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Verolanuova - Doku - Brescia

 Gli arredi lignei del presbiterio 

di Silvio Carini - Relazione precedente il restauro in corso nel 2001

 

Il Coro 

Tipologia

È una struttura stilisticamente complessa, un esempio di prim'ordine dell'ebanisteria lombarda, riferibile alla metà del Seicento. L'apparato semicircolare prende forma dalle pareti absidali a cui trovasi appoggiato e si prolunga lateralmente fino a congiungere ed incorporare le contrapposte porte di accesso alle sagrestie, per un complessivo sviluppo di circa metri 24.

Costituito da due ordini di sedili (cappellani e coadiutori davanti, canonici, primicerio e prevosto dietro), presenta una estensione in altezza di circa metri 3,60 ed una profondità, con le pedane, di circa metri 2,50.

L'ordine superiore è strutturalmente composto da una successione di 21 stalli, separati da fianchi elegantemente intagliati in massello di noce, con motivi classici del periodo manierista, che fungono da supporto sia per i sedili che per il soprastante bracciolo, risulta completo di alto schienale a sopralzo, intramezzato da colonne, e di antistante inginocchiatoio ed appoggiatoio, elaborato ad armadietto.

Al centro, in posizione dominante, la "cadrega" episcopale con elaborazioni decorative di alto pregio nelle due cariatidi intagliate, poggianti sul montante del bracciolo e sorreggenti l'architrave.

L'ordine inferiore, costituito da un sedile, frazionato in quattro parti dagli accessi all'assetto superiore, delimitato alle estremità da mensole intagliate, conta 18 stalli, con spalliera ornata dal superiore appoggiatoio. Sul fianco dei passaggi, il sedile è provvisto di bracciolo intagliato.

Al centro dell'ordine inferiore, in corrispondenza del varco di passaggio, è stato aggiunto uno stallo.

Nel mezzo della zona absidale, per sostenere i grandi cori e messali, è sistemato il leggio del coro, a due piani inclinati, girevole, su colonna tornita, inserita nel mobile di base, risolto ad armadio.

Stato di conservazione

Il significante arredo presenta alterazioni e deterioramenti anche strutturali. Risulta fortemente aggredito da insetti xilofagi nelle bordure, nelle cornici e negli intagli, con evidenti fori di sfarfallamento su tutte le superfici. Alcune parti di intaglio in noce, veramente espressive, risultano corrose, disgregate o distrutte.

Diffusa è la sedimentazione di cere, vernici, oli e sporco. Le pedane, soprattutto, presentano soluzioni di continuità, instabilità, fessurazioni, ecc.

Proposta di intervento

Con le operazioni di scomposizione e smontaggio si potranno esaminare tutte le varie componenti, definendo nei particolari le operazioni di restauro e gli interventi di consolidamento strutturale da effettuare. Si renderanno stabili le parti di movimento, definendo i consolidamenti necessari e risolutivi per sedili, portelli, ribaltine, ecc. Si opererà la ricostruzione degli elementi decorativi disgregati, dopo aver disinfestato l'intera opera dagli insetti xilofagi, con impregnante specifico e consolidamento con resina acrilica ad alta penetrazione. 

I Coretti 

Tipologia

Addossati alle pareti perimetrali della parte presbiterale della chiesa, si sviluppano due coretti a panca in legno noce, risalenti agli inizi del secolo XVIII, di pregevole fattura.

Posti l'uno frontalmente all'altro, per una estensione di metri 5,50 ciascuno, con una altezza di metri 3,50 ed una profondita di metri 1,10 alla pedana, risultano costituiti da un unico ordine.

Gli stalli, intervallati da cornici e lesene a mensola intagliata, poggiano su di un cassone con schienale riquadrato, nel medesimo ordine degli stalli da cornici e colonne sormontate da architrave.

Al centro del coretto di destra, lo scranno principale risulta sottolineato da due braccioli intagliati, addossati al dado della rispettiva colonna.

Stato di conservazione e proposta di intervento

Come per il coro, anche questi due arredi lignei non versano in buone condizioni.

Si ritiene, per tanto, procedere al loro completo smontaggio per una revisione incisiva, oltre che ad una radicale disinfestazione ambientale.

Si rilevano alcuni problemi strutturali, in specie per le pedane, inoltre a lacune di vario genere, con mancanza di supporto soprattutto nei punti indeboliti dall'azione degli insetti xilofagi, che hanno ampiamente aggredito le zone più tenere del noce: nelle bordure, nelle cornici e negli intagli.

Anche qui, una spessa coltre di sedimento e sporco nasconde le venature del legno.

Le porte di accesso al coro 

Tipologia

L'apparato semicircolare del coro si prolunga lateralmente fino ad incorporare due belle, massicce e contrapposte porte di accesso alla sagrestia ed alla penitenzieria, anch'esse di epoca seicentesca e di fattura contestale al coro.

Risultano costruite a due battenti in telai di noce incorniciati, che racchiudono ciascuno un proprio pannello centrale.

Stato di conservazione e proposta di intervento

L'azione del tarlo ha particolarmente degradato e decomposto in più parti la struttura, pur massiccia, di questi due distinti serramenti, mentre la sedimentazione, particolarmente accentuata di polveri, oli e cere, ne deturpa l'aspetto.

Si ritiene di procedere con le tecniche già esposte, insistendo nella disinfestazione e nelle operazioni di consolidamento, in modo da garantire una duratura preservazione. 

Attribuzione cronologica interpretativa

Nell'opera "La Basilica d Verolanuova", ed. Grafo- aprile 1987, nel capitolo a cura di V. Volta dedicato alla "Cronologia verolese: vecchia e nuova parrocchiale", si attribuisce la costruzione del coro al m.ro Bartolomeo Franchini di Verona.

Infatti, a pag. 103, V. Volta così si esprime: "Il secolo XVIII si apre con i lavori d'intaglio per il coro dei canonici di Verola, affidato al m.ro Bartolomeo Franchini di Verona..", riportando poi a pagina 108 la nota cronologica: "1700-1701 costruzione degli stalli del Coro della Collegiata da parte dell'intagliatore Bartolomeo Franchini di Verona".

A chi scrive, tale attribuzione non sembra appropriata, a meno che la si voglia assegnare ai coretti del presbiterio, che risultano, visivamente, di fattura e datazione ben diversa rispetto al coro, tanto che l'imputazione al Franchini, relativamente anche allo stile, si addice più a questi che a quello.

Lo stesso Sig. Vinceno Canuti di Cremona, esperto artefice e fine conoscitore d'ebanisteria, a cui il Consiglio per gli affari economici della Parrocchia intende commissionare il restauro di queste pregevoli opere, è più propenso a far risalire il coro ad epoca antecedente, se pur di poco, all'edificazione della basilica, piuttosto che agli inizi del Settecento.

Ma un'altra singolare particolarità va segnalata: chi ha occasione di visitare la Collegiata insigne dei Santi Nazaro e Celso in Brescia, non può non rimanere sorpreso nel constatare quanto siano simili gli stalli di quel coro a quelli di Verola, sia per impostazione che per disegno di dettaglio.

E mentre Luciano Anelli, noto critico d'arte, nella sua guida alla chiesa di San Nazaro e Celso del 1977, si chiede ancora quando poteva essere stato eseguito il coro in San Nazaro, V. Volta, P. V. Begni Redona, R. Prestini, G. Sambonet e C. Giovanelli Buss, nel loro libro "La Collegiata insigne dei Santi Nazaro e Celso in Brescia" - edito dalla Banca San Paolo di Brescia -, sotto il titolo "Le vicende e gli uomini del coro barocco', riescono a modellare, dopo "un'occhiata più insistita nelle carte d'Archivio" una "nuova storia di questa vicenda secolare di committenze e di botteghe d'alto artigianato, per non dire d'arte", che porta alla sorprendente scoperta dell'autore del coro di San Nazaro e Celso nell'intagliatore verolese Lelio Zucchi.

E qui sono i documenti che parlano. Ed ugualmente, V. Volta annota: "l'11 maggio 1667, dopo aver esaminato lo specifico progetto eseguito dall'intagliatore verolese Lelio Zucchi, viene firmato il contratto con lo stesso ‘maestro di legnami' e con il suo figliolo Salvatore per la fornitura del nuovo coro, completo di due ordini di sedili... ... ... Naturalmente il tracciato dovette tenere conto della pianta quadrata dell'abside vecchia che ancora lambiva la vetusta torre... ... ...i sedili degli Zucchi forbitamente intagliati in un linguaggio misto di citazioni vignolesche e di capricci barocchi... ... ...resisteranno per più di un secolo, finché un altro artista di talento ne muterà la pianta quadrata, riducendola a lieve trapezio per assecondare il rispetto del tracciato semicircolare della nuova abside".

Per l'evidente analogia con il coro di San Nazaro, avvalorata dalla documentata e consonante scoperta del suo verolese autore, si sarebbe portati a formulare, per il coro di Verola, alcune suggestive, quanto facili, congetture, consentendo, tuttavia, solo un'estensione probabile delle conoscenze.

Forse, la revisione integrale di queste opere lignee, di cui sarà indispensabile scomporne gli elementi per conseguire buoni risultati di consolidamento e conservazione, potrà aiutare a definire gli aspetti cronologici, se non riservare, in tal senso, qualche maggiore e più interessante sorpresa.

È, comunque, opportuno sottolineare la contemporanea presenza attiva, operante in Basilica a quel tempo, del nostro intagliatore verolese Lelio Zucchi, che lo stesso V. Volta nelle sue note cronologiche così registra: "1671, 10 maggio - Delibera dei Fratelli del Santo Rosario di spendere 10 scudi da lire 7 piccole per fare i contrabassi dell'organo. In più si è dato ordine a Mo. Lelio Zucchi di fare 'un poco di ornamento di legno sul telaro che va sopra la nicchia della Madonna' (Archivio Ospedale Vecchio, Libro delle Parti del S. Rosario)".

Chissà che anche per il coro di Verola "un'occhiata più insistita nelle carte d'Archivio" riesca a modellare la vera, propria storia.

 


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