|  Visita alla Basilica  Italiano  English   Francais  Deutch   |  Tour   |  Documenti   |  Parrocchia   |  

Verolanuova - Doku - Brescia

  Verolanuova
Indagini Storiche

LA ROMANIZZAZIONE DEL BRESCIANO

Il confine sud della provincia di Brescia ha avuto una storia piuttosto tormentata. Qui l'Oglio, limite naturale fu rispettato dai Romani, ma ad un certo punto il territorio della colonia di Cremona si spinse a nord del fiume per una profondità di parecchi chilometri. Lo attestano le tracce di centuriazione del medesimo orientamento di quella cremonese. Quest'ultima indicazione suggerisce che l'Oglio fu superato in occasione della spartizione delle terre ai veterani quando i fondi cremonesi si rivelarono insufficienti non solo verso Mantova, ma anche in altre direzioni. Condizioni di incertezza nel confine si presentarono nell'Alto Medioevo, quando Brescia, allora assai più potente di Cremona, si spinse a sud dell'Oglio con le giurisdizioni civile ed ecclesiastica.
In epoca comunale fu operata una grande sistemazione idraulica con la deviazione dall'Oglio di numerose rogge nella parte occidentale della pianura.
Il terreno presenta oggi una varietà di segni sovrappostisi nel tempo di lettura non facile, più spesso appariscenti e ingannevoli che orientativi, al punto di rendere vani molti tentativi degli studiosi.
Nel bresciano è possibile identificare quattro orientamenti diversi:
a nord dell'Oglio viene seguito il medesimo orientamento della centuriazione cremonese per un'area maggiore di 50 Kmq;
a occidente della via che conduce da Brescia a Cremona si procede con cadenze regolari attorno ai 710 m e si rilevano una decina almeno di decumani che coprono una superficie superiore ai 100 Kmq;
a sud di Brescia, con particolare evidenza nei pressi di Flero, strade, fossati, filari di alberi si presentano secondo un disegno geometrico: cardini e decumani attorno ai 16° rispettivamente da NE e SO e da ONO e da ESE si estendono per gran parte della pianura bresciana e rivelano dalle colline a nord di Brescia all'Oglio, dal Chiese fino a Orzivecchi e Travagliato, un'area centuriata superiore ai 500 Kqm; resti di una modesta centuriazione si hanno infine per un'area inferiore ai 10 Kmq nella bassa valle del Sarca fra Riva ed Arco.
La Brescia - Cremona non è ricordata né è segnata da pietre miliari, la sua esistenza poggia su semplici accenni in fonti letterarie: Tacito menziona una Porta Brixiana a Cremona, gli Atti dei martiri Faustino e Giovita collocano il martirio "Foris civitatem in via Cremonensi". A questa via si riferiscono anche documenti del tardo Medioevo; importati reperti epigrafici ed archeologici a Bagnolo, Manerbio, Pontevico - luoghi che tradiscono nel nome l'origine latina - fissano almeno tre punti del percorso.E' possibile ricostruirne più precisamente il tracciato nel modo seguente: usciva dalla città romana in prossimità dell'antica porta Matulfa, percorreva le attuali vie Crispi, Zima, Cremona, e proseguiva sotto forma di rettifilo fino all'altezza di S. Zeno attraverso C.na Pontevica, da qui coincideva con la SS 45 bis.
A Pontevico - probabilmente un po' più ad oriente di oggi - superava l'Oglio e quindi si identificava con il Decumanus Maximus della centuriazione cremonese.
Probabilmente una seconda strada più occidentale collegava Brescia a Cremona attraverso un'area popolosa coincidente con Verziano, Flero, dove sono state trovate dediche a Mercurio.
Il momento di Augusto fu decisivo per lo sviluppo della rete viaria e l'intensificarsi della rete dei traffici. L'importanza delle singole strade variò nel tempo, a seconda delle funzioni cui esse assolvevano, ma tra le molte vie si distinguevano la Brescia - Cremona nel periodo repubblicano e la Milano - Verona in quello imperiale.
Il quadro dei rapporti di Brescia con le altre città, per quanto frammentario, indica legami particolarmente intensi con Verona e Cremona.
Da tutto ciò si nota che la zona tra Brescia e Cremona assunse nell'epoca romana una enorme importanza e da qui si può risalire alle origini romane di molti paesi della bassa bresciana quali Pontevico, Manerbio (Minervium) ed altri. Questi centri sorsero lungo i tre principali Decumani:
strada Cremona - Manerbio - Brescia,
strada Cremona - Quinzano - Brescia,
strada Cremona - Orzinuovi - Brescia,
costruiti dai Romani per la conquista della Gallia.
Verolanuova, però, a differenza di paesi limitrofi ad uno dei sopracitati Decumani, non ha origini romane accertate (uno storico locale, il Marini, asserisce - peraltro senza prova alcuna - di aver trovato il nucleo del primo accampamento), a causa della sua posizione decentrata, si trova infatti esattamente tra due Decumani.
Comunque le prime notizie con una certa base storica dell'insediamento abitato possono risalire al 1100, anche se si tratta di fonti frammentarie. Esistono notizie risalenti al 945 anche se incerte e non documentabili.
Scrive il Guerini:
"Il territorio di Verolanuova, come quello di Verolavecchia, apparteneva al pubblico Demanio. Ancora nel sec. VIII era incolto e denso di boscaglie.
Intorno al 760 dagli ultimi re longobardi venne assegnato alla nascente Badia di Leno da essi fondata, la bonifica agraria, che doveva essere compiuta da monaci e dai loro vassalli. Difatti nei diplomi imperiali, dove vengono elencati i beni della Badia Leonense si trova sempre accennata una Erola.
Si è dunque dinanzi al nucleo primitivo della bonifica compiuta nei secoli VIII-IX-X-XI di tutto questo vasto territorio agricolo dove, sotto la guida dei monaci di Leno, furono compiute opere ingenti di incremento agrario dai feudatari del monastero.
Fra questi spicca principalmente la famiglia dei Capitani di Gambara, alla storia della quale è legata la storia delle due Verole, tanto che Verolanuova era chiamata "Verola Alghisia" dal nome di Alghisio Gambara, potente feudatario della Badia di Leno su tutte le terre circostanti della Bassa Bresciana".

FONDAZIONE

Dal nord provengono gli Ongari o Ungari lungo i tre Decumani che attraversano la pianura.
Questo popolo forma il primo insediamento Verolese sulle rive a nord del fiume Strone, in questo modo l'insediamento era protetto su tre lati dal fiume e dall'altro da un terrapieno di cui si possono vedere ancora i resti. La zona più antica è individuabile nel quartiere che sorge intorno al CastelMerlino, residenza della famiglia Gambara, ed è delimitabile da via Ricurva, via Dante e dalla chiesa della Disciplina. Le notizie certificate da atti notarili risalgono solo al 1400 con la carta topografica Malatestiana.
A tal proposito Mons. Pietro Faita scrive:
"Verolanuova ebbe conferma feudale oltre che da Pandolfo Malatesta (1408) anche da Filippo Maria Visconti (1422) e dalla Repubblica Veneta (1427). Però in data 5 gennaio 1344 l'aveva già avuta dall'imperatore di Germania, re dei Romani, nella persona del conte Matteo Gambara. Tutte queste conferme erano necessarie perché ad ogni cambiamento di signoria la città di Brescia tentava di riprendere il controllo sui territori dei Gambara per rendere questa famiglia meno indipendente. Sia nell'archivio di Stato di Brescia che nell'archivio parrocchiale di Verolanuova vi sono copiosi documenti riguardanti l'amministrazione dei beni della famiglia Gambara nonché i loro diritti, privilegi, concessioni, eredità, ecc. ..."
Il palazzo dei Gambara risale al secolo XIV e circa dello stesso periodo è la chiesa della Disciplina.

SVILUPPI SUCCESSIVI IN ETA' MODERNA

Il nucleo del paese dal palazzo Gambara si espande con l'arrivo degli Ebrei che edificano la parte dietro il CastelMerlino. Attorno al 1630 viene fondata la chiesa principale del paese, dedicata a S. Lorenzo martire. La costruzione del palazzo comunale di Verolanuova risale agli stessi anni, detto palazzo era la residenza di uno dei due fratelli Gambara, allontanatosi da CastelMerlino per una lite. La piazza principale del paese, Piazza della Libertà, risale al 1600 come il palazzo del Comune; al tempo infatti questa era parte del giardino privato del Palazzo tant'è vero che si può osservare la sua forma ad anello tipica dei maneggi dell'epoca.

La fase storica attendibile successiva al 1600 è costituita dal primo Catasto Napoleonico risalente al 13/06/1809. Si nota che il paese non subisce grandi modifiche urbanistiche in quegli anni. Si estende fino a sotto il fiume Strone anche se per poche centinaia di metri.
Da una carta del Catasto Austriaco del 1852 si nota che nell'arco di 45 anni lo sviluppo urbanistico è tutto sommato ridotto, il vero grande cambiamento si nota nell'area chiaramente destinata alla ferrovia; ferrovia che è definitivamente documentata nel 1898 sulla carta del Regno Unito.
Dal 1809 al 1898 l'ambiente urbano non si è espanso, ha però subito un completamento, ovvero sono state edificate abitazioni e cascine che hanno dato più organicità alla struttura dell'abitato.

SVILUPPO IN ETA' CONTEMPORANEA

Giunti alle soglie della Prima Guerra Mondiale con una situazione stabile data dallo sviluppo ottocentesco per quanto riguarda il periodo inter bellico si può notare che non esistono significative espansioni abitative, si può solo ipotizzare la costruzione di singoli edifici, peraltro non documentabile.
In seguito alla ricostruzione immediatamente successiva alla Seconda Guerra Mondiale (1945-1965) il comune di Verolanuova è caratterizzato a Nord da uno sviluppo pressoché uniforme con distribuzione semicircolare al limite del preesistente abitato; a Sud del fiume Strone invece l'espansione è più articolata.
Punti salienti dell'intero sviluppo del primo periodo post bellico sono alcune delle zone industriali più importanti del Comune quali l'Ocean , sorta sul confine con Verolavecchia a Sud del fiume, un gruppo di calzaturifici a Nord - Est, adiacenti alla strada che porta a Breda Libera ed un grande complesso (nel suo interno integrato verticalmente) per la lavorazione dell'amianto oggi riconvertito.
Alla stessa epoca risalgono anche le costruzioni del campo sportivo, della scuola elementare, della scuola media e della casa di riposo per anziani.

Il periodo analizzato successivamente è quello che arriva all'inizio degli anni Ottanta.
Anche in quest'epoca si assiste ad un'espansione di caratteristiche analoghe a quelle della precedente: a Nord dello Strone una fascia limitrofa al preesistente, a Sud invece il completamento della maglia urbana.
E' da evidenziare il fatto che a questi anni risale la costruzione del quartiere delle "ville nel verde", del complesso industriale che travalica la circonvallazione Nord, delle due aree industriali presso le cascine Caselle e Bettolino e della scuola superiore di ragioneria.
Gli anni Novanta vedono sostanzialmente un forte incremento industriale nelle aree già a questa vocazione ed il completamento del tessuto abitativo con le tipologie a schiera e a condominio.

CADIGNANO
(frazione di Verolanuova)

Le prime notizie certe su Cadignano risalgono al 1192 con l'atto dei feudi di Leno che attesta la consistenza del feudo di Delfino di Cadignano.
Precedentemente non esistono documenti in cui compare il nome della frazione, e d'altronde sembra plausibile che Cadignano e Verolanuova abbiano origine circa nello stesso periodo.
E' un'ipotesi e come tale viene qui riportata quella fatta da Angelo Bonaglia: "... la fondazione di Cadignano per un certo verso, potrebbe avere origini celtico - galliche cioè essere anteriore di qualche secolo alla conquista romana...". Altro rilievo di notevole importanza avrebbe poi la strada che congiunge Cadignano con Manerbio, da una parte, e con S. Paolo, dall'altra, in quanto sarebbe più o meno, il tracciato della precedente rotabile gallica, raddrizzata poi dai Romani, restata infine tale per tutto il Medioevo e, salvo lievi varianti fino a noi.
Come per Verola ,proprio durante il regno di Desiderio, nel 760 il territorio di Cadignano viene donato alla Badia di Leno. Sembra accertato ancora che dopo il Mille Cadignano come paese non esistesse ancora, ma facesse parte di un comprensorio di alcune "curtes", collegate da una strada rotabile romana e di un ospizio "curtis" intitolato ai Ss. Nazaro e Celso.
Le opere di bonifica e l'aumento di popolazione fecero poi di Cadignano un ricco centro agricolo, tanto che nel 1400 già esiste un castello e un Comune, in cui è certa la presenza di un fabbro e di un mulino sulla strada per Scarpizzolo.
Da un documento 1195 sembra ci fosse a quel tempo un convento benedettino nel paese di cui però ai nostri giorni si è persa quindi ogni traccia.E' però individuabile sul territorio il quadrilatero medioevale più antico: est e sud delimitato dal Fiumazzo, ovest dallo Strone, nord dalla strada romana.
Quando nel sec. XIV, per motivi politici, religiosi e tecnico - economici, crolla l'organizzazione dell'abbazia lenese, anche perchè sono venute meno le vocazioni monastiche e sono rimasti deserti i monasteri, soprattutto e dapprima quelli periferici, Cadignano diventa un Comune e si trova a gestire in parte i beni monastici rimasti.
Nel 1410 si ha notizia di una parrocchia di Cadignano.
Le notizie successive a questi anni sono frammentarie e di difficile reperimento, Cadignano infatti non è ancora parte del territorio verolese, non rientra quindi in alcun catasto ne Napoleonico ne Austriaco del comune di Verolanuova.
L'accorpamento con Verolanuova avverrà solo in epoca fascista nel 1928. Da rilevare che dallo stesso anno e fino al 1948 nel medesimo comune è annessa anche Verolavecchia.

BREDA LIBERA (frazione di Verolanuova)

Non si conoscono le origini. che però dal nome sembrerebbero longobarde.
Non esistono notizie storiche anteriori al 1100 (come per Verolanuova) anche se la strada che attraversa il centro è di sicura origine romana.
Bisogna notare con attenzione la posizione strategica di Breda, situata poche decine di metri a sud di due strade romane: quella che, da Offlaga scende in linea retta da Nord verso Verolanuova e l'Oglio, quella che collega trasversalmente la via cremonese con la via quinzanese.
Non è improbabile che i Longobardi vi tenessero non solo un allevamento di cavalli e di bestiame, ma anche una piccola guarnigione, per il controllo sia dell'allevamento, sia delle due importanti strade.
La prima notizia su Breda è un atto notarile di compravendita tra Guelmino, figlio di Ottone, e Alberto Gambara per un piccolo appezzamento di terreno su cui nascerà il castello Gambara. L'atto risale al 1197.
A quel tempo il paese prende il nome di Breda Gambara.
Le notizie di ordine urbanistiche su Breda Libera sono quindi nulle, esistono una serie di atti notarili di divisione dei beni, compravendita, testamentari risalenti agli anni 1371, 1468, 1473, 1504, 1527, 1563, che però non forniscono indicazioni utili all'individuazione dell'abitato nei vari anni.
Sulla carta malatestiana del 1408 non compare comunque Breda anche se già esistente.
La prima carta che dà indicazioni urbanistiche su Breda è il Catasto Napoleonico del 1809. Da qui si può vedere l'estrema regolarità dei confini di Breda Libera, delimitata su tutti i lati da strade perpendicolari fra loro.

Nel 1898 Breda non è cambiata molto, sono state edificate due aree a sinistra di via della Chiesa e sotto via degli Abbeveratoi.
Fino agli anni 1965-1970 Breda Libera non cambia in modo sostanziale la sua configurazione urbanistica, sorge quindi, in quel periodo, un complesso industriale di dimensioni consistenti, all'incrocio tra la strada (ex via romana) che congiunge Cadignano con Manerbio e la strada che congiunge Verolanuova con la statale Orzinuovi - Brescia - Mantova.
Successivamente Breda Libera non subisce ulteriori apprezzabili sviluppi del tessuto urbanistico.

Ricerca - Università degli Studi di Brescia -