Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

Arcangelo Tadini


Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
Proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II



COMPENDIUM 
VITAE, VIRTUTUM ac MIRACULORUM 
 necnon Actorum in CAUSA CANONIZATIONISBEATI 
ARCANGELI TADINI

SACERDOTIS DIOECESANI

 FUNDATORIS 
CONGREGATIONIS SORORUM OPERARIARUM A S. DOMO NAZARETANA

 (1846-1912)

stemmaB16


E TABULARIO 
CONGREGATIONIS DE CAUSIS SANCTORUM 

MMVIII

 BEATO ARCANGELO TADINI 
SACERDOTE DIOCESANO 

FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE OPERAIE 
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

Nel prossimo Concistoro gli Em.mi Padri Cardinali, i Patriar­chi, gli Arcivescovi, i Vescovi e quanti hanno diritto a parteciparvi, saranno chiamati ad esprimere il loro voto in merito alla canonizza­zione del Beato Arcangelo Tadini, Sacerdote della Diocesi di Brescia.

A questo scopo, secondo la prassi, si presenta un breve com­pendio della vita, delle opere e delle virtù dello stesso Beato, oltre all’iter della Causa di canonizzazione.

 I
VITA E OPERE

1. Formazione

Arcangelo Tadini nacque il 12 ottobre 1846 a Verolanuova nel­ la Diocesi di Brescia, ultimo di undici fratelli nati dai due matrimoni di Pietro Tadini con Giulia e Antonia Gadola.

Venne battezzato una settimana dopo la nascita, il 18 ottobre 1846, e ricevette il sacramento della Cresima all’età di nove anni, il 14 maggio 1855.

A Verolanuova frequentò le scuole elementari “con molta lode, lasciando fondata speranza di ottima riuscita nel suo futuro”.

Nella normalità della fanciullezza si distinse per la sua serietà, pur amando il gioco. In casa era obbediente, semplice e schietto, molto affezionato ai genitori per i quali nutriva grande stima e vene­razione.

Terminati gli studi elementari, Arcangelo passò al Collegio di Lovere per il ginnasio e liceo. Il padre Pietro lo sognava avvocato e lui, a sua volta, vagheggiava una carriera da ingegnere; ma Cristo lo volle per sé per farne suo ministro, apostolo del mondo del lavoro e zelante propulsore della famiglia cristiana. 

2. Sacerdote 

Nel 1865, all’età di 19 anni, il Beato, pur provato da una salute cagionevole, rispose alla chiamata del Signore ed entrò nel Semina­rio diocesano di Brescia per gli studi filosofici e teologici, distin­guendosi per pietà e profitto.

Don Arcangelo ricevette a Brescia, gli Ordini Minori il 13 di­cembre 1868 e il Suddiaconato il 19 dicembre 1868, il Diaconato a Padova l’1l giugno 1870 e l’Ordinazione sacerdotale a Trento il 19 giugno 1870.

Celebrò la prima Messa a Verolanuova nella prepositurale di S. Lorenzo. Fu un prete intransigente, atteggiamento che si inquadrava nella tradizione dei cattolici bresciani. Fu l’uomo del sacro che nella vita attualizzava il sacrificio di Cristo e, come buon pastore, dava la vita per il suo gregge correndo alla ricerca della pecorella smarrita: in poche parole fu uomo di Dio e uomo per gli altri.

Il Tadini visse il suo sacerdozio come dono, spezzando anche il pane della cultura nelle scuole elementari rurali di Lodrino (1871-1873) e della Noce (1873-1885), luoghi dove prodigò i primi quindi­ci anni del suo ministero.

Fin dall’inizio, ebbe viva la coscienza che il principale suo do­vere dovesse essere la predicazione: l’annuncio della Fede attraverso la Parola. 

3. Parroco 

All’età di 39 anni, don Arcangelo Tadini arrivò a Botticino Sera prima come vicario cooperatore, poi come economo spirituale. Il 22 marzo 1887 venne nominato parroco di questa comunità cristiana, avendo già “assunto tutte le funzioni ministeriali con zelo e soddi­sfazione della popolazione”.

Durante il suo ministero parrocchiale il Beato si adoperò in­stancabilmente per edificare una comunità cristiana impegnandosi nella fioritura di molte iniziative. Queste si espressero nelle forme più diverse, dalle più “tradizionali”, quali gli oratori, le Figlie di Ma­ria, le varie Confraternite, le Compagnie del Rosario, delle Anime del Purgatorio, della Congregazione del Santissimo Sacramento, il Terz’Ordine Francescano ecc..., alle più “innovative”, quali il rina­scere e il fiorire della Compagnia di Sant’Angela, lo zelo per la Li­turgia, il canto sacro ecc. ... Infine le opere tipicamente a sfondo so­ciale, ma vissute in chiave pastorale, quali la Scuola di canto maschi­le, la banda musicale, la società operaia cattolica di Mutuo Soccorso, il progetto di una linea tramviaria per collegare Botticino alla città di Brescia, l’impianto filandiero con annesso convitto per dare lavoro alle giovani del paese e dei dintorni.

Un’attenzione peculiare nella pastorale del Beato fu la famiglia: egli era convinto che, se si voleva una società sana, si doveva curare la famiglia; se si volevano genitori esemplari, si doveva dare esem­plarità di vita cristiana già ai bambini, agli adolescenti e ai giovani.

4. Fondatore

Il Tadini sentì il bisogno di affidare le giovani lavoratrici della filanda alle cure di persone carismatiche e per vocazione e per “ge­nuina freschezza interiore”. Alcune sue parrocchiane, già Figlie di Sant’Angela e operaie filandiere: così all’inizio del 1900 con quattro aspiranti il Beato poté iniziare la sua Opera, la Congregazione delle Suore Operaie.

Cosciente dell’intuizione dello Spirito, dirà più tardi alle sue fi­glie spirituali: “Primo vostro impegno deve essere di continuare a far fiorire quest’Opera incominciata nel principio del secolo ventesimo consacrandola alla Sacra Famiglia...”. Ecco allora la denominazione della nuova Istituzione: “Suore Operaie della Santa Casa di Naza­reth” approvata ad experimentum nel 1902 dal vescovo di Brescia e riconosciuta ufficialmente a livello diocesano nel 1931. Dal 1962 la Congregazione è di diritto pontificio. Da allora la Congregazione, è fiorita nei diversi continenti: Europa, Africa e America.

Il titolo della nuova Istituzione dice non solo la devozione del Padre fondatore alla sacra Famiglia, ma anche il suo intento di formare un gruppo di persone che vivano insieme con spirito di famiglia, di semplicità, di accoglienza e di condivisione dei beni materiali e spirituali. 

5. Il carisma della Suore operaie

Il carisma delle Suore operaie emerge da vari documenti del fondatore. La presenza della suora operaia in fabbrica (setifici, i lani­fici, i laboratori di stoffe, i cotonifici) è chiara testimonianza di alcu­ni principi: che Dio non va escluso dal mondo del lavoro; che il lavo­ro è luogo di incontro tra uomini di diverse classi e di interazione tra valori materiali e spirituali, redimendolo dall’egoismo, che lo rende maledizione per molti e occasione di profitto per pochi; che vi è un apostolato da svolgere anche nel settore del lavoro, a vantaggio dei più deboli, come le donne operaie, minacciate nella loro dignità di persone e di donne.

I doveri della suora al lavoro sono: amare il lavoro perché è momento di redenzione e di santificazione, di carità e di esercizio dell’intelligenza e mezzo di sostentamento dell’uomo; sacrificarsi per le operaie, onde educarle con l’esempio e la parola perché la suo­ra, oltre ad avere una vita buona, dovrà essa stessa istruirsi. 

6. La morte

Il 21 marzo 1912 il Tadini celebrò solennemente il 25° di parrochiato. Fu, in effetti, il suo testamento pubblico prima della morte, che sentiva vicina. Nell’omelia affermò: “Io non vivrò ancora molto. E non ho nulla da lasciare a Botticino in ricordo. Ma vi è una cosa che vivrà dopo di me e che lascio a voi: mi sono sacrificato per dare il pane ai miei parrocchiani, fabbricando a stento e con grandi fatiche la filanda affinché le figliuole non uscissero di paese con loro perico­lo. Ma questo non bastava perché l’opera fosse compiuta. Ed ecco anime generose che abbandonano la famiglia e ciò che hanno di più caro per seguire la voce di Dio che le chiama a mettersi tra le ope­raie, a lavorare con loro, procurando con il buon esempio di essere di stimolo a far amare il lavoro e a non maledirlo. Se tutto ciò continue­rà nel timore di Dio e nella fedeltà all’opera, allora le difficoltà sa­ranno, con l’aiuto di Dio, superate, altrimenti io pregherò il Signore che tutto si sciolga”.

Il Beato, ormai ridotto in carrozzella per una paralisi progressi­va, mentre celebrava la messa il 12 maggio 1912 si sentì male. Il 13 maggio ricevette la comunione e l’unzione dal suo confessore. Morì il 20 maggio 1912 e le sue esequie vennero celebrate il 21 maggio, compianto da tutta la popolazione. Il “Cittadino di Brescia” ne diede notizia con un necrologio, ricordando il suo impegno parrocchiale, la sua austerità e sacrificio, la sua malattia.

II

LE VIRTÙ

Ricco di pregi umani, nonostante una certa fragilità fisica, e do­tato di carattere rigido e battagliero, Don Arcangelo si lasciò condur­re docilmente dalla grazia, sempre fiducioso nell’aiuto del Signore.

Vigoroso stimolo alla perfezione ed all’azione caritativa fu la sua costante preghiera e la continua attenzione alla presenza di Dio. E tutta questa sua esperienza venne tradotta in norme ascetiche, tra­smesse alla congregazione religiosa da lui fondata. Una profonda pietà eucaristica ed una tenera devozione alla Vergine ne contrasse­gnavano la spiritualità. L’amore verso il Cristo lo spingeva ad amare Maria, così l’amore di Maria lo spingeva verso Gesù.

È stato sottolineato come l’intensa attività che caratterizzò la vita del Servo di Dio si sia svolta nel quadro di un’esistenza modesta ed in perfetta linearità, senza nulla di altisonante, interamente orien­tata verso la santità.

La sua fiducia nella Provvidenza non venne mai meno. Davanti a situazioni umane disperate, quale il pignoramento dei mobili della canonica, davanti alle maldicenze, non pronunziò una parola con­tro: “Tutto ciò che Dio vuole è bene e sommo bene”.

Si è dimostrato sempre obbedientissimo verso i suoi superiori, anche quando l’obbedienza gli ha chiesto il sacrificio della sua Ope­ra. Come Abramo, accetta il sacrificio della propria creatura e scrive alla Congregazione dei Religiosi:”Per mio conto non metto nessuna condizione alle decisioni della Santa Sede; e, riaffermando la fiducia nei suoi superiori:”sicuro che tutto sarà disposto a bene mio e dell’istituto”.

La sua umiltà gli fa dire che il fondatore della sua opera è sol­tanto il Signore: “Sì, ad onta dei miei spropositi, Dio l’ha voluta, la guida, la perfeziona, la conduce al suo termine”. Riconosce la bontà dell’opera, ma non si attribuisce nessun merito.

La sua fede rocciosa, la sua carità operosa esprimono la sua in­tima e costante unione con Dio.

Va anche evidenziato che la sua formazione umana venne arric­chita da un intenso lavorio spirituale sotto l’influsso della grazia. Ciò condusse Don Arcangelo ad ispirare ogni atto della sua vita al prin­cipio soprannaturale della fede, che fu sempre il movente della sua esistenza, in un continuo anelito verso la santità ed in una generosa azione apostolica a beneficio materiale e spirituale di tanti fratelli bisognosi e di tante anime consacrate.

Egli mise infatti la sua cultura al servizio della evangelizzazio­ne, convinto che il Vangelo possiede la capacità di forgiare l’esisten­za individuale e di plasmare il tessuto sociale.

III

ITER DELLA CAUSA

a) In vista della beatificazione

Il Processo Ordinario Informativo iniziò nella Diocesi di Bre­scia nel 1960 e si concluse nel 1964.

Nel 1996, da aprile a maggio si svolse l’inchiesta diocesana per l’esame di un presunto miracolo attribuito all’intercessione del Servo di Dio don Arcangelo Tadini.

Nel dicembre del 1998 la Consulta medica ha approvato all’unanimità il miracolo attribuito alla intercessione del Tadini,

Il 21 dicembre 1998 il Santo Padre Giovanni Paolo II ha rico­nosciuto l’eroicità delle virtù del Servo di Dio.

Il 23 marzo il Congresso dei Teologi ha espresso voto positivo sul miracolo.

Il 18 maggio 1999 l’Ordinaria dei Cardinali e Vescovi giudicò come vero miracolo l’asserito caso prodigioso.

Il 21 giugno 1999 il Santo Padre Giovanni Paolo II promulgò il decreto sul miracolo del Servo di Dio Arcangelo Tadini.

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II celebrò il rito della bea­tificazione il 3 ottobre 1999. 

b) In vista della canonizzazione

Per la canonizzazione è stata presentata alla Congregazione per le Cause del Santi la inspiegabile risoluzione spontanea e duratura da “sterilità di coppia” multifattoriale, perdurante da 4 anni di due gio­vani coniugi.

L’inchiesta diocesana è stata celebrata nella diocesi di Brescia dal 16 giugno al 16 luglio 2006.

Nella seduta del 15 novembre 2007 la Consulta medica del Di­castero ha riconosciuto all’unanimità l’evento “inspiegabile scientifi­camente”.

Il caso è stato esaminato con esito positivo dai Consultori Teo­logi il 22 aprile 2008 e dai Cardinali e Vescovi il 28 ottobre succes­sivo.

Sua Santità Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo il 6 di­cembre 2008.

IV

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatjficatione
IOANNES PAULUS PP. II
ad perpetuam rei memoriam

«Perindignus presbyter sum Sanctae Dei Ecclesiae eiusque pauper legatus: omnis scientia mea Cmx est et omnis fortitudo mea stola». His sane verbis presbyter Archangelus Tadini humilitatem ostendebat ingentemque fiduciam in Iesu cruci affixo, hominis redemptore. Ipse quidem, verus Domini Iesu discipulus et amicus, pastor exstitit animarum omnino intentus voluntati Dei, necessitatibus spiritalibus suae gentis nec non socialibus sui temporis difficultatibus. Hic dignus Ecclesiae minister in urbe vulgo Verolanuova, ex dioecesi Brixiensi, die XII mensis Octobris anno MDCCCXLVI a christianis parentibus natus est, et aliquot post dies in paroecia natali baptismali aqua ablutus. Infinna affectus valetudine, peculiari sollicitudine et cantate a matre Antonia Gadola est custoditus. Rudimenta litterarum ibidem didicit, deinde in urbe Lovere studia perrexit. Pater eius, Petrus Iosephus Tadini, volebat eum advocatum; ipse vero munus fabri aedium cupiebat; Dominus tandem ut suum ministrum vocavit. Seminarium Brixiense ingressus est, ubi comitate, morum probitate et pietate sibi omnium aestimationem conciliavit. Tridenti die XIX mensis lunii anno MDCCCLXX presbyteratus ordine insignitus, sacrum explicavit diversis in locis ministerium et in oppido vulgo Botticino Sera archipresbyter-parochus est constitutus. Ardenti pastorali studio varia obivit munera pro pueris, iuvenibus, adultis, infirmis. De pauperibus et operariis singularem adhibuit curam, pro quorum humano et christiano progressu, licet gravia oppetens incommoda, vires profudit.

Omnibus iugiter adfuit et gaudia aerumnasque participavit. Proximi necessitatibus tractus, auxilium et solamen illi adeo ferebat ut aliquando quandam provocaret asperitatem et popularem contemptum. Assiduus et efficax concionator exstitit, quin tumido indulgeret sermoni. Quandoquidem a Deo missum sese profitebatur, aperte et incunetanter integrum salutis nuntium ubique diffudit. Cum verbum Dei responsionem obtineat in anima orantis, hac de causa Servus Dei, orationi deditus, miro fuit omnibus exemplo.

Eius coniunetio cum Christo, pia divinorum mysteriorum actio, fervens caritas, arduum asceticum studium fulcrum exstiterunt efficacitatis pastoralis adeo ut communitas paroecialis vitam religiosam et socialem participaret. Socialem asserens renovationem, dignitatem laboris et defendit et proclamavit, conferens ad validius verae humanae promotionis instrumentum reddendum. Servus Dei femineum ingenium permagno habuit pretio; peculiari praeditus sensibilitate erga mulieres operarias, pro eis haud parva promovit incepta: oratorium femineum constituit, Societatem Sanctae Angelae Merici condidit, lanificii officinam aedificavit ut puellis sanam laboris condicionem largiretur. Convictum quoque mensa et cubiculis instructum exstruendum curavit; anno MCM fundavit Congregationem Sororum Operariarum a Domo Nazarethana, quibus commisit munus significandi Dei praesentiam in ambitu laboris, et vestigia Iesu divini opificis sequendi. Spiritales fihias his hortabatur verbis: «Probis laboribus Verbum honorate, eiusque exempla sequimini». Deo, Ecclesiae et populo inserviens, in universum mundum lumen profudit et caritatem Christi. Meritis onustus famaque sanctitatis circumdatus die xx mensis Maii anno MCMXII obdormivit in Domino, post quinque et viginti elapsos annos in paroeciali munere. Causa beatificationis et canonizationis Brìxiae anno MCMLX est incohata. Servatis de iure servandis, die XXI mensis Decembris anno MCMXCVIII declaravimus Servum Dei heroum in gradum virtutes theologales, cardinales iisque adnexas exercuìsse. Die XX VIII mensis lunii hoc anno Nobis coram Decretum prodiit de miraculo intercessioni eiusdem Servi Dei adscripto. Deinde statuimus ut ritus beatificationis die III mensis Octobris hoc ipso anno Romae celebraretur.

Hodie igitur in foro ante Patriarchalem Vaticanam Basilicam inter Missarum sollemnia hanc ediximus formulam:

«Nos, vota Fratrum Nostrorum lacobi Cardinalìs Biffi, Archie­piscopi Bononiensis, Arturi Luysterman, Episcopi Gandavensis, lulii Sanguineti, Episcopi Brixiensis, Mauri Meacci, Abbatis Ordinarii Sublacensis, et Ottorini Petri Alberti, Archiepiscopi Calaritani, nec non plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christi­fidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Ferdinandus Maria Baccilieri, Eduardus Ioannes Maria Poppe, Archangelus Tadini, Marianus ab Arce Casali, Didacus Oddi et Nicolaus a Gesturi Beatorum nomine in posterum appellentur, eo­rumque festum: Ferdinandi Mariae Baccilieri die prima lulii, Eduardi Ioannis Mariae Poppe die decima lunii, Archangelì Tadini die vice­sima prima Maii, Mariani ab Arce Casali die trigesima Maii, Didaci Oddi die sexta lunii et Nicolai a Gesturi die octava lunii in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Fi­lii et Spiritus Sancti».

Quae vero hisce Nostris Litteris edicta sunt et decreta, tam in praesens ea singula valere et suam exserere vim volumus quam posterum in tempus et rata firmaque perpetuo, contrariis quibusvis cau­sis rebusque minime obsistentibus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die III mensis Octobris anno MCMXCIX, Pontificatus Nostri vicesimo primo.

De mandato Summi Ponfificis

† ANGELUS card. SODANO

Loco † Sigilli

In Secret. Status tab., n. 45.322

AAS XCIV [2002], pp. 604-606



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