Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

SANTA CROCE

Omelia

I pagani si erano affaticati a cancellare la memoria della risurrezione di Gesù Cristo, turando la grotta del Santo Sepolcro, alzandovi sopra un gran monte di terra, lastricando di pietre la sommità, e fabbricando lì un tempio a Venere, offrivano sacrifici all’idolo, affinché anche i cristiani l’adorassero quando venivano in questo luogo per adorare Gesù Cristo. E Gesù da sovrano dei sovrani, illumina la mente di Costantino e gli fa capire che avrà vittoria completa, col segno della croce, l’ottiene difatti, e le armi romane in nome delle quali è stato condannato alla morte di croce si segnano della croce; e via le aquile, vie le bisce, via i monogrammi, s’inalbera la croce, si distende la croce, si porta la croce.

Costantino ordinò che vi fosse fabbricata una magnifica Chiesa e raccomandò a Macario Vescovo che vincesse in bellezza ogni edificio delle altre città.

S. Elena volle assumere in persona il carico dell’esecuzione. Essa a ottant’anni disponeva tesori per far largizioni ed elemosine; assidua alle Chiese, le addobbava di vari ornamenti, ed essa nelle adunanze religiose si mostrava in abito semplice e modesto confusa tra il popolo.

Nonostante l’avanzata sua età si recò a visitare i luoghi Santi prendendo cura d’ornarli di sontuosi edifici. Appena fu a Gerusalemme, fece atterrare il tempio e il simulacro di Venere che profanavano il luogo della Croce e della Risurrezione, poi fatta levare la terra, tanto a fondo si scavò che fu scoperto il Santo sepolcro, e accanto a quello, tre croci sotterrate .Non si sapeva quale delle tre fosse quella del Salvatore e San Macario fece portare le croci in casa di un’inferma ridotta agli estremi ed qui, con molte preghiere, applicò su di lei una dopo l’altra le croci; quando fu toccata dalla terza, si trovò del tutto risanata. Con quella croce c’erano l’iscrizione e i chiodi, che furono poi spediti all’imperatore con parte della croce, il resto fu lasciato a Gerusalemme allegato in un arca d’argento. Qui venne innalzata la Chiesa del Santo Sepolcro.

La Croce! Quanto è grande Iddio! La Croce, oggetto d’ignominia e di vergogna... Croce!... Ecco il vessillo più glorioso. Oh uomini, abbassate le vostre aquile, le vostre lance, i vostri emblema, le vostre insegne. Abbassate la fronte, chinatevi fino a terra. Ecco la Croce, il vessillo di Dio. Fate luogo, venerate, adorate è il vessillo di Dio. E che, è forse idolatria venerare la croce? No, la nostra adorazione non si ferma al legno, ma su, su, sale agli arcani Divini, il nostro pensiero s’immerge in Dio. Gesù Cristo vive, Gesù Cristo vince, Gesù Cristo regna; ma questo regno Gesù Cristo conquistò con la croce, con la Croce lo propagò, con la Croce lo conserva. E’ la Croce che eccita in noi una tenera rimembranza di quel Dio che ci ha amati fino a darsi per noi alla morte, e alla morte di Croce. Non adoriamo il legno come legno, ma l’altare sul quale è stata immolata la vittima d’amore, l’uomo Dio, Gesù Cristo. Adoriamo quel sangue preziosissimo che tutta l’ha intinta,., quelle mani, quei piedi che traforati dai chiodi quasi innestarono in essa le Divine virtù.., adoriamo quel corpo, opera dello Spirito Santo, frutto del seno della Vergine, che sopra la Croce chinato il capo rese lo spirito.

Alla Croce dunque o fratelli il nostro sguardo, Eva ai piedi d’un legno ci ha traditi, ai piedi di questo legno impareremo a salvarci. Essa è la verga misteriosa e miracolosa di Mosè, che trionfa sul Faraone e lo sommerge con tutto il suo esercito nel mare. E’ il misterioso serpente di bronzo la cui sola vista basta a guarire tutte le piaghe e le nostre mortali ferite.

O Croce tutta tinta del sangue di Gesù, o Croce Santa, ara di pace, sorgente di misericordia, asilo degli afflitti, rifugio dei peccatori, speranza, gloria e consolazione dei cristiani, ricevi in questo giorno solenne i pubblici omaggi che in ringraziamento dei benefici della campagna un popolo intero va a gara nel renderteli. Per te o croce la terra si è pacificata con il Cielo; per Te Gesù ci ha tratti dai peccato alla grazia, dalla morte alla vita, dalla terra ai Paradiso.

Guardiamo dunque alla Croce, memori però che al Giudeo, sembrò uno scandalo e al gentile una stoltezza. Gesù sulla croce è spogliato perfino delle sue vesti! Quale spettacolo! Gesù che riveste i gigli del loro candore, e fregia i fiori dei campo della Sua grazia, Gesù spogliato dei suoi abiti! Quel corpo adorabile formato dallo Spirito Santo nel seno della Purissima Vergine di fronte la quale non regge la stessa purità degli Angeli, esposto agli sguardi impuri d’una barbara soldatesca. Oh Cherubini, stendete le vostre adorate ali a nascondere e coprire il vostro creatore e Re in sì vergognosa nudità. No. Gesù vuole insegnarci che per andare al Cielo bisogna distaccare il cuore da tutte le cose terrene, è necessario il totale spogliamento. Vuoi dare una solenne condanna alla vanità, ai lusso, all’ambizione, alla mollezza, mostrando il suo corpo tutto una piaga.

Gesù sulla Croce è in mezzo a due ladroni, ai piedi i crocifissori, gli gridano: Tu che salvasti gli altri salva te stesso.. .Se sei Figlio di Dio, discendi dalla Croce...

O Angeli dei Cielo difendete l’onore del Figlio di Dio, del Re della gloria... Così Gesù condanna la superbia, così onora i disprezzi, le umiliazioni. Ma ciò non è tutto. La Croce ci ricorda che quel corpo già fatto una piaga per la flagellazione, sfinito di sangue e di forze per il grave peso che più volte lo fece cadere, fu gettato sopra di essa da inumani carnefici, stirato, dislogato, per stenderlo su quel letto di dolore; alle piaghe si aggiungono novelle piaghe, i chiodi trapassano le mani ed i piedi, e sollevato in alto si rinnovano gli spasimi, si dilatano le ferite, si moltiplicano gli strazi.

Oh Croce, o Croce, tu vedesti quell’anima Santa in quel mare di tristezza e di affanno, numerasti i colpi dei martello, contemplasti quei volto, tutto tinto di sangue, impallidire, chinare la fronte, chiudere gli occhi, morire. Tu che sostenesti quel corpo esanime, innalzato tra il Cielo e la terra, mentre si oscurava il sole, si aprivano i sepolcri, si squarciava la volta dei tempio, tu, insegna a noi quello che dobbiamo imparare.

Sì, la Croce, dopo averci mostrato lo spogliamento totale, il disprezzo profondo, l’amaro strazio del corpo di Gesù, ci è di grande insegnamento.

A dir vero, le azioni di Gesù furono tutte dimostrazioni, insegnamenti; ma donde ci ammaestrò in maniera più efficace e perfetta che dalla Croce? Da questa ci apprese le verità più rilevanti, i misteri più sublimi, le virtù più eroiche. E prima non c’insegna la sua misericordia? San Giovanni esclama: Mirate fino a qual segno Iddio ha amato il mondo, da farci dono del suo Figliolo condannandolo alla morte e alla morte di Croce per la salute degli uomini.

O voi che ad una mancanza superficiale andate lamentandovi di Dio quasi non sia misericordioso, venite qua, contemplate la Croce, e poi ripetete; Cosa fa Iddio? Egli è sulla Croce straziato dai dolori, morto per te. Ecco, cosa fa Iddio e tu non lo ami.

La Croce insegna quanto il peccato sia un grande male. Gli Angeli ribelli appena acconsentito ai pensiero di superbia vengono precipitati in un abisso eterno di dolori. Adamo scacciato dal Paradiso, condannato alla morte, con tutti i suoi posteri. il mondo sepolto nelle acque dei diluvio. Sodoma e Gomorra, consunte dal fuoco, il Faraone inghiottito con l’intera sua armata nei flutti del mar Rosso. 600.000 Israeliti sterminati nel deserto, sono tutti esempi terribili del gran male che è il peccato e di quanto Dio lo abbia in odio. Quando vediamo un Dio, il Figliolo adorabile del Padre, l’oggetto delle sue eterne compiacenze, Io vediamo percosso, piagato, spirare sotto i colpi della divina giustizia, e quasi infranto io vediamo fatto l’obbrobrio dell’uomo, l’abiezione della plebe; quando si considera che Egli non aveva commessa la colpa ma solo coperto delle apparenze del peccato, allora intendiamo che se Iddio non ha risparmiato i colpi della giustizia, sul Santo dei Santi, li risparmierà su noi peccatori quali siamo? Povero infelice quel cristiano che si dispone al peccato cercando di persuadersi che non sia gran male il peccato. Oh quale cambiamento, quando si troverà davanti a Dio e vedrà invece in tutto il suo orrore la bruttezza la deformità del peccato! Oh che ci illumini adesso la Croce! Oh impariamo adesso a detestano, aborrirlo.

Fratelli, se noi diamo un’occhiata al mondo, che cosa vediamo? In generale, l’affannarsi, un correre dietro a cose momentanee, passeggere del mondo. Per queste i sacrifici, i sudori; per il vero interesse, per le cose preziose, per le eterne: nulla.

Tutto per la terra, niente per il Cielo.

Avviciniamoci alla Croce ed ai piedi di questa impareremo a conoscere il prezzo infinito dell’anima nostra.

Vedete Gesù sull’erta dei Calvario, caduto sotto il peso della Croce, eccolo bocconi in terra che non può più reggere; avvicinatevi, domandate a Gesù; ma perché tanti strazi? Ed Egli alzando il languido sguardo vi dirà: Per salvarti l’anima. Seguendo la striscia fumante di sangue, che disegna dove è passato Gesù, eccovi ai Calvario, e vedendolo confitto in Croce, in mortale agonia, domandategli: "Voi che siete il Re della gloria perché state in questo stato?" ‘Per salvarti l’anima’.

E chi sbaglierà o fratelli? Gesù crede meritevole per l’anima lasciare la vita in mezzo ai più atroci tormenti, spirare su d’un tronco infame, spogliato deriso. E noi per essa non vogliamo scomodarci un momento? Egli che tutto sa, lascia tutto per l’anima; e noi che nulla sappiamo, lasciamo l’anima per non lasciare qualche cosa del mondo. O quali sublimi ammaestramenti ci dà la Croce!

Un ultimo pensiero. La Croce non è solo la cattedra donde ci ammaestra, ma anche il trono glorioso da cui regna. E qual trono di gloria può essere mai una Croce, destinata al supplizio dei più infami malfattori? Eppure, mai regia Maestà rifulse con tanta pompa, quanto Gesù con la Croce. Sì, nulla adegua la possanza e l’impero di Gesù sulla Croce. Comincia a farsi riconoscere come Re da colui che lo condanna a morte, facendo scrivere sulla croce il titolo: Re dei Giudei. Ai suoi fianchi ha due ladroni e da sovrano dispone della loro sorte eterna. All’uno gli assicura il Paradiso, e l’altro lascia precipitare nell’inferno. Dalla Croce il Sovrano dei Cuori converte il Centurione ed alcuni suoi carnefici che discendono dai Calvario picchiandosi il petto e tra pianti e singhiozzi gridano, Veramente costui era Figlio di Dio. Sovrano della natura mentre spira la commuove, la scrolla, la fa fremere tutta quanta.

Egli muore ma tutta la natura si duole della sua morte.

Dove troviamo un Re più potente, che muore quando vuole, come vuole, e con la sua morte soqquadra tutto l’Universo? Muore e morendo distrugge la morte; si spoglia di tutto, e di tutto diventa il Padrone; si umilia e viene esaltato; obbedisce fino alla morte, ed obbedendo comanda; facendosi debole diventa forte; ha le mani inchiodate e guida gli avvenimenti; ha i piedi inchiodati e si porta dovunque. Dice a nobili donzelle: Rinunciate alle nozze e vi rinunciano, ai ricchi: lasciate le sostanze ed essi si gloriano di farsi poveri per amor suo. Lasciano le comodità, gli agi i piaceri e con la maggior contentezza corrono nei deserti. Egli io dice appena, e si preferiscono le carceri ai palazzi, gli ospedali alle danze, la povertà alle ricchezze, il disprezzo agli onori. Presenta la croce e migliaia e milioni l’abbracciano, la baciano, la stringono, e se possono morire sopra di essa un solo pensiero li turba: Non sono degno; non merito, troppo onore mio Dio poter morire sulla croce.

Egli è morto e la sua Croce è confusa con le Croci dei due ladroni, è sotto terra. Fratelli, tutta la Storia non è che una vittoria continua di Gesù con la Croce.

C’è la Croce? E voi trovate ogni bene, ogni virtù; non sì vuole la Croce? E voi aspettatevi il disordine, malessere, vizi.

Domina la Croce? E nelle famiglie, sono rispettati i genitori, si amano i fratelli, si va di ben in meglio. Nelle Nazioni si rispettano le Autorità si alienano le miserie, c’è la pace, la tranquillità, i paesi sono felici, non vi sono divisioni, partiti, contrasti, tutto è ordine, armonia; nei matrimoni la santità; nei contratti la giustizia; nei divertimenti la moderazione; nell’amicizia la sincerità; nelle ricchezze la generosità; nella povertà la rassegnazione; nelle afflizioni il sollievo; nei dolori il balsamo, sulla terra il cielo.

Non volete la Croce? Ed ecco nelle famiglie c’è lo sfacelo, il padre in contrasto con la moglie, la sposa che contraria il marito, i figli che fanno a loro modo; nei popoli l’anarchia, la rivoluzione; senza nemici, si è in continua guerra; nell’abbondanza si manca di tutto; nella prosperità tutti si lamentano; vi sono mille comodità e nessuno è contento; le feste finiscono in liti; i divertimenti in ferite.., quando la va bene, si va gridando: si stava meglio quando si stava peggio.

E non è questo o fratelli il quadro vivo, palpitante, della condizione presente? Non è così o fratelli? voi oggi ringraziate il Signore perché vi ha benedetto nella campagna e all’avvicinarsi dell’inverno lo spettro della fame non vi fa paura. Voi fate festa, perché siete ben provvisti ed io prendo parte alla vostra gioia e tanto vi prendo parte che vorrei ne avreste il doppio, il triplo, ma pure debbo dirvi che lontani dalla croce, cioè se voi non ricorderete quella vittima augusta che sulla Croce si spogliò di tutto per insegnare a noi il distacco dalle cose terrene; se non vi ricorderete dei disprezzi di Gesù nei quali vi è nascosto l’onore; se rifiuterete il patire in unione a Gesù, se non avrete la giusta idea della misericordia e della giustizia che sono entrambe infinite e che non si deve distruggere l’una per esagerare l’altra, non avrete né vita, né festa.

Se dimenticherete che una sola cosa è necessaria - salvare l’anima -, istruzioni tutte che abbiamo dalla S. Croce, voi favoriti dalla fortuna, in mezzo alla prosperità, troverete invece l’infelicità. Freme l’inferno a questi detti ma è la pura verità: con la Croce il dolore diventa delizia, senza croce il dispiacere diventa tormento, con la croce la felicità, senza Croce la disperazione.

Ma questo non è tutto o fratelli. Quei Gesù che dalla Croce, vero sovrano delle menti dei cuori, degli eserciti e dei troni, delle anime e dei corpi, degli elementi e delle volontà ha tratto a sé l’universo intero, ai finire dei secoli nel giorno della vendetta più sfolgorante dei sole si presenterà ai popoli, portando qual gloriosa insegna di tutti i suoi trionfi quella Croce, sulla quale stanno poi il suo testamento, scrisse il suo codice, segnò la via della salute, in quella Croce, fratelli, tutti dovremo specchiarci e chi non sarà trovato conforme alla Croce, sarà bollato del marchio e del suggello dell’Eterna riprovazione.

Non basta adunque aver la Croce appesa al letto, attaccata al collo, circondata di pompe, di solennità, di onori; se queste cose ci eccitano a ricordare i suoi insegnamenti e a renderci simili alla Croce, vanno bene; se ci eccitano invece a pensieri ben diversi di quelli che ci inspira la Croce, è questo un edificare con la sinistra per distruggere con la destra.

Dopo queste riflessioni, piaccia a Dio che voi mai arrossiate della Croce. Essa deve essere, anzi, è tutta la nostra gloria, tutta la nostra felicità; essa dev’essere in perpetuo il grande oggetto della nostra fede, dello studio e dell’amor nostro. Venite dunque fratelli, ai piedi di questa Croce come a un altare sacro.

 AI: "Sermones", ASO Botticino