Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

 

Scuola Formazione Lettori

Lampada

a cura di Don Pierino Boselli arciprete di Verolavecchia
e responsabile dell'Ufficio Diocesano per la Liturgia.


 

LEZIONE 1

LA PAROLA DI DIO COSTRUISCE LA COMUNITA’

1. Introduzione

La Parola di Dio, dopo un esilio secolare ha ritrovato la sua centralità nella vita della Chiesa latina: questo è un fatto incontestabile. Sono ormai molti coloro che testificano come la riscoperta della Parola di Dio sia l’evento più fecondo nel processo di recezione del Concilio Vaticano II, evento vissuto da parte dei credenti che da secoli non praticavano più il contatto diretto con le Scritture essendo scomparsa anche l’occasione liturgica come luogo eminente di accoglienza della Parola di Dio per la loro vita di fede nella Chiesa e nel mondo.

A trent’anni dall’inizio vero e proprio della riforma liturgica, della liberazione delle Sacre Scritture, della restituzione della Parola al popolo di Dio, non si possono tacere le inadempienze, le insufficienze e le inadeguatezze riguardanti la centralità della Parola stessa.

Le inadeguatezze da vincere in ordine all’accoglienza della Parola di Dio nelle nostre comunità sono sostanzialmente tre:

  • Emarginazione: Quella della Parola di Dio nelle comunità è una "presenza-assenza:

  • E’ una presenza ritualizzata e non incarnata nella vita;

  • E’ una presenza dovuta e non sentita;

  • E’ una presenza obbligata e non desiderata;

  • E’ una presenza subita e non vivificata.

  • Occasionalità:

  • Non sempre il testo biblico si respira nel suo con testo celebrativo ed esistenziale;

  • Spesso una lettura vale l’altra;

  • Sovente il brano è accostato come un frammento non rapportato al tutto.

  • Separatezza:  La Parola spesso è staccata dalla vita e dalla comunità. Infatti:

  • Non sempre c’è osmosi tra Catechesi, Liturgia e Carità;

  • Non sempre emerge l’ecclesialità della Parola la comunità parrocchiale è chiamata a diventare sempre più l’ambiente della Parola;

  • Non sempre appare la teologalità della Parola non si deve mai dimenticare che è Parola di Dio; che va letta nello Spirito di Dio; che è Parola di Salvezza.

La Parola di Dio richiede, per essere feconda, un impegno convinto, costante, totale; infatti la pagina biblica quanto più diventa bella tanto più sembra essere difficile. E’ l’esperienza, ad es., del Card. Martini che della Bibbia ha fatto il centro della sua vita. Annota al riguardo: "Col tempo, quanto più la Scrittura mi si rivela nei suoi aspetti capaci di far risplendere la luce di Cristo in mezzo a noi, tanto più mi pesano le sue durezze, le sue pagine faticose da leggere e da accettare e soprattutto difficili da inquadrare nell’orizzonte del Cristo umile e misericordioso".

Va da sé che le cinque forme privilegiate di incontro con la Bibbia nella liturgia, nel cammino di iniziazione, nella catechesi, nell’insegnamento della religione, nella lectio fatta in gruppo richiedono da parte di coloro che proclamano e coloro che ascoltano quella disponibilità interiore docile e umile senza la quale tutto è vanificato.

Una pastorale biblica che vuole penetrare negli ambiti dei lontani, della catechesi degli adulti, delle famiglie, dei cammini vocazionali e dei giovani, deve trovare servitori premurosi, annunciatori competenti, testimoni appassionati.

2. LA BIBBIA E LA PAROLA

E’, questo rapporto, una delle sollecitazioni più pressanti che si affacciano nella Chiesa d’oggi. Questo rapporto deve essere ulteriormente approfondito per coglierne la sua fecondità.

- A - Il Libro e la Comunità:

Sappiamo che la Bibbia è l’insieme di una pluralità di libri generati nell’arco di un millennio circa. La Bibbia è una biblioteca frutto di una selezione, di un discernimento. Questa operazione è avvenuta come risposta da parte della comunità che ricevendo e accogliendo quei libri ha creato il Canone delle Scritture.

Attraverso il processo dialogico libro-popolo è emersa un’appartenenza reciproca: appartenenza del libro al popolo, appartenenza del popolo al libro. Il Canone è il sigillo di questa alleanza. Nel libro il popolo vede la propria convocazione che lo costituisce ek-klesìa, in esso la ricrea costantemente, ad esso si accosta sempre di nuovo e di esso si appropria nella coscienza che il libro è per lui.

Questo legame tra Scritture e comunità è da evidenziare. E’ canonico ciò che riceve autorità dalla lettura pubblica, dalla lettura ascolto che avviene in un’assemblea, da parte di un'assemblea, per un'assemblea. L’ufficialità presenta un aspetto costitutivo ecclesiale-liturgico. Prima del giudizio canonico noi abbiamo una pluralità di libri, dopo il giudizio canonico abbiamo un libro, una Bibbia.

La Bibbia non ha una unità di eccellenza, ma ha una unità in rapporto a un popolo, a una comunità. E’ la Chiesa che produce e dichiara sante le Scritture, ma queste diventano per lei "norma normans" assumendo una centralità che le colloca al cuore della Chiesa stessa, nel suo grembo. E nel seno-utero ecclesiale, per gravidanza, le Scritture sono generate e nel seno della Chiesa appaiono a loro volta genetiche della fede dei credenti: trasmettere le Scritture significa trasmettere la fede! Le Scritture ispirate infatti sono anche ispiranti.

- B - La Bibbia contiene la Parola di Dio:

Possiamo ora chiederci quale rapporto esista tra la Bibbia così definita e la Parola di Dio. La Bibbia non è immediatamente Parola di Dio. La Scrittura è mediatrice. La Bibbia non è immediata Parola di Dio: la Bibbia è una mediazione, una traccia, un’impronta di Dio e in questo senso noi possiamo affermare che è un segno, un sacramento. La Parola di Dio è una realtà molto più viva rispetto alla Scrittura : la eccede e la trascende. La Scrittura è il segno visibile in cui la Parola di Dio si comunica all’uomo, è il sacramento in cui la Parola di Dio può essere udibile. Potremmo definire la Scrittura: "tabernacolo della Parola di Dio", icona della Parola di Dio": essa cela e svela a un tempo, preserva e sottolinea l’alterità di Dio. E la Scrittura, in questa ottica, è mediazione della rivelazione di Dio nella misura in cui è testimonianza di ciò che è stato e profezia di ciò che deve essere.

3. LA PAROLA E LA COMUNITA

Abbiamo visto come la Bibbia sia il libro di un popolo. L’opera appare un testamento consegnato ai lettori-destinatari che subentrano all’autore. La lettura diviene così operazione indispensabile alla scrittura, e i lettori subentrano all’autore ridando nuova vita allo scritto con la loro recezione e divenendo, per così dire, co-autori caricando di nuovi significati il testo che si apre così a una interpretazione potenzialmente infinita. Non può mai sussistere il libro da solo. Non si dà possibilità di "Sola Scriptura" e questa impossibilità è la comunità, la chiesa. Questa recezione del libro avviene nella liturgia, nella comunità riunita nell’assemblea liturgica: così il luogo della generazione della Scrittura è anche il luogo della sua risurrezione. Il brano di Lc. 4,16-22 (la proclamazione pubblica, in un contesto liturgico, della Parola di Dio e l’omelia fatte da Gesù nella sinagoga di Nazareth) è a questo proposito significativo, e non solo a livello teologico, ma anche antropologico. C’è una mano che prende il libro e lo apre, il libro viene così a contatto con gli occhi e lo "sta-scritto" attraverso una voce che legge, resuscita a parola vivente che viene rivolta e fatta ascoltare agli orecchi dell’assemblea. Ecco la resurrezione del libro! E questo avviene nell’assemblea liturgica attraverso quattro momenti:

  1. C’è una lettura dei testi della Bibbia canonicamente ricevuta

  2. Questi testi sono proclamati come Parola vivente di Dio per l’oggi

  3. Sono rivolti a un’assemblea che vi riconosce la propria identità

  4. Sotto la presidenza di un garante che testimonia l’autenticità fondante il carattere apostolico di ciò che viene letto.

Ecco il processo con cui il libro, che contiene la Parola, consegna la Parola alla comunità. La Scrittura in cui la comunità si riconosce abbisogna di qualcuno che la proclami, ha bisogno di una voce. La voce si appoggia allo sta-scritto, mostra che ciò che è scritto è testamento e dunque rimanda alla alterità di Dio, ma consegna autenticamente la Parola di Dio. Lo scritto, il libro là presente all’ambone impedisce al lettore, a colui cioè che presta la propria voce alla Scrittura, di prendere il posto della Scrittura stessa: la voce si sottomette alla Scrittura, ma simultaneamente fa risuscitare la lettera morta della Bibbia. Proclamare infatti non significa solo "leggere ad alta voce", ma rivolgere la parola a qualcuno in nome del Signore. Proclamare è indirizzare, rivolgere la voce a…!

Dalla Scrittura si deve arrivare progressivamente alla Parola rivolta, proclamata, creatrice di comunità. Ecco perché, nella liturgia della Parola, Dio parla e quindi forma, plasma, crea la comunità e questo è un evento. La Bibbia è un libro che deve trasformarsi in Parola per una comunità.

La comunità presta il luogo alla Bibbia: c’è una reciprocità, una mutua appartenenza tra corpo scritturistico e corpo ecclesiale. E’ qui che la Parola è annunciata (predicazione e proclamazione) e celebrata (sacramento) ed è qui che viene edificata la comunità, la chiesa.

Nell’hodie (l’oggi) salvifico e perenne Dio parla! Per la forza dello Spirito Santo lo sta-scritto viene proclamato come Parola di Dio. Ecco l’evento stupendo della celebrazione: la Parola è rivolta a una comunità in forza dello Spirito e, in forza dello stesso Spirito, la comunità proclama che Gesù Cristo è il Signore.

Un ultima annotazione: l’edificazione della comunità avviene attraverso il passaggio dalla tavola della Scrittura alla tavola del sacramento. Come la Parola si deposita nelle Scritture, cosi si deposita nel rito sacramentale. Il comando "Andate e predicate" è indissolubilmente associato all’altro "Fate questo in memoria di me".

Parola e Sacramento sono la sostanza del cammino di fede delle nostre comunità. Il dramma si ha quando, a motivo dei troppi accidenti che invadono il percorso di fede, si diluisce la sostanza e si snatura la comunità. 

4. DALLA COMUNITA’ ALLA VITA

- A - Crescita della Parola e crescita della Comunità:

La Parola di Dio che risuona nella comunità desta, rinnova e sostiene la fede che nasce dall’ascolto (Rm. 10,17), ma tende anche a portare gli ascoltatori all’obbedienza della fede (Pm. 1,5; 16,26) mediante le energie di quello Spirito Santo che non solo accompagna sempre la Parola, ma opera anche nel cuore dei fedeli trascinandoli a una crescita in una fede operativa. Quelli che la Parola ha chiamato in "ecclesìa" innanzitutto li rende santi, li purifica (Gv. 15,3), e inoltre li spinge a dare frutto: il frutto della Parola e dello Spirito. Ecco dunque l’edificazione della comunità del Signore da parte della Parola! La Parola resta ed è il soggetto di questa azione, e gli ascoltatori della Parola, una volta che l’hanno ricevuta e conservata nel cuore, sono sempre "degli affidati alla Parola del Signore che ha il potere di edificare (At. 20,32).

A questo punto a me preme soffermarmi su un aspetto di questa edificazione da parte della Parola tenendo presenti alcune locuzioni lucane di grande densità teologica e ripetute in modo quasi martellante: "La Parola di Dio cresceva, e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme" (At.6,7); "la Parola di Dio cresceva e si diffondeva" (At. 12,24). Luca registra che il crescere della Parola significa anche crescita dei convertiti, crescita dei discepoli, crescita della comunità. La Parola di Dio che è efficace, che possiede una propria forza, è la grande protagonista della vita della Chiesa, della sua missione ed evangelizzazione, della conversione da parte dei pagani che all’udirla gioiscono della gioia della salvezza e la glorificano abbracciando la fede. La Parola di Dio cresce simultaneamente al crescere della comunità, ma in questa crescita e in questa edificazione la Parola è sempre accompagnata dalla consolazione nello Spirito Santo (At. 9,31).

- B - Parola e Spirito:

Merita una riflessione anche il rapporto tra Parola di Dio e Spirito, perché è proprio qui che si colloca il centro della stessa vita ecclesiale. Questo rapporto tra Parola di Dio e Spirito Santo è più che mai da evidenziarsi oggi per molti motivi, tra cui quello di non dimenticare che solo una consegna della Parola nello Spirito Santo alla comunità ne permette l’edificazione. Ma oltre a questo, l’approfondimento del rapporto Parola-Spirito è motivato dalla necessità di evitare il rischio della riduzione della Parola di Dio a semplice strumento, a semplice via dello Spirito Santo come ne esistono molte altre, e quello di identificare la Parola e lo Spirito. Una visione carismatica senza riferimento alla Parola e un fondamentalismo della Parola senza riferimento allo Spirito Santo sono oggi presenze minacciose e subdole nella comunità ecclesiale. Tra Spirito e Parola c’è un inscindibile legame e solo attraverso la loro sinergia avviene l’edificazione armonica della comunità cristiana quale corpo di Cristo. Per questo nel Nuovo Testamento è la Parola che edifica la comunità, ma accompagnata dai doni dello Spirito tra cui soprattutto la carità.

L’edificazione della comunità da parte della Parola viene specificata come edificazione da parte dei doni, dei ministeri legati alla Parola: "voi - dice Paolo - siete "edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti" (Ef. 2,20); è il Signore che "ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti.., per l’edificazione del corpo di Cristo (Ef. 4,11-12), ma questi doni sono doni dello Spirito Santo.

Lo Spirito dunque tende alla piena edificazione della comunità nel Verbo, nella Parola, ed è attraverso l’ascolto comunitario e personale delle Scritture e l’obbedienza alla Parola in esse ascoltata che la comunità riceve in maniera feconda lo Spirito riversato su di lei".

"Le parole del Signore sono Spirito e vita" (Cv. 6,63) e lo Spirito del Signore accompagna sempre la Parola: dalla sua emergenza nei profeti e negli apostoli fino all’ascolto di quanti, mediante lo Spirito, accolgono la Parola contenuta nelle Scritture. Paolo dopo aver indirizzato varie lettere alle sue comunità scrive anche: "la nostra lettera siete voi, una lettera di Cristo, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente" (2 Cor. 3,3). La comunità chiamata, suscitata, alimentata, edificata dalla Parola deve diventare la parola fatta carne, la parola di Dio fatta storia, e così essere vista tra gli uomini, essere "letta" dagli uomini. Siamo chiamati a divenire esegesi vivente della Parola.

La Parola di Dio contenuta nelle Scritture e liberata nel grembo ecclesiale dalla potenza dello Spirito suscita e plasma la fede dei cristiani. Ma questo primo movimento va necessariamente completato ricordando che la vita stessa dei cristiani è la parola di Dio fatta carne nel mondo, nella storia, in mezzo agli uomini.

5. CONCLUSIONE

Nella sua parola, Dio parla a me, personalmente. Oggi qualcuno ingenuamente potrebbe dedurne che non ho che da mettermi in ginocchio, aprire la Bibbia a caso e ricevere dal cielo un oracolo che mi riguarda direttamente. San Francesco ha fatto così nel momento decisivo della sua vocazione, ma non è questo il normale atteggiamento che finirebbe di rasentare l’illuminismo.

Primo e unico destinatario della Parola di Dio è il popolo di Dio. Quando questa Parola raggiunge me direttamente lo fa in modo attuale (l’oggi), ma non inedito (lo ieri). Imparo da essa quello che Dio vuole da me e per me, solo a partire da quel che ha voluto dai miei padri nella fede e per loro. In me il popolo di Dio continua ad ascoltare la Parola, antica e nuova allo stesso tempo, continua a ricordarsi del suo Dio e a convertirsi a Lui. La Parola di Dio interviene con una incidenza diretta nella mia vita perché, divenuto membro del Popolo di Dio attraverso la fede e il battesimo, ne sono divenuto legittimo e autentico destinatario. Ho dunque il diritto di farla mia, ma solo nella misura in cui ho prima risvegliato in me la coscienza di appartenere al popolo di Dio, alla Chiesa di Cristo: è questa coscienza il solo orecchio capace di ascoltare con verità, come a lui indirizzata, la Parola di Dio.

Si avanza in una carovana comune, si subiscono le prove comuni, si assaporano le gioie comuni.
La vera spiritualità cristiana è al contempo profondamente personale e autenticamente comunitaria, perché assimila e riproduce il mistero del Verbo di Dio che è l’Unico nel seno del Padre e che si è fatto il fratello di una moltitudine intorno al Padre in una comunione mirabile.

 

Lezione:  1 -  2 -  3 -  4 -  5 -  6

 

Parrocchia di Verolanuova