Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

Arcangelo Tadini


Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
Proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II



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Il Verolese Beato
di Suor Mariaregina Biscella  Postulatrice della Causa

UN DONO DA ACCOGLIERE CON GIOIA
NEL SEGNO DELLA GRATITUDINE

TADINI SACERDOTE

TADINI PARROCO

TADINI FONDATORE DI OPERE SOCIALI

ISTITUZIONE RELIGIOSA:  SUORE OPERAIE
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

SANTITA' DI DON ARCANGELO TADINI

EPILOGO DEL CONGRESSO DEI TEOLOGI


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UN DONO DA ACCOGLIERE CON GIOIA
NEL SEGNO DELLA GRATITUDINE

Ogni dono che ci viene concesso o elargito, fa gioire, rallegrare, ma apre anche il cuore a sentimenti di piena e viva soddisfazione e consolazione, per non dire di grande gioia che esplode nella riconoscenza.
Sono questi i sentimenti dell'animo che ci toccano e che apertamente comunichiamo a quanti vogliono condividere il "DONO" che il S. Padre, ci ha fatto proclamando pubblicamente la santità eroica di don Arcangelo Tadini, vissuta in modo costante nell'esercizio delle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità, e delle virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza; dichiarandone la venerabilità, proponendola a modello ai fedeli della diocesi di Brescia.
Don Arcangelo Tadini, chi è?
E’ cittadino di Verolanuova, nasce infatti il 12 ottobre 1846 dai genitori Antonia Gadola e Pietro Tadini nella casa al Ponte Strone, ultimo di undici fratelli... Le notizie familiari sono già state oggetto di notevoli approcci biografici che hanno contornato l'aspetto cronologico e storico. Quello che a noi interessa evidenziare è la figura di don Tadini come: sacerdote, parroco, fondatore di opere sociali e di una istituzione religiosa, denominata delle Suore Operaie della santa casa di Nazareth; e, in specie, la santità di questo uomo austero e metodico, sospeso tra la tenera attenzione all'uomo e il bruciore del mistero.
Ordinato sacerdote il 19 giugno del 1870, ha svolto il suo ministero a Lodrino fino al 1873 e a S. Maria della Noce a Brescia fino al 1885, anno del suo trasferimento a Botticino Sera, dove due anni dopo è nominato parroco. A Botticino rimane fino alla morte il 20 maggio del 1912.
Fra le sue opere sociali ricordiamo la Società Agricola Operaia del Mutuo Soccorso, fondata nel 1893, l’avvio della filanda nel 1894, il Convento delle Operaie nel 1898. La fondazione delle Suore Operaie è del 1900. Il 7 dicembre scorso la Consulta medica della Congregazione per le Cause dei Santi ha approvato all’unanimità un miracolo di guarigione attribuito al Tadini. La beatificazione è vicina e diventerà occasione per riscoprire la sua figura.

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TADINI SACERDOTE

Dopo gli studi ginnasiali e liceali a Lovere e filosofici e teologici nel seminario diocesano di Brescia (186411870), distinguendosi per studio e pietà, viene ordinato a Trento il 19 giugno 1870 e canta la prima S. Messa nella chiesa prepositurale di S. Lorenzo nel paese nativo. Don Tadini, come il suo vescovo Mons. Corna Pellegrini era un prete intransigente, corrente che si inquadrava nella tradizione dei cattolici bresciani. Egli era uomo del sacro (V Concilio di Trento), che nella vita, rivive il sacrificio di Cristo, attualizzato nella Messa, ma nello stesso tempo, è il pastore che dà la vita per il gregge dei fedeli e corre alla ricerca della pecorella smarrita; quindi uomo del sacro e uomo per gli altri.

Don Arcangelo vive il suo sacerdozio come dono, spezzando il pane della cultura nelle scuole elementari rurali di Lodrino e della Noce, luoghi, dove ha prodigato i primi anni del suo ministero. In questi ambienti egli portò con la cultura, il rinnovamento spirituale e religioso: "... ci ha dirozzati, che, prima di lui, questa popolazione era rozza ed ignorante, perché carbonai che tutto l'anno dimoravano nelle selve... " (Lettera al Vescovo di Brescia dei parrocchiani di Lodrino, 22.06.1885). E ancora un'altra testimonianza di Luigi Savoldi: "Il curato don Arcangelo, buono e santo prete che fu stato anche mio maestro, nei tempi che vi era lui alla Noce, sante omelie e sante dottrine teneva che non ho potuto più sentire simili..."

Il cammino di un apostolo è sempre in salita. Dopo 12 anni di permanenza alla Noce (1873/1885) approda, per obbedienza a Botticino Sera. "Parlava sempre bene del suo vescovo e quanto all'obbedienza del trasferimento dalla Noce a Botticino, l'ho sentito dire che qui è venuto per obbedienza e per fare la volontà dei suoi superiori. E questo è sempre stato il suo spirito" (Teste: Angela Bonetti).

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TADINI PARROCO

Qui don Tadini iniziò il suo ministero con una certa trepidazione non nascondendola ai suoi fedeli, ai quali disse nella prima omelia: " ... è vero, non è solo oggi che io sappia di avere qui a venire, ma adesso ne sento tutto il peso. Forse me lo scorgeva lontano ed irrealizzabile, ma ora non posso celarvelo: un timore, un'angoscia mi opprime, non perché mi trovi con voi, che, anzi mi sembra già di essere in mezzo ad antichi amici e, all'aspetto dei vostri cari volti mi sembra che l'affetto vince sopra il timore, di modo che dimentico la mia pochezza.." E la domenica successiva, 6 dicembre 1885, don Arcangelo esprime il suo proposito di mettere un po' di movimento nella vita religiosa parrocchiale e pronuncia queste parole: "Non abbiatene a male se io concepisco di voi le più liete speranze. Ho di voi la più alta stima ... io ammiro in voi una delicatezza di sentire. Vi saranno peccati da togliere, scandali da impedire, passioni da vincere, ma io mi raffiguro in voi una buona pasta, disposta a ricevere le più eccellenti impressioni. Io mi aspetto da voi grandi miracoli di cristiana pietà, di amore scambievole .. ma, fu d'uopo che vi premunisca contro il difetto del giorno: l'incostanza".

Egli parlò in questo modo ai parrocchiani, perché aveva trovato il paese in una situazione di indifferenza religiosa e di apatia spirituale. Per questo prodigò tutte le sue energie attraverso l'esempio e la Parola per far crescere un popolo nella fede.

Sarà più tardi, infatti, un padre gesuita P. Maffeo Franzini che, in uno scritto indirizzato nel 1901 al vescovo di Brescia, riferiva così sulla situazione di Botticino: "... non tesserò l'apologia del molto reverendo arciprete Tadini, perché il suo Vescovo lo conosce meglio di me. Soltanto dirò, che avendo più volte esercitato il sacro Ministero a Botticino Sera, vi ho trovato un popolo dei meglio coltivati; e mi fu detto anche da chi non è in tutto favorevole al Tadini, che prima di lui Botticino Sera era un paese di malafama e di mali fatti. Or mi ha edificato specialmente la religione e la pratica religiosa degli uomini, rara a trovarsi così in altri luoghi o, almeno non facile. Ad ogni tempo, Dio fornisce provvidenza propria .."

Don Tadini ha sempre operato con "zelo e soddisfazione " per la sua parrocchia, così si esprimeva anche il Vescovo al Cardinale Datario per la nomina a Parroco.

Don Tadini concepiva la parrocchia come una comunità che doveva avere nella chiesa il suo centro di spiritualità. Questo concetto e questo sforzo determinò tutto il corso della sua vita con i suoi dolori, con le sue opposizioni, superando tutto, pur di raggiungere il suo proposito.

Egli stesso confesserà: "Non ho mai lasciato i miei fedeli senza il nutrimento spirituale".

Certamente l'assillo del parroco era uno solo: la santificazione del cristiano e la salvezza delle anime. Ripeteva spesso: "Sono un ambasciatore povero... tutta la mia scienza sta nella Croce e tutta la mia forza nella stola. Se vi disturbo, se vi annuncio cose sgradevoli alle passioni, non è vezzo, ma Dio che lo comanda.."

Il Congresso dei teologi che hanno esaminato la "Vita documentata" e le deposizioni processuali, si sono così espressi: "L’attualità e la tipicità di don Tadini è la sua profonda esperienza di Dio che illumina tutta la sua vita sacerdotale e che l'ha attualizzata nell’esercizio eroico della carità ".

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TADINI FONDATORE DI OPERE SOCIALI

Come non è possibile sintetizzare e determinare la gamma di iniziative, di associazioni cattoliche e la vasta tematica catechetica indirizzata a tutte le fasce d'età e a tutti gli stati, è altrettanto difficile definire il Tadini come persona carismatica e illuminata, anche se non si è mai dato l'aria...

Egli fu uomo e prete di paese, sobrio, probabilmente rude e "austero come la roccia " (definito dai teologi); ma fu soprattutto uomo di Dio e profondamente umano, fedele a Dio e fedele all'uomo. Uno di quei personaggi che non finiscono di stupire: uomo d'ordine e invece profondamente innovatore; uomo legato alla tradizione e decisamente aperto ai problemi del suo tempo. Le opere sociali del Tadini sorsero in un periodo storico segnato dalla conflittualità tra il popolo italiano e la santa sede e, Papa Leone XIII aveva sollevato grande entusiasmo in tutto il mondo ringiovanendo la pastorale, illuminando anche l'Italia con le famose encicliche e, dando impulso al movimento operaio, già iniziato. Don Tadini non fu integrista, ma accettò entusiasta l'orientamento di Leone XIII, tanto che divenne a Brescia, uno dei sacerdoti che sentirono la riforma sociale e per essa s'assunse sacrifici, lasciando opere che sembrano fondate oggi, tanta è la sua modernità nel campo del lavoro. Egli fece capire ai suoi parrocchiani che il lavoro, per chi ne era privo, era pena e fame, e, che nel contesto pastorale, bisognava accelerare i tempi.

Allora don Tadini diventa un contestatore: la sua visione del lavoro parte dalla visione teologica per passare all'aspetto produttivo e remunerativo e, ritornare ad essere mezzo di unione con Dio per un vertice di giustizia e di amore. Il parroco di Botticino comprendeva che la Chiesa era chiamata in causa da chi soffre, e, ai suoi occhi, in quel momento erano le operaie e gli operai delle fabbriche e gli scalpellini del suo paese (medoler).

Don Tadini annota sulla sua agenda alcuni obiettivi importanti da raggiungere nella parrocchia:
- la scuola di canto maschile.
- la banda musicale, che ebbe vari riconoscimenti e premiazioni,
- il restauro della chiesa abbellita da varie opere del pittore verolese Roberto Galperti,
- la società operaia cattolica di Mutuo Soccorso che contava numerosi soci,
- il progetto di una linea tranviaria che collegasse Botticino alla città di Brescia (non riuscita),
- l'impianto filandiero che occupava oltre un centinaio di giovani, di cui una cinquantina erano assistite e alloggiate nell'annesso convitto.

In questo oneroso cimento don Tadini ebbe a superare pesanti prove e sofferenze, ma gli fecero anche esclamare: "Amate il lavoro, perché è il figlio dell'intelligenza. ed è il pane per l'uomo. Guardando il cielo sento fremermi nelle ossa una nuova vita, come un giovane principe al vedere il suo futuro trono?" è la sublimazione di un'anima libera: un'officina che si muta in trono!

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ISTITUZIONE RELIGIOSA:
SUORE OPERAIE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

L'Istituto delle Suore Operaie della santa casa di Nazareth riconosce come suo fondatore don Arcangelo Tadini. Chiaro il titolo che è palesemente appannaggio del Tadini, il quale diede vita ad un'Opera nuova, intessuta di sacrifici eroici, di fede incrollabile, di amore invincibile per la gioventù lavoratrice e di immensa fiducia nella Provvidenza. Sul finire del 1899 cominciò ad aggregare alcune aspiranti di Botticino Sera, già Figlie di S. Angela, Compagnia che don Tadini aveva ripristinato e fatto fiorire nella sua parrocchia e che dal 1888 al 1907 contava 54 membri o iscritte. Erano operaie filatrici alle quali, l'arciprete confidò il progetto che aveva in animo di realizzare la sua opera. Fu l'inizio della nuova istituzione!

Dirà Don Arcangelo: "Queste operaie filandiere, aiutate dal loro parroco, confortate e benedette dall’Ill.mo e Rev.mo Vescovo della Diocesi, si unirono insieme, ferme di voler studiare la causa di tutti i malanni diffusi nell'ambiente di lavoro - Così sul principiar del nuovo secolo, con altre quattro aspiranti, consacrandola alla santa Casa di Nazareth, posso iniziare l'Opera".

Cosciente e coerente all'istituzione dello Spirito, dirà più tardi alle sue figlie nel testamento spirituale: "Primo vostro impegno deve essere di continuare a far fiorire quest'opera incominciata nel principio del secolo ventesimo, consacrando questo nostro secolo alla Sacra Famiglia .."

E la Congregazione, benedetta dalla Sacra Famiglia e protetta dal Padre Fondatore prospera, fiorisce in tutto il mondo: Italia, Europa, Africa e Brasile.

Scrivono i teologi: "Si tratta di una intuizione profetica Le difficoltà per difendere la carismaticità non furono poche. Furono affrontate dal Servo di Dio con animo fiducioso nello Spirito che aveva suscitato l'Opera ".

E don Arcangelo, scrivendo al Visitatore apostolico, si espresse: "L’Opera ha tutte le impronte delle opere di Dio: e prima, l'istrumento adoperato che è il più inetto: peccatore, povero, ignorante, ammalato e vecchio... Essa è disprezzata da tutti, derisa, perseguitata, pure priva di ogni aiuto resistette e resiste da sola a tutto, quieta, tranquilla, quasi nave in mezzo al più placido mare, voga contenta al felice conseguimento per cui è sorta. Essa, umanamente parlando non ebbe vita da nessuno, trae vita da sé, vive da sé. Dio le infuse tale virtù; e può andare altera e ripetere: nessuno può vantarsi di essermi Padre, fuorché Dio.

" ... Quest'opera è la più necessaria, la più importante, la più calda (la palpitante attualità. Potrà sembrare la sua nascita un po' innanzi tempo, ma se Dio l'ha fatta sorgere è segno che è giunto il tempo. Non si è preparati a riceverla; ma bisognerà prepararsi".

Lasciamo parlare i teologi, voci autorevoli e non interessate affettivamente; dicono: "Era necessario che l'Istituto non venisse meno nel cammino di incarnazione nel mondo operaio e di valorizzazione evangelica della stessa fatica quotidiana. L’incarnazione e la condivisione nel mondo del lavoro industriale, erano per il Servo di Dio fedeltà alla fondamentale scelta chenotica del Cristo (Fil. 2,6-11): lasciando la gloria e condividendo la nostra condizione umana, il Redentore si è posto tra noi come presenza e annuncio del Padre, fino al dono totale della croce per noi, sfociato nella risurrezione. La Chiesa intera del resto non può che procedere su questa stessa strada, se vuole camminare infedeltà allo Spirito. E la Chiesa ha riconosciuto esplicitamente la carismaticità del progetto del Servo di Dio".

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SANTITA' DI DON ARCANGELO TADINI

In questo paragrafo diamo voce solo ai teologi che hanno, magistralmente e sapientemente sottolineato, affermato e proclamato la santità di Don Tadini. Sarebbe bello illustrare le singole virtù, ma lo spazio ha già preso parecchio tempo e ai lettori domandiamo di attendere un'altra pubblicazione.

"La santità accompagnò tutti i passi della vita del Servo di Dio e raggiunse il culmine quando tornò alla Casa del Padre. Ora questa fama di santità è rimasta viva nello spirito e nella operosità delle sue Suore Operaie e di tutti quei fedeli che sono venuti a contatto con la sua spiritualità, sia in Europa, sia in America Latina, sia in Africa. Tutti i testi hanno ripetuto innumerevoli volte il loro giudizio positivo sulla santità del Servo di Dio mentre era ancora in vita, alcuni arrivavano ad affermare una profondità interiore che diventava eroismo nel quotidiano, nella costanza con cui attendeva ai suoi doveri sacerdotali e alla formazione accurata dei laici. Per questo la morte del Servo di Dio fu sentita da tutta la Diocesi come la morte del giusto. Fu il momento in cui la sua santità illuminò ogni coscienza anche quella di coloro che avevano screditato, combattuto la sua opera".

"Egli appare come un sacerdote di grande virtù. Risplendono la sua obbedienza ai suoi Superiori e, la sua fortezza e temperanza, essendo molto esigente con se stesso e con l'austerità della sua vita. Il suo organismo virtuoso si costruì su questa base naturale di austerità e venne alimentato da un forte spirito di preghiera e di studio che lo lasciavano libero per i suoi impegni apostolici. La sua spiritualità si manifestò nella sua vita vissuta nella solitudine della sua canonica, divenuta casa del silenzio, di veglia notturna, di contemplazione del Tabernacolo".

"La generosa sequela di Cristo, si radicava in una costante pratica della virtù, schiva di compromessi".

"L'unica santità del Cristo che il Padre per mezzo dello Spirito partecipa alla Chiesa si esprime in modalità differenti, secondo i doni e i ministeri di ognuno. Tutto questo si è realizzato nella vita di don Arcangelo Tadini: la sua santità è stata profondamente sacerdotale, non solo per lo zelo pastorale, ricco di creatività, che lo spingeva a donarsi senza riserve e senza soste, ma per il respiro sacerdotale dato a tutta la pratica virtuosa".

"La sua vita e il suo insegnamento possono oggi essere di fecondo incoraggiamento e stimolo al popolo di Dio nell'impegno della nuova evangelizzazione, che esige in maniera particolare, creatività".

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EPILOGO DEL CONGRESSO DEI TEOLOGI

Don Tadini ricco di pregi umani, nonostante una certa fragilità fisica, e dotato di carattere rigido e battagliero, si lasciò docilmente condurre dalla grazia, sempre fiducioso nell'aiuto del Signore. E stato sottolineato come l'intensa attività che caratterizzò la vita del Servo di Dio, si svolse nel quadro di un'esistenza modesta ed in perfetta linearità, senza nulla di altisonante, interamente orientata verso la santità. Va anche evidenziato che la sua formazione umana venne arricchita da un intenso lavorio spirituale sotto l'influsso della grazia. Ciò condusse don Arcangelo ad ispirare ogni atto della sua vita al principio soprannaturale della fede, che fu sempre il movente della sua esistenza, in un continuo anelito verso la santità ed in una generosa azione apostolica. Egli mise la sua cultura a servizio della evangelizzazione, convinto che il Vangelo possiede la capacità di forgiare l'esistenza individuale e plasmare il tessuto sociale...

Avviandosi alla conclusione, tutti i Consultori Teologi, hanno riconosciuto nel Servo di Dio una figura di risalto, che si impone, oltre che per un contegno sempre sereno e gioioso, come modello di pietà, di modestia e di indefessa operosità. Esemplare fedele alla grazia ed eroico nella dedizione al prossimo, per la sua tempra spirituale può essere annoverato tra le grandi figure di sacerdoti e fondatori.

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