Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

NEL GIORNO Dl PASQUA

 Omelia

Da quando Gesù Cristo aveva esalato il suo spirito sul patibolo della Croce biancheggiava già in Cielo l’aurora del terzo giorno.

Scelte guardie, fatte degne della confidenza dei suoi nemici, vegliavano alla porta del monumento chiuso da immane sasso e assicurato da sigilli, che il sospetto e la gelosia vi avevano apposti. Farisei, dottori della Legge, sacerdoti, tutti coloro che furono assetati e saziati del Suo sangue, trionfanti per il compiuto successo della loro rabbia infernale, facevano plauso a se stessi per essersi finalmente liberati da Colui che abbatteva la superbia, che strappava la maschera della loro ipocrisia e che mostrava la nullità della loro sapienza vana.

Il popolo, da lungo tempo diviso in partiti e ondeggiante fra diverse opinioni, s’abbandonava a tutto il livore che i persecutori di Cristo avevano tanto studiato di inspirargli. Tutti godevano della lusinga d’aver, con la morte di Gesù Cristo annientato e sommerso nelle tenebre del sepolcro l’odiato partito che in favore dello stesso Gesù andava crescendo.

Tristi e dolenti invece, e a ben ragione, erano i discepoli in quei tre giorni che Gesù Cristo stette nel sepolcro. Il dolore per la sua morte, il turbamento e la vergogna li avviliva per il timore da loro mostrato nella passione del loro Divin Maestro. Pieni di dolore, di costernazione e di timore gli Apostoli dunque, tremando per la propria vita ed aspettandosi tutti i momenti di vedere scagliarsi sopra se stessi quel furore che aveva messo a morte il Divin Maestro, se ne stavano malfermi nella fede quasi privi di speranza, silenziosi e mestissimi, appiattati nel Cenacolo dove avevano da Lui ricevuto le prove estreme della sua carità infinita.

Essi si erano già dimenticati le prodigiose guarigioni e le strepitose risurrezioni dei morti operate da Gesù Cristo, e forse si presentava alla loro mente il pensiero d’esser stati ingannati, che Lui non fosse Dio, poiché quando Gesù Cristo veniva provocato dai suoi nemici a dar loro un segno della sua Divinità, Egli insisteva particolarmente sul miracolo della sua futura risurrezione, come il segno che doveva mettere il sigillo a tutti gli altri.

Morto dunque il Pastore, il gregge andava disperso e quella infedeltà che li aveva prima distaccati dal loro Capo li aveva poi disuniti tra loro medesimi....

La Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salome, alquanto più amorose, ma povere come gli altri di fede, pensavano di ungere con balsami le membra di Gesù perché non avessero a corrompersi, e questo era ben altro, che star fermamente pensando che Egli risorgesse.

Mentre tali cose avvenivano in Gerusalemme e tali pensieri occupavano le menti, nell’alto dei cieli si preparava il più grande, il più sorprendente, il più meraviglioso avvenimento che mai si sia veduto sulla terra da quando l’universo esiste. Suona già l’ora in cui deve cambiarsi interamente l’aspetto di tutte le cose e in cui tutte quante le idee della mente umana devono venir riformate. Gesù Cristo dopo aver disperse le tenebre e sciolti i legami delle anime giuste che lo stavano aspettando nel seno di Abramo, si attinge a togliere la propria persona dagli artigli della morte e a rendere la vita a se stesso con un tratto d’onnipotenza fino a quel punto ignorato sulla terra. In un medesimo istante l’anima di Gesù Cristo si riunisce al suo corpo ed il suo corpo vivificato si riveste della gloria della sua divinità.

Quel santo corpo infatti, deponendo le bende che lo avvolgono, facendo scomparire il sangue di cui erano state tutte bagnate le sua membra, chiuse le piaghe tranne quella del suo costato, dei piedi e delle mani, cambiate in brillanti cicatrici, quel santo corpo, glorioso testimonio della sua identità, acquista tutti i privilegi di un corpo glorificato: era infermo e atto a patire, pesante, opaco e mortale; diventa impassibile, leggero, trasparente e immortale. Quel corpo beatissimo dunque, adorno di beltà, decorato di grazia, rivestito di luce, circondato di Maestà e di gloria, si lancia fuori dalla tomba senza spezzarne la porta e glorioso risuscita a vita nuova.

Quasi nello stesso istante, parecchi giusti, morti da gran tempo, si mostrano in Gerusalemme a molte persone, per rendere più solenne e più autentica la risurrezione del Salvatore.

In quel momento stesso successe un gran terremoto; e così la terra, tremando d’allegrezza come aveva tremato d’orrore e di spavento alla sua morte, attesta che colui che è risorto è veramente il Creatore, Re e Signore di questa terra. Anche il sole, che tre giorni innanzi si era eclissato per non illuminare il Deicidio, si leva oggi innanzi l’aurora per festeggiare con una più splendida luce la risurrezione di Gesù Cristo e, sembrando risorgere con Lui a vita nuova come era sembrato morisse alla sua morte, annunzia che Gesù Cristo è pure il vero creatore Re e Signore del cielo.

Uscito pertanto Gesù Cristo dalla tomba, un Angelo, come narra il Vangelo, scendendo dai cieli rimuove, con un atto del suo sovrannaturale potere, la pietra rotolata all’ingresso e pare dica con disdegno alla morte: O morte dov’è la tua vittoria, dov’è il tuo trionfo? Immaginate la sorpresa e il terrore dei custodi del sepolcro alla vista di tanti simultanei fenomeni: la terra che trema, la pietra che rotola, il sepolcro che sembra crollare, la luce che li abbaglia, l’Angelo che li minaccia... Rimasero freddi di spavento quasi morti per il terrore.

I capi dei Sacerdoti, i dottori della legge ed i Farisei già presagivano qualche cosa di questo grande avvenimento....

La città fu ben tosto nell’agitazione. L’annunzio della Risurrezione girando di bocca in bocca veniva ben presto a rallegrare i buoni e far fremere i malvagi.

Quale non fu poi la rabbia e lo spavento dei capi dei Giudei quando a queste vaghe voci della moltitudine venne ad unirsi la testimonianza delle guardie, che tutte tremanti accorsero a narrare quanto avevano veduto. A quell’annunzio i capi dei Sacerdoti, col pallore dipinto sul volto, con la rabbia e la costernazione nel cuore si radunano in concilio, dopo lunga discussione con gli anziani del popolo, chiamano le guardie e danno loro denaro quanto potevano bramarne perché non raccontassero quanto è avvenuto.

Voi non ignorate, o cari, come la gelosia e l’invidia dei sacerdoti avessero cercato di impedire ogni pretesto alle false voci che si fossero potuto spargere circa la Risurrezione del Nazareno. Non furono contenti che il suo corpo fosse stato chiuso entro un sepolcro scavato nel vivo macigno del monte e chiuso con pietra, che lo sforzo di molte braccia unite insieme avrebbe smosso con pena perché nessuno sarebbe giunto a rapire quel corpo, ma vollero di più sigillare la pietra e porre una compagnia di soldati che, presso al sepolcro, vegliassero continuamente.

Ma, l’umana prudenza quando si vuole opporre ai disegni di un Dio come è debole e cieca! Codeste diligenze infatti, o cristiani carissimi, che cosa fecero? Pubblicarono da per tutto la Profezia che Gesù Cristo aveva detto su di sé, che cioè al terzo giorno sarebbe risorto. Alla verità sulla sua Risurrezione prepararono prove invincibili ed incontestabili testimoni. Così o cari, avvenuto il grande miracolo, quei mezzi che usarono per tenerlo occulto non furono altro che più forti argomenti per manifestarlo maggiormente. I sacerdoti colpevoli e i ministri sacrileghi, che avevano coi denari del Santuario già pagata la perfidia di Giuda, non si fanno scrupolo di prendere dall’arca stessa l’oro per comprare le guardie e costringerle a pubblicare che, dormendo esse, gli Apostoli vennero e rubarono il corpo di Cristo....

…..Gesù Cristo non vi è alcun dubbio è risuscitato!

Surrexit Christus spes nostra. Egli è risuscitato e tutte le promesse sono compiute, sono verificate tutte le profezie.

Egli è risuscitato ma d’una Risurrezione vera, Surrexit vere, non già di una resurrezione transitoria, ma perseverante e stabile.

Gesù Cristo è risorto. Christus resurrexit a mortuis ita et nos in novitate vita ambulemus, ci avverte l’Apostolo Paolo in una lettera ai Romani. Così anche noi dobbiamo camminare in novità di vita……

……Sul far dell’alba della Domenica, Maria Maddalena, Maria Cleofe, Maria Salome Giovanna ed altre piissime donne portando con sé balsami ed aromi, vanno al sepolcro di Gesù per versarli sul suo Santissimo Corpo. "Come faremo —dicevano fra sé — a sollevare l’immane pietra che chiude il sepolcro? Mentre discorrono così fra loro, levando gli occhi verso il sepolcro vedono la pietra rimossa e l’ingresso aperto a tutti. Affrettano il passo ma appena giunte, intimidite e sorprese si ritirano. Un angelo, di luce raggiante e di celeste bellezza, sedeva in quella tomba al posto del Corpo di Gesù.

Nolite timere vos, ... Non abbiate timore - disse loro l’angelo — Voi cercate Gesù Crocifisso, egli è risuscitato, non è qui: vi precede in Galilea. Colui che parla così è lo stesso angelo che col fulmineo suo sguardo aveva atterrato poco prima le guardie del sepolcro, ora invece esorta alla confidenza, alla letizia le sante discepole di Gesù Cristo.

Nolite timere vos,.. Temano e tremino i Giudei che hanno domandato la morte del Signore. Tremi Pilato che vi ha vilmente acconsentito, tremino i soldati che non ricusarono d’esserne gli esecutori, tremi il popolo che è accorso a rinnegarlo e a bestemmiarlo fin nel suo supplizio. Ma voi anime pie, anime sinceramente devote al Dio Salvatore, voi che l’avete accompagnato al Calvario, voi che l’avete adorato sulla Croce, voi che lo cercate nella sua tomba, voi non avete nulla a temere dalla sua Giustizia, voi avete a sperare tutto dalla sua bontà.

Nolite timere vos!.. Sì, tremino e si spaventino, ripete ancora a noi l’Angelo del Signore, tremino tutti quei miserabili peccatori che ostinati e caparbi non vogliono risorgere dal lezzo dei loro peccati. Tremino gli avari che non vogliono staccare il loro cuore dalle ricchezze della terra. Tremino i ladri che non vogliono restituire il maltolto e intendono continuare nei loro ladroneggi. Tremino gli impudichi che non intendono cessare dal gettare lacci all’altrui onestà. Tremino e si spaventino tutti coloro che coi loro peccati vogliono nuovamente crocifiggere Gesù; ma voi, anime sinceramente cristiane, non temete: NoIite timere vos! Voi che avete appreso da Gesù con quante tribolazioni e fatiche si compera il riposo e la gloria; voi che non vivete che per l’onore di servirlo, del bene d’amarlo e della speranza di possederlo un giorno; voi che intanto lo supplicate di essere sempre nel vostro spirito per la fede, nel vostro cuore per la carità, nelle vostre membra per la mortificazione, voi non avete a temere nulla, anzi dovete godere al pensiero della Risurrezione di Gesù Cristo.

Non spaventatevi se siete stati peccatori e gran peccatori. Che importa quello che è stato; che importa quel che avete fatto quando avete per giudice Colui che oggi trionfa, Colui che ha sepolto nella sua tomba e posto in oblio tutto quello che voi foste stati, tutto quello che aveste fatto? Ad una sola condizione però, che grazie alla penitenza anche voi vi seppelliate in una stessa tomba col vostro Salvatore.

NoIite timere vos!.. no, non temete se siete stati peccatori, ma temete piuttosto che non sia sincera la vostra penitenza, poiché molti si accostano al Sacramento della Penitenza, ma non per questo si può dire che molti sono risuscitati alla grazia mentre non sono morti al peccato. Bisogna abbandonare quei luoghi dove frequenti sono gli incentivi al peccato. Bisogna separarsi dalla compagnia delle persone licenziose e scorrette. Sfuggire gelosamente le occasioni peccaminose, e allora stiamo certi che la nostra penitenza sarà uguale alla Risurrezione di Cristo, che non fu transitoria ma perseverante e stabile

….Questo sì, o cari, è ciò che dobbiamo temere: che non sia sincera la nostra penitenza. Ma del resto, o cari, se siamo veramente pentiti e disposti ad incontrare la morte piuttosto che offendere ancora anche una sola volta il Signore, non temiamo.

NoIite timere ... poiché grazie alla Risurrezione di Cristo tutte le leggi sono divenute facili, ogni perfezione accessibile, aperti tutti i tesori di grazia e di aiuti.

Su, dunque, animo, coraggio, coraggio. Gesù Cristo è risorto! Egli ha debellato i nostri nemici: il mondo, il demonio e la carne.

Egli ha vinto l’inferno, a noi non resta che risorgere con Lui dai nostri peccati e, conservando sempre in noi quella grazia santificante che abbiamo acquistata in questi giorni o che stiamo per ricevere, camminare sicuri sulle orme di Cristo.

….Asciughiamo le nostre lacrime fratelli carissimi e diamo libero corso alla nostra allegrezza: Colui che è stato dato alla morte per i nostri peccati, oggi è risuscitato per la nostra giustificazione; Colui che pochi giorni fa era causa della nostra tristezza, oggi è il motivo del nostro gaudio.

Non cercate più Gesù Cristo tra i morti; non è più nel sepolcro: Egli è risuscitato!

Ecco il grande mistero che la Chiesa celebra in questo giorno e che il profeta chiama il giorno del Signore per eccellenza perché ce ne manifesta la gloria e la potenza! Egli liberando sé stesso dagli orrori del sepolcro per riprendere una vita più gloriosa di quella che la morte gli ha tolta. Sì, è in questo giorno che quel tempio misterioso distrutto dai Giudei è ristabilito nel suo primitivo stato; questo è il giorno che il secondo Giona esce dal seno della terra, come il primo usci dal seno della balena; questo è il giorno che il vero Sansone sforza le porte della morte che lo tenevano prigioniero e porta con lui le sue spoglie conducendo con sé un gran numero di prigionieri da esso redenti.

O morte, dov’è la tua vittoria? Potenze delle tenebre, a chi sono andati a finire i vostri sforzi? Non hanno servito che a far conoscere la gloria di Colui alla cui vita voi avete osato attentare. Le nostre anime però, o cari, non devono accontentarsi di cantare solamente le glorie e il trionfo di Gesù ma, a somiglianza di quelle fanciulle israelitiche che seguivano il vittorioso Davide, anch’esse generose devono accompagnarlo.

Obbedendo al consiglio dell’apostolo Paolo, noi dobbiamo seguirlo nella sua risurrezione e a prova di questo è necessario cercare le cose del Cielo: si consurrexisti cum Christo, quae sursum quaerite. Se siamo risuscitati con Cristo, nelle cose di lassù dobbiamo trovare la nostra gioia; non altro che le cose di lassù devono essere la nostra scienza: Quae sursum sapite.

L’amor di Dio dunque dobbiamo cercare, essendo questo appunto quella virtù che ci unisce a Lui, che ci rende suoi amici, suoi figli e ci dà un vero e reale diritto alla beata eredità di Dio.

L’amor di Dio dobbiamo cercare, perché se noi avessimo annidato e nascosto nell’animo qualche peccato, nell’entrarvi l’amore il peccato sparisce come le tenebre al comparir del sole.

L’amor di Dio dobbiamo cercare poiché se fossimo ancor poveri di virtù e di meriti con esso ne veniamo mirabilmente arricchiti, perché l’amor di Dio eminentemente contiene in sé tutte le virtù, consistendo in esso la pienezza di tutta la legge.

O bell’amore! O dono prezioso del Cielo che ci fa partecipi della gloriosa Risurrezione di Cristo!

Acquistiamolo dunque questo amore.

AI: "Sermones", ASO Botticino