LA TRASFIGURAZIONE
Omelia
Tra le tante testimonianze che Gesù Cristo diede della sua divinità agli uomini
nel tempo che visse visibilmente sulla terra, ve nè una, forse la principale, che
leggiamo nel Vangelo della Trasfigurazione.
Questa testimonianza fu riservata solo ai suoi più fedeli apostoli.
Lungi da Lui quindi gli stessi discepoli e apostoli non ancora confermati nella nuova
fede, Gesù con i soli tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni ascese il monte Tabor.
Mentre stava ancora pregando eccolo trasfigurarsi ai loro occhi: le sue vesti diventarono
candide come la neve e una luce sì viva e sfolgorante lo avvolse, ... che
abbagliati ne rimasero gli apostoli e a terra caddero tramortiti. Con Lui cerano
Mosè ed Elia che, collocatisi entrambi ai lati del Signore trasfigurato lo adoravano
profondamente. Mille schiere di Serafini gli facevano corona movendo dalle loro arpe
piacevoli melodie di Paradiso; lEterno Padre dallalto del suo trono osservava
la gloria dellIncarnato suo Figlio Unigenito e se ne compiaceva.
"Oh Signore gridò
Pietro è bene per noi il trovarci in questo luogo!
Facciamo, se così Vi piace, tre tende, una per Voi, una per Mosè e un altra per
Elia"- Intanto una luminosa nuvola coprì quelli che Pietro voleva trattenere e
dal Cielo si udì una voce che disse: "Questi è il mio Figlio prediletto in cui
ho posto le mie compiacenze, ascoltate/o" Era lo stesso Padre Eterno che parlava.
Atterriti da questa voce e dalla misteriosa nube caddero bocconi a terra. Gesù si
accostò a loro e li fece alzare.
Dobbiamo dedurre, o cari, che se tali furono la meraviglia e lo stupore
di questi tre forti Apostoli nel contemplare un raggio solo di quella gloria che circonda
e possiede Gesù Cristo in Cielo, tanto da far dire a San Pietro che Egli desiderava star
sempre là a vedere e ammirare quella vista gioiosa, quale non sarà la nostra ammirazione
allorquando entreremo nella patria beata del Cielo? Che sarà dunque lammirare il
Paradiso in tutto il suo splendore, intenderne il pregio, gustarne la dolcezza, possederne
limmensità, senza timore di perderlo?
Contempleremo a faccia scoperta Gesù Cristo in tutta la sua Maestà e
gloria, certi e sicuri di averlo a godere e possedere per sempre.
Immaginate un cieco nato, che in uno dei più bei giorni di primavera,
trasportato sulla sommità di un monte da cui si può scoprire un paese ricco e vario,
improvvisamente ottiene per miracolo il beneficio della vista; chi mai potrebbe descrivere
la meraviglia e la gioia che egli proverebbe contemplando, per la prima volta,
lazzurra volta dei cieli, lo splendore del sole, la ricchezza della vegetazione, lo
smalto dei fiori, i capricciosi scherzi della luce, limmensa varietà doggetti
che popolano ed abbelliscono la terra? Chi potrebbe descriverla? Aveva sovente udito
parlare di tutte queste meraviglie, se ne era figurato un immagine qualsiasi; ma privo del
senso della vista ottenuta, non ne aveva che delle vaghe nozioni, arrischiate e sovente
del tutto false, od almeno rozze ed imperfette.
Ora lo stupore del cieco nato, non è che una debolissima immagine
della meraviglia e dello stupore che proveremo noi, allorquando entreremo nella
Gerusalemme celeste. Per quanto possiamo immaginare di grande e di straordinario del
Paradiso, sarà sempre un nulla in confronto alla vera grandezza e magnificenza del Cielo,
poiché si tratta di beni celesti di cui non abbiamo alcuna notizia basata
sullesperienza.
Trovandoci in una regione così nuova, in unatmosfera sì pura,
in una città sì splendida e magnifica, non potremo che esclamare: "Oh beato
soggiorno, quanto è dolce trovarci qui". Allora non avremo bisogno come San
Pietro sul Tabor di domandare a Gesù dinnalzare tre Tende e in quel luogo fermarci
per godere sempre di quella visione, poiché la nostra fede ci assicurerà che quel luogo
è per noi e nessuno più lo potrà carpire.
Oh consolazione, oh gaudio, oh contento! Da quel momento noi
contempleremo, possederemo, godremo per sempre il Redentore cinto di splendore e di
Maestà divina.
Dal suo sguardo,
dai suoi lineamenti,
discenderanno la beltà, la grazia e tutto ciò che è atto ad attirare ed a farsi amare.
Lo vedrò per sempre, lo vedrò qual è in Sé stesso, seduto su quel
trono di gloria dove deve regnare per sempre con la sua potenza, con la sua bontà, con la
sua dolcezza e con le infinite sue amabilità; lo vedrò circondato da tutti gli
splendori, assistito da miriadi di spiriti celesti che si gloriano di servirlo come loro
Signore, di adorano come loro Dio!
Vedremo dunque quellEssere perfetto, incomprensibile, assoluto;
principio e fine di tutti gli altri esseri.
Comprenderemo quel mistero della natura divina che la fede ci mostra
attraverso un velo e al quale io sottometto il mio intelletto senza capirlo.
Intenderemo finalmente come questo Essere cosi perfettamente infinito,
così infinitamente perfetto, è antico senza età e nuovo senza inizio, esiste sempre e
non è misurato dal tempo, è presente dappertutto ma non compreso da spazio, muove tutte
le cose e non si stanca, tutto provvede, tutto governa e nessuna impresa lo occupa.
(
.) Che disse mai San Paolo quando fu trasportato in
spirito fino al terzo cielo dopo quel suo ratto ammirabile? "Occhio umano non
vide, né orecchio udì, né mente non poté mai concepire le grandi cose che Dio tiene
preparate per quelli che lo amano". Con tale modo di esprimersi San Paolo ci fa
conoscere la grandezza e leccellenza dei beni celesti. Quanto di grande non abbiamo
mai intravisto e udito da ché siamo al mondo o per lo meno quanto di grande non possiamo
immaginare con la nostra mente, al dire dellapostolo, tutto ciò non è niente in
paragone dei beni dellaltra vita.
Comè magnifica, nobile, ricca la santa Città!
Mi pare di vederla questa Gerusalemme celeste in una forma
perfettamente quadrata, aperta da dodici lati con eleganti porte intagliate in altrettante
perle di smisurata grandezza; mi pare di vedere gli edifici di questa dimora divina
avvolti di smeraldo e oro; loro stillare ai piedi degli abitanti; doro mi pane
di vedere illuminate le strade, doro lastricate le piazze.
So che questo non è il Paradiso, è laquila acutissima di un
Giovanni evangelista che avendo compassione della debolezza dellintelligenza umana
ammantò col pomposo vocabolo "doro e di gemme" ricchezze molto migliori.
Nulla di meno quandanche il Paradiso non fosse altro che una città di questo tipo,
non vi sembra che ragionevolmente per acquistare un tale regno si potrebbe da noi spendere
quanto di più prezioso abbiamo su questa terra?
Mirando il cielo oh quanto sono brutte le tue bellezze o terra!
Che giovano le tue ricchezze o terra se lanima mia è in una
continua lotta della carne contro lo spirito; se mi tiranneggiano le passioni, se i
pensieri m inquietano, i desideri mi tormentano?
Che mi giovano le tuie bellezze o terra, se stenti, dolori, fatiche,
infermità mi consumano; se angustie di povertà, se improvvise sciagure, perdite e
rovesci di fortuna continuamente mi assalgono?
Che mi giovano o terra i tuoi piaceri, se tutta la mia vita è una
serie di contrasti, di meschinità, di bisogni continui e di guai che mi avvolgono e dai
quali non uscirò se non col maggiore di tutti i mali qual è la morte?
In cielo ci assicura lo Spirito Santo, questo gran cumulo di mali sarà
per sempre bandito; ogni disagio, ogni dolore, ogni travaglio fuggirà da noi; niente vi
sarà che ci disturbi, che ci offenda, che ci molesti. Nessun bisogno, nessun timore,
nessun
Desiderio
.Adiamo, sì, andiamo al Cielo.
Oh qual gioia, quale consolazione sarà la nostra, quale meraviglia,
quale stupore sarà il trovarci in Cielo, in mezzo a tanto splendore e a tanta
magnificenza: lontani da ogni disgrazia, scevri da ogni malore.
Oh cari, se il Paradiso non fosse altro che questo sarebbe già gran
cosa non aver alcun male, godere di ogni bene.., eppure questo non è che la minor parte.
Poiché noi in cielo stningeremo una santa amicizia con tutti i Beati, i Santi, noi ci
troveremo sempre in loro compagnia...
Io voglio additarvi i Profeti con le Sacre Scritture, gli
Apostoli con i loro Vangeli, i Martiri con le loro palme, le Vergini con i loro gigli.
Sì, noi godremo in Cielo della compagnia dEliseo seduto su di un gran trono con a
fianco il suo corvo ecco Davide con la sua arpa, ecco Mosè con la sua verga, con il
suo incensiere Melchisedech.
Che consolazione trovarsi insieme con tanti gloriosi martiri seduti su
quegli strumenti che furono una volta ordigni dei più fieri supplizi ed ora strumenti di
gloria (
..)
Che gioia trovarsi insieme con i santi Apostoli
fondatori della Chiesa che, dopo tante fatiche, dopo tante persecuzioni, lieti e contenti
in trono di maestà, giudicano autorità, nazioni e popoli! Vedere i Confessori della
fede, i Penitenti che dopo tante austerità, tanti patimenti godono un riposo
imperturbabile ed una ricompensa di gioia cui non ha merito che lagguagli.
In mezzo a tutte queste stelle luminose vedervi il Sole, lo Sposo della
Chiesa militante: Gesù Cristo assiso in trono di gloria con la Divina Madre Maria a
fianco.
Quale maggiore consolazione sarà la nostra al momento di presentarci
al Cielo mentre estatici ne contempleremo la grandezza, la magnificenza, lo splendore,
vedere gli angeli, i Santi, i Beati tutti muoversi dai loro posti e venirci incontro per
festeggiare il nostro felice arrivo.
Che allegrezza vedere i nostri Santi protettori, i nostri avvocati,
venirci incontro.., noi vorremmo gettarci ai loro piedi per venerarli ma essi non lo
permetteranno, ci daranno baci di pace e unitamente a tutti gli altri ci diranno: consolatevi
che non siete più pellegrini sulla terra, consolatevi che non siete più in pericolo di
dannazione, consolatevi che siete cittadini del cielo, familiari di Dio, nostri compagni
indivisibili.
Maria ci chiamerà col dolce nome di figli. Gesù con quello di
servi fedeli. Gesù e Maria ci condurranno innanzi al trono dellEterno Padre.
Chi può ridire pertanto quale sarà in un incontro si solenne la
nostra allegrezza, la nostra gioia? Che se poi, o cari, tra quelle schiere beate vi
saranno alcune anime da noi condotte sulla strada della salvezza con le nostre
esortazioni, con i nostri buoni esempi, oh, queste più di tutte si faranno a noi incontro
e per gratitudine dandoci mille benedizioni diranno: per mezzo vostro siamo salve, o
siate benedetti, per mezzo vostro ci troviamo in Paradiso.
Quanti amici, quanti conoscenti saranno in quel luogo, ci
abbracceranno dolcemente e dopo i più teneri ed affettuosi baci non cesseranno di dire: "Eccoci
insieme per sempre o amici, eccoci a godere Dio per tutta leternità." Se
poi avremo la bella sorte di trovarvi coloro che della nostra famiglia sono già passati
allaltra vita, se vedremo i nostri genitori, fratelli, sorelle, parenti tutti, quale
gioia, allegrezza e godimento proveremo.... Quale gioia sarà la nostra, ...
abbracciare ancora quel tenero padre che piangemmo sì amaramente., stringere
ancora al nostro seno quella cara madre, che la morte ci tolse. Vedere ancora quello
sposo, quella sposa che furono i compagni fedeli dei nostri giorni, vederli non sotto
queste umane spoglie ma circondati di splendore, adornati di gloria.
Siamo tutti salvi grideremo ancora
noi siamo tutti salvi.
Benediremo la povertà che ci ha procurato tanto bene.
Renderemo lode allobbedienza che sottomettendo in vita la nostra
volontà al volere divino ci rese padroni di unimmensa felicità; ricorderemo con
compiacenza le disgrazie, gli affanni di questa misera vita, vedendo come le afflizioni si
cambieranno in gaudio e le croci in altrettante consolazioni.
Benediremo le tribolazioni, le penitenze, i digiuni. Godremo di aver
pianto in questa vita, di aver sparse molte lagrime nel vederle asciugate dalla mano di
Dio: "Absterget Deus omnem lacrimam ah hoculus sanctorum."
Vi è forse fra di voi qualcuno che sia debole nella salute, senza
forze, consumato da malori? Oh, ascolti la speranza che gli dice al cuore: "In
Cielo si rinnoverà come aquila la tua gioventù."
Vi è forse tra voi qualcuno cui sia faticoso il lavoro, stentato
il vivere, poco gradito il sudare? Oh ascolti la voce interna che gli dice: "non
affaticherai invano per Iddio".
Vi è forse chi ha perduto le sostanze, perduti gli amici, perduti
i figli? Ah, brilli nel suo cuore il conforto al pensiero che fra poco li abbraccerà
nuovamente lassù nel Cielo.
Vi è infine tra voi qualcuno che si trova ormai al termine della sua
vita? Ah, sì, purtroppo è vero, per molti già crescono le ombre, la fronte è canuta,
letà è tremante, la tomba è aperta... ebbene o cari vi spaventa la morte? Uno
sguardo al Cielo che ci aspetta e poi anziché temere la morte la desidererete, come
foriera e apportatrice di una nuova vita di felicità e di gioie.
Ma ciò che io vi ho detto finora del Paradiso è un nulla poiché il
Paradiso non consiste nellavere ogni bene ed essere privi dogni male, non
consiste nel trovarsi in compagnia dei santi, dei beati e dei parenti, no, il Paradiso
consiste nel vedere Dio e nellamore a Lui solo.
Che cosa vuoi dire veder Dio?
Vedere Dio vuoi dire conoscere tutto ciò che Egli è in sé medesimo,
lUnità della sua Essenza, la Trinità delle Persone.
Veder Dio è conoscere i tesori infiniti della sua sapienza, della sua
bontà, della sua onnipotenza.
Veder Dio significa avere la più chiara cognizione dei misteri più
astratti, la più perfetta cognizione di tutte le cose che furono, che sono e che saranno.
Veder Dio, in una parola, è sapere e conoscere tutto ciò che sa e
conosce Dio. Niente sarà oscuro per noi: tutto sarà svelato e aperto. Al primo rapido
sguardo in Dio, quandanche fossimo stati gli uomini più rozzi, più ignoranti e
più abbietti, noi ne sapremo assai più di quanto ne seppero tutti i filosofi, gli
scienziati del mondo uniti insieme.
Resteremo attoniti, ma Egli tutto bontà e tutto amore per confortarci
del nostro stordimento ed accrescere al sommo la nostra allegrezza, ci chiamerà a sé, ci
stringerà dolcemente a Lui, cimprimerà teneri ed affettuosi baci, chiamandoci suoi
diletti, suoi cari, e poi per dimostrare sempre più la generosa sua liberalità nel
premiare chi lubbidisce e lo serve, ci porrà sul capo una luminosa corona, ci
assegnerà un ricco trono di gloria dicendo: "Io sarò vostra mercede per tutta
leternità". "Ego ero merces tua magna nimis".
Dio sarà la nostra ricompensa per tutta leternità: Egli
sazierà la nostra memoria avendolo sempre presente, sazierà il nostro intelletto perché
sempre lo vedremo; sazierà la nostra volontà perché sempre lo ameremo.
"Ego ero merces tua" . Ma che
importa dunque, mio Dio che abbiate edificato a mio favore un Paradiso di perfetta
bellezza, duniversale gaudio se io vi vedrò e vi amerò? Che cosa avrò ancora a
desiderare? Che importa a me se non vi è alcun male, se vi è ogni bene, se sono
asciugate le lagrime dalla Vostra mano? Se io vedrò Voi, o Sommo mio Bene, che potrò
desiderare di più?
Sì, o cari, vedere Dio, amare Dio sarà il nostro Paradiso.
Tutti gli altri beni e tutte le altre gioie saranno come stelle che
scompaiono allapparire del sole, Dio solo appagherà tanto pienamente il nostro
cuore che più non desidereremo altro, di modo che, se invece di essere in Paradiso in
mezzo a tutte le soddisfazioni fossimo anche allinferno in mezzo a tutti i tormenti,
ma potessimo vedere e amare Dio, linferno diventerebbe un Paradiso, e quantunque
tormentati dal fuoco noi saremmo beati ugualmente di una beatitudine perfetta, di una
beatitudine eterna, di una beatitudine che mai diminuirebbe.
Al cielo, al cielo dunque, o cari, siano rivolti i nostri occhi,
specialmente quando il demonio ci tenta innalziamo il nostro sguardo al Paradiso che ci
aspetta.
Ci costi pure qualunque sacrificio lacquisto di quel beato
soggiorno, che importa, Dio ci pagherà mille volte tanto tutte le fatiche e tutti gli
stenti sofferti per suo amore.
Egli si donerà tutto a noi, tanto che il nostro Dio sarà più unito
allanima di quanto sia unito il caldo al fuoco, lanima al corpo.
In quella guisa che un ferro posto in una fornace ardente talmente è
penetrato dal fuoco, che pur non tralasciando di essere ferro più non si distingue dal
fuoco stesso, così anche noi ci uniremo tanto intimamente a Dio e tanto saremo da Lui
attorniati, ricolmati e penetrati che, senza perdere il nostro essere creatura, ci
trasformeremo in Dio, diventeremo simili a Dio, ed in certo modo saremo una
stessa cosa con Dio.
Conoscendo con la sapienza di Dio, regnando con la grandezza di Dio
vivremo eternamente della vita di Dio.
Ecco, o cari, in breve, un meschino abbozzo, unombra delle grandi
cose che Dio ci tiene preparato in Cielo in ricompensa del bene operato qui in terra.
AI: "Sermones", ASO Botticino |