RIFLESSIONE SULLA PASSIONE DI
GESU
Il
famoso Michelangelo Buonarroti effigiò un Crocefisso spirante con sì grande arte che chi
lo ammira si sente intenerire e non può fare a meno di piangere talmente sono espressi al
vivo gli occhi torbidi e insanguinati, il viso pallido e scarno, le labbra livide, il
petto gonfio, le membra scorticate e cascanti. Ma ciò che più fa riflettere sono quelle
parole scritte sotto: "Non vi si pensa".
Che vergognosa verità per luomo! Un
Dio è giunto a tanto eccesso di amore verso luomo che per salvarlo si è lasciato
uccidere, svenare, crocifiggere; ha accettato di morire scorticato in mezzi a due ladroni
su di una croce, e luomo che, salvato con la sua morte, dovrebbe corrispondergli col
dare mille volte la vita per lui, giunge a questo gran portento di sconoscenza, che
neppure se ne ricorda, neppure vi spende un pensiero: "Non vi si pensa".
Se il Redentore
avesse sparso per noi una sola goccia di sangue o se fosse morto placidamente senza alcun
strazio, o anche se fosse morto serenamente pure il non pensarvi sarebbe una stranissima
ingratitudine. Che sarà dunque il non pensarvi dopo che Egli è morto per noi con uno
scempio sì sanguinoso? Eppure questa sconoscenza, o per meglio dire questa ingiustizia è
costretto a soffrire il Signore da noi uomini ingrati.
Mentre Egli era in croce sul calvario, i
perfidi giudei non solo non lo compativano, ma lo bestemmiavano: così ora molti peccatori
si ricordano assai di rado e con leggerezza della Passione del Signore. Non solo non lo
compatiscono, ma ritornano a crocifiggerlo mille volte con i loro peccati. Si può dire
finezza più cruda di questa! Ah, non facciamo così noi; ma mettiamoci di proposito a
considerare le pene di Gesù Cristo, ed a compatirle col più vivo dei nostri affetti....
Sereno usciva Gesù dal Cenacolo,
lultima sera della sua vita mortale, per incamminarsi allorto del Getsemani
dove era solito raccogliersi per pregare con i suoi. Gli apostoli, caldi ancora del sangue
appena bevuto alla cena, sentivano per lui una tenerezza... quellultimo discorso di
congedo, quei ricordi... se lo prendevano in mezzo facendogli un mondo di carezze... lo
amavano tanto.. e nessuno lo avrebbe mai lasciato. Pietro poi voleva dire più ancora
degli altri:
Maestro non temete anche se dovessi
morire con te...
Gesù raggiunse quellOrto, il suo
sorriso si cambiò in affanno, un peso mortale gli strinse il cuore. "Vigilate et
orate" disse agli apostoli, "figlioli miei, non lasciatemi, state con
me." E allontanandosi da loro quanto il tiro di un sasso, cadde ginocchioni a
pregare. Ah, vedetelo: le divine ginocchia piegate a terra, la fronte umiliata fino al
suolo, il volto tinto dì color di morte, il cuore gli palpita affannoso, le membra
tremano. ..e chi lo affanna così? Chi lo ha ridotto a questi termini?.., qui non sono i
manigoldi che lo percuotono, non si vedono spade che lo trafiggono, non vi è strumento
alcuno di pena che lo tormenti.
Giunta è lora del sacrificio... .La
divinità che fu sempre con Lui abbandonò, direi quasi, la natura in braccio al dolore;
partirono i dolci pensieri, le immagini di conforto, e lanima di Gesù rimase sola
con sfilati davanti i dolori, le angosce, i tremiti, le agonie e la morte stessa. Non vi
è forse cosa che gli uomini sentono più al vivo quanto il vedersi abbandonati dagli
amici più cari e dai parenti più stretti nelle loro maggiori calamità. Non lamenta
Giobbe tanto il dolore quanto labbandono. Gesù Cristo nellorto soffrì
labbandono, e prima da sé medesimo Egli non voleva conforto neppure da sé, diede
licenza alle sue passioni, che fino ad allora erano state quiete e ubbidienti alla
ragione, tanto che lassalirono furiosamente come fiere sfrenate. Il suo pensiero lo
portò al domani e tutto scorrendone con Io sguardo la tragica scena ne sentì spavento.
Egli vedeva il tradimento di Giuda, la fuga degli Apostoli, la negazione di Pietro, e poi
quella notte là nel Pretorio, insulti, lobbrobrio di quei ribaldi, e poi quei colpi
di martello, quegli estremi delitti, quellultimo spirare dellanima.
Più di ogni altro lopprimeva il
pensiero dessere egli coperto e carico di tutti i peccati passati, presenti e futuri
di tutto il mondo. Egli, la Santità per essenza, la purezza personificata carica di
peccati! Pensate voi quale sarà stato lorrore dellanima santissima di Gesù
ricoprirsi dei peccati di tutti gli uomini che è quanto dire della lebbra più schifosa,
più sozza e più purulenta che regni al mondo, qual è la lebbra diabolica! Un peccato
solo davanti a Dio è più abominevole che tutte le immondezze delle piaghe; che tutto il
sudiciume dei cadaveri, che tutte le schifezze delle cloache. Considerate perciò quanto
saranno abominevoli tutti i peccati insieme. Ah certo che il Signore ben più volentieri
avrebbe accettata più di una morte piuttosto che ricoprirsi delle abominevoli iniquità
degli uomini.
Egli rifletteva che dopo tanto suo sangue,
gran parte degli uomini, si sarebbero persi senza trarre frutto dal suo patire. Mi pare di
sentirlo, se deve essere così, che giova dunque che io peni così tanto? Perché
verserò questo mio sangue se per molti sarà sparso inutilmente?... Passi dunque o Padre,
passi da me questo calice, ma ahimè Gesù prega e suo Padre tace... Torna a pregare,
e con le maniere le più umili e compassionevoli ripete la medesima domanda: Padre se
possibile allontana da me questo calice. E gran cosa: Dio che è tutto viscere di
pietà e tenerezza verso tutti, ma particolarmente verso i tribolati, gli afflitti e gli
oppressi a questo suo figlio mostra di non aver pietà, di non sentire compassione, lo
lascia in abbandono! Ma Padre - grida per la terza volta lappassionato Gesù, - Padre se è
possibile allontana da me questo calice -.
Con tutto ciò per nulla mosso
lEterno Padre a tante suppliche e umiliazioni di un Figlio, non solo non lo consola,
ma gli invia subito dal Cielo un angelo, il quale portatosi nel Getsemani prima lo adora
come suo Dio, poi additandogli un calice di nero assenzio gli annunzia essersi già
irrevocabilmente stabilito chegli muoia e muoia della morte più spietata e più
dura della croce. "Non la mia ma la tua volontà sia fatta" disse
allora Gesù. Si sollevò contro Gesù una tempesta di dolori, affanni, apprensioni, paure
tanto che incominciò a sudare da capo a piedi vivo sangue.... Ah, povero mio Nazareno,
che gran pena è stata mai la vostra se è giunta a farvi sudar sangue! Né poteva essere
di meno perché se tanto sentono gli uomini lessere abbandonati dagli amici, qual
cordoglio dovette essere il vostro nel vedervi abbandonato da... padre, e Padre Eterno.
Ma, i suoi Apostoli dove sono? Dovè
Giovanni quel diletto discepolo che poco prima aveva posato il suo capo in seno a Gesù?
Dove sono tutti quegli altri che nellaccompagnarlo allorto gli mostravano
tanto amore, dovè quel Pietro che protestava di voler morire piuttosto che
abbandonarlo? Come?... Che fanno?... perché non corrono a sollevarlo dal suolo.., ad
asciugargli il sudore?... a rinvigorirgli le forze con qualche opportuno conforto, ah
essi dormono. Oh ingratitudine! Per ben tre volte Gesù li svegliò pregandoli di non
abbandonarlo, ma essi subito ritornarono al sonno senza punto pensare alloro amato
Maestro. - Non avete potuto vegliare unora con me! Dove sono mai tutte quelle
vostre proteste di tenerezza e di amore? Una sol ora non siete capaci di vigilare
con me? Dove sono quelle vostre proteste di volermi sempre con voi di non mai
abbandonarmi? -
Queste parole gli uscivano di bocca con
tale accento di angoscia!... li aveva pure nutriti e tenuti attorno come suoi figli, li
aveva scongiurati di non lasciarlo, ed essi nemmeno sono stati capaci di vegliare con Lui
in un frangente sì spaventoso! Questa, dice un
interprete, fu una delle pene più strazianti al suo cuore; ed è vero, anche noi siamo
fatti così: portiamo in pace linsulto di un aperto nemico ma che un uomo che aveva
protestato di amarci ed essere tutto per noi, un uomo ricolmo di favori, ci volti le
spalle nel momento della sventura, o se non altro si mostri freddo insensibile alle nostre
pene, ciò mette in noi un senso di profonda tristezza.
Che dolore per Gesù, egli patisce e i suoi
Apostoli dormono. Dormissero almeno tutti! Uno vi è che veglia, ma veglia per tradirlo.
Giuda, il perfido Giuda non dorme; fatto capo di una squadra di sbirri, con aste e
fiaccole viene con catene per sorprendere Gesù nellorto e consegnarlo ai suoi
nemici. Egli come gli altri Apostoli era stato presente allultima Cena:
anchegli si era cibato delle carni immacolate del divino Agnello, aveva avvicinato
le labbra al calice della vita eterna. Maledetta avarizia, mostro orribile a quali eccessi
tu spingi! Linteresse, lamore disordinato al soldo gli fa concepire
linfame disegno di vendere il suo divin Maestro. Ed eccolo difatti, mentre i suoi
compagni con Gesù si avviano al Getsemani, quasi di soppiatto, corre da Scribi e Farisei
e per trenta denari promette di dar loro nelle mani il divin Redentore.
Ah, perfido Giuda! Tu uno dei suoi più
favoriti discepoli, tu allevato per più anni alla sua scuola, tu pasciuto alla sua mensa,
tu onorato della sua confidenza, tu hai cuore di staccarti dal suo fianco per collocarti
coi suoi giurati nemici: tu crudele mercante, hai coraggio di vendere il Figlio di Dio per
trenta denari, tu hai coraggio di sigillare questo infame gesto col segno
dellamore?... Con un bacio dunque tu tradisci il Figlio delluomo? Oh Giuda,
Giuda fermati, sei ancora in tempo a rimediarvi, guarda Gesù che ti chiama ancora per
amico. Egli è disposto a perdonarti e già ti perdona , getta
quellinfame prezzo e prostrato a terra chiedi perdono.
Ma perché perderci a piangere tanto sopra
Giuda, piangiamo piuttosto su noi stessi che di Giuda siamo peggiori. Oh quante volte
abbiamo noi pure tradito questo nostro Maestro?... Molte volte, non per trenta denari ma
per un miserabile piacere, per una vile soddisfazione. Dimmi o disonesto per che cosa hai
venduto Gesù? Tu donna vana e capricciosa tu intemperante, e tu bestemmiatore... e tu
ladro, e tu iracondo
e tu superbo... e tu avaro.., e voi, in una parola, o peccatori
per chi avete venduto Gesù? Giuda almeno lha venduto una sola volta e noi? Giuda se
avesse avuto la grazia di potersene emendare certo più non lavrebbe tradito; e noi?
Quante volte abbiamo domandato pietà, perdono e poi siamo ritornati a quel fango che
abbiamo detestato.
Quanto siamo noi peggiori di Giuda! E
vero, egli era un apostolo e Gesù laveva scelto fra tanti per suo seguace,
laveva ricolmato di doni. E noi? Non siamo forse suoi discepoli? Non siamo noi nella
sua Chiesa? Quanti di coloro che vivono nellidolatria e nellignoranza
servirebbero Dio con ogni impegno se fossero cristiani come noi. E di benefici ce ne ha
fatti e ce ne fa direi quasi allinfinito. Egli ci da i suoi ministri che ci sono
guida nel cammino della nostra vita. Egli ci da i Sacramenti che sono altrettanti canali
per cui piovono su di noi tutte le grazie celesti. Egli ora ci chiama con una disgrazia,
ora ci sprona con un esempio, ora ci invita con una malattia. Quanti doni e quanti
benefici e quanta ingratitudine nostra nel calpestarli! Sì, piangiamo su di noi e non
già su Giuda.
Attraverso il bosco si sente un muover
concitato di passi, gente armata si avanza, Giuda li precede. Gesù si accorge, chiama gli
Apostoli e corre ad incontrarli. Giuda è il primo che viene, stampa in faccia a Gesù
linfame bacio, gli sgherri si avventano e a guisa di un fiume a cui rompono gli
argini, tutta quella ciurmaglia si getta con grande impeto su Gesù. Alcuni lo urtano,
altri lo spingono, altri lo percuotono, lo legano, gli uni e gli altri lo trascinano e...
tornando ad inalberar la lanterna se io conducono ai Tribunali come in trionfo. Era da
tempo che quei ribaldi Giudei si sentivano pizzicare le mani, sospirando il momento di
poterlo agguantare: ora che lo hanno in catene la
deve pagare gridano, ed essi fanno festa come
di una vittoria. Gli apostoli si sperdono per la campagna, e Gesù povero Agnello caduto
in mano ai lupi, cammina silenzioso verso Gerusalemme... Uscite, uscite, abitanti di
Betania, correte incontro a Gesù Nazareno, mirate come trattano colui che vi risanava gli
infermi e i paralitici: ora questi è in mano ai suoi nemici.
Non dimentichiamo lamabilissimo
nostro Salvatore e sia questo il primo frutto: sentire una viva compassione del suo sommo
abbandono. ... Giobbe nei suoi travagli ebbe pur
degli amici che vennero a consolarlo. Quel viandante che da Gerusalemme viaggiava verso
Gerico ebbe un cortese Samaritano che in varie guise lo confortò. Solo Gesù non ha
neppure uno nellorto che Io consoli. Eppure egli aveva sempre fatto del bene a
tutti
guarito i ciechi., soccorso quel paralitico alla piscina... No, non
dimentichiamolo, ed è il secondo frutto.
E per terzo impariamo pazienza quando le
creature ci abbandonano, e non diciamo più: non ho nessuno per me, anche quando sembra
che Dio non ci esaudisca e ci consoli nelle nostre orazioni, non prorompiamo in quella
bestemmia che Dio si è scordato di noi. Pretendiamo forse noi desser più di Gesù,
che pregò per tre volte senza esser stato esaudito?
Che dolore, che gran confusione fu per
Gesù entrare in Gerusalemme legato con funi e catene, come assassino in mezzo alle
guardie che apposta io tiravano per le strade più popolate dove aveva ricevuto tanti
plausi e tante venerazioni. Oh Dio che affronto fu mai quello di Gesù Cristo? Tutti si
affollavano per riconoscerlo e mostrandolo a dito dicevano: Ecco là Gesù Nazareno! O
vedete chi avrebbe mai potuto credere di Lui che fosse un infame. Gesù un infame? Un
infame Gesù?
E cosa certa che tutti gli uomini,
specialmente se sono nobili e saggi, sentono assai più vivamente i pregiudizi della fama
e della reputazione che i dolori del corpo. Anzi, spesso stimano assai più lonore
che la vita stessa. lire Saul sconfitto in battaglia comandò ad un suo scudiere che lo
uccidesse, stimando minor male il morire che il cadere nelle mani dei suoi nemici.... Ora
il Nazareno come Dio era il supremo monarca di tutti i re; come uomo era il discendente
della stirpe reale di Davide e come taumaturgo e predicatore della sua nuova legge era il
personaggio più accreditato di tutta Gerusalemme tanto che lo seguivano a migliaia per
udirne le celesti dottrine e per vederne gli strepitosi prodigi che operava. Che rossore,
che confusione per Gesù comparire nelle strade più affollate di Gerusalemme, non solo
qual servo, ma qual ladro, qual malfattore. Che ignominia lesser Egli condotto a
tanti tribunali e qui esser accusato, calunniato quale indemoniato e seduttore del popolo?
E non solo non trovare giustizia alla sua innocenza da tanti giudici, ma averli tutti
avversi e oltraggiosi. Ah Gesù, perché non vi difendete?...
Egli sopporta tutto senza proferir parola,
con le catene alle mani e coi ceppi ai piedi, si lascia condurre come reo dinnanzi ai
tribunali. Anna pauroso per la sua mitra lo esamina come ribaldo. Caifa geloso del suo
sacerdozio lo rimprovera come bestemmiatore. Erode idolatra della sua corona lo schernisce
come uno stolto. Pilato schiavo della sua politica lo assolve come innocente e poi lo
condanna come reo. Attorno a Gesù ognuno accusa, mormora, bestemmia ed Egli tace.
Linvidia sanguinaria di due pontefici impegna le gioie della mitra per comperare
falsi testimoni. E Gesù tace. La curiosità malcreata dun Erode coronato dal suo
incesto, avido dimpiegar gli occhi per veder miracoli piuttosto che per pianger i
suoi peccati, linterroga, gli richiede qualche miracolo, cerca di cavargli di bocca
qualche parola, ma Gesù tace.
Erode ritenendolo pazzo lo tratta per tale,
per disprezzo lo veste di bianco e lo rimanda a Pilato il quale tesse un esame il più
curioso che mai abbia visto la terra. Ora loda, ora rimprovera, ora licenzia, ora
richiama, ora assolve, ora condanna, e Gesù? Gesù tace. Che oltraggi furono mai questi
per Gesù! Quale ignominia, qual disonore! Vedersi trattar da tutti con tanto disprezzo,
beffeggiato, deriso, schernito come pazzo da una spudorata soldatesca, che spinta da
furore satanico cerca ogni mezzo per disonorarlo. Chi gli insozza la faccia di sputi, chi
gli si scaglia contro gettandolo di qua e di là.
Adorabile mio Salvatore, so che voi parlate
più col vostro tacere, ma ora che Pilato di buon genio vi interroga, deh rispondete cosa
avete fatto. Dite che voi avete fatto lammirabile luce del giorno. Dite che è
vostra architettura la terra che li sostenta, il cielo che li ricopre; dite loro che voi
avete ridato vita ai morti, liberati gli ossessi, mondati i lebbrosi, illuminati i ciechi,
saziati gli affamati, convertiti i peccatori.... Ma che dico io mai, fate pur bene o Gesù
a tacere, perché ora le vostre sillabe vi costano troppo caro.
Era Gesù dinanzi a Caifa quando questi
come ispirato dinferno prese a gridare: Ti scongiuro per il Dio vivente: parla,
sei tu Figlio di Dio? Si fece silenzio e Gesù con voce solenne rispose: Si lo
sono, e vedrete il Figlio dellUomo ascendere al Padre e sedere alla sua destra per
giudicare gli uomini. Caifa stava immobile ascoltando e appena ludì parlare
così, afferrò a due mani il suo mantello e lacerandolo da capo a fondo gridò: "Ha
bestemmiato! Che bisogno abbiamo di cercare ancora? Ha bestemmiato" Questo fu
come il segnale della battaglia: lira chiusa nei petti scoppiò; un fremito, un
delirio simpadronì dei Giudei, e a modo di forsennati si scagliarono contro Gesù
chi a strappargli la barba, chi a percuoterlo
in faccia, chi ha insozzarlo sul capo spingendolo di qua e di là...
Mentre i Giudei smaltivano la rabbia contro
Gesù disprezzandolo con ogni barbarie, un uomo silenzioso si aggirava attorno al Pretorio
spintovi da terrore e pietà: era Pietro. Lo amava troppo quelluomo da potersene
stare lontano.., ma una donna lo scopre e guardandolo bene in faccia disse... "ma
qui vi è uno dei suoi, un discepolo del Galileo..." "io?... non
Io conosco nemmeno!" - "invano neghi, il parlare ti tradisce." Pietro
allora impallidì: in quel giorno era un delitto appartenere a Gesù. Pietro vedendosi
così perduto prese a gridare e spergiurare che non era vero... Ma poi Pietro non si
disperò, al canto del gallo si ricordò delle parole di Gesù e uscito fuori pianse
amaramente. Quale disonore però per Gesù, vedere che colui che doveva diventare il suo
vicario qui in terra giura di neppur conoscerlo quasi che fosse un infame. Oh disonore!
Quando mai si è veduto al mondo un disprezzo pari al suo? ...Eppure qui non terminano gli
obbrobri di Gesù, altri e altri ancora ne seguono.
Quale ignominia vedersi spogliato delle
vesti, percosso da flagelli. Quel Dio che copre la terra di nuvole, il cielo di gloria,
che veste di penne gli uccelli, di smalto i fiori, di candore i gigli del campo, vedersi
esposto ignudo in spettacolo alle occhiate licenziose, a motteggi sacrileghi. Un immenso
rossore tinge allora il volto del Salvatore... Da mano disonesta si spoglia quel
santissimo corpo, con funi ritorte lo si lega alla colonna dellatrio, e snudate le
nerborute braccia non pochi manigoldi arrabbiati con verghe, con funi con pungoli e con
catene si scagliano talmente su quelle tenere membra che non lasciano di quel corpo parte
illesa. Ed ecco il divin Corpo divenuto una sola ferita; e quei manigoldi battono. Già
son nude le costole, e quelli battono. Il pavimento è un lago di sangue ed essi battono.
Le muraglie, la colonna, le fruste, le mani, la faccia, le vesti dei carnefici sono
ripiene di sangue e di minuscoli brandelli di carne fatta volare dallimpeto dei
flagelli .. e quelli tuttavia battono Ecco qua o cari
una bella prova delle umani impudicizie. Vieni qua o disonesto, tu che vai dicendo: che
gran male è poi un peccato di carne; guarda cosa costano a Gesù quelle tue sporcizie....
Slegato appena dalla colonna non può più stare in piedi e cade bocconi sul pavimento..,
ah che giammai figlio duomo fu trattato con crudeltà più selvaggia.
Non meno oltraggiosa fu pure
lignominia dellincoronazione di spine voluta dai Giudei non solo per
tormentarlo, ma per prendersi essi trastullo e trattarlo come re da burla. Spogliatolo
dunque unaltra volta delle sue vesti lo fan sedere sopra un sasso per trono, poi
intrecciano insieme rami di giunco marino le cui spine sono lunghe, solide, dure e
penetranti che traforano le suole delle scarpe, e formatene un orribile e ignominioso
diadema in modo da coprirne tutta la testa, glielo adattano sul capo e con nodosi bastoni
gliela calcano con tanta violenza e furore che ben presto le spine trapassano la cute,
penetrano il cranio, gli si internano nel cervello, ed alcune più lunghe straziano tutti
i delicati tessuti della testa... Il sangue ne scorre da tutte queste parti a rivi, i
capelli e la barba e tutto il santo Volto ne è intriso.
Una corona di spine domanda un manto
dobbrobrio ed uno scettro di derisione: gli si getta sulle spalle uno schifoso
straccio di vecchia porpora per manto regale; per scettro gli si pone in mano una ignobile
canna; poi, tra fischi e sogghigni, tra contorcimenti e ludibri, si inchinano con comiche
riverenze, lo salutano con affettata ironia. Ave re dei Giudei! Chi gli vomita sul
viso stomachevoli sputi. Chi sulle gote gli scarica schiaffi sonori, chi gli strappa la
barba e chi i capelli; chi i pugni e chi i calci; chi levandogli la canna percotendo con
essa il capo gliene interna sempre più le spina, gliene prolunga le trafitture, gliene
rinnova il dolore. Oh scena di compassione e insieme di orrore! Oh innocenza spietatamente
martoriata, oh dignità e maestà del Figlio di Dio, vero Re delluniverso,
calpestata e derisa!...
Così malconcio con una canna in mano fu
presentato a Pilato che ne sentì la più viva compassione, sperando di salvarlo trasse
fuori un ladrone reo di omicidio e messolo accanto a Gesù, sopra un palco, alla vista del
barbaro popolo, domandò chi dei due volesse salvo e chi condannato? Grande Iddio che
umiliazione per Gesù Cristo! Quale insulto, quale affronto! Il discendente di Davide
messo a confronto con un sozzo plebeo: il giusto per eccellenza con uno scellerato; il
santo Figlio di Dio col più malvagio dei figli duomo. O giudice infame, hai
coraggio di mettere nel medesimo rango uno scellerato, convinto reo di capitali delitti,
con Gesù Cristo che tu stesso hai riconosciuto e proclamato innocente. Ma ancora più
infame popolo che posponi colui che ha guarito i tuoi infermi, dato la vista ai ciechi..,
lo posponi a Barabba? "ci si tolga costui e ci si rilascia Barabba" e guardate
con quale disprezzo: non si degnano neppure di nominarlo, come se temessero di
contaminarsi col pronunciarne il nome, quel Nome santo, adorabile, che è la delizia dei
cieli e là speranza della salvezza della terra, e dicono semplicemente ci si tolga
costui. Come se volessero dire: "si levi costui dal mondo la cui esistenza è uno
scandalo, è un disonore per il popolo. Barabba per quanto sia stato malvagio è degno di
indulgenza in paragone a costui. Grazia dunque a Barabba e costui a morte". Oh
frenesia diabolica! Oh eccesso di ingiustizia e di crudeltà!...
Ma perché inveire tanto contro chi non ci
ascolta? Approfittiamo dellinsegnamento. Gesù volle essere così tanto vilipeso e
schernito per confondere la nostra superbia e insegnarci lumiltà evangelica. Quanti
vi sono nel mondo, e forse anche tra i cristiani, che non sanno umiliarsi! E credono di
dire molto dicendo "qui ci va della mia reputazione". Vi Ingannate, la vera
stima di un cristiano è lessere umili ad esempio del suo divin maestro, allora
acquisterà più onore presso Dio quando gli sembrerà di perderlo nel mondo. E poi, se un
Dio poté soffrir tanti disprezzi e tante ignominie per amor delluomo, non potrà
luomo, verme vilissimo della terra, per amore dello stesso Dio soffrire qualche
leggero pregiudizio della sua stima?
Il popolo con un ruggito: "salva
Barabba, muoia Gesù"- Ma io non trovo alcuna colpa
Via, via crocifiggilo Ma
egli è innocente No, grida il
popolo, noi abbiamo una legge e secondo questa deve morire perché si è fatto Figlio
di Dio. -Pilato tenta con ogni mezzo di
liberarlo, ma il popolo furibondo grida: "Se liberi costui non sei amico di Cesare
poiché chi si fa re contraddice Cesare". Pilato si lava le mani per protestarsi
innocente e poi per non dispiacere a Cesare condanna Gesù alla morte di croce. Un grido
satanico di furore scoppia nella turbe alludire la sentenza.
Gesù è nuovamente consegnato agli sgherri per essere crocefisso. Ed eccolo caricato
duna pesante croce incamminarsi al Calvario. Ognuno corre curioso per vedere questo
funesto spettacolo ed i più pietosi si domandano chi sia, e la sbirraglia risponde: E Gesù Nazareno. Che ha fatto?, non sanno che rispondere, ma
cercano daffrettarsi, lo trascinano e a pochi passi cade per terra per la debolezza
non avendo quasi più sangue addosso.
Sommo dolore! Sebbene la Passione di Gesù
non sia stato altro che un intreccio continuo di dolori e di pene acerbissime, pure il
massimo dei dolori lebbe a soffrire sul Calvario nella sua Crocifissione, lo non vi
dirò delle sue cadute sotto la croce.... Dellincontro con la sa Madre santissima,
lasciando a voi madri pensare quale dolore sarà stato per luno e per laltra.
Solo intendo farvi osservare come la crocifissione di Gesù sia stata eseguita con
straordinaria fierezza, i Giudei nel crocifiggere i ladri se non usarono pietà, usarono
però umanità non strapazzandoli più del dovuto. Non si comportarono invece così nel
crocifiggere il Redentore perché essi avevano da gran tempo conservato contro di Lui un
odio implacabile e nulla più desideravano che vederlo morto.
Quando poi sul Calvario giunsero nel loro
intento di crocifiggerlo con le loro stesse mani, con quanta fierezza e inumanità
eseguirono lingiusta sentenza. Essi, poco curandosi dei due ladroni, si rivolsero
tutti contro Gesù. Luno prepara i chiodi, laltro scava la fossa per piantarci
la croce, un altro distende la stessa croce sul suolo. Poi strappano furiosamente le vesti
a Gesù, lo gettano di colpo sul legno micidiale. indi il più fiero dei carnefici
afferrata la destra divina e traforandola con gran chiodo aguzzo, con replicati colpi di
martello laffigge al lato destro della croce. O mio Dio! Non mi regge il cuore per
proseguire più oltre!...
Al primo colpo si rompono i nervi, i suoi
tendini si separano, si feriscono le sue arterie e da questa mano si vede uscire vivo vivo
il sangue. Ma essendosi tirati i nervi, le giunture e le ossa per il tormento della prima
ferita, laltra mano non arriva più al luogo del chiodo. Che fa pertanto il crudele
sicario: stira quel braccio, stende quel corpo, lo fiacca fintanto che arriva ai luogo.
Che strazio, che tormento! Ditemi vi fu al mondo chi abbia patito così tanto? Anche il
più gran reo nel momento che subisce il suo supplizio viene considerato come un oggetto
sacro. Egli ha diritto alla compassione perfino dai giudici che lo hanno condannato; anche
dai carnefici che lo giustiziano, ed a nessuno è permesso di gioire alla sua tortura o
dinsultare i suoi dolori. Tutti questi riguardi, che la natura comanda, che la legge
esige anche verso i più scellerati, furono posti in oblio quando si è trattato dei
Giusto per eccellenza, di Colui innanzi al quale si inchinano i cieli. Fatto ciò tutti
insieme quei barbari levando su in alto la croce insieme col Crocifisso Nazareno che
perdeva sangue dalle ferite, lo fanno calar giù a piombo nella buca destinata e nel
cadere, scotendosi tutte le membra di Gesù, squarciandosi maggiormente le sue piaghe, gli recano tutti insieme mille atrocissimi spasimi.
Appena fu eretta la croce, appena il
Crocifisso fu mostrato al popolo, una specie di satanico furore invade tutti gli
spettatori: la veduta di quel corpo delicato coperto di sangue e di piaghe, sospeso a
quattro chiodi, non li intenerisce. Ogni sentimento di pietà pare spento nei cuori di
quella moltitudine feroce. Ebrei e Romani, principi e popoli, magistrati e carnefici,
perfino i passeggeri, tutti daccordo vomitano loltraggio, la maledizione, la
bestemmia, quasi non bastassero i chiodi che trapassano la carne, vogliono coi dardi della
lingua trapassargli il cuore.
Gesù spasima e agonizza senza mai trovare
un sito che non gli sia tormentoso; poiché se appoggia ad esso il capo si sente spingere
più addentro le punte delle spine, se si abbandona innanzi si allargano le ferite delle
piaghe. Ovunque volge lo sguardo incontra ad ogni occhiata un tormento. Qua la madre che
sviene; là il ladro che lo bestemmia; dogni lato i Giudei che lo insultano. Chiede
qualche ristoro alla sua sete ed è abbeverato di fiele e di assenzio. Non può chiedere
aiuto ai suoi discepoli perché tutti sono fuggiti. Non alla sua madre, non glielo
avrebbero permesso i Giudei... Lo confortasse almeno lEterno Padre, che pur è di
misericordia infinita, ma lEterno Padre fa sembiante di averlo abbandonato di modo
che il povero Redentore non sa trattenersi dal farne un dolce lamento. "Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?" così Egli martirizzato dallinterno
cordoglio, ed insanguinato e piagato in tutte le membra agonizza.... Il viso gli si tinge
di pallore, si illividiscono le labbra, gli si gonfia il petto, socchiude gli occhi, china
il capo, ormai non ha più forza. Ma ecco che il cielo si oscura, la terra scossa e
spaccata trema sotto i piedi, la natura soffrir non può tanta indegnità contro il suo
autore; tutte le creature gemono e sembra domandino allAltissimo di vendicar suo
Figlio.
Ecco che Gesù domanda: Trema o
generazione in grata; trema popolo empio! Tu hai cessato di esistere. Ecco il
fulmine dellira eterna che sta per scoppiare sopra dite! Ma che dico?
Parlo di vendetta e di castigo? No, no, dalla bocca dì Gesù Cristo non possono uscire
che parole di misericordia e di amore. Il Divin Redentore non parla per affrettare la
vendetta ma per arrestarla. "Padre perdona loro, non sanno quello che fanno".
Oh misericordia di Gesù!... li popolo lo oltraggia ed Egli ne ha compassione!... li
popolo lo bestemmia e Io maledice, ed Egli invoca su quel popolo il perdono, la
benedizione, la vita.., il popolo non mette limiti al suo furore brutale e Gesù non ne
pone alla sua divina carità. Con gli occhi rivolti al cielo offre alleterno Padre
il sacrificio del suo corpo lacerato dai flagelli, dellanima sua immersa nei dolori,
con la sua preghiera e le sue suppliche chiede il perdono per il mondo intero. Fortunato
il buon ladrone che fu il primo a provarne i dolci effetti del perdono che Gesù ottenne
agli uomini. Dalla bocca di Gesù udì quelle consolanti parole: "Non dubitare,
oggi sarai con me in Paradiso" Gesù china il capo, ormai non ha più forza. Ma
vedendo ai piedi della croce la santa ed augusta sua Madre impietrita per il dolore, anche
di questa si priva e la dona a noi dicendoci: "Figlio, ecco tua Madre". E noi
riceviamoLa oggi e tale sia fino alla morte.
Allorché Gesù entrò in agonia, nella
natura successe uno strano sconvolgimento: il cielo da sereno si fece tristemente scuro;
pareva che un velo scendesse davanti al sole; la luce si spegneva poco a poco e le tenebre
si addensavano terribilmente, la moltitudine costernata smetteva la baldanza, la bestemmia
moriva sulle labbra, solo qualche altera voce di Fariseo si udiva ancora maledire Cristo.
Era diventato buio, su in cielo si vedevano ancora le stelle luccicare silenziose, quasi
funeree fiaccole intorno al feretro; di riscontro la luna come lampada mortuaria gettava
un triste bagliore. Attorno alla Croce allora vi fu un lungo silenzio; solo si udivano gli
ultimi aneliti di Gesù uscire lenti e profondi e il tardo alitare del suo petto
annunziava prossima la morte.
Ormai ogni cosa è compiuta,
lalta impresa ha toccato il suo termine, e Gesù lo annunzia al mondo. "Consummatum
est" Tutto è consumato, con la mia incarnazione, con la mia vita, con la mia
passione e con la mia morte che sto per accettare si trova compiuto tutto ciò che era
scritto nelleterno decreto. Consummatum est. Vinto è il demonio, riscattato
è luniverso, repressa è la concupiscenza, salvato è luomo, fondata è la
Chiesa, aperto è li cielo. Consummatum est. Preziosa dichiarazione. i nostri
debiti sono pagati, concluso è il nostro riscatto, la giustizia di Dio soddisfatta,
abolita la nostra condanna, appianata è la strada della nostra salvezza, il cielo
inchinato ci invita. Consummatum est. Così dicendo alza un acutissimo grido che
risveglia i morti entro le tombe, squarcia le rupi e sbalordisce la natura. Poi chinando
laugusta fronte verso quella terra ingrata che aveva innaffiata con tanto sangue....
Ah, ditelo voi o angeli della pace col vostro pianto, ditelo terremoti coi vostri ruggiti
che io non ho fiato né animo per dirlo: - Expiravit Sarò
io per questo obbligato a tacere? No, no, bisogna anzi che più di prima io alzi la voce,
per dire a tutti gli uomini che Gesù Cristo è morto. Uomini mortali Gesù è morto.
Gesù, nostra vita, lautore, il principio del nostro essere è adesso senza vita.
Gesù è morto ed i soli nostri peccati ne sono la causa.
Eccolo, eccolo nelle mie mani. Oh dolce
peso delle mie braccia, io vi stringo con tutto laffetto al cuore. O caro mio Gesù,
o caro, o caro. lo vi abbraccio e perché non muoio di tenerezza. O caro mio Gesù, voi
morto e io vivo? Voi morto per me ed io perché non vivo tutto per voi? O Dio dei miei
amori e sovrano dellanima mia, in che vi vedo io ridotto, il Figlio di Dio in croce?
Un Dio appeso ad un legno? lire del cielo in mezzo a due ladroni? Ditemi, o mio Dio, chi
vi ha ridotto in uno stato sì miserabile? Ditemi, o mio Dio, che cosa avevano fatto
questi occhi amorosi per essere così riseccati ed estinti da tante lacrime? Che aveva
fatto questo costato per essere aperto da una lancia? Che cosa avevano fatto questi piedi
e queste mani adorabili per essere confitte con chiodi? Che cosa avete fatto da essere
così maltrattato in tutto il corpo?... sì, lo so... ci avete amato troppo. No, non sono
i carnefici che vi hanno messo in questo stato, sono i nostri peccati che vi hanno fatto
morire. La nostra superbia vi ha messo queste spine in capo, le nostre cattive azioni vi
hanno inchiodato le mani, i nostri sregolati affetti vi hanno trafitto i piedi, in una
parola, i nostri peccati, sì, i nostri peccati vi hanno attaccato a questo legno.
Ecco, o cari che cosa fruttarono i nostri
peccati. Ecco limmagine della nostra crudeltà e loggetto del profondo dolore
della Chiesa. O peccatore hai ancora coraggio di crocifiggerlo nuovamente, non ti bastano
quei tanti peccati che hai commessi? Ah, ostinato se mai qui sei ad ascoltarmi, mentre si
squarciano le rupi e tremano gli elementi, tu neppure il Venerdì Santo aprirai il cuore
ad una sincera contrizione, ad una confessione ben fatta?... Dunque in un giorno di
universale perdono, quando si salvano i ladri, si pentono i crocifissori, tu ancora non ti
penti, vuoi dannarti?... Ah, io non posso sopportare questo nuovo strazio al cuore del mio
Gesù. No, non alzerà il Crocefisso per benedirvi se non vi pentite e promettete di
emendarvi.
Guarda Egli è qui crocefisso con le
braccia aperte, per abbracciarti, egli china il capo per darti il bacio di pace, ha
squarciato il petto per mostrarti il suo cuore amoroso e tu non piangerai il tuo peccato?
Su, su, a che servono le lacrime? Ecco il momento di spargerle in contraccambio del sangue
che per noi sparse questo amabile crocefisso. Sì, piangiamo i nostri peccati e poi
allarghiamo il cuore contrito ad una copiosa benedizione. Ecco: il nostro Dio morto per
noi ce la concede.
AI: "Sermones", ASO
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