Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

Arcangelo Tadini


Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
Proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II



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Venerando il Beato Arcangelo Tadini

Omelia del Vescovo Emerito di Brescia
Mons. Bruno Foresti

in occasione della solenne concelebrazione di ringraziamento
tenuta nella Basilica di San Lorenzo in Verolanuova


Domenica 24 Ottobre 1999

Cari fedeli di Verolanuova, il 3 ottobre ultimo scorso giorno della beatificazione del vostro concittadino il prete Arcangelo Tadini, mentre a Roma partecipavo al sacro rito, la mia fantasia e il mio desiderio venivano già qui, dove, in questa sera, avremmo reso un solenne omaggio alla sua memoria in questa vostra basilica dalle volte armoniose e ardite, vero capolavoro d’arte architettonica e museo straordinario di tele da capogiro estetico, inserite in cornici decorative ad esse appropriate.

Oggi quell’evento gioioso si verifica. Lodiamo il Signore.

A Roma la delegazione di Verola era ben nutrita e, qualificata, guidata com’era dalle autorità più rappresentative della comunità religiosa e civile. La letizia cristiana si sposava alla fierezza umana per aver dato i natali al nuovo Beato; e l’una e l’altra si specchiavano nei volti di tutti, si riflettevano nel conversare animato di molti, nell’incedere ieratico dell’arciprete quando, uscendo dalla basilica Vaticana, procedeva verso l’altare papale.

Quando, a proclamazione avvenuta, lo stendardo del Tadini appeso alla facciata di S. Pietro, fu scoperto, il battimano divenne frenetico, qualche grido di gioia non poté rimanere represso nel petto, e certo una lacrima dovette rigare alcuni volti.

Allorché la pienezza dei sentimenti colma l’animo e anzi ne tracima, la voce diventa un amen festoso, un alleluia sonante. Quando per ciascuno arriva il giorno delle lacrime, non è necessario reprimerle in nome di una falsa dignità: né quelle amare di redenzione, né quelle dolci di commozione e d’amore.

Oggi i medesimi sentimenti si rinnovano, prendono forma e sostanza durante questa celebrazione eucaristica, che si configura come inno di ringraziamento a Dio per aver chiamato il Tadini alla vita, al sacerdozio e alle vette della santità eroica; inoltre come gesto di venerazione per la sua persona., come omaggio semplice a coloro che qui gli hanno dato la vita e alla comunità cristiana la quale, nella seconda metà dell’ottocento, lo ha educato ai valori supremi dello spirito.

Dunque una nuova luce si è accesa per questa parrocchia, una nuova lampada pende dalle pareti del suo tempio. Non le sfugga lo splendore della sua fiamma né la lasci indifferente l’oscillare silenzioso ed emblematico di quella lampada.

Durante la mia prima adolescenza, talvolta, durante le notti chiare, mi ponevo in osservazione del firmamento e, sezionando con il dorso della mano un angolo di cielo, tentavo di contarne il numero di stelle. Invano… Allora sceglievo l’astro più luminoso e mi abbandonavo a fantasticare sul suo palpitare misterioso.

Voi, cari fedeli di Verola, non prigionieri di sogni adolescenziali, bensì stimolati dalla sapienza del Vangelo, sappiate ammirare e apprendere dal vostro astro di evangelica carità le più vere e le più salutari lezioni di Vita.

Don Arcangelo Tadini

Della sua vicenda umana e pastorale hanno scritto in molti, sollecitati specialmente dalle sue figlie spirituali, le Suore Operaie della S. Casa di Nazareth. Gli autori più acuti hanno scandagliato le acque più profonde del suo animo portando in superficie i tesori meravigliosi condensati in esso dallo Spirito Santo e alimentati dalla perseverante vicinanza dell’Eucaristia.

Le indagini meticolose della Congregazione vaticana per le cause dei santi, mentre vagliarono l’autenticità delle testimonianze rese alla virtù del Tadini, concorsero ad evidenziare sempre maggiormente la statura eccezionale di questo Verolese puro sangue.

Non è mia intenzione addentrarmi, qui, nella presentazione, né analitica, né sintetica, delle sfaccettature della sua figura poliedrica. Per altro non lo saprei neppure fare se non scopiazzando di qua e di là come per la composizione disarmo4ica di un mosaico barocco. Mi limito, pertanto, ad esporre alcune considerazioni pastorali, affidando la loro verifica a chi ne è interessato. Lo Spirito Santo assista e ispiri me e voi.

1 - La prima di esse sottolinea che non soltanto a Assisi (San Francesco), a Siena (Santa Caterina) a Torino (San Giovanni Bosco), a Foligno, (Sant’Angela), a Cascia (Santa Rita) e in altri luoghi illustri possono spuntare i cristiani eroici, ma anche a Verolanuova.

Lo Spirito del Signore passeggia sulla superficie della terra dispensando doni eccezionali un po’ dovunque. Si tratta di accoglierli. Verola lo ha fatto ieri, lo può fare anche oggi.

Su tutti i tornati della storia si combatte la lotta tra il signore della notte e l’arcangelo del giorno e sempre dalla folla anonima dei buoni emergeranno nomi nuovi di uomini eccezionali per virtù, veri capitani coraggiosi dell’esercito di Cristo.

Di ciò è speranza e profezia l’esistenza di alcuni fenomeni consolanti, quali, anche qui, il continuo spuntare di vocazioni verginali, in un’epoca nella quale la gioventù pare naufragare nel mare limaccioso della sessualità disordinata, e lo sviluppo di un volontariato altruista, in una società che, mitizzando il primato dell’economia, pare ricordare la biblica Babele dove, secondo un midrash, se un uomo precipitava dalla torre, nessuno se ne accorgeva, mentre la rottura di un mattone suscitava lamenti e pianto.

Verolanuova può ben essere la terra fortunata dove sotto il fluire dello Strone, canale dal nome stridulo, scorra la limpida vena di un fiume carsico che convoglia la simbolica ricchezza biblica del latte e del miele. Questa comunità ne possieda la coscienza e la speranza.

2 - Una seconda lama di luce è irradiata dalla memoria del prete Tadini che, come pochi altri, seppe cogliere con tanta acutezza il valore umano e cristiano del lavoro.

Chi si avvicina, per la prima volta, a Verola, è persino sorpreso dalla ricchezza industriale che vi è insediata. Là dove, nel passato, si estendevano a vista d’occhio campi di cereali e aree coltivate di foraggio per gli animali da stalla, oggi sorgono molte officine artigianali e inoltre numerosi capannoni industriali dalle ampie arcate; dove, ieri, isolate abitazioni di contadini oppure lunghi caseggiati padronali erano invasi da mosche e tafani, oggi, le famiglie occupano dimore decorose prospicienti su aie invase da enormi macchinari agricoli e da silos slanciati in verticale…

Come appaiono remoti i tempi nei quali il Tadini avverti l’opportunità di aprire una filanda per ovviare alla uscita dal proprio contesto familiare di tante ragazze e poi creò un convitto per evitare alle operaie i disagi e i pericoli del pendolarismo.

Egli fu mosso da sensibilità umana verso le persone avvinte dalla catena delle necessità quotidiane e, congiuntamente, fu spinto da ansia apostolica per la custodia delle loro virtù cristiane.

Così, in lui, la sua umanità splendidamente pura si spalancava a una passione autenticamente evangelica e si protendeva a divenire slancio profetico, ispirato alla logica che integra la verità con la carità.

Il ritmo del progresso, per stare al linguaggio rurale, ha liberato le ruote del carro dalle zolle fangose e le ha spinte in avanti sul terreno solido.

Eppure la nostra terra è più che mai assediata da problemi che vanno in direzione opposta alla letizia che la crescita delle possibilità economiche dovrebbe aver portato. Molte ne sono le cause, ma indubbiamente una di esse è la materializzazione dell’attività lavorativa, cioè la spoliazione del lavoro del suo significato più nobile e più elevante..

Si dice: il lavoro è per l’uomo, ma si dovrebbe doverosamente aggiungere che anche il guadagno che se ne ricava è per l’uomo, considerato nella sua integrale verità. I beni di fortuna faticosamente e onestamente guadagnati non possono poi essere utilizzati insipientemente per il divertimento eccessivo e per alimentare acriticamente il mercato del consumismo. Il desiderio del denaro non deve trasformarsi in tale bramosia da spingere a eliminare gli spazi necessari per l’educazione personale e per alimentare la comunione in famiglia.

Questo vuoi richiamare il beato Tadini ai suoi compaesani e a tutti gli uomini di buona volontà, questo vuoi intercedere dal cielo colui che ora, con accresciuta limpidezza di visione, conosce le vie dell’uomo autentico e i sentieri della vera gioia.

E congiuntamente l’esempio e l’insegnamento dei beato Tadini chiedono che i cristiani si riapproprino della la concezione rivelata del lavoro; esso venga da loro colto come atto di obbedienza a Dio creatore, come elemento di sviluppo e di nobilitazione della persona, come gesto di offerta amorosa a Dio della fatica ad esso connessa. Il cristiano è chiamato a portare nel momento Eucaristico, con l’incenso della sua adorazione, anche la mirra del suo sacrificio.

3 - Cari fedeli, le opere realizzate dal nuovo Beato offrono anche utili indicazioni per l’impostazione della azione pastorale della Chiesa e per coloro che guidano politicamente o amministrativamente la comunità civile.

Alla comunità cristiana ricordano che ogni iniziativa di servizio deve riguardare il bene di tutto l’uomo; il primato dello spirituale non comporta disattenzione alle realtà corporali, anzi la mediazione del Vangelo implica il continuo sguardo ai segni dei tempi e la proposta della salvezza eterna deve tenere conto della situazione dell’uomo terreno.

Ogni chiesa locale è chiamata a discernere il sentiero percorribile dalla persona nella propria situazione storica, cercando un equilibrio costante tra le esigenze dell’uomo eterno e dell’uomo temporale.

Beninteso, la teologia della croce non può mai essere disattesa dal credente in Cristo Gesù; essa la luce superiore alla quale ispirarsi e, contemporaneamente, è il lievito da porre nella massa della storia.

Ponendosi all’interno ditale linea sapienziale, con il suo temperamento severo e conforme alla sensibilità del suo tempo, il parroco Tadini s’impegnò curando che la logica del Vangelo incontrasse, elevandolo, il naturale buon senso della gente.

Dal canto suo, l’autorità civica è chiamata a promuovere una legislazione volta alla umanizzazione del mondo del lavoro, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di solidarietà, valorizzando gli apporti che, al fine della crescita sociale, sono dati dalle singole istituzioni educative..

Come, per la Chiesa, la scelta del primato dello spirituale non può significare trascuratezza per l’elemento materiale della vita e non può far ignorare il contributo dato dell’autorità civica al bene comune, così, per questa, la cura primaria delle strutture del servizio pubblico non può esonerarla dal considerare la questione morale e, in particolare, l’educazione del popolo alla stima per il lavoro onesto e alla cura per il denaro ben speso.

4 - Il sacerdote Arcangelo Tadini istituì: una famiglia religiosa femminile in funzione dell’apostolato cristiano nell’ambiente di lavoro; la congregazione delle Suore Operaie della S. Casa di Nazareth. Nelle sue intenzioni, questa compagnia di umili e coraggiose testimoni del Vangelo messe fianco a fianco di altre centinaia di lavoratrici doveva costituire una punta di diamante nel settore della pastorale operaia. Ogni sorella era istituzionalmente garantita, quanto a solidità spirituale, da una vita eucaristica intensa, mentre era protetta dalle insidie della solitudine operativa missionaria mediante l’appartenenza a una convivenza familiare ordinata.

In tempi più recenti anche alcuni sacerdoti entrarono in fabbrica come operai, senza però godere, per lo più, del supporto della vita comune. Altri presbiteri si dedicarono, invece, completamente alla evangelizzazione delle fabbriche entrandovi come cappellani.

Le esperienze diverse, nate tutte con buona intenzione, hanno sortito risultati diversi.

Il Vaticano II, sottolineando vivacemente la specifica vocazione del laicato a operare nelle realtà temporali, parla anche della sua presenza nel mondo del lavoro considerato non soltanto come attività di fabbrica, ma nella sua accezione universale.

Noi preghiamo per la Congregazione delle suore Operaie e apprezziamo la ragione profonda della intuizione tadiniana: e cioè l’opportunità che, all’interno di un determinato ambiente di lavoro si costituisca un gruppo, presente in modo informale e spontaneo, di amici cristianamente ispirati e apostolicamente impegnati. Come esistono consigli di fabbrica, così, dirò con un’analogia lontana e al di fuori di ogni utopia integrista antistorica, potrebbe esistere un gruppo di laici cristiani liberamente uniti fra loro, i quali, regolarmente alimentati dell’Eucaristia e sorretti da incontri fraterni, vi promuovano i valori della visione cristiana del lavoro e i vincoli della solidarietà fraterna..

5- Un’ultima considerazione.

La santità non è innanzitutto un’attività esteriore, bensì quella dimensione dello spirito che sa ispirare, caratterizzare e sostenere l’azione.

Il sacerdote parroco Tadini è stato proclamato beato non per le sue illuminazioni profetiche e neppure tanto per l’intensità e l’ampiezza del suo ministero vissuto a Lodrino, a Noce e a Botticino sera. Lo è stato, invece, per il suo amore straordinario a Dio e per l’ardore apostolico che. ha caratterizzato la sua vicenda umana. A testimoniare siffatta verità stanno gli scritti riguardanti la sua persona, ai quali non soltanto rimando, ma invito ad accedere con frequenza.

Qui mi limito a brevi accenni su quegli aspetti dell’animo del nuovo Beato che sono adombrati dai testi biblici poc’anzi letti e che l’autorità della Chiesa ha prescritto per la Messa votiva in suo onore.

a- Il primo di essi fa pensare alla conformità del cuore del Tadini al cuore di S. Paolo.

Nel discorso di congedo rivolto agli anziani di Efeso, l’apostolo dichiara di aver cercato in mezzo a loro di rendersi utile in tutte le maniere, persino lavorando con le proprie mani e mettendo a disposizione dei poveri i frutti della sua fatica. Egli si è occupato soprattutto di annunziare il Regno di Dio, affidando alla grazia la salvezza delle loro persone.

L’esempio di San Paolo interessa innanzitutto coloro che presiedono la comunità cristiana; in tal senso è stato scritto:" Il prete è l’uomo che si rompe il, cuore per Dio " (M. Buber) e non semplicemente uno degli impiegati della Chiesa e, ancora, un santo ha sentenziato che le anime si conquistano. in ginocchio e con le lacrime sante.

La preghiera di intercessione è la risposta alla parola di Gesù "Chiedete e vi sarà dato" e scaturisce dalla fede che soltanto Lui è il Salvatore.

Le lacrime sono l’espressione più significativa dell’adesione alla passione di Cristo per "completare ciò che ad essa manca a favore della Chiesa".

Ora, , il sacerdote Arcangelo Tadini si inserì decisamente in questa spiritualità dell’apostolato della orazione e del sacrificio, così normale alle convinzioni del suo tempo..

Se l’infermità alla gamba gli impediva di assumere la posizione genuflessa, tuttavia, come dice di sé S. Paolo, non gli negava di piegare le ginocchia della mente davanti a Dio con la profonda umiltà dello spirito e con la fede incrollabile nella presenza di Gesù nella Eucarestia.

"O meraviglia che si possa donare ciò che non si possiede, o dolce miracolo delle nostre mani vuote". Ecco il valore dell’apostolato della preghiera!

"Il passaggio del momento contemplativo all’azione pastorale, scrive S. Tommaso D’Aquino, avviene non per modo di sottrazione, ma di addizione" Don Arcangelo dimostrò di capirlo se scrisse : " Tutta la mia scienza la croce ; tutta la mia forza la stola."

Il nuovo Beato concepì la Provvidenza divina non come una sorgente dalla quale attendersi tutto passivamente, bensì come una realtà divina con la quale collaborare. Per questo donò tutto il suo patrimonio familiare per la causa della evangelizzazione e attuò un programma di azione indefessa che lo vide insegnante nelle elementari a Lodrino, operatore di misericordia a Noce e di sostenitore della dignità dell’uomo lavoratore a Botticino Sera.

Lo zelo per il bene delle anime, da implorarsi a prezzo del sacrificio personale, lo condusse a dormire normalmente cinque ore per notte e a nutrirsi solo di minestra, verdura cruda, decotto di avena e frutta.

b) Il secondo brano biblico proclamato , dal Vangelo secondo Matteo , ci regala due brevi parabole sul regno di Dio: esso si sviluppa partendo da una piccola dimensione, quale è quella di un granellino di senape; esso porta nel mondo il fermento di una vita nuova. Tutto questo per la forza di Dio.

Il cristiano, perciò, pur non rimanendo con le mani in mano, deve vivere di fede attendendo con pazienza il maturare della messe evangelica.

Il Tadini si collocò all’interno di questa logica quando promosse iniziative in se modeste, come una Società di Mutuo Soccorso, una filanda e un pensionato per operaie; e persino quando raccolse un esiguo numero di donne consacrate all’apostolato nel mondo del lavoro.

Poca cosa per le esigenze del mondo. Ma la fede gli ricordò che Dio retribuisce persino per un bicchiere d’acqua dato a Lui nella persona del bisognoso e dunque tanto valeva fare questo nella prospettiva della sua eternità personale; soprattutto gli disse che il disegno di Dio relativo allo sviluppo delle opere a lui dedicate sarebbe rimasto misterioso. Occorreva abbandonarsi nelle mani della Provvidenza.

In realtà, il seme è cresciuto, la Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth si è sviluppata e ora conta, anche alcune comunità, cariche di dolci promesse, anche in America latina e in Africa.

Preghiamo perché essa, oltre la diffusione del Vangelo, promuova anche la conoscenza del suo Fondatore. Anche la sua vita è annuncio di salvezza.

Concludo.

Pensando alla figura del nuovo Beato, noi troviamo in lui la risposta a invocazioni come le seguenti: "Oh, esistesse davvero un vero prete (Sorel), un prete prete (D. Giuseppe De Luca), un prete corpo e anima (Abbé Huvelin)". Don Arcangelo Tadini lo è stato.

Dietro lui s’è snodata una lunga teoria di preti nativi di questa parrocchia la cui grandezza è nota solo a Dio. Mi piace ricordare soltanto uno di loro, don Primo Mazzolari, il quale, acuto conoscitore della vicenda tadiniana e suo emulo nell’amore ai poveri, impresse alle sue parole la forza e talvolta la violenza della profezia.

La schiera benedetta di questi sacerdoti si allunghi e si arricchisca di figure insigni. Siano uomini capaci di porre le mani dei fratelli in quelle del Signore, siano impegnati a rendere il mondo attento a Dio, stimolandolo con la testimonianza di chi, per la fede lucida, vede l’Invisibile.

Ora il Dio invisibile si è perfettamente manifestato a don Arcangelo Tadini. Il Magistero papale, nella domenica 3 ottobre 1999, ce l’ha assicurato.

Verolanuova ne è straordinariamente felice. E canta gloria al suo Signore. Amen

+ Bruno Foresti