Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

Arcangelo Tadini


Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
Proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II




Il Sogno Moderno di Don Tadini
di Fulgenzio Razio

"Non date all’uomo per carità

ciò che gli spetta per giustizia"?

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Il Sogno Moderno di Don Tadini

A partire dal 1995, dopo il convegno ecclesiale di Palermo, la Chiesa italiana ha delineato il proposito di realizzare un progetto culturale che fosse in grado di rispondere alle sfide che ogni giorno l’uomo contemporaneo deve affrontare. Tra queste sfide oggi si sente spesso parlare del fenomeno della globalizzazione.

Il capitalismo, grazie alle nuove tecnologie informatiche nella trasmissione dei dati, è in grado, in tempo reale, di spostare ingenti risorse da un luogo ad un altro. E indubbio che il capitalismo è un formidabile creatore di ricchezza, ma a volte chiede di non avere nessun vincolo e di non essere imbrigliato in nessuna regola.

Sovente solo gli uomini della Chiesa hanno alzato un grido di dolore per metterci in guardia dai guasti, a volte drammatici, che possono essere prodotti dall’assenza di regole nel campo dell’economia e del lavoro. Assistiamo a persone che disperatamente cercano lavoro e ad altre che ne possiedono due. In questo contesto l’idea dei Vescovi è diffondere una cultura che metta al centro la persona e il suo bene.

Se questo fosse il faro che guida le scelte perigliose in economia, certamente i problemi troverebbero soluzioni più appropriate. Doti indispensabili, però, per ciascun soggetto che vuole operare, o già lo fa, nel mondo dell’economia sono la competenza e la creatività, supportate dal coraggio. Le buone intenzioni o i generici richiami a volersi bene lasciano il tempo che trovano.

Mettere al centro delle scelte l’uomo e il suo bene è il segno e il significato di una cultura cristianamente ispirata, che potrebbe trovare aiuto e consenso da parte di altre culture.

Questa è la sfida maggiore dei nostri tempi per un credente: dare un'anima alla globalizzazione. Non fu questo, in tempi diversi certo, il sogno di don Tadini? Dare risposte concrete al bisogno di lavoro, pensando anche alla crescita interiore delle persone che, adulte nella fede, fossero in grado di superare difficoltà e privazioni grazie ad una vita radicata nei valori del Vangelo? E quando volle le sue suore "operaie" tra le operaie non era il desiderio di accompagnare donne e uomini del lavoro sulle strade di una cultura impregnata di solidarietà? Qui sta la ricchezza del sogno di don Tadini: credere fermamente che le persone, se motivate, sanno dare risposte concrete e competenti ai bisogni della gente che lavora. La sua stessa congregazione, nella sua storia, ha sempre fatto compagnia agli uomini e alle donne, sia sul luogo di lavoro, sia nei posti ricchi di solitudine degli emigranti: la Svizzera, la Francia, l’Inghilterra. Una ricchezza non nascosta sotto il moggio, ma posta sul tavolo per far luce, interrogare ogni giorno ciascuno di noi.

Come possiamo essere degni di un'eredità cosi grande e così profetica? Semplice: essere segni e significati per le persone del lavoro oggi, fare cultura dimostrando che mettendosi insieme, associandosi, condividendo la condizione di chi soffre è possibile dare risposte concrete, quali la promozione e la giustizia sociale.

Come non pensare all’opera di don Tadini rileggendo le parole del Concilio:

"Non date all’uomo per carità ciò che gli spetta per giustizia"?

Fulgenzio Razio
(dalla "Voce del Popolo" n°21 del 21 Maggio 1999)