|  Visita alla Basilica  Italiano  English   Francais  Deutch   |  Tour   |  Documenti   |  Parrocchia   |  

Verolanuova - Doku - Brescia

  Verolanuova e la sua Basilica

Note Storiche di Rino Bonera

LE ORIGINI

Nel suo volume "Chiese e monasteri del territorio verolese nel medioevo" (ed.Vannini, 1972) Angelo Bonaglia scrive a pag.142: " ... non si sa con esattezza quando Verolanuova cominciò ad esistere; nemmeno si sa del resto quando ebbe una chiesa o quando divenne parrocchia o vicaria".E, poichè non esistono documenti probanti quando Verolanuova divenne parrocchia, il Bonaglia ritiene discutibili le ipotesi avanzate in proposito dal Guerrini, sia nel suo studio su "La collegiata insigne di Verolanuova" (Paolo Guerrini, "Memorie storiche", I vol., Ed.Moretto 1930, pagg.5-31), sia nelle note aggiunte agli "Atti della visita del Vescovo Bollani" che sono posteriori di sei anni..."(Bonaglia, "Chiese e ...", pag.148).
In definitiva il Bonaglia scarta le ipotesi:
- dell'origine della dipendenza della chiesa di Verolanuova dal monastero di S.Lorenzo di Cremona;
- dell'origine della dipendenza dal monastero di S. Benedetto di Leno;
- della filiazione da Quinzano;
- della filiazione da Verolavecchia.
Afferma infatti il Bonaglia che bisogna tener conto della presenza in Verolanuova "dei due contemporanei e locali monasteri di S. Giacomo e di S. Donnino" i quali, nati "nel tempo della guerra delle investiture(1) e della riforma del clero secolare e regolare" avevano cura d'anime ed "erano esenti dalla giurisdizione dell'ordinario diocesano bresciano". Pertanto l'esclusione del territorio di Verolanuova dalla giurisdizione vescovile confermerebbe l'ipotesi della non origine monastica e della non filiazione da altre pievi (pagg.148-149).

MA DOVE SORGEVA LA CHIESA DI SAN LORENZO?

Di Verola Nuova, cittadina attraversata dal fiume Strone, già dotata nell'anno 1440 di una "ecclesia S. Laurenti di Virola Algisii", parla N. Bottazzi nel suo volume: "Liguri, Celti, Germani nei nomi di luogo in Lombardia" (ed.Vannini,Brescia 1961, pagg. 100-101). Sulla scorta di documenti e fatti in esso citati, come gli "Atti della visita del vescovo Bollani", il Bonaglia afferma che:
1) accanto alla Disciplina esisteva prima una piccola chiesa molto malandata che fu la prima parrocchiale;
2) tale chiesetta si potrebbe datare tra il 1000 e il 1100;
3) la stessa era ancora in parte agibile nel 1563;
4) alla Disciplina fu poi trasferito, dalla prima, il titolo di S. Lorenzo;
5) è probabile che buona parte dei materiali della più antica chiesa siano stati utilizzati nella costruzione dell'attuale Basilica dove avrebbero trovato posto anche alcuni altari ed altri arredi della stessa prima chiesetta;
6) la primitiva chiesetta non è più menzionata fra le otto chiese di Verolanuova esistenti nel 1658 (B. Faino, "Coelum S. Brixianae Ecclesiae", catalogo quarto, Brescia 1658) mentre è accertata la costruzione dell'attuale parrocchiale dopo il 1630.

I GAMBARA E LA BASILICA

Ma quale parte ebbero i Gambara nelle vicende delle varie chiese di Verolanuova e della Basilica in particolare?
"L'Avvento dei Gambara a Verolanuova, (è) databile con buona sicurezza verso il 1190" (2) (A. Bonaglia, "Chiese e ...", pag. 153) e la famiglia si fece sempre più potente sicchè la storia di Verolanuova finì con l'identificarsi con quella dei suoi padroni: i Gambara, appunto, alla cui potenza economica si accompagnò quella politico-militare.
Ritengo utile un breve cenno sugli interventi dei Gambara, comunque sempre interessati, per le chiese di Verolanuova prima di arrivare alla nostra Basilica.
Pare, dunque, che ancora intorno al 1250 (3) i Gambara abbiano donato i fondi di S. Donnino alla prepositura di Verolanuova (Luchi, "Monumenta monasterii Leonensis", pag. 177 e citati dal Guerrini in "Memorie" - vol. I, pag. 8), oppure che abbiano voluto dotare degli stessi fondi il decaduto monastero delle Benedettine (4) trasformato in una casa canonica maschile per un collegio di chierici presieduto da un prevosto.
Vero è che nel 1410 la chiesa di S. Lorenzo era rimasta con un solo sacerdote e un solo chierico ma dotata di una prebenda di oltre 500 piò di terra passati poi nelle mani dei conti Gambara per essere dati in godimento a chierici della famiglia. Si trattava di veri abusi che, ovviamente, conducevano a conseguenze dannose e per la vita religiosa del popolo e per la tutela della proprietà ecclesiastica.
Per ristabilire, almeno apparentemente, ordine e dignità nella parrocchia e per ovviare alle conseguenze di quegli abusi, il card. Uberto Gambara (1489-1549) pensò alla istituzione della Collegiata. Ne divenne il fondatore nel 1534 quando, essendo vescovo di Tortona, ottenne dal Papa Paolo III (5) con bolla del 4 marzo 1534 la erezione della "chiesa di S. Lorenzo di Verola in Collegiata Insigne, di patronato dei Gambara (..). Per ottenere questo onore il conte Brunoro, feudatario di Verola, aveva speso 400 ducati d'oro per riparare la chiesa che minacciava rovina", aveva ancora aumentato la dote della prevostura con diritti d'acqua della seriola Gambaresca e accresciuto ancora di un terzo le rendite del beneficio. Lo stesso card. Uberto fondò poi quattro prebende dei Canonicati; i suoi successori, tra i quali il card. Gianfrancesco ed i conti fratelli Lucrezio e Nicolò Gambara, aggiunsero altri Canonicati che divennero dieci, donarono alla chiesa paramenti e vasi preziosi per le sacre funzioni e mantennero a proprie spese una piccola cappella musicale che eseguiva musica sacra almeno a quattro voci. (P. Guerrini, "Memorie", vol. I, pag. 11).(6)
Per la Collegiata di Verola il card. Gianfrancesco emanò nel 1577 anche uno Statuto (7) per normalizzare la vita del Capitolo.
Questo era estraneo alla cura d'anime della parrocchia la quale già contava circa 5000 abitanti "e si avviava verso una crescente prosperità economica per l'apertura di un mercato settimanale e di un banco di prestito tenuto da ebrei mantovani". Finchè con bolla di Papa Gregorio XIII del 10 giugno 1579 il Prevosto perse la cura d'anime e restò soltanto quale prima e unica Dignità della Collegiata mentre il Vicario ed il curato che lo avevano rappresentato, in quanto sempre assente da Verola, diventarono i due veri parroci senza diritto d'appartenenza al Capitolo in quanto avevano la cura d'anime. A ciò si giunse attraverso l'intervento del vescovo di Brescia mons. Bollani e dell'Arciv. di Milano S. Carlo Borromeo parente dei Gambara e molto amico del card. Gianfrancesco.
Sarà in seguito alla visita pastorale di S. Carlo (8), effettuata nel luglio 1580 che i Gambara accoglieranno la sua raccomandazione di ingrandire la chiesa, insufficiente per la popolazione che andava aumentando. Ma si dovrà arrivare soltanto alla peste del 1630 ed al voto solenne dei Verolesi "di innalzare un tempio affinchè Dio stroncasse il terribile flagello" (P. Faita, "Verolanuova", pag. 64) prima di veder realizzato un tale proposito. Al card. Gianfrancesco successero nella prepositura di Verolanuova ben altri sette Gambara, l'ultimo dei quali, Annibale, vide nel 1797 (8 ottobre) la fine della Collegiata e l'incameramento dei beni di essa destinati dal Governo Provvisorio (9) a costituire dote dell'Ospedale Civile locale. (Il beneficio parrocchiale aveva ormai raggiunto i 400 piò pari a circa 135 ettari).

SORGE LA BASILICA

Ebbene,fra tanti Gambara Prevosti di S. Lorenzo (dodici dal 1477; non si conoscono quelli anteriori) toccò ad un tale Don Giulio Zerlini vedere maturare il progetto della nuova Basilica sull'area dell'antica Disciplina dei Confratelli della S.Croce. Il Zerlini, morto nel 163O forse nella terribile peste manzoniana, non ebbe la fortuna di assistere all'inizio della fondazione avvenuta il 24 gennaio 1633 mentre era invece prevosto il nobile bergamasco Don Prospero Terzi. Scrive ancora il Faita a pag. 64 e oltre nella sua già citata opera: "I lavori procedettero a sbalzi, causa le guerre e le pestilenze; però il 30 giugno 1647, il vescovo di Brescia, Marco Morosini, poteva consacrarla. In sagrestia una epigrafe commemorativa (scritta in latino) murata per quella circostanza dice: "Il vescovo di Brescia Marco Morosini consacrò il 30 giugno 1647 questa chiesa - collegiata insigne, parrocchiale e prepositurale - in onore dei santi Lorenzo e Antonio da Padova. Stabilì però che il giorno della dedicazione sia celebrato ogni anno, la seconda domenica di luglio.
(..) Ma se la chiesa di Verolanuova può passare inosservata per l'architettura esterna, colpisce il visitatore al primo entrare per la vastità e l'imponenza dell'ambiente e per la purezza delle linee. E a forma di croce latina, con una navata, e otto altari laterali sicché con un solo colpo d'occhio si può abbracciare tutto l'interno.
(..) La decorazione della chiesa è stata fatta dai fratelli Angelo, Giuseppe e Fausto Cominelli di Manerbio. Il medaglione della volta e gli Apostoli sono opera del pittore bresciano Gaetano Cresseri, morto il 17 luglio 1933. Nel coro settecentesco la parte più pregevole consiste nelle due cariatidi sovrapposte allo stallo della prima dignità capitolare. Sopra di esso uno scudo, ormai privo di insegne, sostiene il galero prepositurale coi trefiocchi. Questo posto in coro e queste insegne erano riservate al Prevosto che, Vescovo o Cardinale, era investito del beneficio. Era per solito un dignitario della famiglia Gambara, ma esso ben di rado ebbe a risiedere in Verolanuova.
(..) A questo punto viene spontanea la domanda: a chi va il merito maggiore di un'opera che, come il nostro Duomo, può ben essere definita un capolavoro di munificenza e di arte, di pietà e di fede? Solo alla generosità dei contiGambara?
Il popolo di Verolanuova, povero di beni materiali ma ricco di fede, non ha contribuito per nulla ad innalzare questa bella casa di Dio?
Rispondiamo: è innegabile l'apporto dei Verolesi all'edificazione della loro chiesa ed al suo successivo abbellirsi; ma non si deve mai dimenticare la funzione di feudatari e di patroni per diritto ereditario, che del contado e della parrocchia di Verola Alghise esercitarono per secoli i Gambara. Oltre al concorso materiale dato da quelli va ancora sottolineata la tradizione umanistica e mecenatesca della casata e particolarmente la sua funzione di ispiratrice e di guida nella scelta degli artisti. A chi, se non ai potenti feudatari, si sarà rivolto il popolo di bravi e pii coloni, ma certo ignoranti di cose d'arte, quando si trattò di scegliere gli artefici per erigere e decorare la chiesa?
E ancora: bresciani, cremonesi e veneti soltanto sono gli artisti che qui lasciarono tracce di sè, ed i Gambara, furono patrizi veneti, ebbero splendide dimore a Venezia, ove abitualmente risiedevano, e sappiamo dei loro cordiali rapporti con i sommi intelletti della Serenissima. Concludiamo, perciò, che è soprattutto per merito loro se Verolanuova può oggi vantare un patrimonio d'arte invidiabile, che affida la memoria di questi signori ai capolavori pensati ed attuati all'ombra delle loro insegne. Questo ricordo ammonisce che, tramontata la potenza col mutare dei tempi, spenta l'eco dei fatti d'arme, sepolta nell'oblio la memoria delle violenze e delle soperchierie che li fecero potenti e temuti, resta solo il ricordo gentile, incancellabile ed eterno, affidato alle creazioni dell'arte e del genio umano, entrambi immortali".
Fin qui il Faita. Ma furono i Gambara che "... attinsero ai migliori pennelli della scuola veneziana del tempo, pur di abbellire la chiesa sottoposta alla loro giurisdizione e proprietà, con la collaborazione finanziaria delle confraternite del SS. Sacramento e del S. Rosario". (G. Vezzoli in Numero Unico per il Congresso Eucaristico Mariano della Bassa Bresciana Centrale in Verolanuova nel 1959).
E qui basterà accennare al Tiepolo, al Celesti ed al Maffei. Nè possiamo trascurare quel Lucrezio Gambara, Prevosto di Verolanuova dal 1659 al 1676, che collocò sulla cupola della Basilica il famoso "Angelo" (1674) in rame massiccio, alto m. 2,88, poggiato su una sfera girevole del diametro di cm. 90.(10)

IL COMPLETAMENTO E I RESTAURI

Dopo i Prevosti di Casa Gambara, concorsero ad abbellire la Basilica ed a mantenerla salda nelle strutture:
- Don Francesco Manfredi, Prevosto di Verolanuova dal 1894 al 1926, che ne promosse l'intera decorazione conclusa nel 1900.
Sua l'iniziativa della costruzione dell'attuale campanile (11);
- Mons. Nicostrato Mazzardi, Prevosto dal 1927 al 1954: ottenne dalla Soprintendenza delle Belle Arti della Lombardia il restauro dei due Tiepolo (1952); dotò il Tabernacolo nella Cappella del Sacramento di una porticina in oro e argento con gemme e lapislazzuli (1933) e, sempre negli anni trenta, con l'intervento e l'elaborazione del M' Arnaldo Bambini, celebre organista titolare, portava a tre manuali il prezioso organo dei Elli Lingiardi del 1875;
- a Mons. Mazzardi successe, nel 1955, Mons. Pietro Faita la cui attenzione si rivolse in particolare ad urgenti restauri della Basilica (12): così, dopo quelli della lanterna e della cupola, dal 1957 al 1959 provvide, nell'interno, a sostituire i pavimenti in cotto degli altari laterali con lastre di marmo;
- lasciata la parrocchia nel 1975 gli successe nello stesso anno l'attuale Prevosto don Luigi Corri. I nuovi restauri dallo stesso intrapresi, iniziati il 15 maggio 1979, hanno compreso: il rifacimento interno ed esterno delle due torricelle di facciata, il rinforzo di tutte le capriate, la sostituzione di tutti gli elementi lignei deteriorati, la sostituzione dei corpi al 50%, la realizzazione in rame delle opere di lattoniere; completamente restaurato "l'angelo" collocato sulla cupola e rifatte le sette finestre del tamburo nei telai con vetrature che consentono una più razionale diffusione della luce all'interno della Basilica. Si aggiungano: il nuovo impianto generale della illuminazione e il completo totale restauro della Cappella dell'Immacolata che segnano l'inizio sicuro di analoghi interventi nelle rimanenti Cappelle, già avvenuti in quelle di S. Antonio da Padova e del Battistero, il restauro della Pala del Celesti: "Il martirio di S. Lorenzo" - ; ancora la cura particolare per la conservazione degli arredi sacri ed infine il più recente restauro dell'apparato delle Quarantore di prossimo completamente.Innegabile che, soprattutto a quest'ultimo, va il merito di aver compiuto con grande entusiasmo, validissimi passi sulla via più indovinata, dallo stesso aperta, per la conservazione di tanto prezioso e famoso patrimonio.

NOTE

(1) - Siamo nell'Xl secolo, quando il Papa Gregorio VII scomunica l'imperatore Enrico IV che non vuole rinunciare al diritto di conferire cariche ecclesiastiche. Sta iniziando il glorioso periodo dei Comuni che sorgeranno al posto dei feudatari nell'Italia settentrionale e centrale. Appare comunque certa l'esistenza della parrocchia di Verolanuova soltanto verso la metà del XIII secolo e precisamente nel 1267. Sotto tale data, in documenti sicuramente autentici, si parla di "carta di procura al pro-prete di S. Lorenzo di Verolanuova... che sembra parrocchiale, almeno per il prestigio di cui godeva il prorettore don Pietro". (A.Bonaglia -"Chiese e..."- pag. 147). Provata così la nomina dei rettori dal vescovo di Brescia ancora nel 1267 bisognerà arrivare soltanto verso il 1430 per vedere Verolanuova eretta prepositura da mons. Francesco Marerio che fu vescovo di Brescia dal 1418 al 1442.  Torna al testo

(2) - Sono in corso le Crociate ed è proprio nel 1190 che l'imperatore Federico Barbarossa, già sconfitto dalla Lega Lombarda nella battaglia di Legnano del 1176, muore in Asia Minore dove era andato con la terza Crociata. Torna al testo

(3) - Soltanto da 24 anni era morto S. Francesco (1226), fondatore dell'Ordine dei Francescani; il Santo che, con la predicazione e l'esempio, portò la pace fra i partiti e le famiglie divise da insanabili discordie. Torna al testo

(4) - L'Ordine dei Benedettini era stato fondato nel VI secolo da S. Benedetto. Quest'ordine fece tanto bene alla società imbarbarita e contribuì grandemente al progresso della civiltà fondando monasteri (celeberrimo quello di Montecassino). Il monastero delle Benedettine di Verolanuova, si trovava nei pressi dell'attuale Palazzo Gambara. Qui, in questi ultimissimi tempi, durante lavori di ristrutturazione di un'ala del palazzo, sono venuti alla luce archi sorretti da pilastri esagonali in cotto con affreschi a foglie di vite. Potrebbe trattarsi del monastero accennato. Torna al testo

(5) - Succedendo al pontefice Clemente VII, Paolo III era stato eletto Papa proprio nel 1534. Mori nel 1549 e cioè nello stesso anno della morte del card. Uberto Gambara. Torna al testo

(6) - Nè mancarono nei secoli successivi furti, spoliazioni e alienazioni da parte di poco scrupolosi responsabili. Così, tra gli anni 1945-1975, scomparvero da S. Rocco: una Madonna lignea nera del'400 trasferita in S. Rocco dall'oratorio campestre di S. Giorgio dopo la demolizione dello stesso e che ora trovasi nella chiesa dei Miracoli in Brescia, dove era Rettore dell'omonima chiesa il verolese Mons. Giuseppe Rossini; sei candelabri di bronzo fusi nel'500 e otto candelabri lignei del'600 asportati dai ladri; dalla Disciplina alcune tele presero il volo ed ancora nella stessa furono effettuati strappi abusivi di affreschi. Dalla prepositurale, infine, scomparvero pure: alcuni candelabri lignei del '600 che ornavano gli altari laterali, il pulpito, quattro tele della scuola dell'Arcirnboldi raffiguranti le quattro stagioni (ora patrimonio della Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia) ed altri pezzi lignei del '600 di ridotte dimensioni ma di grande valore, così pure suppellettili d'argento e di metallo nobile per il servizio liturgico. Torna al testo

(7) - Nel 1545 il Papa Paolo III aveva convocato il Concilio di Trento conclusosi poi nel 1563 essendo Papa Pio IV. Fu uno dei Concili più importanti nel quale si elaborò definitivamente tutta la dottrina cattolica in seguito ai gravi turbamenti provocati dalla Riforma protestante di Lutero. E' da presumere che fu anche nello spirito del Concilio di Trento che il card. Gianfrancesco Gambara pose mano alla redazione di questo Statuto. Torna al testo

(8) - S. Carlo Borremeo (1538-1584). Ne parla il Manzoni ne "I Promessi Sposi" (cap. Xxii) scrivendo: "...che una fama, già fin d'allora antica e universale, predicava santo". Fu infatti canonizzato nel 1610. Dopo il Concilio di Trento i vescovi si riunirono in Sinodi periodici ed intrapresero visite regolari nelle proprie diocesi. E' sicuramente da collocarsi tra queste la visita di S. Carlo metropolita della Chiesa lombarda. Torna al testo

(9) - Era stato costituito dopo il trattato di Campoformio dopo la campagna condotta da Napoleone in Italia contro gli Austro-Piemontesi. Con questo trattato la Lombardia, con i territori di Massa Carrara, Modena, Reggio, la Romagna ecc., costituì la Repubblica Cisalpina. Torna al testo

(10) - "L'Angelo", sul petto rivestito di una corazza, reca lo stemma dei Gambara (un gambero sormontato dal cappello prelatizio sotto il quale travasi la data 30 novembre 1674 e il nome del committente "Lucrezio Gambara") ed è diventato l'emblema di Verolanuova. Venne rimosso una prima volta nel 1954 in occasione di restauri alla lantema ed alla cupola della Basilica. Vi fu ricollocato nell'ottobre del 1957. Nel 1981, con l'ausilio di un elicottero (l'intervento del quale fu brillantemente filmato), fu nuovamente rimosso per essere radicalmente restaurato. Torna al testo

(11) - Il campanile fu inaugurato dal verolese Mons. Giacinto Gaggia, allora vescovo ausiliare di Brescia, il 26 marzo 1911. Torna al testo

(12) - La prepositurale di S. Lorenzo, per la storia e le sue caratteristiche ben note al bresciano Papa Paolo VI che infinite volte vi aveva sostato in raccoglimento e preghiera quando era Sostituto alla Segreteria di Stato ed ancora prima, fu dallo stesso elevata al rango di Basilica Romana Minore con bolla del 26 gennaio 1971. Torna al testo

 

 


-

 

-

 

-