Pochi batuffoli di candide nuvole
solcano il cielo. Spicca, nella purezza del terso sereno, l'inconfondibile sagoma
dell'angelo, là sulla cupola della chiesa. Lo guardo. Mi volta le spalle; quasi
imbronciato. Avessi tentato di strappargli una piuma dall'ala ! Si gira, improvviso, pare
più lunga la tromba. Già: il vento l'ha mosso ; o quell'aria che gelida mi soffia sul
viso; o...
E così gli dico t'han dedicata
la testata del Bollettino! Soddisfatto?
Sorride: Perché no? Purché mi
lascino parlare, con la tromba s'intende; la sua voce arriva, in silenzio, al cuore e alla
mente di chi la vuol ascoltare.
Il nostro "Angelo " ha compiuti i trecent'anni nello scorso 1974. (Non se l'è
presa se i Verolesi l'hanno dimenticato). Soltanto un po' di ferie, una scappata quaggiù,
dal 1954 al '57 (ll % rispetto all'età), poi lassù l'abbiamo rifilato. La data di
nascita, 1674, è incisa sul suo petto. Ma si sussurra che, come tutti gli angeli, sia
nato qualche ... annetto prima. Inviato speciale dei Padreterno, pare abbia sorvolato a
lungo la Bassa e che ne abbia viste e ne veda, ancora, tante; anche quelle che gli
volevano e gli vogliono tener nascoste (vai a darla da bere allAngelo!). Ma quando
vide la nostra chiesa che nasceva per far carriera e diventar Basilica, con quel po' po'
di pallone sulla cupoletta, spedì tanto di petizione al Buon Dio perché fosse lasciato
quaggiù. Le malelingue sussurrano (eh, l'invidia!) che l'autorizzazione, subito concessa,
fosse subordinata al titolo di " Angelo della Bassa ". Ma quello, intanto, i
suoi piedoni già piantato aveva su quella palla e, con la scusa che non poteva più
staccarsi, qui rimase e divenne " l'Angelo di Verola ".
Ma si sa che pure della Bassa è
rimasto l'angelo. Non ha mai fatto questioni di campanile. Sorride ed infonde fiducia pure
a quanti arrivano di fuori in mezzo a noi. Guarda con particolare attenzione quella croce
che sta lì, sul nostro campanile, ad un tiro di carabina da lui e che della croce pare
sia stato mai contestatore (corrono voci anche in tal senso) . Per il resto, gli
portassero pure via la palla di sotto i piedi, di lì nessuno saprebbe smuoverlo.
Lì si trova bene, lui portavoce
altoparlante dei Buon Dio. Ma io che cerco d'ascoltarlo, d'interpretare la sua voce che
m'arriva dentro mi sento inquieto. Perché?
Paura della verità? mi chiede.
E che? Io... io...
M'ha voltate le spalle! ... Già. il vento. Forse
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Gennaio 1976 Anno I N°1 pag. 05 ]
Se avesse il cappello, il nostro
"Angelo", con quello ti saluterebbe; ma non ce l'ha. Allora "tac", un
leggero colpo d'ala ed al viso senti come una carezza. Occhi di lince (ma chi l'ha
dubitato mai?) il suo sguardo è sempre onnipresente.
E' sceso tra i Verolesi per
entrare, educatamente, nelle loro case. Ha bussato. Chi gli ha aperto e chi no. Chi gli ha
benevolmente sorriso e chi sorriso gli ha in tantaltri modi; chi la porta gliel'ha
sbattuta in faccia. Tutto previsto. Ma per tutti: "tac", il suo leggero colpo
d'ala. Un po' più s'è soffermato davanti alle porte chiuse. Ha meditato: sulla storia,
sul famoso "ventennio" passato alla storia, sul seguente trentennio o poco più
che ancora sta facendo la storia. Non s'è sentito in colpa, lui. Sì, perché, lo vedi? -
Lui non porta occhiali, nonostante l'età, né li vende; parlo di quelli colorati,
s'intende. C'è tanta di quella gente che pur di venderti i suoi è pronta a rompere i
tuoi! Lui, invece, ti tende appena la mano mentre ti chiama "Amico", così,
senza pretese, "democraticamente " come s'usa dire oggi. Che non ti voglia
imporre occhiali ci giurerei; ma la Verità, lui, non la può tacere. Se lo facesse
sarebbe licenziato in tronco. Una voce vecchia e sempre nuova, la sua, che dice qualcosa
in più delle tante altre che lui rispetta ed alle quali altro non chiede che rispetto.
Davanti alle porte chiuse il suo
"tac" l'ha forse fatto con tutt'e due le ali. Al di là ha visto... Chissà! I
cuori soltanto lui li può vedere e per entrarci non ne ha mai spaccato uno; per non
fargli male. Ha un concetto altissimo della Libertà. Per questo anche la sua voce non
può far male.
E' passato per le contrade di
Verola. Ha visto case scuole fabbriche uffici. Mezzogiorno era suonato da pochi minuti
quando si trovò tra il viavai dei lavoratori che andavano a pranzo. Faticò un poco; ma
passo indisturbato anche davanti alla rossa paletta alzata del Vigile Albino.
"Tac".
Lo guardo sorridendo: anche lui
un fratello minore. Come i Carabinieri davanti alla cui caserma s'era fermato con
particolare simpatia: anche loro, suoi fratelli di lavoro, soli ormai, con luì e gli
altri angeli, a non avere sindacati.
Tornato lassù, sulla cupoletta,
ricordò e rivide le porte chiuse, i tant'altri modi di sorridere. Un attimo di malinconia
lo scosse; poi il suo sguardo cadde su quella croce lì, fissa sulla vicina torre. Subito
gli tornò il sorriso. E la gran stanchezza nell'ali per quei tanti "tac" si
trasformò in altrettanta Voglia di tornar quaggiù.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Febbraio 1976 Anno I N°2 pag. 5 ]
Sabato 7 febbraio 1976. Per tutto
il pomeriggio era rimasto là, su quella palla come bloccata. Neppure una violenta raffica
di vento l'avrebbe saputo smuovere. Gli occhi eran fissi sulla città. Fremeva. E si
rammaricava che la sua tromba non fosse una clava, che in mazze non potessero trasformassi
le sue mani, che i suoi piedi fossero incollati quasi per castigo.
Sentiva 1occhio del buon
Dio che lo vedeva li fermo inchiodato. La sua attenzione era stata richiamata da un acre
odor di bruciato; da quando aveva visto più non sera mosso. Aspettò lo scender
della notte. Appena il Padre si giro dallaltra parte per continuare il sonno. lui,
lAngelo, in un baleno fu la nel punto esatto dal quale aveva visto sorgere quei fumo
che negli occhi gli era entrato e che laveva quasi fatto piangere. Di quel
ripugnante odore nessuna traccia. Scherzo di carnevale, uno dei tanti che i bimbi soglion
fare quando certe fialette ti buttano tra i piedi? Nulla. Eppure quello era anche l'odore
che laveva raggiunto lassù nel pomeriggio.
Non si sorprese. Ma lì vicino
vide vetrine infrante ed una suora sorridente pur se non pochi erano i lividi che il corpo
le chiazzavano. Le fu accanto per alleviarle il dolore con un colpo d'ala e subito nella
via si ritrovò. Il ricordo lo portò lontano nel tempo.
Rivide: certo, a pochi passi di
lì qualcosa di simile era accaduto nella tipografia de "Il Cittadino", nello
stesso palazzo suppergiù mezzo secolo fa.
- Allora la democrazia se ne
stava andando, - pensò -, adesso è così che si sta consolidando?
Guardò intorno smarrito; l'eco
di urli rimasti nell'aria gli rintronarono negli orecchi. Fu proprio nel seguir l'eco di
quelli che scoprì donde veniva quell'odore amaro. Città e provincia sorvolò e s'accorse
che quello nemmeno gli veniva da certi viali o vie. Nell'intimità di alcune case, invece,
la scoperta: vide piangere qualche madre che sapeva, dì fanciulle quasi innocenti vide
occhi con dentro ancora limmagine del falò appiccato dalle mani loro ad un
fantoccio raffigurante il Papa, vide giovani dai piedi forti per prendere a calci e dai
pugni chiusi duri per colpire (in tal modo, ora, susa spesso prestar servizio
d'ordine") e imporre le loro libertà aprendo le mani per lanciare sassate e non per
stringere una fraterna mano. Guardò nei loro cuori ; d'altro non ebbe bisogno per
capire...
Se quanto di grande e bello che
t'è dentro tu lo bruci non rimangono che maleodoranti ed inquietanti ceneri. Perché
bruciarsi così?
Dì ben altre ceneri l'Angelo
aveva un tempo sentito già il miglior profumo e, tra le tante, pure quelle di coloro che
sui monti o al piano, quali fratelli, con la vita avean pagata la conquista della
"vera libertà". Tutto dimenticato?
Si ritrovò sulla sua cupoletta,
Era notte fonda ancora. Al Padre chiese perdono delle pomeridiane tentazioni. E in quei
silenzio, ritrovata la calma, egli pregò. Per tutti.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Marzo 1976 Anno I N°03 pag. 05 ]
L'avete visto mai far capriole? No?
Neanch'io. Ma salti d'esultanza perché non dovrebbe fare? Per l'età? Ma chi conosce
l'età del nostro Angelo e perché esultare non dovrebbe?
Posta fra quella dei papà e l'altra delle mamme la sua festa è lì a far
tutt'uno con la super - regina - madre delle feste: la Pasqua appunto. E per tanto giorno
niente capriole? Suvvia!
Colui che non lo vede farle da quali occhiali s'è fatto coprire le pupille?
Il giorno di Pasqua e quello successivo, lassù su quella palla non c'è che il di lui
fantasma.
L'Angelo quello vero, in realtà sé fatto eco dei Gran Risorto nell'animo dell'intera
umanità. Non averlo dentro in tal giorno è una assurdità, mente chi nega di sentirlo.
Proprio in chi lo nega è più vivo e gli fa goder le Feste.
Il suo morale è alle stelle. Non potrebbe essere diversamente. Per questo fa capriole (è
scatenato senz'età com'è) librandosi su quell'azzurro tappeto del firmamento dove quali
umili margherite stan le stelle e nulla è il calor dei sole in confronto al bruciante
amore d'un Padre che del Figlio vinse la morte. Un'esaltante vittoria prodigiosa senza
uguali nella storia pallida d'una troppo presuntuosa umanità.
Meglio di tutti lo sa l'Angelo.
Non fu lui che dal sepolcro vuoto diede l'annuncio: «E' risorto! Non è qui»?
Perché non potrebbe essere stato proprio il nostro Angelo a pronunciar tali parole?
Angelo fortunato prediletto; non credo abbia allungate bustarelle al fin d'essere il
prescelto dal Padreterno ed ottener simile incarico.
Vero è che furon pochi coloro che la prima volta lo sentiron dare
l'incredibile nuova. Così, ad ogni anniversario, tornar volle a ripeterlo sulla terra. Di
volta in volta, poi, s'accorse che sempre più si moltiplicavan quelli pronti ad
ascoltarlo finché pure si accorse che la sua voce più non bastava per farsi udir da
tutti. Un bel dì decise, dunque, di costruirsi una tromba fuori serie e, alla sua prima
venuta, a pieni polmoni in quella soffiando ripeté ancor più esultando: «E' risorto!».
Tutti l'udiron, anche « i lontani » e quella tromba gli rimase alla bocca quasi
incollata - come oggi la possiam vedere. Per molti anni (o secoli?) ancora viaggiò andata
- ritorno dal Paradiso a noi per la Pasqua finché rimase qui per sempre.
Di questi tempi, però, con tale tromba tant'altre cose egli può
affermare; nessuno gli potrà dir mai: «Ti tolgo la parola», perché quello che dice (e
se lo dice a te ... ) è verità che viene dall'Alto. Quanto a musica, beh!., l'avesse
oggi il M° Rivetti nella nostra banda un tal super strumento per talune esecuzioni! Ma
quante altre musiche può suonare e sempre in hi-fi!
Come la prima volta, dunque, anche oggi il suo annuncio ripete con
entusiasmo ancor più vivo: «E' risorto!». Lo dice a sofferenti, poveri,
emarginati, dimenticati, ad ognuno, tutti invitando alla speranza e ad essere come lui
pieni di gioia.
Chi, in tanto giorno, non vorrebbe con lui far capriole?
Ma se all'Angelo non credi, in chi credi?
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Aprile 1976 Anno I N°04 pag. 05 ]
Quanto di notte faccia lassù lo
può dire nessuno. Dove vada nessuno lo sa. Che non dorma, invece, è fuor di dubbio. E
allora? Un angelo non è nato ne tempo ha per dormire. Vede ascolta riflette...
Gli capitò, or non è molto, di contemplare un bimbo da poco concepito. Il buon Dio
gliel'aveva affidato per diventarne il buon custode e già ne ascoltava, col battito del
cuore, gli impulsi della sua vita viva. Era notte fonda. In quel buio luminoso del materno
seno L'Angelo vide o meglio ascoltò la voce rotta dal pianto di quel bimbo in attesa di
aprire gli occhi sul mondo. Con la discrezione che ben gli conosciamo si trattenne in
disparte e, con un registratore vecchio di secoli da nessuno inventato ancora, egli queste
parole incise:
"Cara mamma, carissimo papà, quando mi faceste il regalo grande della vita diceste
insieme di volervi tanto bene. io, dunque, dal vostro bene sono nato. Ed ho incominciato a
sognare: il bene che mi avreste voluto e quello che v'avrei ricambiato, gli occhi vostri
che con lo sguardo m'avrebbero accarezzato e le cure che mi avrebbero cresciuto, i baci
che mi avreste e vi avrei dato e tutte le volte che sorridendo felice v'avrei detto
allargando le mie braccia: "Vi voglio bene tanto così... " - Tutto questo con i
miei capricci, s'intende; ma, voi, capricci non ne faceste -mai?
Una mia casa avrei avuto, avrei fatto parte della vostra umanità, goduta la benefica luce
dei sole, sognato al chiaro della pallida luna, desiderato lo stesso amore che per amore
vi ha uniti. Avrei potuto godere di tutto ciò che voi godete. «Il mondo è brutto», voi
dite talvolta, ma io qualcosa avrei tentato per migliorarlo. I sacrifici non mi avrebbero
spaventato, la vita è sacrificio; il lavoro non mi avrebbe affaticato, la vita non è
vita senza lavoro; le sofferenze degli uomini non, mi avrebbero prostrato, la vita
sofferta m'avrebbe aiutato ad alleviare le sofferenze altrui; avrei conosciuto il sorriso
di bimbi come me, l'amicizia di giovani uomini come voi, avrei ...avrei ...Ora, invece, il
vostro rifiuto. Ora mi dite: - No, non ti vogliamo... E poiché non ti vogliamo ti
uccidiamo. Sei poi così piccolo! ..-
Perché? Ma papà, mamma, voi mi
sparate al cuore, voi mi negate quanto per voi avete cercato e voluto a tutti i costi e
reclamate ancora: la libertà di vivere, il sole, la vita, l'amore, la felicità, il sole
che è vita, la felicità che è nell'amore, la libertà che è tutto mentre tutto mi
negate in nome di quanto per voi tutto volete...
Ma che c'è di diverso tra me e voi?
Vi prego, vi prego carissimi mamma e papà
»
Su quest'ultime parole quella vita fu spenta. Sul nastro di quel registratore, dopo
l'incisione di tali sconvolgenti disperate invocazioni d'amore, un silenzio agghiacciante.
... La risposta : un delitto. La vittima: un innocente. Un complice: il legislatore. Un
protettore: la Legge. Un testimone: l'Angelo.
Poi, davanti all'unico perfetto Tribunale che l'umanità conosca, sul banco degli
imputati: i genitori. Unico testimone: un bimbo mai nato perché ucciso da loro. E, ancora
una volta, accusatore incorruttibile l'Angelo. La sentenza: quella d'un Giudice
infallibile che non concede possibilità d'appello.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Maggio 1976 Anno I N°05 pag. 05 ]
Li trovò e li conobbe là, in un paesaggio allucinante per rovine e
desolazione; li confortò e parlò loro sotto le macerie delle case crollate e degli
edifici distrutti. Erano già, o stavano per esserlo, angeli come lui, fratelli suoi,
mentre il loro cuore cessava di battere per sempre. Fu prima coi bimbi, suoi prediletti, e
li accarezzò; poi con i più grandi cui chiuse gli occhi ancora aperti, sbarrati nel
terrore di quanto avevan visto accadere e della tragedia vissuta. Tutti sfiorò con le sue
mani delicate, adagio, per non fargli male; a tutti prestò le sue ali perché volassero a
trovare nel Padre la felicità che la terra aveva loro negato. Ed erano tanti: decine,
centinaia, migliaia. Nel buio della notte tremenda la sua presenza infuse nei sepolti
ancora vivi la luce tenue della speranza: sarebbero venuti gli uomini e con le macchine li
avrebbero salvati. Occorreva aspettare e sperare.
Arrivarono i primi: per parlare parlare, fotografare fotografare... (?) Poi , e fu presto,
giunsero coloro che in silenzio, le maniche rimboccate, lavoraron sodo senza sosta per
soccorrere quanti in preda al terrore ancora vagavano increduli in mezzo a tanto sfacelo e
per estrarre gli altri da quello sterminato cumulo di rovine.
Questi ultimi si l'Angelo sentì pure suoi fratelli: militari, civili volontari senza
nascosti intenti, stranieri. Avevan messo l'ali per giungere presto sul posto e l'Angelo
gliele mantenne perché come lui erano lì per dare e dare senza nulla chiedere.
Poi l'Italia intera si senti una con i fratelli colpiti e da ogni parte giunsero gli
aiuti: una fraterna gigantesca mano tesa per stringere quelle dei provati dalla sventura
ed aiutarli a risollevarsi.
Quasi dal mondo intero concreta solidarietà e non pochi sacrifici. l'Angelo volò pure
accanto a quel generoso pilota canadese che trasportando medicinali perse la vita con io
schiantarsi del suo elicottero: un vero angelo caduto nel tentativo ai portare la salvezza
a chi la vita stava forse perdendo.
Angeli ovunque... E il nostro si commosse.
Gli uomini sono buoni quando vogliono. - Perché non sono sempre casi? - si domando
alzando gli occhi al cielo. Lo sguardo chiaro penetrante di Dio fu su di lui che non ebbe
bisogno d'altra risposta. Poteva ritornare alla sua base.
Così avvenne e si ritrovò su quella cupola che inaspettatamente, poche sere prima, per
alcuni istanti gli aveva ondeggiato di sotto i piedi. E lui l'aveva subito lasciata
perché si era sentito quasi stritolare il cuore dal raccapricciante urlo angosciato d'un
bimbo agonizzante ed invocante aiuto, lassù nel Friuli sconvolto devastato dal terremoto,
sotto quelle macerie che il cuore gli avevan stritolato.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Giugno 1976 Anno I N°06 pag. 07 ]
Nelle ultime elezioni politiche lo cercai tra i candidati alla Camera e al
Senato. Non vidi il suo nome. Lasciai perdere. Soltanto ad elezioni avvenute mi son
chiesto: - Perché mai? Che non sia stato interpellato?
- No, no - è intervenuto -; compagni amici camerati mi hanno offerto la candidatura - Li
ho ascoltati tutti e a lungo; ma non sì sono accorti che le vere parole io gliel'ho lette
dentro.
Troppo in contrasto con quelle che dicevano!
- E allora?
- Ho tagliato corto e mi son fatto accompagnare a Montecitorio e palazzo Madama.
- Non ti sono piaciuti?
- Belli! Troppo. Quegli scanni poi!
- Che effetto eh!
- Gli scanni -proprio no. L'effetto me l'hanno fatto quei tali di prima che rividi seduti
là e quelli nuovi che ora ci vedo.
- Onorevoli, no?
- Mah! Da una parte sparano sulla folla, dall'altra ammazzano i magistrati, dall'altra
affogano negli scandali, dall'altra ...
-
ma non tutti ...E sento che mi guarda male.
- Sì, qualcuno c'è che onora quel posto, ma che fatica trovarlo! - ammette sussurrando.
Perché così severo?
Non è severità. Sto ai fatti. So che dire il vero può dar fastidio.
Ma un Angelo che tace che Angelo è?
Non obbietto.
- Guarda quello - mi fa. - Era dentro la mia casa e se n'è andato tradendo e dicendo di
voler restarci.
Vai a capirlo E quell'altro? Se ne è sempre stato fuori ma contro la mia casa ha sparato
a zero in tutt'i modi ed in ogni occasione. Ora si fa vedere a farmi spesso l'occhiolino.
Ma chi gli crede? E quello ancora ...
- . . . paura per la tua casa?
Sorride : - Poveretti! Non sanno che la mia è una casa che non crolla. Prima che a
tentare dì distruggerla fossero quelli che sempre furon fuori ci provarono quelli che ci
stavan dentro. Si son rotti le ossa.
- Sì, ma questi di oggì ...
-. . come gli Onorevoli di ieri.
Perché non hai accettato, avresti condotto la tua battaglia, vittoria sempre scontata no?
Tace pensoso. Mi scruta attentamente, dall'alto in basso, come cercasse qualcosa.
Soggiunge: - Mi hanno fatto tante promesse, la luna nel pozzo hanno creduto di farmi
vedere. Le loro mani però le hanno tenute nascoste.
- E che t'importa?
Eh no! Buono sì, ma fesso ...
- Tu avresti dato il buon esempio; senza pronunciare neppure un "a" avresti
mostrato le tue mani e ...
- . . gli onorevoli colleghi avrebbero continuato a non mostrarmi le loro. Che mi poteva
succedere poi quando gli avessi voltato le spalle?
- Ma, dopotutto, avresti dato il via ad un autentico rinnovamento. Finalmente un
"Onorevole" onorevole
- Onorevole sì, ma non di quelli - ribatte deciso.
Scappa via. Durante il colloquio non ho nascosto le mie mani. Rimango di sasso.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Luglio, Agosto, Settembre 1976 Anno I N°07,08,09 pag. 05 ]
Vacanze estive 1976: vacanze al cardiopalmo.
La terra e il mare continuano a tremare. Friuli, Cina, Filippine, Giappone sono sconvolti.
Ovunque dolore e pianto. Per molti un domani quasi senza speranza. Compostezza e
disperazione fanno notizia. L'uomo ammutolisce; sì ferma. L'impotenza lo umilia, la
scienza nulla può. Contro le forze della natura l'uomo capitola.
L'uomo: un mistero.
L'uomo politico fa sentire la sua voce. Anche là dove nemmeno la sua eco dovrebbe
arrivare. E' accaduto nel corso delle ultime Olimpiadi. La gioventù non ha goduto intera
la sua festa. La politica le feste le guasta sempre. Partecipazioni e vittorie spesso
politicizzate hanno posto in ombra sacrifici e valore dei vincitori. E penso alle
Olimpiadi 1980. A Mosca. Che sarà?
* * *
Visti in vacanza. Giovani dalla zazzera fluente, jeans al candeggiante e sfilacciati,
attillata camicia aperta a spacco sul petto. Barbuti e no. Fanno crocchio. Pare discutano
seriamente. Poi una risata generale. Sguaiata forte, lasciano il tavolino dei bar attorno
al quale stavano sbracati. Le consumazioni son pagate da uno con una carta da diecimila
tolta dal mazzettino messo in mostra con finta noncuranza. E si allontanano sulle loro
potenti moto venute dall'impero del Sol Levante. Povero italico sole!
Ma dove vanno?
* * *
La riforma della RAI-TV pare sia iniziata. E si stanno scatenando le radio libere o
sedicenti tali, sorte come i funghi in questi ultimi tempi. TG1 -TG2-- GRI - GR2. Un
fiume, un mare di notizie. Un oceano. Troppe.
Ascolto cercando di capire dove sta la verità. Amletico problema. Mezze verità, verità
taciute, verità all'arcobaleno. "La verità viene sempre a galla" ma lo dice il proverbio.
Sarà. Ma nei fiumi nei mari e negli oceani della RAI-TV e delle cosiddette "radio
libere" cercare una pura genuina verità che galleggi è come cercarvi una sirena.
* * *
Un marinaio avrebbe di che adontarsi. E' noto il detto: « Promesse da marinaio " ed
altrettanto noto il suo significato. Poveri marinai! Nell'adempimento dei loro dovere essi
tacciono. Ma sanno benissimo, e tutto il mondo sa, che il detto va aggiornato. Merito dei
politici che nella corsa alle promesse sono davvero imbattibili.
Quelle dei marinai sono un nulla in confronto alle promesse elettorali. Eppure l'uomo ride
delle prime ed applaude alle seconde. Poi tutto finisce lì. Allora di che ti lamenti?
* * *
I trogloditi del futuro hanno già fatto coraggiosamente la loro apparizione sulle nostre
spiagge. In nome dei bisogno della liberazione dai complessi si sono disinvoltamente
mostrati nudi ai loro simili. Qualcuno è finito in carcere. (La violenza "fascista
" non ha limiti!). Il sopruso diventerà sicuramente oggetto d'interrogazioni al
Parlamento. E sarà interessante sentire la risposta, a Montecitorio specialmente. Perché
qui l'uso della cravatta pare sia stato reso obbligatorio. Chiedo scusa ai trogloditi del
passato che almeno in parte si coprivano. Per quelli dei futuro speriamo che non sia resa
obbligatoria soltanto la cravatta.
C'è di che perdere la bussola. Ma...
... E' morto Mao. Disorientati taluni compagni europei che hanno visto respinte le loro
condoglianze ed accolte quelle degli imperialisti americani.
L'Angelo no. Non è disorientato. Per nulla.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Ottobre 1976 Anno I N°10 pag. 06 ]
Fantastico azzurro - cielo le ali de "L'Angelo", quasi
fosforescenti; nel silenzio eloquenti e non meno azzurri i suoi occhi. Mi piace sognarli
così.
Ali distese a proteggere, occhi iniettanti speranza.
Angelo - bimbo - insegnante nella scuola materna. Avanti, i primi passi verso la vita.
Insieme. Brillano come non mai le ali dell'Angelo, occhi trasparenti, come le anime di chi
lo circonda. Un trio compatto. Da non sfasciare.
Nuovi altri passi e l'ali non bastano più. Gli servon le mani: per tardare le prime fughe quando si aprono libri e quaderni. Il trio si disgrega. Occhi pensosi, le sue ali si fari meno fulgide per chi da lui inizia, lo stacco; complici, spesso, i familiari. Il nuovo orizzonte è punto interrogativo misterioso, allettante. Lo scolaro là fissa i suoi occhi: intravede insolite ombre. Che vengan di 1a veri angeli? E il Nostro allenta la stretta. Non usa violenza.
Semmai la subisce per amore vero di una Libertà pulita. Talvolta si trova vuota la mano;
Lui non si scoraggia, non abbandona. L'aiuto, quando richiesto, non deve tardare.
Per chi libri e quaderni si tiene aperti davanti viene l'ora di dar corpo alle ombre.
Nuovi falsi angeli avanzano.
Nascondono le ali per non farne vedere il colore. Allo studente parlano una loro verità, negano le altre, combattono subdoli la più grande e la sola. Travolto da certe ombre qualcuno potrà pure "fumare" o "bucarsi"; potrà prendere la pillola per offrire il suo corpo in osanna al libero amore. Nascono rifiuti. E si muore prima di vivere. Poi, quanto a studiare, si vedrà. Poi.L'Angelo intanto s'è fatto invisibile.
Forse non c'è più...
Ma c'è.
Ha ascoltato anche il messaggio dei Presidente della Repubblica a docenti, discenti e famiglie in occasione dell'inizio dei nuovo anno scolastico. L'ha sentito parlare di "intolleranza di pochi", di "forme di strumentalizzazione politica", l'ha udito ancora affermare: « La realtà è che il Paese chiede più serietà negli studi».
L'Angelo si domanda: - Allora, sino ad oggi, che è stato? - Conosce da tempo la risposta, lui.
Ma la sanno anche i falsi angeli che nella scuola, invece di dare la vera cultura, han fatto della cattedra banco per offrire l'indottrinamento politico e la propaganda faziosa. In barba al pluralismo di cui tanto si sciacquan la bocca.
Invisibile L'Angelo vigila sempre. Perché invece di seguire come un'ombra, lui che ombre non lascia e ombra non è, s'è ficcato nell'angolo più impensato dentro ciascuno.
Ignorarlo si può. Tanto lui non fa male.
Ma al primo S.O.S. riprenderà la mano che s'era staccata, si distenderanno più ampie fulgide sicure le sue ali che brillano azzurro - cielo quasi fosforescenti, gli occhi ancora più azzurri. Come a me piace sognarli.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Novembre 1976 Anno I N°11 pag. 07 ]
S'è fatto buio da poco. lassù è assorto: ricorda, medita, è turbato; esulta infine nella certezza.
L'attanaglia la nostalgia d'un'altra notte lontana: con tutti gli angeli anche luì, il Nostro; era con la sua tromba, solista in un'orchestra che l'eguale mai mente umana abbia poi saputo formare. Delle melodie di quella notte, dirette da invisibile mano, per quel Fanciullo nato in una grotta, gli è rimasta nel cuore e nell'orecchio l'eterna eco cui dà libera via alla mezzanotte d'ogni compleanno.
Ma prima...
Ecco. Quaggiù ha conosciuto gli uomini: sconcertanti nelle azioni, inquietanti nelle nuove ideologie. Eppure, per amore dell'uomo un Uomo nasce per amare ed insegnare l'amore; ma gli uomini tradiscono e uccidono. Un Figlio nasce in una grotta, umili pastori gli fan festa; ma pure nella clinica lussuosa, oggi, un figlio lo si sopprime, prima che veda la luce, falsi pastori inneggiano alla licenza d'uccidere. Dalla mangiatoia d'una stalla fino alla Croce, con la parola e l'esempio, un Figlio insegna a servire il fratello; ma L'Angelo vede corse affannose al potere per sopraffare il fratello e schiantarlo. Un Figlio percorre ogni strada esaltando la vera libertà; ma spesso un sedicente fratello ti sorride e intanto ti pone un invisibile paraocchi, poi al tuo orecchio ripete allettanti ritornelli mentre, vigliaccamente nascosto, con un lazo ti accalappia la testa. Finché il paraocchi si fa opaco, in beffarda risata si trasformano i ritornelli, il cappio dei lazo si stringe e ti ritrovi tappata la bocca. Il nuovo padrone è arrivato. Il dramma è finito. Triste musica sono pianto e ricordo della libertà. Ospedali psichiatrici, lager diventano scure dimore.
Incomincia la tragedia.
Su quella cupola l'Angelo pare senz'anima, s'è fatto gonfio il suo cuore.
Poi, quasi inattesi, i dodici rintocchi al campanile vicino. Allora prorompe l'eco delle musiche di quella grande notte lontana. Si scuote. Nelle vie sottostanti gli uomini
passano, sono nel tempio. Anche lui discende, d'un balzo, di sotto. Ed eccolo: alla
tastiera dell'organo le sue mani si confondono con quelle dì chi suona e dei tanti
organisti che nella notte di Natale diedero vita alle più belle melodiche pastorali
perché le avevan nel cuore.
(Chi non ricorda quelle che il grande M° Bambini improvvisava tutti estasiando?).
L'Angelo suona, suona ancora. Gli occhi sono fissi ad un leggio dove la musica diventa
fiduciosa speranza: gli uomini sanno essere buoni, se vogliono. Tanti ancora ce ne sono.
L'Angelo continua a suonare. Su quel leggio egli ancora rivive la notte in cui poté
assistere al più grande lieto evento che la storia ricordi. Esulta nella certezza che
quel Figlio non è venuto invano. Le sue agili mani continuano a sfiorare veloci quella
tastiera.
Lo ascolto.
Mi lascio avvolgere dal calore di quelle note.
Sono con lui.
Sola speranza non più; anche certezza.
Rino Bonera
[ L'ANGELO DI VEROLA
Dicembre 1976 Anno I N°12 pag. 05 ]
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