UN DONO DA ACCOGLIERE
CON GIOIA
NEL SEGNO DELLA GRATITUDINE
Ogni dono che ci viene concesso o
elargito, fa gioire, rallegrare, ma apre anche il cuore a sentimenti di piena e viva
soddisfazione e consolazione, per non dire di grande gioia che esplode nella riconoscenza.
Sono questi i sentimenti dell'animo che ci toccano e che apertamente comunichiamo a quanti
vogliono condividere il "DONO" che il S. Padre, ci ha fatto proclamando
pubblicamente la santità eroica di don Arcangelo Tadini, vissuta in modo costante
nell'esercizio delle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità, e delle virtù cardinali:
Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza; dichiarandone la venerabilità, proponendola a
modello ai fedeli della diocesi di Brescia.
Don Arcangelo Tadini, chi è?
E cittadino di Verolanuova, nasce infatti il 12 ottobre 1846 dai genitori Antonia
Gadola e Pietro Tadini nella casa al Ponte Strone, ultimo di undici fratelli... Le notizie
familiari sono già state oggetto di notevoli approcci biografici che hanno contornato
l'aspetto cronologico e storico. Quello che a noi interessa evidenziare è la figura di
don Tadini come: sacerdote, parroco, fondatore di opere sociali e di una istituzione
religiosa, denominata delle Suore Operaie della santa casa di Nazareth; e, in specie, la
santità di questo uomo austero e metodico, sospeso tra la tenera attenzione all'uomo e il
bruciore del mistero.
Ordinato sacerdote il 19 giugno del 1870, ha svolto il suo
ministero a Lodrino fino al 1873 e a S. Maria della Noce a Brescia fino al 1885, anno del
suo trasferimento a Botticino Sera, dove due anni dopo è nominato parroco. A Botticino
rimane fino alla morte il 20 maggio del 1912.
Fra le sue opere sociali ricordiamo la Società Agricola Operaia del Mutuo Soccorso,
fondata nel 1893, lavvio della filanda nel 1894, il Convento delle Operaie nel 1898.
La fondazione delle Suore Operaie è del 1900. Il 7 dicembre scorso la Consulta medica
della Congregazione per le Cause dei Santi ha approvato allunanimità un miracolo di
guarigione attribuito al Tadini. La beatificazione è vicina e diventerà occasione per
riscoprire la sua figura.
Sommario
TADINI SACERDOTE
Dopo gli studi ginnasiali e liceali
a Lovere e filosofici e teologici nel seminario diocesano di Brescia (186411870),
distinguendosi per studio e pietà, viene ordinato a Trento il 19 giugno 1870 e canta la
prima S. Messa nella chiesa prepositurale di S. Lorenzo nel paese nativo. Don Tadini, come
il suo vescovo Mons. Corna Pellegrini era un prete intransigente, corrente che si
inquadrava nella tradizione dei cattolici bresciani. Egli era uomo del sacro (V Concilio
di Trento), che nella vita, rivive il sacrificio di Cristo, attualizzato nella Messa, ma
nello stesso tempo, è il pastore che dà la vita per il gregge dei fedeli e corre alla
ricerca della pecorella smarrita; quindi uomo del sacro e uomo per gli altri.
Don Arcangelo vive il suo sacerdozio come
dono, spezzando il pane della cultura nelle scuole elementari rurali di Lodrino e della
Noce, luoghi, dove ha prodigato i primi anni del suo ministero. In questi ambienti egli
portò con la cultura, il rinnovamento spirituale e religioso: "... ci ha dirozzati,
che, prima di lui, questa popolazione era rozza ed ignorante, perché carbonai che tutto
l'anno dimoravano nelle selve... " (Lettera al Vescovo di Brescia dei parrocchiani di
Lodrino, 22.06.1885). E ancora un'altra testimonianza di Luigi Savoldi: "Il curato
don Arcangelo, buono e santo prete che fu stato anche mio maestro, nei tempi che vi
era lui alla Noce, sante omelie e sante dottrine teneva che non ho potuto più sentire
simili..."
Il cammino di un apostolo è sempre in
salita. Dopo 12 anni di permanenza alla Noce (1873/1885) approda, per obbedienza a
Botticino Sera. "Parlava sempre bene del suo vescovo e quanto all'obbedienza del
trasferimento dalla Noce a Botticino, l'ho sentito dire che qui è venuto per obbedienza e
per fare la volontà dei suoi superiori. E questo è sempre stato il suo spirito" (Teste:
Angela Bonetti).
Sommario
TADINI PARROCO
Qui don Tadini iniziò il suo ministero con una
certa trepidazione non nascondendola ai suoi fedeli, ai quali disse nella prima omelia: "
... è vero, non è solo oggi che io sappia di avere qui a venire, ma adesso ne sento
tutto il peso. Forse me lo scorgeva lontano ed irrealizzabile, ma ora non posso celarvelo:
un timore, un'angoscia mi opprime, non perché mi trovi con voi, che, anzi mi sembra già
di essere in mezzo ad antichi amici e, all'aspetto dei vostri cari volti mi sembra che
l'affetto vince sopra il timore, di modo che dimentico la mia pochezza.." E la
domenica successiva, 6 dicembre 1885, don Arcangelo esprime il suo proposito di mettere un
po' di movimento nella vita religiosa parrocchiale e pronuncia queste parole: "Non
abbiatene a male se io concepisco di voi le più liete speranze. Ho di voi la più
alta stima ... io ammiro in voi una delicatezza di sentire. Vi saranno peccati da
togliere, scandali da impedire, passioni da vincere, ma io mi raffiguro in voi una buona
pasta, disposta a ricevere le più eccellenti impressioni. Io mi aspetto da voi grandi
miracoli di cristiana pietà, di amore scambievole .. ma, fu d'uopo che vi premunisca
contro il difetto del giorno: l'incostanza".
Egli parlò in questo modo ai
parrocchiani, perché aveva trovato il paese in una situazione di indifferenza religiosa e
di apatia spirituale. Per questo prodigò tutte le sue energie attraverso l'esempio e la
Parola per far crescere un popolo nella fede.
Sarà più tardi, infatti, un padre gesuita
P. Maffeo Franzini che, in uno scritto indirizzato nel 1901 al vescovo di Brescia,
riferiva così sulla situazione di Botticino: "... non tesserò l'apologia del
molto reverendo arciprete Tadini, perché il suo Vescovo lo conosce meglio di me. Soltanto
dirò, che avendo più volte esercitato il sacro Ministero a Botticino Sera, vi ho trovato
un popolo dei meglio coltivati; e mi fu detto anche da chi non è in tutto favorevole al
Tadini, che prima di lui Botticino Sera era un paese di malafama e di mali fatti. Or mi ha
edificato specialmente la religione e la pratica religiosa degli uomini, rara a trovarsi
così in altri luoghi o, almeno non facile. Ad ogni tempo, Dio fornisce provvidenza
propria .."
Don Tadini ha sempre operato con "zelo
e soddisfazione " per la sua parrocchia, così si esprimeva anche il Vescovo al
Cardinale Datario per la nomina a Parroco.
Don Tadini concepiva la parrocchia come una
comunità che doveva avere nella chiesa il suo centro di spiritualità. Questo concetto e
questo sforzo determinò tutto il corso della sua vita con i suoi dolori, con le sue
opposizioni, superando tutto, pur di raggiungere il suo proposito.
Egli stesso confesserà: "Non ho
mai lasciato i miei fedeli senza il nutrimento spirituale".
Certamente l'assillo del parroco era
uno solo: la santificazione del cristiano e la salvezza delle anime. Ripeteva spesso: "Sono
un ambasciatore povero... tutta la mia scienza sta nella Croce e tutta la mia forza nella
stola. Se vi disturbo, se vi annuncio cose sgradevoli alle passioni, non è vezzo,
ma Dio che lo comanda.."
Il Congresso dei teologi che hanno
esaminato la "Vita documentata" e le deposizioni processuali, si sono così
espressi: "Lattualità e la tipicità di don Tadini è la sua profonda
esperienza di Dio che illumina tutta la sua vita sacerdotale e che l'ha attualizzata
nellesercizio eroico della carità ".
Sommario
TADINI FONDATORE DI OPERE SOCIALI
Come non è possibile sintetizzare e
determinare la gamma di iniziative, di associazioni cattoliche e la vasta tematica
catechetica indirizzata a tutte le fasce d'età e a tutti gli stati, è altrettanto
difficile definire il Tadini come persona carismatica e illuminata, anche se non si è mai
dato l'aria...
Egli fu uomo e prete di paese, sobrio,
probabilmente rude e "austero come la roccia " (definito dai teologi); ma
fu soprattutto uomo di Dio e profondamente umano, fedele a Dio e fedele all'uomo. Uno di
quei personaggi che non finiscono di stupire: uomo d'ordine e invece profondamente
innovatore; uomo legato alla tradizione e decisamente aperto ai problemi del suo tempo. Le
opere sociali del Tadini sorsero in un periodo storico segnato dalla conflittualità tra
il popolo italiano e la santa sede e, Papa Leone XIII aveva sollevato grande entusiasmo in
tutto il mondo ringiovanendo la pastorale, illuminando anche l'Italia con le famose
encicliche e, dando impulso al movimento operaio, già iniziato. Don Tadini non fu
integrista, ma accettò entusiasta l'orientamento di Leone XIII, tanto che divenne a
Brescia, uno dei sacerdoti che sentirono la riforma sociale e per essa s'assunse
sacrifici, lasciando opere che sembrano fondate oggi, tanta è la sua modernità nel campo
del lavoro. Egli fece capire ai suoi parrocchiani che il lavoro, per chi ne era privo, era
pena e fame, e, che nel contesto pastorale, bisognava accelerare i tempi.
Allora don Tadini diventa un contestatore:
la sua visione del lavoro parte dalla visione teologica per passare all'aspetto produttivo
e remunerativo e, ritornare ad essere mezzo di unione con Dio per un vertice di giustizia
e di amore. Il parroco di Botticino comprendeva che la Chiesa era chiamata in causa da chi
soffre, e, ai suoi occhi, in quel momento erano le operaie e gli operai delle fabbriche e
gli scalpellini del suo paese (medoler).
Don Tadini annota sulla sua agenda alcuni obiettivi
importanti da raggiungere nella parrocchia:
- la scuola di canto maschile.
- la banda musicale, che ebbe vari riconoscimenti e premiazioni,
- il restauro della chiesa abbellita da varie opere del pittore verolese Roberto Galperti,
- la società operaia cattolica di Mutuo Soccorso che contava numerosi soci,
- il progetto di una linea tranviaria che collegasse Botticino alla città di Brescia (non
riuscita),
- l'impianto filandiero che occupava oltre un centinaio di giovani, di cui una cinquantina
erano assistite e alloggiate nell'annesso convitto.
In questo oneroso cimento don Tadini ebbe a
superare pesanti prove e sofferenze, ma gli fecero anche esclamare: "Amate il
lavoro, perché è il figlio dell'intelligenza. ed è il pane per l'uomo. Guardando il
cielo sento fremermi nelle ossa una nuova vita, come un giovane principe al vedere il suo
futuro trono?" è la sublimazione di un'anima libera: un'officina che si muta in
trono!
Sommario
ISTITUZIONE RELIGIOSA:
SUORE OPERAIE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH
L'Istituto delle Suore Operaie della
santa casa di Nazareth riconosce come suo fondatore don Arcangelo Tadini. Chiaro il titolo
che è palesemente appannaggio del Tadini, il quale diede vita ad un'Opera nuova,
intessuta di sacrifici eroici, di fede incrollabile, di amore invincibile per la gioventù
lavoratrice e di immensa fiducia nella Provvidenza. Sul finire del 1899 cominciò ad
aggregare alcune aspiranti di Botticino Sera, già Figlie di S. Angela, Compagnia che don
Tadini aveva ripristinato e fatto fiorire nella sua parrocchia e che dal 1888 al 1907
contava 54 membri o iscritte. Erano operaie filatrici alle quali, l'arciprete confidò il
progetto che aveva in animo di realizzare la sua opera. Fu l'inizio della nuova
istituzione!
Dirà Don Arcangelo: "Queste
operaie filandiere, aiutate dal loro parroco, confortate e benedette dallIll.mo e
Rev.mo Vescovo della Diocesi, si unirono insieme, ferme di voler studiare la causa di
tutti i malanni diffusi nell'ambiente di lavoro - Così sul principiar del nuovo secolo,
con altre quattro aspiranti, consacrandola alla santa Casa di Nazareth, posso iniziare
l'Opera".
Cosciente e coerente all'istituzione
dello Spirito, dirà più tardi alle sue figlie nel testamento spirituale: "Primo
vostro impegno deve essere di continuare a far fiorire quest'opera incominciata nel
principio del secolo ventesimo, consacrando questo nostro secolo alla Sacra Famiglia .."
E la Congregazione, benedetta dalla Sacra
Famiglia e protetta dal Padre Fondatore prospera, fiorisce in tutto il mondo: Italia,
Europa, Africa e Brasile.
Scrivono i teologi: "Si tratta di
una intuizione profetica Le difficoltà per difendere la carismaticità non furono poche.
Furono affrontate dal Servo di Dio con animo fiducioso nello Spirito che aveva suscitato
l'Opera ".
E don Arcangelo, scrivendo al
Visitatore apostolico, si espresse: "LOpera ha tutte le impronte delle opere
di Dio: e prima, l'istrumento adoperato che è il più inetto: peccatore, povero,
ignorante, ammalato e vecchio... Essa è disprezzata da tutti, derisa, perseguitata, pure
priva di ogni aiuto resistette e resiste da sola a tutto, quieta, tranquilla, quasi nave
in mezzo al più placido mare, voga contenta al felice conseguimento per cui è sorta.
Essa, umanamente parlando non ebbe vita da nessuno, trae vita da sé, vive da sé. Dio le
infuse tale virtù; e può andare altera e ripetere: nessuno può vantarsi di essermi
Padre, fuorché Dio.
" ... Quest'opera è la più
necessaria, la più importante, la più calda (la palpitante attualità. Potrà sembrare
la sua nascita un po' innanzi tempo, ma se Dio l'ha fatta sorgere è segno che è giunto
il tempo. Non si è preparati a riceverla; ma bisognerà prepararsi".
Lasciamo parlare i teologi, voci
autorevoli e non interessate affettivamente; dicono: "Era necessario che
l'Istituto non venisse meno nel cammino di incarnazione nel mondo operaio e di
valorizzazione evangelica della stessa fatica quotidiana. Lincarnazione e la
condivisione nel mondo del lavoro industriale, erano per il Servo di Dio fedeltà alla
fondamentale scelta chenotica del Cristo (Fil. 2,6-11): lasciando la gloria e condividendo
la nostra condizione umana, il Redentore si è posto tra noi come presenza e annuncio del
Padre, fino al dono totale della croce per noi, sfociato nella risurrezione. La Chiesa
intera del resto non può che procedere su questa stessa strada, se vuole camminare
infedeltà allo Spirito. E la Chiesa ha riconosciuto esplicitamente la carismaticità del
progetto del Servo di Dio".
Sommario
SANTITA' DI DON ARCANGELO TADINI
In questo paragrafo diamo voce solo
ai teologi che hanno, magistralmente e sapientemente sottolineato, affermato e proclamato
la santità di Don Tadini. Sarebbe bello illustrare le singole virtù, ma lo spazio ha
già preso parecchio tempo e ai lettori domandiamo di attendere un'altra pubblicazione.
"La santità accompagnò tutti i
passi della vita del Servo di Dio e raggiunse il culmine quando tornò alla Casa del
Padre. Ora questa fama di santità è rimasta viva nello spirito e nella operosità delle
sue Suore Operaie e di tutti quei fedeli che sono venuti a contatto con la sua
spiritualità, sia in Europa, sia in America Latina, sia in Africa. Tutti i testi
hanno ripetuto innumerevoli volte il loro giudizio positivo sulla santità del Servo di
Dio mentre era ancora in vita, alcuni arrivavano ad affermare una profondità interiore
che diventava eroismo nel quotidiano, nella costanza con cui attendeva ai suoi doveri
sacerdotali e alla formazione accurata dei laici. Per questo la morte del Servo di Dio fu
sentita da tutta la Diocesi come la morte del giusto. Fu il momento in cui la sua santità
illuminò ogni coscienza anche quella di coloro che avevano screditato, combattuto la sua
opera".
"Egli appare come un sacerdote di
grande virtù. Risplendono la sua obbedienza ai suoi Superiori e, la sua fortezza e
temperanza, essendo molto esigente con se stesso e con l'austerità della sua vita. Il suo
organismo virtuoso si costruì su questa base naturale di austerità e venne alimentato da
un forte spirito di preghiera e di studio che lo lasciavano libero per i suoi impegni
apostolici. La sua spiritualità si manifestò nella sua vita vissuta nella solitudine
della sua canonica, divenuta casa del silenzio, di veglia notturna, di contemplazione del
Tabernacolo".
"La generosa sequela di Cristo, si
radicava in una costante pratica della virtù, schiva di compromessi".
"L'unica santità del Cristo che il
Padre per mezzo dello Spirito partecipa alla Chiesa si esprime in modalità differenti,
secondo i doni e i ministeri di ognuno. Tutto questo si è realizzato nella vita di don
Arcangelo Tadini: la sua santità è stata profondamente sacerdotale, non solo per lo zelo
pastorale, ricco di creatività, che lo spingeva a donarsi senza riserve e senza soste, ma
per il respiro sacerdotale dato a tutta la pratica virtuosa".
"La sua vita e il suo insegnamento
possono oggi essere di fecondo incoraggiamento e stimolo al popolo di Dio nell'impegno
della nuova evangelizzazione, che esige in maniera particolare, creatività".
Sommario
EPILOGO DEL CONGRESSO DEI TEOLOGI
Don Tadini ricco di pregi umani,
nonostante una certa fragilità fisica, e dotato di carattere rigido e battagliero, si
lasciò docilmente condurre dalla grazia, sempre fiducioso nell'aiuto del Signore. E stato
sottolineato come l'intensa attività che caratterizzò la vita del Servo di Dio, si
svolse nel quadro di un'esistenza modesta ed in perfetta linearità, senza nulla di
altisonante, interamente orientata verso la santità. Va anche evidenziato che la sua
formazione umana venne arricchita da un intenso lavorio spirituale sotto l'influsso della
grazia. Ciò condusse don Arcangelo ad ispirare ogni atto della sua vita al principio
soprannaturale della fede, che fu sempre il movente della sua esistenza, in un continuo
anelito verso la santità ed in una generosa azione apostolica. Egli mise la sua cultura a
servizio della evangelizzazione, convinto che il Vangelo possiede la capacità di forgiare
l'esistenza individuale e plasmare il tessuto sociale...
Avviandosi alla conclusione, tutti i
Consultori Teologi, hanno riconosciuto nel Servo di Dio una figura di risalto, che si
impone, oltre che per un contegno sempre sereno e gioioso, come modello di pietà, di
modestia e di indefessa operosità. Esemplare fedele alla grazia ed eroico nella dedizione
al prossimo, per la sua tempra spirituale può essere annoverato tra le grandi figure di
sacerdoti e fondatori.
Sommario
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