PER LASCENSIONE
Omelia
Se la Risurrezione gloriosa di Gesù Cristo fu il
principio del suo trionfo, la sua meravigliosa Ascensione al cielo ne fu il compimento.
Uscì egli vittorioso dal suo sepolcro e
risorgendo vinse la morte. Spaventò linferno di cui aveva spezzate le catene,
confuse i suoi nemici, vestì dimpassibilità e dimmortalità il suo corpo e
rese glorioso e celebre il suo nome.
Poiché fu Lui il primo a risorgere ad una
vita immortale così doveva essere il primo ad aprire le porte del cielo e prendere
possesso del suo Regno; dopo le fatiche doveva entrare nel suo riposo, dopo le umiliazioni
sedere sul suo trono alla destra del Padre.
.Erano pertanto trascorsi quaranta
giorni da quando lamabile nostro Salvatore, vincitore della morte e
dellinferno, era risorto alla vita. Durante questo periodo aveva moltiplicato le sue
apparizioni e conversato con i suoi discepoli con la massima familiarità e li aveva
sempre più convinti dellidentità della sua persona e della verità della sua
risurrezione.
Fu allora che insegnò loro come dovessero
istituire la Chiesa e come ordinarne il governo.
Fu allora che spiegò il numero, la virtù
e lefficacia dei Sacramenti e la maniera di amministrarli.
Fu allora che diede a S. Pietro le chiavi
della sua Chiesa e lo costituì capo visibile della medesima.
La vita di Gesù Cristo sulla terra era
compiuta, la grande opera della Redenzione del genere umano era stata portata al suo
termine. Dalla dottrina di Gesù e dagli esempi suoi ormai il mondo era istruito, più non
restava motivo per cui Egli dovesse più a lungo dimorare sulla terra....
Gesù Cristo avendo allora terminata la
missione che era venuto a compiere, scelse i testimoni del suo trionfo. Chiamò a sé gli
Apostoli, sua Madre, le pie donne e tutti coloro che in segreto si erano chiusi nel
cenacolo, li condusse fuori di Gerusalemme sul monte Oliveto, e postosi in mezzo ad essi
prese dolcemente congedo da tutti. Alzando le mani li benedisse e cominciò a distaccarsi
da terra, sempre benedicendo i suoi amati discepoli si innalzò verso il cielo.
Lascio a voi pensare quale fu la gioia, la
tenerezza e lo stupore di quei fortunati discepoli davanti a un sì gioioso spettacolo.
Non potendolo seguire con il corpo lo seguivano con il cuore e con gli occhi; mentre
stavano ancora rivolti a rimirare il loro Divino Maestro che più risplendente del sole
sempre più sinnalzava verso il cielo, ecco che allimprovviso una nuvola
luminosa Io avvolse e lo rapì ai loro sguardi. Essi però continuavano a tenere i loro
occhi fissi, rivolti verso di lui, quasi sperando di raggiungerlo attraverso i veli che lo
nascondevano, né mai si sarebbero distaccati da là se due Angeli, in candide vesti, non
avessero detto loro che cessassero di fissare in alto lo sguardo poiché Gesù Cristo era
già salito al cielo e come lo avevano visto ascendere glorioso così glorioso lo vedranno
venire alla fine dei secoli per giudicare il mondo.
Questo grande avvenimento, oggi
solennizzato dalla santa Chiesa, ci presenta come oggetto di profonda meditazione due
importantissime verità, una delle quali infinitamente ci consola con il pensiero della
felicità che ci aspetta, e laltra infinitamente ci deve atterrire col pensiero del
giudizio che non potremo evitare.
Le porte del cielo chiuse da tanti secoli
in faccia alle generazioni umane, oggi, alla dolce armonia dei festevoli Osanna si
spalancano di fronte a Gesù Cristo, si spalancano non già per offrire a Lui solo il
trionfante ingresso alla gloria, ma anche per introdurre seguendo le sue tracce tutti i
figli redenti di Adamo.
Il divin Salvatore nei giorni che dimorava
fra noi ci insegnò la strada che conduce alla gloria; oggi personalmente egli ci apre
lingresso e vuole precederci con tutto lo splendore del trionfo.
Egli là regnante aspetta pure noi, ci
chiama, ci tiene preparato il posto magnifico e perenne. Da quel soggiorno di gloria Egli
ci tende la mano; asseconda i nostri sforzi con le sue grazie e con le sue suppliche al
Padre; ha lasciato la terra ma senza abbandonarla; siede alla destra del Padre senza che
si sia separato da noi; vive sempre per noi per essere il nostro intercessore ed il nostro
avvocato.
Per Lui ci è dato daver accesso al
trono del sommo Padre; egli presenta alla maestà dellEterno le nostre suppliche e
le rende accette aggiungendo le proprie. Sono le sue preci che danno alle nostre un odore
di soavità; sono i suoi ringraziamenti che rendono accetti e gradevoli i voti della
nostra riconoscenza; è la sua oblazione che fa essere preziosi i nostri sacrifici; i suoi
dolori che fanno meritoria la nostra penitenza; i suoi patimenti che fan belle le nostre
mortificazioni e le sue espiazioni che fan essere estimabili tutte le nostre benché
tenuissime soddisfazioni.
Essendo Egli mediatore fra Dio e gli
uomini, continua in cielo il ministero che esercitò sulla terra.
Occorre considerare una cosa importante nel
mistero che oggi si celebra. Gli Apostoli dopo che il divin Maestro fu entrato nella
gloria e assiso alla destra delleterno suo Padre stavano ancora con i loro sguardi
rivolti al cielo. Con questo ci insegnano che è quello il luogo a cui dobbiamo mirare
costantemente anche noi.
Rivolgiamo dunque i nostri occhi al cielo
per desiderare sempre più di raggiungerlo.
La vista della ricompensa ci sia di stimolo
continuo alla fatica. Soprattutto non dimentichiamo mai che per seguire Gesù Cristo al
cielo nel cammino della gloria, bisogna aver seguito sulla terra le sue orme nello spinoso
sentiero della croce. Sarebbe ingannarsi pretendere di arrivare al termine senza aver
percorsa la via; sarebbe un errare e smarrirsi il tenere una strada diversa da quella che
ha percorsa il Maestro divino.
Ponendo termine allopera a cui mirava
la sua prima venuta, il divin Salvatore fa annunziare, da due celesti personaggi, la sua
seconda comparsa agli Apostoli e a tutti quanti saranno istruiti da essi nella scienza
della Salvezza. Sì, come lo annunziarono quei due Angeli, Gesù Cristo ritornerà
nuovamente in mezzo a noi e unaltra volta la terra vedrà comparire sotto le
sembianze umane il suo Dio.
Ma quanto mai diversa sarà questa sua
seconda venuta!
La prima volta noi lo vedemmo prostrato in
un presepio, ma quando ritornerà sarà assiso in vetta alle nubi raggiante di luce. Nel
presepio lo vedemmo nellumiliazione e nellabbassamento, ma alla sua seconda
venuta da quanto splendore e da qual terribile magnificenza lo vedremo accompagnato! Non
saranno più i poveri vestiti che lo ricoprono, ma bensì un raggio di luce gli formerà
un manto regale.
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AI: "Sermones", ASO
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