Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

RIFLESSIONI
SULLA VERGINE MARIA

Omelia

 … Io debbo parlarvi di Maria. Ah, al solo nominar questo nome mi par di veder un bellissimo giardino di graziosissimi fiori e dovendone pur coglierne uno, per godere della sua bellezza e soavità, mentre stendo la mano a questo, me se ne presenta un altro di pregio non minore, e poi un altro e poi altri ancora, ed intanto sembrandomi sempre che a coglierne uno di far affronto agli altri, meravigliato me ne resto a contemplarli.

Vedo la violetta che appena esce timida dalla terra quasi temendo di essersi già troppo innalzata, facendo subito con le sue foglie un umile tetto si nasconde là sotto l’odoroso suo profumo, e già l’occhio invaghito la mira: è la figura dell’umiltà di Maria, coglila che ben lo merita. Ma alla rosa simbolo della carità di questa Vergine benedetta, manca forse qualcosa? No, quelle spine che la circondano mi dicono quanto costò a Maria l’amore a Dio e al prossimo.

Anche il giglio io vedo quasi altero di sua candidezza innalzarsi da questa terra come se dicesse: il cielo solo è la mia degna dimora. Qui solo vi sarebbe da stralciarne un ben lungo e magnifico elogio sull’innocenza e purità di Maria fino ad abbassarne quella dei Cherubini e Serafini. Perciò se Maria è quel vaso eletto delle più belle virtù, potremo noi mirarle tutte? Sì, vi riassumerò più che mi sarà possibile la vita di questa grande Donna, pregando voi di raccogliere di tratto in tratto, quando vi sarà data occasione, quel fiore che più vi aggrada perché possiamo poi tutti insieme incoronar questa Vergine di una ghirlanda di sue magnifiche virtù. (...)

MARIA IMMACOLATA

Portatevi o anime amanti dell’immacolata, portatevi col vostro pensiero ai momenti dell’universale diluvio, quando rotte le cateratte del cielo, sfondati gli abissi delle acque, sprigionate di sotterra le fonti, tutto gorgogliava, allagava.

Immaginate tutta l’ampiezza della terra popolata d’abitanti più che non sia adesso, ebbene tutti quei milioni e milioni d’uomini sparsi sulla faccia della terra, tutti furono preda delle onde. Giunto era il giorno dell’ira di Dio, il cielo si fece tempestoso, orribili tuoni si succedettero e scoppiarono fulmini tremendi. Giù per le strade ingrossarono i rivi, per le case strepitarono le correnti, si alzarono le acque a minacciare la vita di tutti... I torrenti dai monti e i fiumi si sparsero per le campagne, il mare mugghiò impetuoso e gonfio mandò l’universo, I cortili furono pieni, pieni gli appartamenti terreni. Disperati gli uomini fuggirono su per le scale e l’acqua li seguì, corsero alle prime stanze e l’acqua li arrivò, volarono ai più alti piani e ancora li sormontò; sboccò per gli usci la piena, irruppe per le finestre, si riversò dai tetti, il mondo divenne un mare. Alte e disperate grida mandarono gli uomini e sulle vette dei più alti monti sperarono trovar salvezza. Quale scena di desolazione e d’orrore si presentò ai loro occhi! Le onde rovinose sfasciarono gli edifici, schiantarono gli alberi, i più alti monti furono coperti, non vi fu più alcuno che visse, ogni cosa fu sommersa nell’acqua.

Ma... ecco l’Arca di Noè galleggiare sicura.

Non vi par in quest’acqua divoratrice veder l’immagine del demonio che qual serpe maligna con la sua bava velenosa infetta e deturpa tutto il genere umano? Quest’acqua che tutto involge e sommerge, non vi rappresenta l’infernal dragone che con la colpa originale rende suoi schiavi gli uomini tutti? Oh le conseguenze di quel primo peccato! Dopo Adamo nessuno più vide la luce del giorno senz’essere immerso in quest’onda universale. Sì, anche le anime più virtuose, più sante e più favorite, anch’esse furono infette da questa macchia. Tutte dovettero confessare a propria confusione quel che diceva Davide: "Ecco nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre".

Si allarghi il nostro cuore, Una sola ne fu esente, un’unica figlia dell’uomo fu concepita senza macchia di colpa originale e l’arca di Noè ce ne presenta l’immagine. L’acqua ha divorato nei suoi vortici tutto il mondo, ma non ha potuto recar danno a quest’arca. L’acqua ha sommerso fin l’ultimo dei viventi, e sperduta sembrerebbe la discendenza umana, ma da quest’acqua ella uscirà a rifare il danno che questa produsse, per cui si può dire il mondo fu vinto dall’acqua, ma questa a suo tempo fu vinta dall’arca. Anche il demonio per la colpa d’Adamo s’era fatto padrone della sua discendenza, ma non poté render sua schiava l’immacolata Vergine.

Sembrava che l’umana creatura ormai non avesse più a sollevarsi da quell’obbrobriosa schiavitù. Baldanzoso il demonio, per le sue universali conquiste, tentò farsi intorno a questa grande donna, ma ebbe la peggio, dovette ritirarsi con la testa schiacciata. Ipsa conteret caput tuum. Potente perciò nei male fu il demonio che seppe deturpare l’uomo, ma ancor più Maria che con il suo virgineo piede seppe schiacciar l’infame testa.

Come gli antidiluviani dall’alto delle torri e delle montagne avranno guardato all’Arca di Noè, che sola galleggiava sicura su quell’onde che inesorabilmente li doveva sommergere, così è dolce a noi pure di mezzo al guasto e alla rovina portata dal peccato originale gridare a Maria: Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in Te.

Par di non saziarsi mai di ripetere: Sia benedetta la Santa ed Immacolata concezione di Maria Vergine. Si, sii Tu benedetta o Vergine Immacolata, che col tuo vergineo piede schiacciasti la testa all’infernal serpente e riportasti su lui la straordinaria vittoria. In te il mondo tutto ha riposto ogni sua speranza e Tu sempre ne donasti prova con il tuo aiuto.

Per vedere quanto sia stata grande questa vittoria, io vi esporrò le ragioni principali su cui questa verità si appoggia, coronando l’argomento col più splendido di tutti qual è quello della dogmatica definizione, di cui in quest’anno si celebra il giubileo.

Ma non vi sarà più dunque chi vinca questo conquistatore infame? Non vi sarà più soldato che brandisca l’armi, non guerriero che si presenti sulle mura a difendere la mistica città del povero genere umano? Ah, tergiamo le lagrime, componiamo le labbra a consolante sorriso. Ecco, ecco vedetelo conquiso a terra, gronda sangue, coraggio, egli arranca, spuma, tenta di svincolarsi, ma No. Oh consolazione! Un Virgineo piede calca quella superba testa. Eccolo confuso, umiliato, vinto, annientato.

Iddio aveva promesso una donna e l’antichità tenne sempre rivolto l’occhio aspettandola. Voce di pia credenza era soltanto quella dei nostri padri, ma cantico nuovo di viva fede è quello che vien dato a noi di innalzarle. I nostri antenati la videro comparire e noi possiamo gridare esultanti: Tota pulchra est Maria et macula originalis non est in Te. Oh che consolante dogma è mai questo per il cuore cristiano: Maria non fu mai schiava dall’infernale serpente....

… Benediciamo la bontà di Dio ed esultiamo per la gloria di Maria.

Quando Dio volle creare l’uomo quanta tenerezza usò nel preparargli la dimora. E per il secondo Adamo quali preparativi usò? Una terra nuova, un giardino di delizie.. di grazia, di umiltà, di purità, di santità, di fede, di speranza; da questo voi potete farvi un’idea delle prerogative di Maria.

Quando volle creare Adamo perché fosse il padre del genere umano, la Trinità si raccolse, e difatti che meraviglia, che preziosità l’anima umana!

Se tanta premura per crear il padre del genere umano, quanta ne avrà avuta per creare la Madre del suo Unigenito? Certamente la Trinità si sarà raccolta. Dopo Gesù Cristo è Maria il più perfetto strumento della sua gloria. Ella deve avere santità. Ma come in mezzo a tanta corruzione?

E’ necessario un prodigio. Quel Dio che aprì il passaggio agli Ebrei nel mezzo del mare si appresta usar prodigi.

(...) Sì, allarghiamo il nostro cuore esultiamo e rallegriamoci o cari, poiché è apparsa Colei che schiacciando il capo all’infernale serpente, ridonò a noi tutti la vera libertà. Ah! Si, consoliamoci o cari, poiché, come canta quest’oggi la chiesa, in Maria il gaudio, la pace e la consolazione, fu annunziata al mondo intero.

… Nativitas tua Dei genitrix Virgo gaudium annuntiavit universo mundo. - E come non potremo onorare con singolare allegrezza questo sì faustissimo giorno in cui nacque al mondo quell’eccelsa nobilissima vergine, che fu il miracolo più strepitoso della grazia divina? La più bell’opera delle mani di Dio!

A Maria rivolsero i loro sospiri i patriarchi, in lei fissarono le veggenti pupille i profeti. La Triade Augusta, tutta s’impegnò perché Ella nascesse ricca di meriti, piena di grazie...

Appena il nostro primo padre Adamo con la sua disubbidienza ebbe perduto il Paradiso Terrestre, il Signore, che pur castigando ci benefica, che togliendoci un bene ce ne dona uno migliore, dopo aver fulminata la ferale sentenza, promise ai nostri Progenitori che avrebbe mandato un’altra donna, la quale avrebbe tolto quell’obbrobrio, che dalla prima era stato trasfuso. Promise che ad Eva un giorno si sarebbe sostituita Maria, la quale con la sua prudenza avrebbe corretta la stoltezza di Eva e con la sua umiltà la superbia di lei. Da allora in poi tutte le speranze dei giusti dell’Antica Alleanza furono rivolte a Maria. Cosa non dissero e cosa non fecero, per esaltarla prima ancora che fosse. Ella era l’unico loro conforto, l’unico sollievo nella lunga attesa del Messia.

Di Maria parlò Salomone, nei Cantici e nei Proverbi; di Maria parlò Davide nei suoi salmi. Parlarono di Maria Ezechiele e Geremia e in special modo Isaia: ora sotto il velo di misteriosa immagine, ora apertamente. Parlando della virtù, dei privilegi e delle grandezze di Lei, scorti da lume profetico, l’andarono dipingendo sotto le forme più vaghe. Troppo lungo sarebbe s’io qui volessi spiegarvi tutti i detti dei Patriarchi, i vaticini dei Profeti che ebbero per oggetto questa gran donna. I libri Santi sono pieni di Maria.

Se tu vedi l’arca galleggiar sulle onde dell’universale diluvio ella è Maria preservata immune dalla colpa d’origine.

Se vedi brillare in Cielo l’arco celeste come pegno consolante di promessa misericordia, quell’arco è Maria.

Il roveto che arde e non si consuma, significa la carità di Lei.

L’Arca del testamento, dorata da purissimo oro significa la sua Verginità.

La misteriosa scala di Giacobbe, il vello di Gedeone, la verga d’Aronne, il Tempio di Gerusalemme che cosa significano?

Tutto è figura di Maria.

La bellezza di Rachele non è che un’ombra della sua bellezza.

La fecondità di Lia indica che Maria sarà ancora più feconda nel generare anime al Cielo.

Figura di Maria fu Abigail che placò con la sua umiltà, con i suoi doni l’animo di Davide.

Ombra di Maria fu la valorosa Giuditta che tagliò il capo all’orgoglioso Oloferne e recò pace e libertà alla disperata Betulia.

Simbolo di Maria fu la graziosa Ester, e con lei tante altre illustri donne dell’Antico Testamento, le quali non fecero che predire la potenza, la bontà e la grandezza di Maria.

Oh! Quale pascolo di devotissimi affetti e di Santi desideri trovava in questa immagine la fede degli antichi Patriarchi! E con quante lacrime, con quanti sospiri bramavano che spuntasse quest’iride di pace da tanti secoli promessa!

Ma intanto la misera discendenza di Adamo giaceva avvolta in una tristissima notte di cecità e di ignoranza.... Accoppiandosi poi alla cecità della mente la durezza del cuore, alla mancanza di fede il raffreddamento della carità, l’uomo smarrì il sentiero che conduce al Cielo, dimentico dell’ultimo beato suo fine, avviluppato e racchiuso in un tortuoso labirinto di mille e mille peccati, per le vie cieche e false dell’errore e del vizio, alla eterna morte con frettoloso passo si avviò.... In questa miseranda situazione dell’uomo piangevano addolorati e mesti i Patriarchi ed i profeti che accesi nel petto di una vivissima brama di abbracciare il Messia alzavano fe loro mani al cielo dicendo: "O grande Iddio, che solo siete il custode del genere umano, che mai sarà di questa oscura, terribile notte? Quando mai avrà fine? Quando sorgerà il mattino a scacciarne le tenebre?" Quante voci, quante grida uscirono da quei cuori stretti dall’angoscia, perché il sommo Iddio, s’affrettasse a far sorgere quella ridente aurora foriera e apportatrice del sole di giustizia. Asciugate le vostre lacrime o profeti, spunti il sorriso sul vostro volto o Patriarchi, ormai rallegratevi o anime giuste e con voi si rallegrino i cieli e la terra, poiché in questo faustissimo giorno è spuntata l’alba, è sorto il mattino...

E’ apparsa Maria. Eccola, (...) or ora uscita dalle mani di Dio sulle braccia di Anna stendere le sue mani; come è bella, come è pura, come è accetta agli occhi di Dio! Ma chi potrebbe descrivere la sua rara e celestial bellezza?

Chi potrebbe descriverla se Ella è l’opera più perfetta dopo Gesù che sia uscita dalle mani del Creatore, la purezza in persona? Dio distese con le sue mani la materia che doveva formare il corpo di Maria, la Provvidenza concorse per organizzarla, la grazia per animarla. Ciascuna parte poi fu affidata ad una speciale virtù. La carità formò il suo cuore, la prudenza lavorò il suo capo, il pudore dispose la sua fronte, l’affabilità sparse di dolcezza le sue labbra, il decoro formò di Lei la sua sede prediletta, la modestia e la verginità versarono sopra tutto il suo corpo la grazia e l’incanto.

O stolti figlioli del secolo che tanto stimate una vana bellezza, venite, vedete la bellezza (...) che oggi è nata al mondo, osservatela, (...) innamoratevi della sua beltà. Mirate quegli occhi semplici e modesti, osservate quella fronte umile e serena; contemplate quelle labbra prudenti e soavi, e come il santo rossore della pudicizia adorni il suo sembiante! Ah! Questa si, che è vera bellezza! Perché è figlia della virtù, frutto della grazia.

Difatti quasi estatiche a tanta bellezza discendono le angeliche schiere, le si fanno intorno e contemplandola formano mirabil corona. Si inchina l’eterno Padre e la saluta per sua Figlia; il Verbo Eterno discende e la chiama Madre. Lo Spirito Paraclito si ferma sul suo capo a dichiararla sua Sposa. Tutto il paradiso si muove incontro a lei. E noi che faremo? I patriarchi, i profeti, le anime giuste dell’Antica Alleanza sospiravano Maria, l’amavano, la veneravano prima ancor di conoscerla, anzi prima ancor che fosse. E noi che venuti al mondo dopo di Lei, istruiti intorno a tutto quello che Ella ha patito per cooperare alla nostra redenzione, educati fin dai più teneri anni sotto il patrocinio di Maria, non saremo capaci di amarla e onorarla, noi che abbiamo sperimentato la sua bontà, la sua misericordia, noi che abbiamo ricevuto da Lei tanti benefici?

… Deponiamo, detestiamo dapprima il peccato che è l’unico, anzi, il solo che spiaccia a Maria e poi promettiamole di onorarla in ogni maniera, di amarla con tenero affetto. Sì, onoriamo Maria con tutto l’ardore, con tutta la tenerezza del nostro cuore.

Ella è la creatura più santa che sia uscita dalle mani di Dio.

Ella è la più cara cui abbia mai avuto la terra e il cielo.

Ella è il sostegno dei giusti, il rifugio dei peccatori, il conforto degli afflitti, l’allegrezza dei santi, la speranza, il ristoro e la salute del mondo; invochiamola pertanto in ogni nostro bisogno. Se ci perseguitano le tentazioni, dirò con San Bernardo: invochiamo Maria. Se le sventure ci travagliano? Ricorriamo a Maria. Se gli stimoli della coscienza ci turbano, se ci spaventano i rigori dei divini giudizi, chiamiamo Maria in nostro aiuto. Siano pur grandi i perigli, le tribolazioni assai gravi, invochiamo Maria e non abbiamo timore.

… Ella sarà nostra guida, nostro conforto, nostra salute. E qua! cosa potrà mancarle per poterci soccorrere? Le mancherà forse la potenza? Non già perché è figlia dell’Eterno Padre che ha tutto il potere. Le mancherà forse la cognizione per poter discernere le nostre miserie? Non già perché è Madre del Divin Figlio che ha tutta la sapienza e volontà di soccorrerci Che potrà mancarle dunque? Forse l’età? Eh, neanche questa, o cari, perché Maria nacque ricca di meriti, piena di grazie.

E’ opinione comune, anzi universale, che il Signore non abbia aspettato a comunicare a Maria l’abbondanza dei suoi doni in quell’età, in cui naturalmente gli uomini sono capaci di operare e di servirsi del libero arbitrio, ma sin dal principio dell’esser suo il Signore ne prese possesso santificandola con la grazia. E difatti distinguendola con un privilegio, a nessun altro mai concesso sebbene figlia di Adamo, da quella macchia la preservò cui da Adamo tutti i suoi figli infelicemente contraggono.

Non vi fu dunque momento della vita di Maria, nel quale fosse stata schiava del demonio per il peccato. Dove gli altri uomini incominciano a vivere con la colpa, Maria incominciò a vivere con la grazia. Ma quale grazia vi debbo dire ch’io sono incapace a spiegare quale e quanta fosse? Ma se la grazia è un effetto del santo amore di Dio, quale creatura vi fu al mondo che sia stata più amata da Dio, di Lei? Dunque tale e tanta fu la pienezza di grazia a Maria concessa, quale non fu concessa ai serafini più alti del cielo, né ai santi più rinomati che siano vissuti sopra la terra....

(…) Ragione ebbe il Serafico Dottore di paragonarla al mare perché siccome nel mare tutte le acque si radunano, così in Maria vi è la radunanza di tutte le grazie. Ragion ebbe il Damasceno di asserire che la grazia se la formò e in lei profuse tutti i suoi tesori.... Quello però che maggiormente ingrandisce la nascita di Maria, non è solo il possesso di tutti i doni dello Spirito Santo, non l’abito di tutte le virtù, ma l’esercizio di queste ancor prima di nascere. In Maria la natura fu prevenuta dalla grazia. Libera dalla colpa originale, libera da ogni attacco.... il suo cuore fu acceso fin dal primo istante da ardentissima carità … la sua bell’anima sciolta da ogni impedimento, senza mai fermarsi volava a Dio, l’amava e sempre cresceva nell’amarlo. Cosicché Maria cominciando fin da quel momento a corrispondere alle grazie ricevute con gli atti più perfetti della virtù, trafficando quel gran capitale di grazia che le era stato donato, amando con tutto il cuore il suo Dio, e a Lui rivolgendosi con fervidi affetti di gratitudine, ella nacque al mondo non solo immune dalla colpa e piena di grazia, ma ricca di meriti agli occhi di Dio.

O fortunata Anna! No, Voi non deste alla luce come le altri madri una piccola peccatrice, ma l’oggetto il più caro, il più amabile, il più delizioso, che tra tutte le più pure creature, avesse mai o nella terra o nel Cielo, prodotto il Creatore!...

Ora come dicono molti e grandi Teologi, un’anima che possiede un abito di virtù, che fedelmente corrisponda alle grazie che da Dio riceve, vien sempre in ogni istante raddoppiando tutti i meriti già prima acquistati. Quale sterminato cumulo di meriti non si sarà guadagnato Maria che non perdette un solo istante di sua vita, ma che li impiegò tutti nell’amare e nel servire il Signore! … considerate quali tesori di grazie, di meriti e di santità portò Maria al mondo allorché nacque.

Rallegriamoci dunque con Maria che nasce così santa, così cara a Dio e così ripiena di grazia e di meriti. Rallegriamoci non solo per Lei, ma anche per noi, poiché ella viene al mondo piena di grazia, non solo per sua gloria, ma anche per il nostro bene.

Ad alcuni santi come dice l’Angelico Dottore, fu data tanta grazia che non solo bastò per essi, ma anche per salvare molti altri; a Maria invece nel suo nascere le fu data tanta grazia che bastasse per salvare tutti gli uomini. Di modo che, dice sant’ Anselmo, non vi è chi non partecipi della grazia di Maria; non si può trovare persona al mondo a cui Maria non sia stata benigna e non gli abbia dispensato qualche misericordia....

Onoriamo dunque questa gran Vergine (...), onoriamola perché Dio lo vuole. Egli l’arricchì appunto di tante grazie e dì favori, la fece la dispensiera dei suoi doni, (...) quanto abbiamo noi di speranza, di grazia e di salute, di tutto ringraziamo questa amatissima Vergine che dalle sue mani e dalla sua intercessione tutto ci perviene. (…)

Senza dubbio il Signore poteva creare l’uomo in modo che bastasse da solo alla riproduzione della sua specie. Ma la divina sapienza volle operare altrimenti. Conoscendo il bisogno che ha l’uomo di vivere in società gli volle dare una compagna a lui simile.... Volle dare all’uomo il mezzo di abbassarsi e di piegarsi al fanciullo con tenerezza e al fanciullo il canale per avvicinarsi all’uomo senza timore. Questo mezzo e questo canale è appunto la madre.

Essa è difatti colei che ispira la fiducia e l’amore tra il padre e il figlio.

Essa difende, protegge il figlio colpevole in faccia al padre offeso, del quale ne calma lo sdegno, ne devia i castighi, ne ottiene il perdono.

Essa ancora è colei che fa valere i diritti, le ragioni, l’autorità del padre offeso in faccia al figlio prevaricatore, dal quale ottiene la sottomissione e lo persuade e sollecita al pentimento. La madre perciò è posta da Dio nella famiglia quale mediatrice di perdono e dì pace. Va di più: siccome tutti gli incarichi devoluti alla madre sono relativi all’amore, così a questo mondo non può trovarsi un amore più tenero e insieme più energico, più solido e più affettuoso di quello della madre. E’ appunto l’amore della Madre che mai s’arresta, mai si perde, e quanto più è combattuto tanto più è costante. Quanto più pena per i suoi figli tanto più li ama, quanto più addolora e si sacrifica, tanto più li apprezza e li tiene cari.

Ogni altro amore naturale in certe situazioni cede e viene meno, ma l’amore materno sempre trionfa e par quasi che dalle pene stesse tragga maggior forza e vivacità.

Ora è certo che l’ordine naturale e corporeo è il simbolo e la figura dell’ordine spirituale e divino. Siccome nell’ordine temporale oltre il padre, principio della vita, abbiamo avuto una madre per mezzo della quale la vita ci è stata trasmessa, così nell’ordine spirituale oltre un Padre che è il principio e autore della grazia che è Dio, dovevamo avere altresì una Madre, per mezzo della quale ci fosse data la grazia: Maria.

Infatti come può mai concepirsi, senza ingiuriare all’infinita pietà, che Dio per i nostri temporali bisogni abbia voluto predisporci un rimedio, un soccorso, un aiuto, un sollievo con la nostra madre terrena e che poi non abbia voluto fare altrettanto per i nostri spirituali bisogni e non ci abbia dato la consolazione, il conforto, l’assistenza e la mediazione d’una Madre celeste?

Sì, o miei cari, viviamo sicuri che la bontà di Gesù verso di noi anche a questo ha pensato e disposto mirabilmente. Dall’alto della sua croce ce la diede questa Madre quando disse a Giovanni additandogli Maria, "Ecco tua Madre. Ecce Mater tua" Quale gioia! Quale consolazione!

Non è solo di Giovanni l’insigne privilegio d’aver Maria per Madre, ma noi tutti entriamo nel mistero di questa fortunata adozione. Adottati sul Calvario da Dio per figli, noi possiamo pretendere di avere Maria per Madre. Fatti eredi della grazia, dei meriti e del sangue di Gesù Cristo, eredi diventammo pure di sua Madre. E chi potrebbe pensare altrimenti senza sentirne ripugnanza e rimorso, senza far torto all’immensità dell’amore di Gesù per noi? (...)

Come, nell’implorare il perdono ai suoi crocifissori Gesù lo domandò pure per tutti i peccatori, nell’assicurare il Paradiso al buon ladrone insieme lo promise a tutti i penitenti, così per la stessa ragione la figliolanza di Giovanni ebbe uno scopo pubblico, universale, egli rappresentò tutti i veri credenti, tutti quanti qui siamo eravamo compresi nella persona di Giovanni e da quell’istante medesimo acquistammo una Madre, la più amorosa; da quel momento tutti diventammo figli adottivi, figli veri di Maria SS.ma. Oh felice pensiero, oh cara rimembranza! La Madre di Dio è ancora veramente la Madre nostra! E possiamo dubitarne? Dio stesso per tale ce l’ha lasciata pochi momenti prima di esalare il suo spirito sopra la croce....

Dio stesso ce la diede, ce la donò. Qual bene dunque ci potrà mai mancare, qual male ci potrà mai accadere sotto il patrocinio e la difesa di una Madre?

Oh l’immensità del beneficio di cui siamo debitori alla grazia del Redentore di averci fatti nascere nella sua Chiesa, nella sua santa famiglia, dove abbiamo per Madre la Madre stessa di Dio!

Qual nuovo motivo dunque di avvicinarci con maggior confidenza a Dio nostro Padre, al nostro fratello Gesù Cristo ora che abbiamo per guida, per avvocata e difesa sua Madre!

Quale sicurezza di asilo, quale ampiezza e facilità di ricovero troveremo noi in Maria!

Qual cosa potrà più intimidire il nostro desiderio, far vacillare la speranza della salvezza, se di essa si occupano un fratello si buono ed una madre si tenera e pietosa? O anima mia - dirò anch’io con S. Bonaventura, - tu non hai che a confidare, esultare e godere; giacché è vero che sei peccatrice, ma l’esito del tuo giudizio, la consecuzione del tuo perdono dipendono insieme dalla sentenza di un Dio che ti è fratello e della Madre di Dio divenuta tua Madre.

Se tale consolazione ci reca il pensiero d’avere in cielo una Madre, quale non sarà la nostra consolazione nel pensare che Dio nel conferire a Maria la dignità di nostra Madre gli ha dato il cuore e l’affetto. Perciò ascoltatemi. Quando un uomo sceglie, nomina e destina un altro uomo ad un ufficio, ad una funzione qualunque, può dargli il titolo, il grado, il diritto alla funzione medesima ma non l’ingegno, l’abilità, le forze necessarie per ben disimpegnarla. Quindi è legge di prudenza, che gl’impieghi si diano a coloro che hanno le doti necessarie per bene adempierli, giacché la loro scelta per sé sola non può tener luogo dell’abilità, dei talenti che mancano. Non così accade nelle nomine e nelle scelte divine. Per quanto grande, sublime, difficile sia lo stato, la dignità, cui Dio destina una ragionevole creatura, la scelta Divina conferisce per sé medesima le grazie, gli aiuti, i mezzi necessari a ben sostenerlo.

Quando un ricco e potente lascia per testamento alla propria madre un estraneo per figlio, con questa disposizione potrà conferire dei diritti e dei doveri all’uno sopra l’altra, ma non potrà cambiarvi i loro cuori e farvi nascere quell’amore che solo dalla natura deriva. Non così deve dirsi della destinazione di Maria a nostra Madre. Siccome questo legato ci viene dal testamento e dal volere di un Dio, che tutto ciò che nomina lo crea, tutto ciò che vuole lo effettua e lo compie; così le parole di Gesù Cristo moribondo Ecco tua Madre: Ecce Mater tua" non solo dichiarano Maria nostra Madre, ma tale ancora nel momento stesso la rendono, e non solo le danno il titolo e il grado di nostra Madre, ma anche il cuore e l’affetto; non solo le conferiscono la nuova dignità, ma anche tutte le grazie, tutta l’intelligenza, tutto il potere necessario per ben sostenerla ed adempierla. Perciò Gesù Cristo non dice a Maria: voi sarete sua Madre; né a Giovanni: "voi sarete suo figlio", ma con autorità e possanza, che è sola propria di Dio, dispone dell’avvenire come fosse di già presente e simile a quell’onnipotente fiat che creò il mondo, dice alla donna: ecco tuo figlio e al discepolo ecco tua Madre - ecce Mater tua.

Maria pertanto non dopo la morte di Gesù Cristo ma nello stesso momento in cui il suo divin Figlio le diede questo incarico sì pietoso, questa dignità sublime, divenne la Madre nostra. Anzi, non aveva ancora finito Gesù di pronunciare quelle misteriose parole che Maria, tutto a un tratto, si sentì come muover le viscere, agitarsi l’anima benedetta e nascere nel suo cuore tutta la tenerezza, tutto l’affetto d’una madre autentica verso i suoi figli. E senza frapporre indugio, subito si diede a compiere verso la Chiesa, a Lei sì solennemente affidata, le sue cure e le sue amorose sollecitudini.

Essa raccolse insieme i discepoli, che la cattura di Gesù aveva dispersi e messi in fuga; essa incoraggiò l’animo di Pietro scoraggiato ed abbattuto per la memoria d’aver negato il Maestro e lo confortò a sperare e ad essere sicuro del perdono. Essa portò la calma, la sicurezza, la fiducia nel cuore di tutti i fedeli che la morte di Gesù Cristo aveva scompigliati e confusi e li confermò nella fede della sua risurrezione. Ma qui non è tutto.

Assunta in cielo Maria, mai dimentica noi fedeli. Essa presenta di continuo al trono della Maestà Divina le nostre preghiere, espone i nostri bisogni, essa prega per noi. E quando il Signore giustamente irato per i nostri peccati vuoi castigarci, Maria si presenta innanzi a Lui, gli ricorda le pene di Gesù, gli strazi del suo cuore materno e con ciò placa il giusto sdegno di Dio, disarma la sua destra vendicatrice.

Maria è nostra Madre. Questa tenera parola dice tutto, spiega tutto, fa supporre e credere che Maria fa tutto ed è tutto per noi presso Gesù Cristo. Sicché è mai possibile che una Madre dimentichi e non senta la più viva compassione, il più tenero amore per il suo pargoletto, per il frutto delle sue viscere? Ma se ciò dovesse succedere nel cuore di madre terrena, ciò giammai succederà nel Cuor di Maria, che è la Madre per eccellenza, la Madre perfetta, la Madre delle madri.

Maria è una madre dataci da Gesù Cristo perché ci ami, ci consoli, ci difenda. Una Madre che si dà essa stessa il titolo dolcissimo di Madre del bell’amore, della vera speranza del vero conforto. Una Madre che si dà un tal titolo e se ne fa oggetto di vanto e di gloria per indicarci che è tutto amore e tenerezza per noi perché ai piedi della croce ci ha ricevuto ed accettati per figli. Perciò qualunque sia la condizione della nostra vita, se siamo della Chiesa, stiamo certi che il seno della sua misericordia e del suo amore, è aperto per noi e la sua mano èpronta a soccorrerci. Maria, come la chiama la Sacra Scrittura, è aurora che spunta, luna che ricrea, sole che illumina e che feconda.

Maria è luna per quei figli che camminano nella notte del peccato, è aurora per quelli che cominciano a sorgere alla luce della grazia, è sole per quelli che camminano nel meriggio della santità e della virtù.

Maria è la clemente, la pia, la dolce Vergine: essa è clemente per i suoi figli che hanno più bisogno, pia per quelli che pregano, dolce per quelli che amano.

Essa è clemente nel venire in nostro soccorso, pia nell’arricchire delle sue grazie, dolce nel darci tutta se stessa. Che se questa Madre risente della parzialità per alcuno dei suoi figli, i più miserabili, i più infelici sono quelli che più attirano il suo sguardo pietoso e risvegliano la sua tenerezza.

Costituita nostra Madre nel momento che Dio dava la prova più grande della sua misericordia, Maria singolarmente divenne la Madre della Misericordia e della pietà come la saluta e la invoca la Chiesa: Salve Regina, Mater misericordiae. O eccelsa sovrana dell’universo, che siete collocata dopo Gesù Cristo sul soglio più eminente del Paradiso deh lasciate che l’ultimo dei vostri servi unisca la sua voce a quella di tutti gli Angeli e santi del Cielo e di tutte le anime giuste che sono in terra, per ripetervi col più umile affetto: Salve Regina. (…)

Il Nome di Maria raccoglie una storia intiera,
non già la storia di una famiglia, di un paese, di una nazione,
ma la storia del genere umano, la storia dei secoli,
oh, lasciatemelo dire,
una storia eterna, una storia sublime, una storia divina, una storia di amore,
di misericordia e di bontà.

AI: "Sermones", ASO Botticino