LA CARITA
Omelia
Sapreste voi qual è quella virtù che si chiama per eccellenza la
virtù regina?..
Quella virtù che è base e fondamento, principio e fine di tutte le
altre virtù, fonte perenne di tutto ciò che vi è di più nobile, di più grande, di
più caro a Dio, e più meritorio alle anime?...
Sapreste voi qual è quella virtù che qual sole novello stendendo il
suo benefico lume sopra tutte le azioni le nobilita, le abbellisce, le rende degne della
santità eterna?
Sapreste voi dirmi quale sia quella virtù che, al dire
dellapostolo Paolo, se manca, tutte le altre virtù, tutte le grazie più distinte,
il dono dei miracoli, delle profezie, delle lingue, della scienza di tutti i misteri, si
risolvono a niente, servono a nulla, non sono che una voce che si sparge e si perde
nellaria e ci rende simili ad un bronzo che suona, ad un cembalo che tintinna?
Qual è dunque questa sì eccelsa, sì sublime virtù?...
Essa è la Carità.
Ecco la più bella, la più eccellente delle virtù: la Carità.
Essa ha un principio che è degno di sé, viene dalla preghiera. Figlia
del cielo risale alla sua prima origine né mai si ferma se non in Dio.
Essa è degna di Dio e a Dio solo si riferisce perché è Dio che la
ispira.
Essa non conosce orgoglio salvo che per trionfarne, non conosce
lamor proprio se non per sacrificarlo, non la natura che per farla perfetta, non
luomo che al fine di renderlo santo. (
)
Essa è la carità che, se soffre non si sdegna, se corregge non
insuperbisce, non insulta, non cerca il suo piacere, ma occulta il fallo altrui.
Essa è la carità che, dove luomo la sollecita, corre e non lo
guarda in faccia, anzi cerca ogni via per nascondere, per celare il suo operato.
Essa è la carità che ha fratelli, familiari, amici ovunque vi siano
uomini, siano essi nelle selve o nelle miniere o nelle più remote isole.
Essa è la carità che nemmeno le immense pianure larrestano, né
gli sterminati mari e neppure le catene delle più alte montagne.
Essa è la carità che se manca, per quanto grandi e sublimi siano le
azioni umane, si dovranno sempre chiamare scherzi o giuochi dellamor proprio, virtù
per metà, trasfigurate virtù che tuttal più si ridurranno a meritare il misero
encomio di non essere vizi. Poiché le azioni in apparenza più belle, qualora deviano dal
loro principio che è la carità, accrescono nelluomo la presunzione e la vanità;
segretamente luomo pian piano si innamora di sé medesimo e, apparendo più grande
non migliora affatto.
Sono virtù queste che non vanno più in là dellapparenza,
virtù, queste, false e corrotte quanto falsa, guasta e corrotta è la natura che le
produce.
Sì, per quanto intraprendiamo pratiche devote, salutari penitenze, per
quanto esercitiamo virtù, per quanto soffriamo di fatiche, di stenti, di patimenti, se
tutto ciò non è diretto dalla carità, non potremo ottenere salvezza.
La carità dunque ci è indispensabile. Quale grande verità!
Occorre fissarla bene nella mente di tutti perché la carità non è
una virtù solamente di coloro che vogliono tendere alla perfezione,
non è un
linguaggio da usare solamente con i Santi, no, senza carità non potremo salvarci.
La Carità è quello spirito santificatore che rende degni di eterna
ricompensa lo zelo instancabile degli Apostoli, linvitta fortezza dei Martiri, il
profondo sapere dei Dottori, lillibato candore delle Vergini, laustera
penitenza degli Anacoreti
.., che, se questa carità mancasse, foste anche più
zelanti degli Apostoli, foste come i Martiri, illuminati come i Dottori, casti come le
Vergini, penitenti come gli Anacoreti, Iddio quaggiù non vi conterebbe mai tra i suoi
servi fedeli, né vi ammetterebbe un giorno lassù in Cielo tra i suoi beati comprensori.
La carità dunque, sì la carità è quella che popola i cieli di
Santi. Essa produsse tante sublimi azioni! Essa generò tante anime a Dio si care. Essa
diede alla terra e al cielo eroi..
..
Dalle opere si conosce lamore poiché lamore non è vero
amore se non opera cose grandi, se ricusa di operare non è vero amore.
La Carità è come il fuoco, o brucia o si spegne. Potrà star ferma
laria, lacqua potrà stagnarsi e così ogni altro elemento, ma il fuoco
giammai, o avvampa o muore. Tutte le altre virtù potranno far sosta, ma la carità
giammai, conviene che operi o che muoia.
Ed ecco, o cari, volete voi conoscere se avete quella carità sì
necessaria a salire in cielo? Ecco il primo indizio: lopera.
Le opere sono quelle che provano se si ama Dio, perché laffetto
non può andar disgiunto da esse.
Gesù Cristo dice: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva,
costui mi ama" per cui prendete il Decalogo, passate ai precetti della Chiesa,
osservate i doveri del vostro stato e se non mancate a questi or bene siete voi disposti a
perdere ogni cosa, la reputazione , la vita piuttosto che offendere Dio? Osservate voi i
comandamenti di Dio? Fatevi cuore, voi avete la carità. Ma se voi foste di quelli che per
la vanità della terra fate molto e bene ma per Iddio non avete tempo da spendere... tempo
per la preghiera, per la penitenza
oh, se è così temete, non avete la carità.
(..............)
Caritas patiens est. Lamore è paziente e, se tale non è,
non è amore. Ecco o cari il secondo ed ancor più sicuro contrassegno a conoscere la vera
dalla falsa carità. La Pazienza.
Caritas patiens est. E chi mai può dubitarne? Se il Divino
Amore non fosse per noi paziente, se la divina Giustizia ci avesse colpiti al primo fallo,
quanti saremmo qui ora? Quanti sarebbero nella città o nei campi a godere i frutti e gli
agi delle arti e dalla natura? Non è paziente il divino Amore? Ma se tale non fosse
sosterrebbe Dio di essere tanto bestemmiato come oggi? Che il suo Nome santo sia tanto
bistrattato con gli aggiunti più infami e vituperosi? Sopporterebbe ancora Dio che la sua
Chiesa e il suo Capo siano vilipesi? Non è paziente il divino amore? Lo dica questa Croce
e questo Sangue. Lo dicano quelle Specie sacre, quel Tabernacolo dove Dio è come un
prigioniero per noi, e prigioniero paziente in guisa da sostenervi la solitudine,
lincuranza, labbandono. Certo, Dio è Carità e la Carità è paziente;
nessuno può essere di Dio se non per la pazienza. (
.)
Abbiamo noi questa carità sì paziente? Nelle avversità della vita
abbiamo noi la carità? Quando il Signore ci mette alla prova per vedere se lo amiamo
cogliamo noi occasione per lodarlo maggiormente oppure ci lasciamo andare a lamenti?
(.......
..) E nelle avversità della vita che si conosce se
la carità è paziente
(
....
.) In un piccolo villaggio della Palestina un povero
uomo disse un giorno che voleva essere amato da tutti, voleva essere amato sopra tutto,
ogni amore doveva impallidire davanti allamore che voleva per lui.
Lo disse, lo volle e lottenne. Chi è colui che ha potuto
ottenere un simile amore? Non è solo un uomo ma un uomo Dio, Gesù.
(
.) Gesù Cristo vuole lamore degli
uomini, vuole ciò che difficilmente ottiene un padre dai suoi figli, una sposa dal suo
sposo, un fratello dal suo fratello.
Amatemi, disse Gesù, amatemi tutti; non di un amore ordinario, ma
superiore a tutti gli amori. "Chi ama il padre e la madre più di me non é degno
di me. Chi ama la sposa più di me non è degno di me".
E possibile questo? Eppure, ciò non basta ancora. Lui disse
questo durante la sua vita, lo ripeté con maggior forza negli ultimi suoi momenti di
vita, salì il calvario e mentre moriva cercava un consolatore, non lo trovò. Abbandonato
da vivo, tradito da vivo, rinnegato da vivo, vuol essere amato dopo morte. - "Ma
Gesù lontano dagli occhi lontano dal cuore"- "non importa amatemi..."
E difatti appena Egli muore lamore si risveglia sulla sua tomba.
La sua croce è coperta di baci e una generazione di uomini, di donne, di giovani, di
fanciulli e di vecchi innamorati di Gesù, trasportati damore per Gesù vanno
gridando: Quis nos separabit a caritate Christi? Chi potrà strappare dal nostro
cuore lamore a Gesù?
E fino a qual grado giunge questo amore? Certo non in tutti è uguale!
E quale amore? Non solo di baci e di tenerezze, ma amore di sacrificio, amore che eclissa
tutti gli amori.
Questo amore mette la croce sulle spalle alluomo, e lo vedete
portarla volentieri. Per questo amore occorre far violenza alla proprie passioni ed ecco
luomo violentarsi! Occorre rinnegare la propria volontà, ed ecco luomo la
rinnega.
Amerà i beni della terra, amerà i congiunti, i parenti, gli amici,
fino a che questo amore potrà stare con lamore a Gesù, ma appena questo è
contrariato da quello, lamore a Gesù ha la preferenza. Così opera il semplice
Cristiano perché lo comanda lamore a Gesù.
Che se tale è lopera della maggior parte dei cristiani che con
laffetto per Gesù sono disposti a lasciare i beni della terra e i parenti tutti
prima di rinunciare al suo amore, altri e altri ancora vi furono e vi sono che non solo
hanno fatto o fanno, per amare Gesù, quello che Gesù comanda, ma ancor più quello che
Egli consiglia. Eccoli allora rinunciare in affetto a tutti i beni della terra, eccoli
abbandonare i parenti portarsi in terre lontane, chiudersi nei deserti, nei chiostri,
vivere di purità, di obbedienza, di povertà, morti al mondo, alla carne, ai comodi,
perfino alla propria volontà e tutto perché lamore di Gesù lo consiglia!
(
..) Alcuni dicono: "Che bisogno cè di chiese,
perché le sacre funzioni? Dio guarda al cuore, Dio non ha bisogno di queste cose, Egli
vuole la religione del cuore, a ché tanti inchini?"
Io non vado in Chiesa, io non prego, ma nel mio cuore vi è una
religione, più santa, più pura. A Dio basta il cuore....
(
.) A Dio basta il cuore, sì, ma che sia un cuore che ama,
un cuore vero, un cuore giusto, un cuore ben fatto!
(
.) Guardiamo per esempio san Lorenzo, la gloria della
Chiesa nostra, la gemma del Cristianesimo, lonore di Roma, la perla dei martiri! San
Lorenzo ha un cuore che ama. Ama Dio, ama il prossimo, ama se stesso; le sue azioni, le
sue opere, la sua vita non sono che il crepitare della fiamma dellamore, che la
manifestazione di quel fuoco divino che gli ardeva in cuore, che ha trovato sulla
graticola rovente un fuoco che ha potuto darci lidea del fuoco che gli ardeva
dentro, che ha trionfato di tutto lardore e la forza degli accesi carboni, dei quali
ha saputo portar vittoria! Ma perché queste fiamme, a che tutti questi bruciori? San
Lorenzo risponderebbe che il fuoco che gli arde dentro è ben più forte, fortis est ut
mors dilectus.
Altro che la religione del cuore... E che non vi è più la
religione nel cuore. Sì, il cuore delluomo non ama più Dio. Ecco la piaga moderna:
non si ama più Dio; e mancando al cuore laffetto, più nobile, più santo, più
perfetto che è quello di Dio, viene a mancare anche lamore al prossimo e a se
stesso, e ci è forza il ripetere che nella Società nostra, è tutto egoismo, non vi è
più amore.
Questa bella fiamma si è spenta per lasciar luogo ad una fiamma,
tetra, oscura, schifosa, che brucia tutti i più bei sentimenti, che distrugge i più
santi affetti, voglio dire la fiamma dei vizi, delle passioni, dei disordini.
"O Signore, che donaste a san Lorenzo la grazia di superare per
vostro amore il tormento del fuoco, per i meriti di san Lorenzo e per gli esempi suoi fate
che anche noi superiamo la fiamma dei nostri vizi."
O voi che nel cuore avete lamore di Dio lasciate che tale amore
si espanda, si manifesti e la vostra elemosina sarà generosa e spontanea; lo disse Gesù "amatemi".
San Lorenzo la sentì questa voce, la segui, rispose: voglio amarti e
difatti lamò.
(
) Santo Stefano mentre veniva lapidato, ad alta voce
pregava Iddio che non imputasse loro (ai suoi uccisori) questo delitto.
Oh preghiera, quanto semplice e altrettanto sublime, quanto breve e
altrettanto preziosa, degna di Stefano, il Protomartire della Fede Cattolica. Preghiera
veramente grande, veramente cristiana; ma preghiera nel medesimo tempo che dovrebbe
coprire di vergogna e confondere molti e molti dei cristiani, i quali non solo non amano e
non pregano per i loro offensori ma cercano ogni modo per alimentare sempre più nel loro
cuore lodio contro quella o quellaltra persona dalla quale hanno ricevuto
qualche affronto, e quindi di tratto in tratto vanno ruminando col loro pensiero
loffesa ricevuta, lingrandiscono, la raccontano, finché trovano poi quel tale
che invece di acquietare e distogliere dalla sempre ingiusta vendetta, va insegnando con
diabolica maestria il mezzo e la maniera per condurla ad effetto. Oh infelici! Se qui voi
foste ad ascoltarmi! Ma non sapete voi che la legge della carità, obbliga tutti
indistintamente a perdonare le offese ed ingiurie, e non sapete che Dio vieta sotto pena
di eterna dannazione, ogni odio, ogni vendetta e rancore? Aprite le Sacre Scritture,
leggete che cosa dice Gesù Cristo nel suo Vangelo : "Amate i vostri nemici fate
del bene a quelli che vi fanno del male, pregate per quelli che vi calunniano, affinché
siate figli del Padre Celeste, il quale fa splendere il so/e sui buoni e sui cattivi e
manda la pioggia sopra i giusti e gli iniqui".
Che dunque vorreste voi essere da più di Dio stesso? Vorreste negare
ciò che Egli non nega nemmeno ai più scellerati? Ah esaminatevi o cari fratelli, entrate
ben addentro nel vostro cuore e vedete se in esso regni questa carità sì ampia e sì
generosa che non esclude nemmeno glindegni, e pensate: Se Dio non avesse questa
carità, che ne sarebbe di noi che gli fummo sì di frequente nemici? Oh quante volte
avrebbe già sospeso sopra di noi il corso benefico delle sue grazie, quante volte ci
avrebbe rigettati e condannati allinferno.... Invece Egli continua ad amarci anche
quando loffendiamo, non cessa di beneficarci allorché gli siamo sì ingrati e pare
perfino che quanto noi siamo impegnati ad offenderlo, tanto Lui è impegnato ad amarci.
Che carità smisurata, che amore vivissimo dovremo noi portare ai
nostri nemici per imitare almeno un poco il nostro Padre Celeste!
Qual vergogna dunque per tanti e tanti, qual vergogna e qual rossore
per quel marito e per quella moglie, che memori per nulla del reciproco amore che si sono
giurati davanti agli altari, con grave danno e scandalo della prole, dei parenti, dei
vicini, passano giorni interi, senza rivolgersi mai uno sguardo, una parola, un
affetto
..
(
..) Ma perché tutto questo, quale ne è la causa?
Certamente sarà grave perché produce gravi effetti ma se anche questo fosse vero, non
sarebbe più aperta la via al perdono? tolta sarebbe la speranza della riconciliazione? Hodie
mibi eras tibi - Oggi ho errato io, domani sbaglierai tu.
Ma quale ne è dunque la causa? Ritorno a domandare.
.forse
perché... ah che mi vergogno solo a nominarle certe simili sciocchezze. Eppure succede
sì di frequente fra i cristiani che per queste e simili inezie, cose da poco si accendono
per le famiglie e per i paesi sanguinose liti e contese, e non contenti di essersi
disonorati le molte volte anche in pubblico, vanno vantando la loro infernale fortezza di
non voler più ricambiare il saluto, protestando di aversela legata al dito, e che non la
passerà tanto netta. Ma va bene: legatela al dito, fategliela costar cara. Ma se Dio ne
legherà una al dito, una sola che ne avete fatte, che sarà di voi per tutta
lEternità? Se avete di questi sentimenti, cessate pure di venire in Chiesa, cessate
pure di fare orazione, abbandonate i Sacramenti, la S. Messa, le funzioni Parrocchiali,
..., tutto, per voi vale più nulla, poiché Iddio rifiuta i doni di chi ha in cuore la
discordia e la rabbia, e nel Vangelo va dicendo: "Se tu stai andando
allaltare per offrire a Dio il tuo sacrificio di preghiera e di lode e liti ricordi
che il tuo fratello ha qualche cosa contro dite, lascia 11 tuo dono e va prima a
riconciliarti col tuo fratello."
Oh meravigliosa bontà, esclamerò con San Crisostomo, oh
ineffabile amor di Dio verso degli uomini! Egli dimentica quasi lonore suo, e vuole
che sinterrompa perfino il sacrificio quando si tratta di osservare fra noi la
carità e la pace!
Questo ci fa anche conoscere abbastanza quanto odi e detesti chi
fomenta nel suo cuore lira e la collera contro il prossimo, fino a minacciare di non
voler ricevere neppure i doni. Su dunque, coraggio, fate forza a voi stessi, vincete
queste avversioni, queste ripugnanze. Ai piedi adorati di Gesù Sacramentato, deponete la
memoria di tutte le offese ricevute; per amor suo abbracciate con cuore ad una ad una
tutte le persone con cui sentite qualche contrarietà.,. Dora innanzi siano per voi
le più care. Proponete di approfittare di tutte le occasioni che vi si presenteranno per
far loro del bene. Anzi fin da questo momento, ad imitazione di S. Stefano, cominciate a
farlo supplicando linfinita misericordia di spargere su di esse tutte le grazie e
benedizioni più elette...
Fermatevi alquanto a pregare per i vostri nemici, e rendetevi
famigliare questo esercizio di perfetta Carità.
Considerate che nella dilezione dei nemici, sta lesercizio della
perfetta carità, perché dove non è fatica, né sforzo, né ripugnanza alcuna non vi è,
molte volte, virtù e ben poco merito si può acquistare. Infatti dice Gesù: "Se
voi amate quelli che vi amano, e beneficate quelli che vi fanno del bene, che merito ne
avrete? questo lo fanno anche i pagani, i pubblicani, ma voi siate perfetti come è
perfetto il vostro Padre Celeste".
Avete voi avversione a perdonare quella offesa, a salutare e a dare
segni damicizia a quel vostro nemico? Fatelo tanto più volentieri che diverrete
santi, otterrete anche voi quella corona e quella gloria che ottenne Stefano colla sua
preghiera. "Ne statuas illis hoc peccatu - -Signore non imputate loro
questo peccato."
E voi o glorioso Santo Stefano che oppresso da una grandine di sassi
fino a farvi tutto nuotare nel vostro sangue altro non faceste che domandare misericordia e
perdono per i peccati dei vostri lapidatori, ottenete a noi tutti la grazia di
sopportare con perfetta rassegnazione tutte le offese che ci verranno fatte, di amare
sempre e di cuore tutti coloro dai quali avessimo a ricevere qualche torto, onde possiamo
giungere alla beata felicità, che voi da tanto godete, e così sia.
AI: "Sermones", ASO Botticino |