suo sepolcro e risorgendo vinse la morte. Spaventò l’inferno di cui aveva spezzate le catene, confuse i suoi nemici, vestì d’impassibilità e d’immortalità il suo corpo e rese glorioso e celebre il suo nome.

Poiché fu Lui il primo a risorgere ad una vita immortale così doveva essere il primo ad aprire le porte del cielo e prendere possesso del suo Regno; dopo le fatiche doveva entrare nel suo riposo, dopo le umiliazioni sedere sul suo trono alla destra del Padre.

….Erano pertanto trascorsi quaranta giorni da quando l’amabile nostro Salvatore, vincitore della morte e dell’inferno, era risorto alla vita. Durante questo periodo aveva moltiplicato le sue apparizioni e conversato con i suoi discepoli con la massima familiarità e li aveva sempre più convinti dell’identità della sua persona e della verità della sua risurrezione.

Fu allora che insegnò loro come dovessero istituire la Chiesa e come ordinarne il governo.

Fu allora che spiegò il numero, la virtù e l’efficacia dei Sacramenti e la maniera di amministrarli.

Fu allora che diede a S. Pietro le chiavi della sua Chiesa e lo costituì capo visibile della medesima.

La vita di Gesù Cristo sulla terra era compiuta, la grande opera della Redenzione del genere umano era stata portata al suo termine. Dalla dottrina di Gesù e dagli esempi suoi ormai il mondo era istruito, più non restava motivo per cui Egli dovesse più a lungo dimorare sulla terra....

Gesù Cristo avendo allora terminata la missione che era venuto a compiere, scelse i testimoni del suo trionfo. Chiamò a sé gli Apostoli, sua Madre, le pie donne e tutti coloro che in segreto si erano chiusi nel cenacolo, li condusse fuori di Gerusalemme sul monte Oliveto, e postosi in mezzo ad essi prese dolcemente congedo da tutti. Alzando le mani li benedisse e cominciò a distaccarsi da terra, sempre benedicendo i suoi amati discepoli si innalzò verso il cielo.

Lascio a voi pensare quale fu la gioia, la tenerezza e lo stupore di quei fortunati discepoli davanti a un sì gioioso spettacolo. Non potendolo seguire con il corpo lo seguivano con il cuore e con gli occhi; mentre stavano ancora rivolti a rimirare il loro Divino Maestro che più risplendente del sole sempre più s’innalzava verso il cielo, ecco che all’improvviso una nuvola luminosa Io avvolse e lo rapì ai loro sguardi. Essi però continuavano a tenere i loro occhi fissi, rivolti verso di lui, quasi sperando di raggiungerlo attraverso i veli che lo nascondevano, né mai si sarebbero distaccati da là se due Angeli, in candide vesti, non avessero detto loro che cessassero di fissare in alto lo sguardo poiché Gesù Cristo era già salito al cielo e come lo avevano visto ascendere glorioso così glorioso lo vedranno venire alla fine dei secoli per giudicare il mondo.

Questo grande avvenimento, oggi solennizzato dalla santa Chiesa, ci presenta come oggetto di profonda meditazione due importantissime verità, una delle quali infinitamente ci consola con il pensiero della felicità che ci aspetta, e l’altra infinitamente ci deve atterrire col pensiero del giudizio che non potremo evitare.

Le porte del cielo chiuse da tanti secoli in faccia alle generazioni umane, oggi, alla dolce armonia dei festevoli Osanna si spalancano di fronte a Gesù Cristo, si spalancano non già per offrire a Lui solo il trionfante ingresso alla gloria, ma anche per introdurre seguendo le sue tracce tutti i figli redenti di Adamo.

Il divin Salvatore nei giorni che dimorava fra noi ci insegnò la strada che conduce alla gloria; oggi personalmente egli ci apre l’ingresso e vuole precederci con tutto lo splendore del trionfo.

Egli là regnante aspetta pure noi, ci chiama, ci tiene preparato il posto magnifico e perenne. Da quel soggiorno di gloria Egli ci tende la mano; asseconda i nostri sforzi con le sue grazie e con le sue suppliche al Padre; ha lasciato la terra ma senza abbandonarla; siede alla destra del Padre senza che si sia separato da noi; vive sempre per noi per essere il nostro intercessore ed il nostro avvocato.

Per Lui ci è dato d’aver accesso al trono del sommo Padre; egli presenta alla maestà dell’Eterno le nostre suppliche e le rende accette aggiungendo le proprie. Sono le sue preci che danno alle nostre un odore di soavità; sono i suoi ringraziamenti che rendono accetti e gradevoli i voti della nostra riconoscenza; è la sua oblazione che fa essere preziosi i nostri sacrifici; i suoi dolori che fanno meritoria la nostra penitenza; i suoi patimenti che fan belle le nostre mortificazioni e le sue espiazioni che fan essere estimabili tutte le nostre benché tenuissime soddisfazioni.

Essendo Egli mediatore fra Dio e gli uomini, continua in cielo il ministero che esercitò sulla terra.

Occorre considerare una cosa importante nel mistero che oggi si celebra. Gli Apostoli dopo che il divin Maestro fu entrato nella gloria e assiso alla destra dell’eterno suo Padre stavano ancora con i loro sguardi rivolti al cielo. Con questo ci insegnano che è quello il luogo a cui dobbiamo mirare costantemente anche noi.

Rivolgiamo dunque i nostri occhi al cielo per desiderare sempre più di raggiungerlo.

La vista della ricompensa ci sia di stimolo continuo alla fatica. Soprattutto non dimentichiamo mai che per seguire Gesù Cristo al cielo nel cammino della gloria, bisogna aver seguito sulla terra le sue orme nello spinoso sentiero della croce. Sarebbe ingannarsi pretendere di arrivare al termine senza aver percorsa la via; sarebbe un errare e smarrirsi il tenere una strada diversa da quella che ha percorsa il Maestro divino.

Ponendo termine all’opera a cui mirava la sua prima venuta, il divin Salvatore fa annunziare, da due celesti personaggi, la sua seconda comparsa agli Apostoli e a tutti quanti saranno istruiti da essi nella scienza della Salvezza. Sì, come lo annunziarono quei due Angeli, Gesù Cristo ritornerà nuovamente in mezzo a noi e un’altra volta la terra vedrà comparire sotto le sembianze umane il suo Dio.

Ma quanto mai diversa sarà questa sua seconda venuta!

La prima volta noi lo vedemmo prostrato in un presepio, ma quando ritornerà sarà assiso in vetta alle nubi raggiante di luce. Nel presepio lo vedemmo nell’umiliazione e nell’abbassamento, ma alla sua seconda venuta da quanto splendore e da qual terribile magnificenza lo vedremo accompagnato! Non saranno più i poveri vestiti che lo ricoprono, ma bensì un raggio di luce gli formerà un manto regale.…….

AI: "Sermones", ASO Botticino